mercoledì 5 novembre 2014

Jivatman



“Il Signore Beato disse: Un eterno frammento di me,
diviene un’anima vivente (jiva) in questo mondo dei mortali,
e attrae a sé la mente con i cinque sensi che trovano
fondamento nella Natura (Prakriti).”
(Bhagavad Gita XV, 8)

Il termine “jiva” in sanscrito ha due significati, infatti significa “creatura vivente” e significa anche “spirito individualizzato” che sostiene l’essere vivente nel corso delle sue incarnazioni. Quando è usato nel secondo significato, il termine completo diventa “jivatman” dove Atman è lo Spirito o il Sé Eterno dell’essere vivente. Il concetto esprime la particella eterna del Divino, poiché il Divino molteplice si manifesta come Sé o spirito individualizzato dell’essere creato.

Per questo il jivatman, nella sua essenza, non cresce e non muore, non cambia e non evolve perché la sua essenza resta al di sopra dell’evoluzione personale. Nell’evoluzione personale, il jivatman viene rappresentato dall’essere psichico che si sviluppa e che sostiene tutto il resto della Natura. L’anima si incarna ogni volta, e in ogni incarnazione vengono formati - con il materiale fornito dalla Natura universale e, a seconda dell’evoluzione passata - un nuovo corpo mentale, vitale e fisico.

Alla morte il corpo si dissolve e il vitale va nel piano vitale. Qui resta per un certo periodo di tempo e, alla fine, anche il corpo vitale si dissolve: l’ultimo a dissolversi è il corpo mentale. A questo punto l’anima o essere psichico si ritira nel mondo psichico per riposare finché non giunge il momento di fare una nuova nascita. Così avviene per gli uomini che si sviluppano in modo normale, ma esistono delle variabili allo schema generale. Infatti, se la mente e il vitale vengono fortemente sviluppati e ben strutturati essi possono persistere. Ma alla condizione che vengano strutturati in questo modo dall’essere psichico.

In questi casi, il corpo mentale e quello vitale vengono accentrati intorno all’essere psichico, perciò ne possono condividere la sua condizione d’immortalità. Nel corso della vita terrena, l’anima raccoglie gli elementi essenziali per fare il lavoro, perciò usa le sue esperienze per formare la base per la sua crescita nell’evoluzione. Quando l’anima torna a nascere prende l’involucro mentale, quello vitale e il corpo fisico che si è guadagnata. Perciò ritorna con il karma che gli sarà utile nella nuova vita per progredire e per fare nuove esperienze.

La coscienza individuale si espande ed evolve finché può entrare nella Coscienza Cosmica con cui intesse ogni genere di rapporti. Può penetrarla e conoscere i suoi movimenti, può agire su di essa o può avere da essa ogni genere d’influenza. La coscienza individuale può allargarsi e avere uno stato di coscienza che gli antichi yogi chiamavano “avere il Brahmanda (cosmo) dentro di sé.”

La Coscienza Cosmica è la coscienza dello Spirito Cosmico e della Natura Cosmica perciò comprende tutti gli esseri e le forze che sono contenuti nell’universo. Per capire meglio, si può immaginare che la Coscienza Cosmica è tanto cosciente, in modo globale, di quanto lo è un individuo separato consapevole sebbene le cose sia diverse. La coscienza dell’individuo è una parte che percepisce se stessa come una cosa distinta da tutte le altre. Malgrado questa ignoranza, nell’uomo avviene che “in ogni momento, la maggior parte di quello che egli è, entra in lui dalla coscienza cosmica” dice Aurobindo.

Queste due parti sono pensate separate a causa dell’ignoranza, ma se finisce l’ignoranza l’individuo sente il Sé Cosmico, sente la coscienza della Natura Cosmica e le forze che agiscono nell’universo. Tutto questo viene sentito come si sentono le cose fisiche e gli urti fisici perciò scopre che tutto è una sola cosa con il vasto e universale essere. Esiste perciò una natura mentale universale e una natura fisica universale, e da una selezione di queste forze provengono la mente, il vitale e il corpo individuale.

L’anima invece viene da un altro luogo, infatti l’anima viene dal Trascendente perciò proviene da una natura superiore. Il Divino è Uno molteplice. Lo spirito o sé individuale fa parte del Molteplice dell’Uno, e l’essere psichico è quello che il Divino emana per evolvere nella realtà terrestre. Il sé individuale quando ha raggiunto la liberazione realizza che è l’Uno e anche il Molteplice. Solo allora può tuffarsi nell’Uno e fondersi con l’Uno sentendo la sua unità. Può godere del Divino e può scegliere se restare nella manifestazione o entrarci quando vuole e non più costretto a rinascere.

La Natura è Prakriti ossia è la Forza Cosciente che forma e mantiene i mondi. Dietro a questa Forza e dietro l’aspetto meccanico dell’universo si trova la Coscienza e la Forza vivente del Divino cioè la Prakriti Divina. Prakriti è divisa in superiore e inferiore, e quella inferiore è la Prakriti dell’Ignoranza, la Prakriti della mente, della vita, della materia e della coscienza che si sente separata dal Divino. La Prakriti superiore è la Prakriti Divina del Satchitananda che ha il potere di manifestare la Supermente ed è sempre cosciente del Divino perciò è la suprema mente libera da ogni ignoranza.

L’uomo è sempre preda dell’ignoranza perciò è in balìa della Prakriti inferiore, ma attraverso l’evoluzione diventa cosciente della sua natura superiore, e può cercare di entrare in contatto con essa. L’uomo può elevarsi alla Natura superiore, dice Aurobindo, ed essa può scendere in lui. E questo movimento di ascesa e discesa rende possibile la trasformazione della natura inferiore della mente, della vita e della materia.

È necessario raggiungere il livello sovramentale e farlo discendere ancora prima che la Supermente abbia la possibilità di venire nella coscienza terrestre, poiché il sovramentale è il passaggio obbligato per ascendere dalla mente alla Supermente. Le idee creatrici di verità, dal piano sovramentale, scendono nell’Intuizione e sono trasmesse alla Mente illuminata e alla Mente superiore per essere adattate al nostro livello di comprensione. Nel corso della trasmissione, a mano a mano che esse scendono ai piani inferiori, perdono sempre più il potere e la certezza.

Nella mente umana esse perdono il potere che avevano in termini di energia di verità direttamente percepita, perciò si presentano all’intelletto come speculazioni e non come perfette verità realizzate. La Supermente è posta tra Satchitananda e la creazione inferiore, perciò solo la Supermente può trasformare la natura inferiore. Solo la Supermente contiene la Verità determinante della Coscienza Divina perciò la Supermente è necessaria per la creazione della Verità, dice Aurobindo.

Satchitananda è l’Unico in triplice aspetto benché, nel Supremo, i tre non sono tre ma restano uno. L’esistenza (sat) è Coscienza e la Coscienza (chit) è beatitudine (ananda) perciò vediamo come i tre aspetti siano inseparabili e totalmente fusi uno nell’altro da sembrare indistinguibili. Sui piani superiori della manifestazione essi sono tre in uno pur restando inseparabili. Avviene che uno dei tre possa predominare e servire di base agli altri due, oppure uno può dirigere gli altri. Nei piani inferiori sembrano inseparabili, ma lo sono solo in apparenza poiché, nella loro realtà segreta, essi non lo sono.

Nel mondo fenomenico, uno può esistere senza gli altri però si vive un’esistenza incosciente o dolorosa e si possiede una coscienza senza beatitudine. Senza la separazione dei tre aspetti non esisterebbero il dolore, l’ignoranza, la menzogna, l’ingiustizia, la morte e neppure l’incoscienza umana. L’evoluzione viene per eliminare la coscienza limitata e sofferente.

Essa viene per farci uscire dalla mancanza di conoscenza e per migliorare la materia. L’anima ossia l’essere psichico è sempre in contatto con la Verità Divina. Ma, nell’uomo, l’anima è velata dalla mente, dal vitale e dalla natura fisica. L’essere psichico è l'unico che apre la nostra natura alla Luce Supermentale e alla beatitudine.

La mente può aprirsi in modo spontaneo alle regioni superiori e può ampliarsi oppure può immobilizzarsi. La mente può spiritualizzarsi ma la Supermente non riceve una base sufficiente nella sola mente spiritualizzata. Infatti il solo potere della mente non rende possibile alcuna realizzazione. Solo l’anima risvegliata produce la nuova nascita psichica che ci trasforma in bambini appena nati dal grembo della Madre.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

Daoist ha detto...

Attraverso le facoltà intellettive, i sensi ci fanno sentire caldo e freddo, piacere e dolore...e vi dicendo. tuttavia ciò che va e viene è mutevole, evanescente. L'Uomo Reale, veramente saggio, non viene turbato nè dal piacere nè dal dolore. Soltanto l'uomo che da pari valore agli opposti, che non privilegia tra piacere e dolore e li vive in egual modo,sarà degno dell'immortalità.

Non esiste possibilità di esistenza irreale, siamo noi che ci illudiamo, costruendo falsi concetti su ciò che è solo apparenza.

L'assoluto,il Non-creato, che è in ogni cosa, è inesauribile, eterno, illimitato ecc. I corpi nei quali vive l'anima, sono finiti e passeggeri. Non rappresentano assolutamente l'Uomo Reale.

Alla prossima...Ciao.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Caro Daoist, senza volerlo il mio ultimo post sembra una conferma ulteriore di quello che scrivi :-)
Un caro abbraccio e grazie per il tuo commento