martedì 30 marzo 2010

Per guardarsi nello specchio


“I piccoli insegnamenti conducono ad azioni;
bisogna seguire solo insegnamenti che siano grandi”

(Tilopa - Canto di Mahamudra)


Molti credono che la ricerca spirituale sia causa di sofferenza: in realtà la sofferenza non è nella ricerca ma è nella resistenza al cambiamento. La sofferenza nasce quando compaiono nuovi paradigmi mentali e l’individuo si scinde, egli si divide tra il vecchio schema che conosce bene e il nuovo modo che non conosce ancora, ma che ha paura di sperimentare. Una parte di noi resiste mentre l’altra vuole cooperare, ed è così che nasce il conflitto interiore: è il conflitto che genera la sofferenza: però il conflitto è un prodotto mentale, e non dello spirito.

Se, invece, l’individuo accettasse di cooperare e vedesse il cambiamento come un abbandono fiducioso al nuovo mondo che può nascere, percepirebbe la suprema liberazione dalla sofferenza. E’ la mente che manovra il conflitto perché essa è ingannatrice ed infingarda, e non vuole assumersi le sue responsabilità e allora addossa la colpa a qualcos’altro, quindi addita accusatoria gli afflati dello Spirito che vuole spiccare il volo verso l‘evoluzione superiore.

Perciò è la mente il mandante e la causa della nostra sofferenza, quindi dobbiamo costruire un Manifesto umano di Atteggiamenti contrari alla Sofferenza, delle avvertenze con cui avviare una riflessione che ci conduca fuori dal pantano mentale dei nostri pensieri, che sono i fantasmi della realtà. Gli atteggiamento positivi e amorosi verso la nostra vita funzionano come dei fili di Arianna, diventano degli intrecci e formano dei nodi a cui rivolgere la nostra meditazione, sono delle perle preziose come i grani di un antico rosario orientale.

La prima perla preziosa ci invita a lasciare andare il passato perché sono gli schemi mentali passati che causano la sofferenza: quando usiamo gli schemi passati per giudicare il presente, noi usiamo degli schemi arcaici prodotti dalle passate esperienze, quindi viviamo in base a ciò che abbiamo già sperimentato. Questo è un modo nevrotico e malsano di ripetere sempre schemi precedenti: facendo così noi lavoriamo come un meccanismo incantato o come una scimmia ammaestrata, perché è della scimmia l’abito mentale che usiamo. Ma non avviene mai che una struttura mentale vecchia possa essere adatta ad una nuova situazione, poiché i problemi che il passato ha causato non si risolvono ripetendo l’atteggiamento che ha causato l‘errore, almeno secondo Einstein.

La seconda perla di saggezza, da conservare nel cuore, è il lasciare andare ogni aspettativa sulla qualità del nostro futuro perciò, dobbiamo lasciarci andare solo all’esperienza e a quello che si manifesta al momento. L’aspettativa è un altro trucco del mentale dominante, essa è prodotta da una macchina per pensare che ha definito un tracciato obbligato in cui, a date condizioni, le conseguenze del caso sono determinabili e sono come ipotizzate per causa-effetto.

Ma è poi vero che il mondo si lascia ingabbiare negli schemi mentali delle certezze infallibili? Sappiamo noi misurare il peso di tutti gli eventi, prevedere gli altrui comportamenti, valutare il maturare di successivi avvenimenti, e poi confezionare il tutto inscatolandolo e poi scrivendoci sopra a stampatello: buono o cattivo, bello o brutto, vero o falso? Tutti ci insegnano a lavorare con categorie mentali precostituite che riguardano forme di bontà o di moralità, o di adeguato comportamento o di giusta situazione.

Questo avviene tramite l’influsso della famiglia, della società, della cultura o della civiltà, anche se in civiltà diverse molti schemi di comportamento si rovesciano veloci come capriole fatte da bambini che giocano sull’erba. E’ tutta questa struttura che ci toglie la consapevolezza del vivere la vita come processo di eventi di cui noi siamo solo uno degli elementi, di cui noi siamo parte armoniosa ed integrata. Cosa s’intende dire taoisticamente indicando di restare sciolti e naturali?

Ci vogliono dire che noi uomini dobbiamo imparare a non entrare in conflitto con noi stessi, che dobbiamo eliminare in noi ogni struttura, non dobbiamo imporci un carattere troppo duro o implacabile, non dobbiamo imporci alcuna disciplina troppo soffocante perché una dura disciplina soffoca la voglia di cambiamento. Ogni categoria mentale diventa mortale, quindi contraria alla vita perché ci chiude in una prigione di preconcezioni, mentre invece dovremmo restare sciolti e fluidi per poterci muovere bene nelle situazioni.

Non dobbiamo imprigionarci in un determinato carattere, non dobbiamo indossare degli abiti mentali che possano divenire come bare di ghiaccio per le nostre anime, non dobbiamo chiudiamoci in sepolcri che uccidono le nostre tendenze e i nostri sentimenti. Restiamo piuttosto fluidi come l’acqua che dolcemente riesce a penetrare nelle fessure più sottili delle pietre più dure; essa è dolce e flessibile ma comunque vince tutte le altre sostanze.

Viviamo attimo per attimo nel presente, viviamo con tutta la consapevolezza e con tutta la nostra sensibilità: se noi siamo consapevoli, e se non siamo protetti da corazze mentali possiamo essere vigili nell’istante: così noi immortaliamo il presente. Noi restiamo consapevoli nel momento in cui nasce una situazione, allora siamo in grado di reagire fluidamente nel momento presente, adeguandoci a ciò che ci concilia e che ci rende felici.

Così noi reagiamo senza ricorrere ad un formulario di risposte precostituite, e reagiamo con l’azione più opportuna e più efficace al momento presente senza usare il tempo e il ricordo del passato. Ma la mente si sente impreparata a lavorare così, costretta a restare sveglia e lucida e priva di ogni automatismo schematico, essa è infastidita dalla caccia agli indizi e alle tracce dei flussi degli eventi: la mente usa le abitudini perché infondono le sicurezze delle coordinate.

Se vogliamo assumere delle abitudini impariamo a essere presenti a noi stessi, ad essere svegli e consapevoli della nostra vera Essenza, impariamo a riscuoterci dall’amnesia di ciò che siamo, riconosciamoci come un’armoniosa nota dell’armonia divina. Non dobbiamo avere paura della nostra unicità, perché unici non significa essere smarriti e soli nell’universo vuoto e impenetrabile. La scioltezza richiede la naturalezza cioè la concezione che il mondo non è cattivo o estraneo ma è una continua scoperta da sperimentare Ora, Qui e Adesso! Così assaporiamo la bellezza dell’istante presente.

Nella terza perla di saggezza vi è la costruzione di uno Spazio meditativo che mette in circolazione l’energia della riflessione, che è la virtù utile ad avere armoniosi rapporti sociali, una qualità utile per percorrere serenamente tutte le strade del mondo. Nelle tecniche che curano l’anima esiste una bipartizione tra il controllo occidentale dell’equilibrio dell'individuo estroverso che va ottimizzato al buon vivere sociale, e le mentalità orientali che vorrebbero un individuo introverso e alieno agli accadimenti del mondo esteriore.

L’essere umano non può essere diviso in due parti perché le possiede entrambi, infatti l’uomo vive felicemente insieme ai suoi simili, ma conosce anche dei momenti in cui resta da solo. I momenti in cui restiamo soli con noi solo quelli fondamentali e, soprattutto, la nascita e la morte, perciò è necessario sapere stare bene da soli ma anche stare bene nel mondo esterno.

E’ questo il motivo per cui, se non sappiamo guardarci allo specchio, non sapremo stare bene con gli altri perchè non siamo centrati in noi stessi e in armonia tra esterno ed interno. Certamente non possiamo andare allo specchio, guardarci minacciosi e gridarci in faccia: “Adesso tu equilibrati e diventa estroversa e introversa! Io te lo ordino, e tu devi farlo Adesso, Qui e Ora!” Magari funzionasse così, ma non è così che succede nel mondo reale e nelle persone.

Se vogliamo possiamo lavorare su noi stessi iniziando a meditare scorrendo tra le dita le perle preziose del rosario orientale, in cui sono incisi i 3 utili consigli: dimentica il passato, abbandona le aspettative sul futuro e diventa un essere armonioso. E’ così che lo Spirito si eleva per assaporare la gioia perchè la ricerca spirituale è la ricerca della felicità.

Buona erranza
Sharatan


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