domenica 12 giugno 2011

Il sogno dell’anima


“Il dubbio cresce con la conoscenza”
(Johann Wolfgang von Goethe)


La realtà assoluta è Coscienza allo stato puro, poiché essa include tutto essendo più assoluta della luce che varia d’intensità se è modificata la sua velocità: la Coscienza è più assoluta della materia che è la manifestazione dell’energia, poiché anche l’energia è prodotta dalla vibrazione della Coscienza. La scienza cartesiana afferma che la coscienza è il prodotto dell’attività cerebrale, infatti lo esprime nel detto: “Penso dunque sono” con la teoria che è l’attività cerebrale che produce la consapevolezza.

Nelle filosofie orientali si crede che la consapevolezza discende dalla Coscienza pura per produrre il pensiero, infatti per pensare è necessario avere una coscienza, perciò una tale concezione richiede una disposizione mentale inconsueta per la nostra struttura mentale. Secondo queste filosofie, il pensiero è presente anche in assenza del cervello fisico, e la realtà può essere non solo reale ma anche potenziale: nulla si potrebbe manifestare se non fosse insita una potenzialità di attivazione di quella determinata realtà.

Se non ci fosse un’energia potenziale non ci sarebbe movimento perciò sarebbe assente anche l’energia cinetica, e anche la vita sulla terra non ci sarebbe se non si fossero concretizzate le condizioni che la resero possibile, perciò la vita sarebbe rimasta latente. La capacità di saper discriminare e l’intervallo tra latenza e potenziale d‘azione, perciò l’assenza di percezione oppure la piena comprensione è resa possibile dalla capacità di avere la percezione spirituale, perciò dal possesso della sensibilità alle sfumature più raffinate.

La Coscienza è il prodotto e non è la causa della manifestazione materiale, infatti la coscienza può esistere anche attraverso l’attività del cervello, ma non ha la necessità della materia per poter esistere. Anche la fisica ci dimostra che non esiste alcuna differenza tra i minerali ed i tessuti nervosi, poiché entrambi sono responsivi alle stimolazioni sperimentali, sia pure nelle loro specifiche coscienze e con le loro particolari sensibilità.

La Coscienza usa il cervello per manifestarsi, perché per avere esperienze materiali deve usare la materia concreta, ma questo è possibile solo perché tale prerogativa è potenziale nell’organismo, perciò attualizzabile come una possibilità che è innata. Nella Bhagavad Gita è scritto che la Coscienza perfetta è ovunque e che nulla può alterarla, infatti il cervello è come una finestra da cui la consapevolezza si affaccia per osservare il mondo usando un punto di vista e una prospettiva che è particolare di quella prospettiva

Nell’uomo la percezione è condizionata e offuscata da un vetro spesso e appannato che impedisce di vedere con chiarezza le cose, perché quando la Coscienza si proietta nel mondo deve assumere una forma materiale, perciò deve usare le qualità e le caratteristiche di quella struttura per poter operare. Quando la Coscienza si manifesta come una forma minerale diventa solida, salda e immobile come la roccia, quando si manifesta nel mondo vegetale assume la forma dell’erba, dei fiori e degli alberi che hanno un movimento lieve e che conservano solo le tracce di una vaga e sognante “immaginazione cosciente.”

Nella manifestazione della struttura animale si sperimentano i movimenti del corpo e si percepisce l’intelligenza intuitiva che è insita nell’istintività, perché anche l’animale possiede una coscienza, ma solo l’uomo possiede la consapevolezza che sa trascendere il corpo e la mente. Solo l’uomo può andare oltre la sua forma fisica e crescere all’infinito sapendo salire fino alla Coscienza superiore, poiché questo non ci è precluso dal fatto di avere una forma materiale

L‘uomo possiede delle potenzialità superiori che sono insite nella sua struttura primaria, perché gli vennero impresse come un marchio insieme alle sue personali peculiarità. Molte volte vediamo che l’uomo non è perfetto ma questo è irrilevante, poichè sappiamo vedere oltre la fisicità, perciò possiamo conoscere superando l’illusione della materia. I maestri ricordano che non abbiamo delle parti ritenute come superiori o inferiori, poiché dobbiamo saperci espandere solo in relazione al nostro sé, perciò come una coscienza che trova l'evoluzione solo a partire da se stessa.

Per questo dobbiamo ritornare verso il nostro centro che è anche la verità comune a ogni insegnamento spirituale, infatti Gesù disse: “Il Regno di Dio è dentro di voi” (Luca 17,21). Anche la scienza ci dimostra che l’universo ha iniziato la sua espansione solo in relazione a se stesso e che l'espansione continua, perciò così agisce anche la coscienza umana. L’uomo deve saper dirigere correttamente le sue espansioni e le sue contrazioni interiori per agire sul mondo, poiché l’uomo è l'artefice del suo destino

La coscienza umana si espande e si contrae seguendo l’impulso dei sentimenti e delle emozioni, infatti l’uomo deve direzionare intenzionalmente le energie interiori e deve imparare come espandere al meglio il suo essere. I maestri ci insegnano che la via preferenziale è nell’attivazione dei centri superiori e dei sentimenti più sublimi, in quanto la forza dell’amore, della compassione e della tenerezza sanno elevare l’uomo e sanno attivare le sue migliori potenzialità.

Se la nostra energia viene contratta dalla negatività della paura, della rabbia e della violenza siamo nella trappola delle regioni inferiori, poiché quei veleni distruggono la nostra pace e ci lasciano nella desolazione del nulla: questa condizione è simboleggiata nella cacciata di Adamo che non sapendo bilanciare le opposte tendenze del bene e del male perse il suo Paradiso. L’immagine illustra anche l’opposizione tra i nostri impulsi inferiori e quelli superiori, che rappresentano l'opportunità di potersi espandere all’infinito, poiché l’elevazione diventa possibile se sappiamo attivare l'ottava superiore in tutte le situazioni.

L’inferno è vissuto nei livelli più bassi della coscienza essendo annidato come un serpente energetico nei chakra inferiori, infatti essi sono collegati al nostro sviluppo primitivo che reca l’impronta degli istinti primari, perciò non possiamo trascenderci se non sappiamo orientarci verso i chakra più elevati. Con il ripristino dell'equilibrio energetico possiamo giungere nella Coscienza che è pura, poiché usa la Luce dell'intelligenza che sa illuminare discriminando oltre le apparenze con la consapevolezza dell’Essenza suprema.

Nella nostra spina dorsale è impressa la mappa per il ritorno, perciò conserviamo in noi la nostra memoria, infatti la spina dorsale è il tunnel che è usato dall’energia per circolare nel microcosmo umano ed è il medesimo percorso che la coscienza può usare per risalire. L’uomo percepisce l’inquietudine dell’anima che preme, infatti la materia è oppressa dalla memoria del suo Paradiso perduto e vuole ritrovare la beatitudine della Pura Coscienza.

Questa nostalgia ritorna nel sogno dell’anima che conserva questa memoria nostalgica, infatti l’anima soffre per la scissione sperimentando la prigionia della materia nella depressione, nella tristezza e nella disperazione. Ricerchiamo affannosamente la felicità con l’accumulo della materia per la sua solidità tangibile sebbene la materia non offra la sazietà, infatti sviluppa l’avidità dell’accumulo della sostanza così poco appagante. Per fuggire la fame consumiamo il cibo, i soldi, il sesso e il potere diventandone schiavi non sapendo essere i padroni dei nostri averi.

Concentrando le nostre energie nel conseguimento del piacere in cui l’amaro prevale sul dolce anche la sofferenza può divenire un piacere, perché l’uomo può amare anche la privazione se viene addestrato così, e se questa opinione viene accettata intimamente. L’incarnazione ci assoggetta alla materia con l’illusione dei nostri limiti fisici e mentali perciò la materia può limitare la nostra espansione, se riesce a tenerci assoggettati nei vincoli del corpo e della mente.

La materia ci rende poco percettivi perché ci struttura usando delle sostanze pesanti, perciò l'evoluzione è cercata dall’anima che rivuole ciò che ha perso. L'uomo oltrepassa la sua percezione ordinaria quando usa equilibratamente la concretezza e l'astrazione, infatti possiamo pensare le presenze intangibili sentendole interamente come presenti e concrete, perciò possiamo usare questa capacità per costruire un paradiso nel nostro cuore e così possiamo ritrovare la nostra beatitudine originaria.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"L’incarnazione ci incatena come schiavi alla materia usando l’illusione della preclusione nella mente e nel corpo, perciò questi confini limitano l'espansione facendoci dimenticare che possiamo trascendere il corpo e la mente".

Occorre piena consapevolezza della "struttura" per individuarne i punti deboli, qualora ve ne siano. E da lì lasciare scivolare "corpo e mente" nelle loro evoluzioni, solo per "sentire" energie che si spendono in parte per assecondare la frenesia concreta della quotidianità, illudendosi che si possa essere completi solo "avendo" e non "essendo".
Grazie per i tuoi molteplici spunti Sheratan.
Meri

Sharatan ain al Rami ha detto...

Senti Meri, che noi possiamo crederlo o meno, è molto più conveniente diventare consapevoli di noi. Seppure si rischia di non saper equilibrare l'essere/avere che può essere nostro, non possiamo sottrarci al tentativo. Lo sai cosa rischiamo? Se restiamo passivi allora saranno gli altri che ci imporranno ciò che dobbiamo essere e cosa dobbiamo avere per essere felici. Non è forse quello che accade? E vedi qualcuno che affoga nella felicità? Allora il rischio può valere lo sforzo del tentativo, almeno per me è così, e così faccio ogni giorno. Non sarò vincente ma voglio essere me stessa perché sarà l'unico "avere" che potrò conservare.

Ti lascio un abbraccio affettuoso e ti ringrazio del tuo commento
Sharatan