giovedì 27 ottobre 2011

Impronte


“Nessuno può farti più male
di quello che tu fai a te stesso.”

(Mahatma Gandhi)


Freud diceva che la mente tende ad annullare tutte le tensioni spiacevoli ricercando uno strato di quiete che procura piacere, perciò l’attività della mente mira all’annullamento delle situazioni dolorose. I nostri impulsi sono regolati in base al principio che ricerca il piacere, ma questa non è la tendenza più importante, perché il principio primo della vita è la sopravvivenza fisica. Per salvare la sopravvivenza dell'organismo percepiamo istintivamente il principio di realtà che diventa più forte persino del principio del piacere.

Esaminando l’origine delle pulsioni, Freud teorizza che il principio di realtà e il principio di piacere siano le due direttive con cui sono governate le nostre pulsioni interiori, ma il governo equilibrato è possibile solo se i due principi collaborano in modo armonioso. Quando le pulsioni hanno avuto uno sviluppo squilibrato nell’uomo subentra il disagio e il dolore, perché si resta imprigionati nel malfunzionamento di un meccanismo ripetitivo penoso che non sappiamo interrompere e da cui non si fugge.

La ripetizione penosa è chiamata “coazione a ripetere” ed è connotata da un meccanismo in cui la pulsione e la spinta interiore agiscono superando anche la volontà di ricercare il piacere, perché la reazione è un tentativo di ritrovare il benessere smarrito. Nel mondo originario avevamo una beatitudine totale non subendo il conflitto tra la vita e le sue tensioni. La volontà di restare nell’inerzia è una tendenza che rafforza il principio di morte, infatti Thanatos usa la ripetizione per avere il benessere.

L'uomo sente il disagio del mutamento delle cose, perciò il cambiamento è ritenuto un elemento di disturbo, infatti ignoriamo che la metamorfosi è la manifestazione dell'impulso vitale di Eros. Nell’uomo c'è la lotta tra amore e morte, perché è prodotta dalla nostalgia per lo stato originario in cui eravamo fusi nell’Uno, perciò vogliamo ritrovare la beatitudine da cui siamo stati esclusi.

Nel tentativo di tornare nel Paradiso perduto l’uomo diventa nevrotico, infelice e disturbato, perciò resta imprigionato tra le pulsioni di vita e di morte. L'inerzia comporta la morte dell'organismo statico, perché la vita non può essere limitata nella sua espansione. Per Freud l’uomo si dibatte tra l'affermarsi come individuo per impulso di Eros e la tendenza a tornare nella fusione di Thanatos che è la fine dell'essere differenziato.

Se l’uomo non sa risolvere il conflitto diventa prigioniero della ripetizione dei comportamenti, perciò la replica ossessiva gli impedisce di vivere delle situazioni migliori di quelle passate. Molti credono che il patrimonio genetico determini ciò che siamo e ciò che saremo: con questa prospettiva si definisce di non poter cambiare un copione scritto prima della nostra nascita, ma la teoria è illogica.

Nel corpo eterico umano è conservata la memoria e tutte le informazioni, perciò nell'eterico sono conservate le impronte delle nostre azioni, dei nostri pensieri e dei nostri desideri. Tutte le registrazioni della memoria sono conservate sotto forma di immagini dei fatti passati, perciò il ricordo rievoca le immagini che conserviamo.

Le cose ridestano le immagini corrispondenti e tracciano lo schema usando le abitudini, perciò le abitudini si ripetono se non cambiamo l’impronta che è impressa nel corpo eterico. Le impronte sono i nostri semi, perciò diventano le tendenze che canalizzano le nostre energie, perciò immaginiamo di vedere dei canali in cui scorrono le acque per capire che, se vogliamo cambiare il corso del fiume, dobbiamo scavare dei canali diversi, altrimenti le acque seguono il loro corso consueto.

Gli uomini tendono a ripetere le stesse cose, perché seguono le impronte tracciate dalle abitudini, perciò sono le abitudini che ci fanno agire in maniera identica. Le cose tracciano le impronte eteriche che fanno ripetere le consuetudini dei pensieri, dei desideri e delle azioni. Nella nostra registrazione influisce anche la qualità dell’impronta originaria, perché l'imprinting traccia lo schema della struttura di base.

La conoscenza dell'origine è essenziale per comprendere i fenomeni, perciò le novità vanno affrontate con calma, perché la traccia originaria venga a essere incisa in modo preciso, accurato e impeccabile. Nella vita agiamo di fretta e fagocitiamo il mondo, sommergendo le persone e le cose e agiamo senza la delicatezza e senza la riflessione, così che non riusciamo più ad avere una panoramica chiara e completa delle cose.

Le vecchie impronte restano inalterate se non facciamo delle nuove registrazioni che sostituiscono le vecchie, infatti le cose scorrono sempre uguali se non usiamo la volontà di cambiare gli schemi consueti. Le situazioni si ripetono perché non abbiamo creato delle nuove abitudini, dei nuovi ideali e dei nuovi interessi al posto di quelli precedenti. Ma le vecchie impronte restano nell'inconscio, perché la nuova struttura si sovrappone alla precedente, ma l’impronta originaria nonviene mai eliminata in modo totale e resta latente.

E’ questo il motivo per cui è difficile lottare contro le abitudini, infatti per non far riemergere le vecchie impronte è necessario restare sempre lucidi e attenti, perché quando l’attenzione è ridotta le vecchie abitudini riemergono dall’inconscio. Poiché sia la fisica che la spiritualità dicono che nulla si elimina ma tutto si trasforma, si può convenire sull'utilità di avere le memorie, perché è utile conservare la memoria di ciò che è passato.

Se non esistesse la memoria la conoscenza non potrebbe esistere e tutto sarebbe cancellato, perciò non avremmo neppure l'automatismo dei meccanismi fisiologici di base. Nel contesto esaminato vediamo tutta la perfezione della natura che usa le abitudini per alleviare la fatica di vivere, perciò comprendiamo che anche le abitudini vanno addestrate. Molti credono che le abitudini siano delle forze inesorabili a cui non si sfugge, perciò ripetono le sciocchezze, fanno gli errori e compiono le stesse disattenzioni usando le abitudini come alibi.

Molti dicono di essersi sforzati per cambiare, ma che lo sforzo è stato inutile e infruttuoso, perciò conservano la vecchia impronta nel medesimo errore. Il meccanismo che Freud chiama “coazione a ripetere” viene spiegato a livello spirituale valutando che lo spazio è percorso da infinite correnti energetiche create e alimentate dalle creature che vivono nei vari livelli.

La nostra mente è ricettiva come l'antenna che capta e trasmette, perché deve saper riconoscere tutti i flussi energetici che agiscono nell’ambiente. Anche i pensieri e i sentimenti hanno la loro qualità energetica, perciò le impronte riconoscono meglio le vibrazioni a cui sono affini. Essendo ricettivi a ciò che conosciamo meglio, le abitudini diventano le impronte consolidate delle nostre preferenze e delle nostre tendenze.

Se le impronte sono chiare e luminose attirano la gioia e il benessere, ma se incidiamo delle impronte confuse e oscure attiriamo il caos e il dolore. Dovremmo essere riconoscenti di aver avuto dei maestri che ci hanno insegnato la necessità di coltivare il pensiero positivo, il senso della presenza a noi stessi e la necessità di incidere solo impronte luminose se vogliamo ritrovare il benessere nella vita e nella memoria.

Buona erranza
Sharatan


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