sabato 4 marzo 2017

Il contraddittorio sul sublime insegnamento



Qualunque monaco errante può fermarsi in un tempio Zen a patto che sostenga e vinca una discussione sul buddhismo con coloro che vivono in quel luogo. Se viene sconfitto, deve continuare nel suo cammino. In un tempio, nella parte settentrionale del Giappone, vivevano due confratelli. Il più anziano era erudito, ma il più giovane era stupido e aveva un solo occhio.

Un monaco errante arrivò e chiese alloggio sfidandoli, come è consuetudine, a un contraddittorio sul sublime insegnamento. Il confratello più anziano, sentendosi stanco per il troppo studio, quel giorno disse al più giovane di prendere il suo posto: «Vai tu e chiedigli il dialogo silenzioso» si cautelò prudentemente. Così, il giovane monaco e lo straniero andarono a sedersi nel santuario.

Non passò molto tempo che il viaggiatore si alzò e andò dal monaco anziano dicendo: «Il tuo giovane confratello è un individuo straordinario. Mi ha sconfitto.» L’altro disse: «Riferiscimi il dialogo.» Il viaggiatore spiegò: «Ebbene, innanzitutto io ho alzato un dito che rappresentava Buddha, l’Illuminato. Allora lui ha alzato due dita, per indicare Buddha e il suo insegnamento.

Io ho alzato tre dita per rappresentare Buddha, il suo insegnamento e i suoi seguaci che vivono la vita armoniosa. Allora lui ha agitato il pugno davanti al viso, a indicare che tutti e tre vengono da una sola realizzazione. Così lui mi ha vinto e io non ho il diritto di rimanere qui.» Detto questo, il viaggiatore se ne andò e continuò la sua strada.

«Dov’è andato quel tale?» Chiese il più giovane arrivando di corsa dal fratello più anziano, che disse: «Ho saputo che hai vinto il dibattito.» Il fratello più giovane precisò: «Non l’ho vinto affatto. Vorrei tanto dargli una bella bastonata.» Il fratello più anziano gli suggerì: «Dimmi l’argomento della vostra discussione.»

Il più giovane raccontò: «Beh, non appena mi ha visto, ha alzato un dito, insultandomi con l’allusione che ho un solo occhio. Poiché era uno straniero, ho pensato di dover essere gentile con lui, così ho alzato due dita congratulandomi con lui per il fatto che avesse due occhi.

Allora quel miserabile maleducato ha alzato tre dita, suggerendo che tra tutti e due abbiamo soltanto tre occhi. Arrivati a questo punto ho perso la testa e ho minacciato di dargli un pugno, ma lui si è alzato ed è scappato via, e così è finita la discussione!» (101 storie zen, a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps, Ed. Il punto d’Incontro)

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