sabato 31 maggio 2008

La potenza del debole


Per il taoismo e anche per lo zen, il mondo è concepito come una realtà indivisibile, un campo di forze interrelate, un tessuto di eventi intrecciati da fili invisibili. Questi fili sono intessuti in trame che ci sembrano incomprensibili, ma nulla potrebbe esistere se, di questa trama, ne mancasse anche un piccolo filo. Per questa saggezza non ci sarebbero le stelle brillanti se non ci fossero le stelle spente e non ci sarebbe la luce se non ci fosse il buio. Gli opposti, piuttosto che farsi la guerra, sono mutualmente dipendenti l’uno dall’altro. Quando si arriva al cuore delle cose, le parti opposte sono la medesima cosa viste dal lato opposto di un cerchio che gira e fa cambiare la polarità dell’esperienza. Per la filosofia cinese il conoscente è la stessa cosa del conosciuto; egli non se ne sente separato, non percepisce la scissione soggetto pensante-oggetto pensato: essi sono un flusso, sono un tutt’uno. In concreto non vi è altro se non l’unicità delle cose di cui siamo consapevoli. Il nostro essere consistere nel vivere la vita che si vive. La qualità essenziale della vita è viverla, in modo da poterne trarre il maggior beneficio. Si esiste quando si lascia fluire la vita attraverso di noi, in modo semplice e naturale, ammettendo che la vita semplicemente è. Questa unità delle cose è una caratteristica del pensiero cinese, per cui i fenomeni sono considerati come un tutto, perché il loro significato deriva l’uno dall’altro.Ogni cosa, insieme al suo complementare, va sempre a formare un intero. Per questo la mentalità cinese può concepire l’unità assoluta di gentilezza e fermezza. Per il nostro pensiero riesce inconcepibile pensare a qualcosa di maggiormente incompatibile, ma la gentilezza è nascosta nella fermezza e la fermezza a sua volta si nasconde nella gentilezza. Il taoismo è la filosofia che vede l’unità essenziale dell’universo nel gioco della polarità degli equilibri (Yin e Yang), il ritmo degli eterni cicli, l’annullamento di tutte le differenze, la relatività di tutte le cose e il finale ritorno dell’Uno al Tutto. Da questa filosofia nasce l’assenza di desiderio dei conflitti, l’ostilità per il dominio e per la lotta per ottenere il proprio tornaconto. Il saggio taoista è un saggio pacifico, pone fondamentale importanza alla non-resistenza al corso delle cose e pratica la gentilezza.
L’idea di base è il wu wei, la non azione, che significa non compiere alcuna azione innaturale, significa spontaneità, significa sostenere tutte le cose nel loro stadio naturale, non forzare il corso delle cose. A questo proposito, Lao tze avvertiva che, per l’uomo era difficile conoscere e dominare la propria indole, ma forzare gli eventi del mondo era impossibile:
« Conoscere gli altri è saggezza;
ma conoscere se stessi è saggezza superiore.
Imporre la propria volontà agli altri, è forza;
ma imporla a se stessi, è forza superiore.
Essere sufficienti per se stessi è la vera ricchezza;
governare se stessi è il vero carattere. »
« Chi vuole governare
il mondo con la forza
finisce per non fare
quello che spera.
Il mondo è un vaso di spiriti
che non si fa forgiare. »
I taoisti non amano le formlità e le artificiosità, prediligono le vie dell’essenzialità e della schiettezza, rifuggono da formalisti privi di sostanza: colgono il nucleo delle cose: ne amano l’essenza. Tanto della letteratura taoista elogia i distillati, gli elisir, le pure essenze perché la loro è una vita di “perfezione che sembra incompleta e di pienezza che sembra vuota”. E’ una vita luminosa, di armonia, in cui si persegue la contentezza, la costanza, l’illuminazione, la pace e la longevità in buona salute. L’armonia è il principio essenziale dell’ordine del mondo, un campo cosmico in cui le forze Yin e Yang sono in perpetuo dinamismo, eternamente complementari ed eternamente in mutamento. Oggi la nuova fisica sta sempre più confermando l’ipotesi monistica del mondo, che sta alla base del pensiero taoista.
Diceva Bruce Lee che il kung fu, la più antica forma di autodifesa, era definibile come l’essenza concentrata, il distillato attivo delle arti di saggezza e di pensiero profondo dell’arte dell’autodifesa, mai superato da altre arti marziali. Kung fu significa “allenamento e disciplina per raggiungere la Via dell’obiettivo finale” per cui il termine si può applicare ad ogni cosa che si persegue, sia essa una crescita spirituale, su essa un percorso di perseguimento della salute o della fiducia in se stessi. Lo scopo del kung fu come disciplina marziale è quello di promuovere la salute e di praticare autodifesa. La sua filosofia si basa sul taoismo, sullo zen e sull’I Ching, il Libro dei mutamenti, sull’ideale di fronteggiare le avversità piegandosi delicatamente per poi tornare dritti più forti di prima, e di adattarsi ai colpi dell’avversario senza sforzo o resistenza. Il kung fu è il tentativo di scoprire i misteri della natura. Chi pratica il kung fu rinuncia a fare sfoggio di sé e di distacca dal suo orgoglio personale. Essere docile e devoto, quindi gentile, non esclude affatto la forza e la fermezza, perché la forza è necessaria alla delicatezza e le è di aiuto. Molto spesso crediamo che la vera forza consista nella capacità di restare sempre dritti ed invulnerabili, che è forte chi non cade mai e chi non ha cedimenti. In realtà è irresistibile l’acqua che scorre in mezzo alle fessure più sottili, ed è veramente forte chi, pur cadendo riesce sempre a risorgere come la fenice dalle sue ceneri.
Buona erranza.
Sharatan ain al Rami

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