martedì 9 novembre 2010

Come il fiore del girasole


“Se c’è un peccato contro la vita, è forse non tanto disperarne,
quanto sperare in un’altra vita,
e sottrarsi all’implacabile grandezza di questa.”

(Albert Camus)


Appare evidente che l’uomo possiede infiniti modi per disintegrare sé stesso, ma non riesce con la stessa facilità a risanarsi. Dicono che l’uomo sia come uno straniero per sé, infatti non ci conosciamo se non per le immagini che il mondo ci rimanda. Di certo si vive nell’illusione di poter conseguire la felicità, ma questa gioia non ci è accessibile, poiché non sappiamo come fare la ricerca.

Thich Nhat Hanh dice che l’uomo non sa scendere nella sua intimità, poiché non siamo abbastanza intelligenti per identificare le nostre percezioni erronee e non sappiamo come rimuoverle, infatti anche il maestro Lin Chi affermava che, se abbiamo problemi, è perché non abbiamo abbastanza fiducia in noi stessi. Noi andiamo alla ricerca di maestri, di verità e di illuminazioni, ma non crediamo di avere già tutto quello che ci è necessario dentro di noi.

Se non ci comprendiamo non possiamo comprendere gli altri, perché siamo come un seme in cui dorme il girasole che sboccerà in futuro: in quel seme vi sono tutte le generazioni passate, c’è la nostra natura e vi sono contenute tutte le potenzialità, così come tutte le esperienze e tutti i talenti necessari, perciò non dobbiamo correre dietro ad altri semi per poter credere a questa verità.

Se non comprendiamo noi stessi, non possiamo neppure comprendere gli altri, perciò ci troviamo in una terra in cui viene parlata una lingua che non conosciamo, infatti diventiamo stranieri quando non possiamo comunicare con nessuno, perciò siamo soli e ci sentiamo isolati. Il problema è che, intorno all’uomo, è stata costruita una conchiglia che ci isola e che chiamiamo il “sé.”

E’ dentro la conchiglia che restiamo isolati, perciò non riusciamo a sentire che non siamo soli poiché, se guardiamo in profondità, vedremo che in ogni nostra cellula vi sono i nostri antenati, ma anche i nostri figli e i nostri nipoti, infatti in noi vi è l’intero passato, vi è il presente e vi è il futuro, ma noi non lo crediamo. Se sappiamo restare concentrati nel momento presente avvertiamo il seme migliore che sta maturando in noi, per farci divenire lo splendido girasole.

Se riusciamo a guardare in profondità vediamo che, al nostro interno, vi è un bambino a cui non lasciamo la voce per parlare, ma se lo facessimo il bambino ci chiederebbe la luce e l’amore, poiché la sua natura è quella del fiore che vuole bere, che vuole il sole, il calore e delle cure amorevoli per fiorire. Noi lasciamo rinchiuso il nostro bambino dentro quella conchiglia in cui è recluso come un rifugiato, dove gli viene offerta solo la possibilità di sopravvivere, senza alcun diritto alla felicità e alla libertà.

Quel bimbo prigioniero è un rifugiato che può venire ucciso dal nostro tipo di vita, poiché gli offriamo un ambiente che non è adatto a lui mentre gli dovremmo preparare un terreno in cui sia ascoltato. La nostra società è organizzata in un modo che è ostile alla gioia e alla vita, invece, i bambini hanno bisogno di accettazione, di ascolto e di amore: per questo dovremmo usare il nostro tempo per imparare a connetterci con la parte più profonda e più intima di noi.

Solo se siamo connessi a ciò che siamo veramente sappiamo udire la voce di quel bambino che aspetta solo di parlare per liberarci dalla sofferenza della separazione con quella parte intima di noi, e dal dolore della solitudine. Quando si ascolta in modo profondo una persona, dice Thich Nhat Hanh, noi gli offriamo l’opportunità di poterci rivelare ciò che racchiude nel cuore. L’altro può parlare delle sue esperienze e delle sue sensazioni, in modo che anche noi impariamo vedendo lo specchio dell’altro.

Se diventiamo ricettivi all’ascolto profondo possiamo diventare consapevoli anche dei nostri errori, così come possiamo aiutare gli altri a riconoscere i propri difetti. Nell’ascolto profondo dobbiamo usare gentilezza e delicatezza, dobbiamo offrire la nostra comprensione umana, dobbiamo confortare con una parola amorevole, poiché saper ascoltare gli altri significa saperli accogliere pienamente.

Quando ascoltiamo non dobbiamo farci trascinare dai nostri pensieri, ma dobbiamo restare calmi e obiettivi come se fossimo “testimoni” delle parole altrui: se impariamo ad aprirci e a condividere le nostre esperienze, le nostre gioie e le nostre sofferenze noi acquisiamo delle energie divine che ci salvano. Ma noi offriamo, a queste energie divine, l’opportunità di manifestarsi? Sappiamo offrirci questa opportunità?

L’energia della mente d’amore è sempre presente dentro di noi, e ci offre la sua protezione, poiché spesso veniamo distratti e ci dimentichiamo di ciò che siamo, infatti ci disperdiamo a fare altre cose e ci sfiniamo inutilmente. Dobbiamo sapere che, nell’uomo, è sempre attivo un processo di trasformazione e di guarigione, anche se non lo vogliamo, anche se non ne siamo consapevoli, e anche se non sappiamo come fare.

In noi esistono i semi dell’illuminazione, i semi della compassione e i semi della comprensione, perciò dobbiamo innaffiarli affinché il girasole fiorisca. Quando osserviamo la condizione umana vediamo che essa è piena di violenza, d’ingiustizia e di sofferenza, e questo ci sembra un fatto mostruoso; in realtà, se non ci fosse la sofferenza, l’uomo non potrebbe apprezzare né l’amore e neppure la compassione.

Secondo Thich Nhat Hanh, l’unico luogo in cui si può diventare dei girasoli è nella condizione umana, perciò è qui sulla Terra che possiamo imparare a comprendere e ad amare. Se non ci fosse la sofferenza, come potremmo imparare la compassione e come potremmo coltivare la comprensione? In quale altro luogo, altrove che qui, si può offrire un’accoglienza così piena e totale ad un altro essere umano?

Guardando in profondità scopriamo una terra pura in cui vi sono la concentrazione, la presenza, la comprensione e la compassione, e dove vi è la quiete e il riposo che placa ogni sofferenza. Se cerchiamo la nostra strada all’interno possiamo trovare un sentiero che “sentiamo” ci può portare verso casa, poiché conduce nella direzione giusta e, questo orientamento si rinforza con la fede in ciò che facciamo.

Con questa certezza noi restiamo sereni e fiduciosi, noi ci sentiamo pieni di forza vitale e di energie positive. Naturalmente dobbiamo sempre agire affinché la nostra trasformazione sia sempre più desiderata, e lo facciamo passando al setaccio i semi che giacciono al nostro interno: allora noi raffiniamo la qualità delle sementi che dormono in noi. La medesima cura va dedicata nell’eliminazione dei sentimenti negativi della violenza, della disperazione e della solitudine: solo i nostri migliori semi vanno nutriti e vanno innaffiati solo i semi che ci fanno diventare il fiore che segue il corso del sole.

Se la nostra mente diventa come un campo di battaglia in cui si discute su come combattere, se il nostro tempo viene impiegato ad affilare le armi, se usiamo la violenza e il giudizio, e se vogliamo il dominio, allora annaffiamo i semi della violenza, della disperazione e della solitudine. L’uomo deve vivere in modo consapevole, deve coltivare le qualità dell’ascolto profondo, della parola amorevole, della comprensione e della compassione, affinché il tocco delle sofferenze e delle difficoltà degli altri, riescano a far sbocciare il nostro magnifico girasole.

Buona erranza
Sharatan

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono rimasta letteralmente affascinata da queste parole. Mi son spesso consolata nell'ipotetico domani, sperando che sarei stata capace di fare meglio. Sapendo che quel domani, non sarebbe mai arrivato, se non fossi stata io a raggiungerlo. E' molto più forte e facile da far crescere ed alimentare il dolore e la distruzione, piuttosto che sentimenti positivi e costruttivi. Forse di questo possiam anche dire grazie ai nostri genitori, che ci insegnano, anche involontariamente ad amarci o odiarci. Ma cosa succede, quando ci conosciamo benissimo, eppure, non vogliamo ascoltarci? Cosa succede quando ci evitiamo? E' qualche giorno, che danzo intorno al concetto di solitudine. Non so neppure se ci sono in mezzo oppure no. Se dicessi sì, il mio essere si ribellerebbe, affermando che non è vero. Per convenzione sociale, non lo sono. E se dicessi no? La realtà dei fatti, mi sconfesserebbe. Sempre pensato che se non ero in grado di amare me stessa, non avrei potuto amare altri. Oggi ho capito che mi amo infinitamente, come un'amante non corrisposta. Che quello che do, ad altri, apparentemente è molto. Perchè loro lo vivono con amore. Allora, forse ognuno ha il proprio metro di valutazione e per quello legge, vive e regna. E io? Non mi basta mai, ma mi accontento. Ok, scusa ho parlato troppo! Buona serata.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Non sei mai sola, anche se non lo credi, forse ti senti sconnessa con una tua unità interiore. Io credo che tutti noi lo siamo finchè non impariamo a riconnetterci con noi stessi.

Che non sei sola nel tuo modo di sentire, lo dimostra il fatto che hai compreso quello che ho scritto, e l'hai condiviso.

Ma se per solitudine intendi la mancanza di connessione della tua impronta dell'anima con gli altri, io credo che tutti dobbiamo imparare ad amarci per amare.

Le nostre relazioni sono vere solo se ci sentiamo pienamente accettati e fusi, ma prima con noi, e dopo con gli altri. Se non siamo noi i primi a credere di essere degni di amore come poterlo donare?

Per favore, non dire che sei l'amante non corrisposta, piuttosto amati per i tuoi sentimenti profondi, ama la tua sensibilità, la tua positività, ama l'intelligenza che possiedi. Vedrai che sei meravigliosa e unica, e questo non è solitudine è segno della tua unicità.

Ti senti scontenta e insoddisfatta perchè non ti accontenti della superficialità nella vita, vuoi avere una vita piena e densa. Se gli altri si accontentano .. tu sei diversa, vorresti di più, fa parte della tua natura

La scontentezza del consueto, del futile, del vuoto? La conosco bene, come non capirla?

Mi hai fatto piacere e non hai affatto disturbato parlando troppo... io sono una blogger da post chilometrici :-(

Ti abbraccio con affetto
Sharatan

Anonimo ha detto...

no no non sono un'amante non corrisposta. Se mai, mi sforzo poco, molto poco di amare e ricevo moltissimo in cambio, e allora mi domando, come mai sembra moltissimo quello che do?

Sharatan ain al Rami ha detto...

Forse il modo con cui ti doni agli altri è talmente bello e intenso che loro ti ricambiano con abbondanza.

Mi sembra il segno che hai saputo scegliere con intelligenza i tuoi interlocutori.

Quello che ci sembra, è la nostra opinione, ed è sempre una opinione personale, secondo me vale ciò che riceviamo.

Quello che ricevi è molto? Allora è il segno che hai ben seminato. Io mi godrei questo amore con cui le persone ti riscaldano e ti nutrono, mi sembrano dei doni talmente belli che me li godrei pienamente come una golosa.

Comunque io credo che le persone sentano come sei veramente "dentro" perciò, anche se non riesci a dimostrare tutto il tuo essere, esiste chi è in grado di amarti per come sei, per la tua essenza, che è il tuo modo di essere.

Spesso siamo incapaci di esprimerci al meglio, siamo goffi ed impacciati ma, se incontriamo persone sensibili esse sanno capire come siamo, andando oltre le nostre apparenti incapacità. E' un incontro meraviglioso che dobbiamo apprezzare molto.

Un maestro sufi sull'amore ti direbbe: "Amare è meraviglioso, perchè non sprecare il tuo tempo per amare follemente?"

Ti abbraccio con affetto e ti ringrazio delle tue riflessioni.
Sharatan