sabato 5 aprile 2008

Perché alle Zebre non viene l’ulcera


John Carew Eccles, il grande neurofisiologo australiano, studiò a livello pionieristico il rapporto tra la mente ed il corpo. Il grande amore di Eccles per la neurofisiologia era unito al più grande rispetto dei valori umani: era appassionato non solo di biologia e medicina, ma anche di filosofia, di poesia e di religione: una sorta di scienziato “umanista”.
Profondamente sensibile e spirituale considerava l’essere umano molto più grande della semplice macchina biologica. Volle studiarne il mistero e fu la ricerca di tutta la sua vita. Scelse deliberatamente come suo maestro sir Charles Sherrington, il più grande fisiologo del suo tempo, l’unico, come disse, di cui voleva essere discepolo. Non se ne pentì mai, poiché Sherrington era profondamente spirituale come lui. Uno scienziato brillante e controcorrente nel clima scientifico positivista di allora.
Del 1944 è l’incontro di Eccles con il filosofo Karl Popper, con cui ebbe una collaborazione scientifica che durò per tutta la vita. Come ebbe a dire lo stesso Popper: «Ci legava un comune interesse per il libero arbitrio e l’avversione per il determinismo. » Per tutto il resto erano diversissimi: Eccles profondamente religioso e cristiano e Popper ateo convinto.
Nel 1963, al culmine della sua notorietà scientifica internazionale, Eccles ottenne il premio Nobel per la fisiologia e la medicina, insieme ad Alan Lloyd Hodgkin dell’Università di Cambridge e ad Andrew Fielding Huxley dell’Università di Londra.
Eccles definisce senza remore la natura della mente umana, e la sua relazione con il corpo, come il più intrattabile dei problemi. Citando Pascal, Eccles afferma: «L’uomo è a se stesso il più prodigioso oggetto della natura; non può intendere infatti che cosa sia corpo, e ancora meno che cosa sia spirito, e meno di tutto come un corpo possa essere unito a uno spirito. Sta in questo il massimo delle sue difficoltà, e tuttavia è questo il suo proprio essere. »
Nella stessa pagina nella quale cita Pascal, Eccles torna sul “significato” della vita umana, della vita di ciascuno di noi; e la chiama una “avventura magnifica”. Invita ad “affrontare la realtà” con impegno, rinnovandosi instancabilmente fino all’ultimo giorno. Lui lo fece sempre, arrivando a dichiarare come false le sue stesse scoperte, rarissimo caso tra gli scenziati. Tutto in nome dell’onestà intellettuale. Grande uomo e grande scienziato!
Oggi, stiamo finalmente scoprendo scientificamente i meravigliosi legami che esistono tra il corpo e la mente. Le nuove scoperte della neurobiologia ed immunologia stanno dimostrando quale meravigliosa costruzione sia l’essere umano.
Negli ultimi anni c’è stata una vera rivoluzione negli studi che riguardano la mente ed il cervello, ormai esiste la necessità di riconoscere le interazioni tra corpo e mente, e i modi in cui le emozioni e la personalità possono avere un impatto enorme sul funzionamento e sulla salute di ogni cellula dell’organismo.
E’ quello che afferma Robert Sapolsky, professore di biologia e neurologia alla Stanford University. Lo stress rende le persone più vulnerabili alle malattie, per questo è necessario studiare come le persone reagiscono agli effetti stressanti. Questa la teoria che spiega nell’ormai famoso “Perché alle zebre non viene l'ulcera? La più istruttiva e divertente guida allo stress e alle malattie che produce. Con tutte le soluzioni per vincerlo”.
Nel libro ironicamente ci si chiede: perché alle zebre e, in genere, ai babbuini, alle iene piuttosto che ai criceti, non viene l'ulcera (ma nemmeno la depressione, la colite, l'infarto, il diabete e altre malattie croniche) mentre agli esseri umani sì? Perché i criceti non devono iscriversi in palestra per scaricare le loro ansie? Il volume è interamente dedicato allo stress e alle sue conseguenze sulla salute, Sapolsky risponde a questa domanda tutt'altro che oziosa, spiegando come, di fronte allo stress, l'organismo attivi le medesime risposte fisiologiche di quello animale. Senza però essere in grado di disattivarle con rapidità allo stesso modo. Alcuni studiosi hanno affrontato il problema del rapporto fra memoria ed emozione. Gran parte di questi studi hanno riguardato lo studio di una specifica emozione, la paura. E' stato dimostrato che la memoria emotiva viene immagazzinata nell'amigdala. La reazione di paura, una volta stabilita, diventa uno stato relativamente permanente (la memoria emotiva). Da tempo l'amigdala (o meglio il complesso nucleare amigdaloideo) è considerata una regione cerebrale importante in varie forme di comportamento legato alle emozioni. L'amigdala è quindi un sito critico per l'apprendimento emotivo grazie alla sua posizione centrale fra le stazioni di ingresso e di uscita.
La reazione d'impotenza del soggetto nella situazione di ansia anticipata verso uno stato di pericolo, possono determinare effetti somatici negativi o "somatizzazione dell'ansia" che è la causa principale dell'ulcera gastrica e di altri disturbi. Sapolsky, con rigore scientifico, spiega come capire il nostro sistema nervoso, come decodificare i meccanismi che governano lo stress, ed insegna come imparare a gestirlo e combatterlo.
Scriveva Eccles, nell’ultimo dei suoi libri "Come l’Io controlla il suo cervello" (1994): «Non v’è dubbio che, con il rapido avanzamento delle nostre conoscenze scientifiche, in particolare in biologia e nelle neuroscienze, sia lecito anticipare che le questioni possano ora essere “viste con occhi nuovi”. A ciò si oppone naturalmente una ben trincerata ortodossia materialista, filosofica e scientifica, che è ferma a difendere i suoi dogmi con una autoesaltazione a mala pena raggiunta anche ai vecchi tempi del dogmatismo religioso. Per parte mia, mi sento molto incoraggiato da questa resistenza dura a morire: fa bene sapere di battersi contro roccaforti screditate! »
Buona erranza.
Sharatan ain al Rami

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