mercoledì 26 gennaio 2011

I frutti della continuazione


"L’uomo che non è collegato, non possiede la totalità…
la totalità consiste in una miscela di io e tu."

(Carl Gustav Jung)


Se guardiamo gli alberi che mutano il colore delle loro foglie con il trascorrere delle stagioni, e se guardiamo i colori con cui i fiori arricchiscono le loro fioriture possiamo vedere che queste cose belle sono tra le cose migliori della natura, insieme ai paesaggi e ai colori del cielo. Anche gli esseri umani, dice Thich Nhat Hanh, possono divenire come alberi e come fiori, perciò anche noi possiamo offrire la bellezza in ogni momento che viviamo e lo facciamo usando i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni.

Vivendo possiamo offrire al mondo le nostre cose migliori che sono la nostra continuazione, perciò queste cose saranno tutto ciò che resterà di noi. L’uomo può fare un buon uso del suo tempo e delle sue energie, perciò può diffondere delle parole meravigliose che fanno sbocciare la pace, l’amore e la gioia in tutti i luoghi in cui si diffondono questi semi positivi. Queste nostre parole possono generare una enorme forza di compassione e di comprensione che possono diventare una fonte concreta d’ispirazione per tutti coloro che noi incontriamo nella nostra vita.

Tutti possiamo imparare a comprendere e ad amare, dice Thich Nhat Hanh, perciò possiamo aiutare sia noi stessi che il nostro prossimo infatti, nella vita, dobbiamo sempre sostenerci e proteggerci vicendevolmente l’un l’altro: è solo così che l’uomo può lasciare una buona continuazione di sé, perché l’uomo è nella somma delle sue azioni, anche se l’essere umano è più grande di tutta la somma delle sue parti. In senso pratico dobbiamo sapere che dovremmo lasciare tutto quello che vediamo, ma qualcosa di noi resta sempre: le cose che restano, e che gli altri vedono di noi, sono costituiti dai frutti dei nostri pensieri, delle nostre azioni e delle nostre parole, perché queste sono le cose che noi seminiamo nel cammino, e che lasciamo nel mondo.

In esse vi è il nostro karma, cioè vi è la nostra continuazione, perché il karma è un’azione che ha il duplice significato di causa e di effetto: in ogni nostra azione vi è la causa, perché tutto ciò che facciamo avrà il suo effetto sulla nostra futura salute fisica o mentale, e sulla salute del mondo. Se l’effetto sarà amaro o dolce, sarà solo per merito della natura dei pensieri, delle parole e delle azioni presenti che hanno sempre delle conseguenze nel tempo futuro: sia il pensiero che l’azione sono dei modi con cui agiamo sul mondo, perciò se le usiamo per diffondere la rabbia, la paura o la disperazione questo si ripercuote sulla nostra salute, e sulla salute del mondo che ci circonda.

I pensieri più dolorosi e le azioni più negative sono energie molto potenti perché possiedono la forza e l’energia della distruzione, ed è per questo che non possiamo usare questi mezzi per agire sul mondo, dice Thich Nhat Hanh. Invece, se usiamo delle energie positive avremo un potente aiuto per la nostra guarigione e per la salute del mondo, perciò dobbiamo coltivare il desiderio e la volontà di dare sollievo, e dobbiamo usare i pensieri, le parole e le azioni più degne che ci permettono di trasformare e di risanare tutto.

A livello intellettuale possiamo anche accettare il fatto che le cose sono transitorie, ma tendiamo a dimenticarcelo, però il concetto di impermanenza e di continua trasformazione deve proteggere il nostro pensiero dal compiere dei passi errati. Le nostre azioni e i nostri comportamenti sono il karma dell’uomo, infatti sono la nostra continuazione, e la nostra vita futura è sempre il frutto dei semi che spargiamo nella vita. Per capire che dobbiamo avere una buona continuazione non possiamo aspettare che giunga la morte, infatti ogni manifestazione positiva deve avvenire nel tempo presente.

Il corpo e la coscienza umana sono organismi complessi, e in loro vive la traccia di moltissime specie viventi in cui è scritta l’intera storia dell’umanità, poiché in ogni nostra cellula si racchiudono moltissime informazioni su tutti i nostri antenati, che non sono soltanto delle forme umane, ma sono anche delle forme minerali, vegetali e animali. Nel nostro “io” vi è tutto il passato atavico umano, e vi è il momento presente, ma vi sono anche i semi futuri della continuazione: l’uomo dovrebbe avere sempre una conversazione costante e profonda con le proprie radici di sangue, e con i suoi legami spirituali.

Su tali obiettivi l’essere umano dovrebbe avere percezione e determinazione costante, perché la vita serve anche per realizzare le aspettative che i nostri avi nutrono su di noi. Ma l’uso dell’intelletto umano non basta per comprenderlo, perché la mente non è sufficiente per far nascere la compassione e la comprensione, in quanto essa non basta per distogliere l’uomo dal fascino del potere, del denaro e della lotta con i suoi simili. Questo avviene perché la mente divide il mondo tra un “sé” e un “non sé” che c’impedisce di costruire la pace, e non sappiamo essere felici, perché non sappiamo più come prenderci cura di noi stessi e del nostro pianeta.

Saper vedere che l’uomo contiene anche elementi non umani ci fa capire che il vivere umano è un “inter-essere” con tutto il mondo, dice Thich Nhat Hanh, infatti “gli atomi e le pietre sono la coscienza stessa,” perciò dovremmo cessare di pensare che vi sia una divisione tra ciò che è vivo e ciò che è inanimato. Se l’uomo non teme la morte può accettare l’impermanenza della vita umana, perciò crediamo al fatto che tutto ciò che è al mondo è vivo, e che possiede una forma di energia sicura e positiva, infatti sviluppiamo l’amore e la compassione per tutto ciò che ha vita, poiché esse sono le forme più pure che nascono dalla nostra visione più profonda.

L’uomo ha sviluppato l’alienazione più grande con la sua natura interna e con il mondo che lo circonda, perciò l’uomo è un essere malato e, nel mondo, vi sono troppi malati di questo genere: l’uomo dimentica che il corpo non è solo un involucro fisico visibile, ma che vi sono anche tantissimi fattori esterni che sono anch’essi responsabili della nostra sopravvivenza futura. Nel petto umano batte un cuore, ma esiste anche in cielo un grande cuore che batte per tutti, ed è un cuore esterno che fornisce la vita a tutto il nostro pianeta.

Tutti siamo i consumatori della luce solare che ci nutre in modo diretto e indiretto, ma noi dimentichiamo i grandi benefici di questo cuore, mentre questa riflessione dovrebbe essere il primo principio dell’inter-essere dell’universo, dice Thich Nhat Hanh. L’essere umano è prigioniero di una identità ristretta, per cui sfruttiamo delle piccole comodità mentre distruggiamo dei vantaggi molto più grandi perché non sappiamo incarnare la nostra vera natura.

L’uomo è il figlio della terra su cui deve continuamente fare il ritorno nel ciclo delle sue nascite, perciò dovremmo preservare il nostro mondo, in quanto questa difesa fa parte dei nostri doveri di esseri umani, e perchè questo mondo è il nostro fattore di vantaggio in quanto, se la terra continua a vivere, essa continua ad esprimere gioia, pienezza e bellezza, e continua a fornire la piena vitalità. Gli esseri umani devono sempre più impegnarsi a praticare un amore incondizionato per la nostra realtà, affinché il mondo sia sempre popolato di rocce, di alberi e di fiori, e queste non sono teorie buddiste, dice Thich Nhat Hanh, ma sono delle verità scientifiche che valgono per tutti.

La specie umana è molto giovane e molto ignorante, perciò abbiamo ancora molto da imparare da ogni fiore e da ogni farfalla, perché essi sono i canali di apprendimento migliori per una ecologia della mente che possa sconfiggere la violenza e la sconsideratezza umana. La conoscenza umana è ancora priva di alcune qualità perciò, senza di esse, la nostra consapevolezza non vale molto, infatti non sappiamo coltivare la più nobile natura umana: l’uomo non sa alleggerire il passo con cui procede sulla terra, e le nostre impronte pesanti stanno causando molti danni al pianeta per l’ignoranza, l’arroganza e l’avidità umana.

L’uomo deve saper operare una rigenerazione della sua terra per ritrovare la pace e la felicità di cui il mondo avrebbe tanto bisogno, l’uomo deve cercare il risveglio della migliore consapevolezza umana e deve agire in modo positivo per aiutare la grande famiglia umana. L’uomo non deve mai cadere vittima della disperazione, infatti la visione profonda e la meditazione infondono nella condizione umana una sensazione di pace e di calma con cui possiamo rientrare in contatto con la natura più profonda di noi stessi, e questo ci può risanare perchè può trasformare e può nutrire l’essere umano individuale e collettivo.

Tutti dobbiamo incarnare praticamente il messaggio che vogliamo offrire al mondo, dice Thich Nhat Hanh, tutti noi dobbiamo imparare a guardare con maggiore profondità e con intuizione alla vita e al mondo, in modo da imparare a non farci più trascinare dalla corrente ma dobbiamo essere esseri umani attivi nel fare. Solo se il nostro sguardo è profondo possiamo restare nel mondo senza essere respinti ai margini della società umana, perché nessuno deve essere mai respinto dalla vita, ma questo lo possiamo fare solo se usiamo lo sguardo del bodhisattva Dharanimdhara, il Sostenitore della Terra, perché sono gli occhi consapevoli che c'insegnano a vedere la bellezza del mondo.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

Laura G. ha detto...

Ho apprezzato molto questo tuo scritto. Grazie

Sharatan ain al Rami ha detto...

Sei molto gentile Laura.
Un caro abbraccio
Sharatan