venerdì 23 ottobre 2009

Beati i protettori dell’eresia


Se oggi leggiamo delle briciole, e sono solo briciole, di affascinanti sapienze cristiane primitive, dobbiamo ringraziare degli ignoti ribelli. Dobbiamo ringraziare quelli che hanno avuto il coraggio di dire no, quelli che non si sono girati dall’altra parte, quelli che non hanno detto: “A me? A me non mi riguarda!” quelli che sono riusciti a fare resistenza, e poi anche disobbedienza civile e hanno praticato attivamente una coraggiosa dissidenza. Delle persone che non hanno nome ma che hanno rischiato in prima persona, e rischiato anche tanto.

Perciò ci immaginiamo di essere a quei tempi, quando i testi dei valentiniani erano interamente conosciuti, quando potevano essere interamente letti e meditati, quando degli uomini semplici provavano ad indagare sulla predicazione di Gesù il Vivente, e leggevano la speranza nel ritorno tra le braccia del Tutto.

Quegli uomini potevano leggere parole meravigliose che noi non conosceremo mai, essi potevano leggere parole che possedevano la vita, ascoltavano parole che vibravano per la potenza del Verbo Divino. I testi paleo cristiani primitivi e i testi degli interpreti gnostici, sono parole di tale genere, sono parole che vibravano nel cuore e nella mente, sono il Verbo proveniente dalla Fonte della Vita cioè la vera parola di Gesù il Vivente.

In quei tempi, tanti trascrivevano e diffondevano quei testi pericolosi e la piaga si allargava come un morbo mortale, perciò era vitale arginare la diffusione dell’epidemia. Nella Pasqua del 367, Attanasio vescovo di Alessandria d’Egitto, grande ammiratore di Ireneo e suo fervido seguace, inviò una pastorale a tutto il clero egiziano ordinando la distruzione di tutti gli scritti che non figuravano nell’elenco dei libri “accettabili” o “canonici” della Chiesa di Roma.

Ma qualcuno, forse i monaci del monastero di San Pacomio, ubriacato dalle teorie eretiche, sottrasse decine di codici tra quelli destinati al rogo dal vescovo Attanasio, li mise in una giara di tre metri d’altezza e li sotterrò su un colle vicino a Nag Hammadi, dove furono ritrovati da un abitante del villaggio, un certo Muhammad Alì, nel 1945.

Ora che li possiamo leggere, anche se parzialmente, scopriamo che tutti i testi eretici scrivono per consolare e per illuminare, tutti incoraggiano “coloro che cercano Dio,” tutti indicano una speranza di rivelazione. Essi dicono: “Mio Redentore, redimimi, perché sono tuo, da Te sono venuto. Tu sei la mia mente; dischiudimi. Tu sei il mio tesoro; apriti a me. Tu sei il mio compimento; unisciti a me.”

Essi proclamano “parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare” testimoniate dalle vere parole di Gesù il Vivente, che non spinge i suoi discepoli a seguirlo, ma a superarlo in opera di perfezione. Coloro che soffrono e sconfiggono il terrore della morte, afferma il Vivente, possono “diventare migliori di me; fatevi simili al figlio dello Spirito Santo! Siate zelanti e, se possibile, arrivate [in cielo] anche prima di me!”

E il Gesù eretico che prende congedo dai suoi discepoli, dopo la resurrezione e prima della definitiva ascensione al cielo è sconvolgente, per come viene raccontato nel vangelo di Maria: “Pietro gli disse: ‘Giacchè ci hai spiegato ogni cosa, spiegaci anche questo. Che cosa è il peccato del mondo?’ Il Salvatore rispose: ‘Non vi è alcun peccato. Siete voi, invece, che fate il peccato allorchè compite [azioni] che sono della stessa natura dell’adulterio che è detto “il peccato.” Per questo motivo il bene venne in mezzo a voi, nell’essenza di ogni natura per restituirla alla sua radice.’

E poi proseguì dicendo: ‘Per questo vi ammalate e morite, perché voi amate ciò che è ingannevole, ciò che vi ingannerà. Chi può comprendere, comprenda. La materia diede origine a una passione senza uguali, che procedette da [qualcosa] che è contro natura. Ne venne allora un disordine in tutto il corpo.

Per questo motivo vi dissi: Fatevi coraggio! State allerta che nessuno vi inganni con le parole: ‘Vedete qui’ o ‘Vedete qua.’ Il Figlio dell’uomo è dentro di voi. Seguitelo! Chi lo cerca lo trova. Andate dunque e predicate il Vangelo del Regno. Non ho emanato alcun precetto all’infuori di quello che vi ho stabilito. Non vi ho dato alcuna legge come un legislatore, affinchè non avvenga che siate da essa costretti.’ Ciò detto, se ne andò.”

Anche Borges manifestò interesse per le correnti gnostiche ereticheggianti del Cristianesimo primitivo, e scrisse una poesia chiamata “La rosa profonda” in cui immagina il maestro sufi Farid al-Din al-Attar di Nishapur ormai vecchio, che parla con una rosa. Farid ci ragiona per esaltarne la meraviglia, per dirle della sua sfera, del suo peso, del suo profumo, per dire che essa è lo specchio dell’armonia del creato che lui vede nel sogno di un bimbo o nei colori dell'orizzonte. Attar è vecchio e cieco, come lo era Borges, ma rivede nella rosa infinite cose e infinite strade, vi legge strade meravigliose, ed esse lo spingono a dire:

“Sei musica,
Firmamenti, palazzi, fiumi, angeli,
Rosa profonda, illimitata, intima,
Che Dio indicherà ai miei occhi morti.
[…]
Sono cieco e ignorante,
ma intuisco che sono molte le strade.”

Fu Borges che, scrivendo sui vangeli gnostici, di cui si occupava per un articolo, notò: “Se Alessandria, e non Roma, avesse vinto, le cose stravaganti e confuse che ho raccolto qui sarebbero coerenti, grandiose, e perfettamente normali.” Ma Alessandria fu sconfitta, per questo le cose che vi leggiamo ci appaiono così tanto inaudite.

E’ per questo che pochi apprezzano le eresie gnostiche, perciò molti le irridono come favole di “folli visionari.” Ma io credo che, invece, dovremmo ringraziare coloro che ci permettono di leggere almeno le briciole di quelle sapienze eccezionali, perché tali frammenti fanno venire i brividi.

E dovremmo ringraziare di cuore, tutti quelli che si elessero a cospiratori per proteggere gli eretici, rendere grazie che essi fossero tanto ben determinati. E allora grazie! Grazie perché si decise di proteggere l’eresia, perchè presero una giara alta 3 metri, perchè sigillarono i codici nel suo interno, e perchè la portarono di notte fuori dal convento, fino ad un luogo discreto e la affidarono alla protezione della terra, in attesa che fosse ritrovata.

Grazie al gruppo di monaci eremitici matti, ottenebrati dalla loro passione per delle scritture “folli e visionarie” in cui il Figlio di Dio parla come un eretico. Grazie perchè il gruppo dei cospiratori fu certamente numeroso, grazie perchè essi furono dei figli del Padre assai obbedienti e ricettivi, e ben risvegliati dalla parola del Salvatore.

Io credo che avessero visto con la mente ed ascoltato con il cuore il Sermone della montagna, e che l’avessero compreso nel senso più profondo, soprattutto nel punto in cui Gesù dice: “Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli, poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.”

Buona erranza
Sharatan


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