sabato 23 ottobre 2010

Nell’armonia dei mondi


“Secondo gli indotti l’anima è nel corpo,
ma secondo i sapienti, con più verità,
il corpo è nell’anima.”

(Meister Eckhart)


Secondo Yogananda ogni giorno noi dovremmo risvegliarci rendendo grazie perché possiamo vedere la luce del sole, dovremmo ringraziare perché possiamo godere di tutte le cose che abbiamo, cioè del fatto che siamo vivi, del fatto che possiamo avere un letto e una casa confortevole in quanto possiamo avere il necessario per vivere, e perché abbiamo delle persone che ci amano. Tutte queste cose dovrebbero dimostrare l’armonia che il Dio della luce ha infuso nella nostra vita, affinché essa diventi l’armonia del suo amore.

Noi dovremmo pregare Dio affinché ci conceda dei beni che non finiscono, e che non possano svanire come la neve al sole ma, dovremmo pregare per avere dei beni eterni e una ricchezza più grande di tutti i beni materiali. Cosa c’è di più seducente di una vita intensa e gioiosa in cui si gode di un’armonia che rafforza ancor più la nostra voglia di vivere? E’ solo nella disarmonia di una vita che non si riesce ad apprezzare e che non si celebra, poiché ci lascia insoddisfatti, che l’uomo conosce la sua maggiore infelicità.

Non tutti gli uomini riescono a vedere il mondo alla stessa maniera, infatti c’è chi vede il mondo usando degli occhi che colgono la bellezza e la poesia in tutto ciò che è stato creato, poi ci sono coloro che vedono il mondo come un’arena, e come un campo di battaglia in cui si lotta, si fa violenza, si sfrutta e si uccide. Nel mondo di ogni persona può esserci bellezza e poesia, oppure la lotta e il conflitto ma, il mondo è lo stesso, quindi sono i nostri condizionamenti che ne modificano la percezione.

Tuttavia, sia pure nelle medesime circostanze, ognuno vede il mondo alla sua maniera e, in questo contesto, l’essere umano vive in due mondi, poiché in ogni uomo vi è un mondo esterno e un mondo interiore. Il mondo esterno è quello in cui viviamo, e in cui si svolge la nostra esistenza materiale ma, è il mondo interiore quello da cui ha origine la nostra felicità oppure la nostra infelicità. Nel disegno divino questi due mondi devono essere in armonia, e questa caratteristica è innata nell’ordine delle cose, infatti i due mondi vanno sincronizzati affinché lavorino insieme.

Se tra i due mondi vi sono delle disarmonie è perché si chi fa un cattivo uso del meccanismo della sincronia che regola tutti i mondi in cui vive l’essere umano. Gli uomini sono limitati in quanto presumono che le proprie percezioni siano reali, perciò nel valutare le cose essi credono che vi siano delle disarmonie nell’ordine del mondo invece, tale difetto è dentro coloro che non sanno vedere consapevolmente la realtà.

Solo colui che può vedere, colui che può udire, solo colui che possiede la discriminazione che può penetrare il velo dell'apparenza, solo questi sa contemplare l’intima armonia che vi è nell'ordine che non sappiamo cogliere nel mondo. Chi ha un cuore aperto possiede la sensibilità adeguata per percepire l'armonia divina che è sottintesa nell’universo infatti, secondo Yogananda, sono gli occhi inesperti, gli occhi impreparati, e le menti desincronizzate dalla Mente divina che non sanno andare oltre la lotta che vediamo nel mondo per comprendere il significato profondo, che si nasconde in ciò che valutiamo come disarmonie.

Per comprendere l’ordinamento che riunisce i due mondi umani è necessario l’uso dell’intuizione, in quanto le cose sono assai diverse da come appaiono: se noi guardiamo le cose in senso unilaterale non possiamo vederle bene, perché conosciamo in modo parziale, e ci fissiamo su dei particolari che costituiscono le singole tessere di un mosaico di cui non si conoscono i contorni. Nessuna nota, neppure la più raffinata, sa risuonare bene se non viene inserita in tutta la sinfonia, e non s'incastra perfettamente nello spartito musicale di cui fa parte.

Tutto è stato fuso in un ritmo universale, e poterlo contemplare è un dono divino infatti, nella Bhagavad Gita, il dio Krisna lo concede ad Arjuna che si rifiutava al suo dovere di ksatriya, cioè di guerriero, perciò si rende necessario che il dio infonda il potere di percepire la trama dell’unità universale che si cela dietro le apparenze multiformi. Come è giusto che gli animali diurni vivano nel giorno, così è altrettanto giusto che ci siano degli esseri che prediligono la notte: così avviene che, vi sono coloro che sanno percepire l’armonia della loro anima, perciò essi conoscono anche l’armonia del mondo.

Similmente avviene che vi è colui che non conosce l’armonia interiore, perciò egli non può sentire nè diffondere alcun'armonia nel mondo esteriore infatti, colui che possiede una mente caotica diffonde solo disarmonia e caos intorno a sé: chi non gode della pace interiore non può donare quello che non possiede. Dicono che tutto ciò avviene in quanto, è il tipo di energia che noi abbiamo accumulata che viene proiettata intorno: è questo il motivo per cui una presenza può pacificare oppure può disturbare tutto il nostro mondo.

Spesso l’uomo è irrequieto perchè la sua mente non possiede la quiete necessaria per comprendere se sta inseguendo dei miraggi, oppure se persegue ciò di cui ha bisogno per essere felice. Nella vita è necessario essere centrati al nostro interno per ascoltare la fonte della nostra vera natura: qui il pensiero intuitivo emerge per armonizzare i pensieri caotici all’asse dei nostri autentici desideri: è qui che sgorga la nostra autentica volontà.

Dicono che i veri maestri spirituali sanno calamitare l’anima dei discepoli per elevarla diffondendo una pace beata in cui essi restavano sospesi, e che da tale viaggio dentro l'aura divina, si ritornava profondamente trasformati: questa è la sensazione della carne che viene elevata dallo spirito divino. Quando la nostra incarnazione sarà vissuta pienamente sapremo fondere l'anima allo spirito tramite la centratura del corpo che, nel fondersi nell'anima si eleva per ospitare lo Spirito divino.

Buona erranza
Sharatan

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