domenica 23 ottobre 2011

Vedere la realtà autentica


“L’occhio è formato dalla luce per la luce”
(Johann Wolfgang von Goethe)

I cabalisti dicono che maggiore è la complessità della nostra impronta dell’anima, più abbiamo difficoltà a essere compresi dagli altri, infatti più una struttura è complessa più diventa ridotto il numero di persone che possono comprenderla. Nell’essere profondi e nello sviluppo di un'individualità particolare si corre il rischio di restare isolati nella propria unicità. Vi è un forte rischio nell’essere delle persone profonde, sebbene l’adesione al nostro essere più autentico e alla nostra impronta dell'anima costituisca un'esperienza magnifica e potente.

Gurdjieff diceva che la missione umana alla grandezza è, nel contempo, sia terribile che straordinaria, perciò la vera condanna dell’uomo è il fatto di non venire addestrati a impersonare noi stessi, e che l’espressione della nostra autenticità vada conquistata con un lavoro molto doloroso e faticoso. Il mito di Mosè è quello in cui il concetto viene spiegato in modo esemplare, perché Mosè aveva una impronta dell’anima preziosa e unica, ma il mito biblico narra che fu anche uno degli uomini più soli, sebbene fosse un leader politico, un capo spirituale e un sommo profeta.

Nella consapevolezza biblica, la profezia veniva considerata un’esperienza spirituale molto unica e molto rara, infatti il profeta doveva affrontare il mondo in un modo che non è tipico dell’uomo comune. Il profeta era una persona che aveva trascorso molto tempo in meditazione e in solitudine, perciò egli aveva lavorato molto duramente per sviluppare delle doti intellettuali e morali.

Il profeta era un giusto a cui Dio si rivelava, perciò era necessario un lungo lavoro fisico, intellettuale e morale per poter diventare il vaso giusto per ospitare l’energia potente della profezia, perciò il profeta viveva in un livello particolare. La realtà può essere vista da punti di vista molto diversi, perciò cambiando la prospettiva si può vedere oltre i confini della nostra percezione ordinaria e il mondo può essere diverso pur restando identico: questo è quello che avveniva nell’animo del profeta.

Il profeta accedeva a una visione soprasensibile del mondo, ma questa esperienza era troppo inconsueta e incomprensibile per gli altri, perciò Mosè viveva isolato e non trovava nessuno per condividere la sua visione del mondo. Se l’impronta dell’anima è molto perfezionata diventa troppo vasta per essere contenuta da altri, perciò Mosè era diventato un profeta molto elevato, ma era anche diventato un uomo solo e isolato, perché era giunto ad una percezione unica.

Anche un dono stupendo può diventare un peso troppo pesante, perciò l’essere speciale gli aveva causato l'isolamento dell’esemplare unico, e la grandezza della sua anima dava a Mosè il maggiore piacere e il massimo dolore. I cabalisti usano l’espressione “Bechinat Moshe” per indicare la qualità mosaica che è presente in tutti gli uomini, perché una condizione incomunicabile è presente in tutti gli uomini, perciò anche avere degli aspetti che non possono essere condivisi è un fatto naturale, e questa necessità va compresa.

Ogni qualità dell’anima possiede il suo lato oscuro che coesiste con la parte luminosa, perciò l’anima grande e potente che impersona la più completa autenticità e fedeltà a se stessa sperimenta anche l’esperienza della più intensa solitudine. Questo è il motivo per cui cerchiamo di fuggire l’individualità, e perché cerchiamo qualcuno in cui perderci per sentirci integrati nell’essere dell’altro.

Ognuno ha un aspetto in cui possiede una visione che equivale al dono di un angolo di paradiso personale: il nostro paradiso è una conoscenza, un talento o una inclinazione da cui ricaviamo una realizzazione e un piacere particolare che si manifesta come in Mosè: è questa la qualità mosaica che vive in ogni anima umana. Nel mito biblico vediamo che Mosè affrontò dei rischi e subì molte prove per restare fedele al suo Sé superiore e per incarnare totalmente la sua impronta dell'anima sapendo restare fedele a ciò che credeva.

Il simbolismo cabalistico è molto più profondo del fatto di segnalare la solitudine e l’isolamento che accompagnano i capi religioni e politici, e l'incomprensione che subiscono i pionieri del progresso, infatti i cabalisti indicano la nostra necessità di sentirci vicini ai nostri simili, ma indicano anche che la comunicazione va imparata. Il mito dice che Mosè era balbuziente perché le sue labbra non erano purificate, perciò che egli non fu accolto perché non sapeva comunicare avendo una scarsa padronanza della lingua.

A livello simbolico è suggerito che dobbiamo essere noi stessi, ma che dobbiamo conquistare degli strumenti per imparare a comunicare, perciò non dobbiamo pretendere dagli altri la loro comprensione se non li accogliamo per primi. Spesso tralasciamo di comunicare e interrompiamo la comunicazione con gli altri ottenendo il vuoto dell’incomprensione perciò, nel momento del bisogno, restiamo soli e le nostre aspettative vengono deluse.

Nell’uomo vi è riluttanza a comprendere e accogliere gli altri, perché il modo di essere degli altri è percepito come una sfida e come una provocazione al proprio modo di essere, perciò se siamo degli insicuri iniziamo delle dure competizioni. L'incapacità di accogliere gli altri è aumentata dall'amore per la competizione e dall'accanimento che facciamo contro chi ci appare troppo diverso, perché rifiutiamo tutto quello che appare come una minaccia.

Se conosciamo qualcuno che mette in crisi la percezione che abbiamo di noi stessi, e se sentiamo un segreto piacere vedendo i suoi dolori e i suoi fallimenti questo avviene perché abbiamo una scarsa consapevolezza del valore del nostro essere, e coltiviamo una stima personale che è troppo fragile. Molte persone cadono nella tentazione di opprimere e di escludere gli altri, perché non sanno amarsi e non si accettano, ma è necessario sapere che se non ci amiamo non potremo amare gli altri.

Secondo i cabalisti in ogni idea anche elevata e nelle condizioni più privilegiate si nasconde un aspetto che è oscuro e inquietante, infatti vedere l’impronta degli altri ci espone al rischio della reazione di colui che viene osservato. L’anima, nel suo livello inferiore, possiede un forte istinto di sopravvivenza che è collegato alla sua sensibilità animale, perciò l'uomo crede che la sacralità e la preziosità siano delle qualità diffuse in maniera limitata.

Spesso si teme che altre stelle possano brillare in modo più luminoso fino a oscurare il cielo con il loro fulgore, perché non sappiamo che tutti possano migliorare per diventare preziosi, e che questo avviene senza che nessuno venga escluso da questa potenzialità. La vita è vissuta in modo difensivo perché non sappiamo accogliere gli altri e perchè non coltiviamo la comprensione dell’altro, infatti ignoriamo che l'osservazione degli altri ci aiuta a evolvere più velocemente: questo ruolo scomodo è svolto dai grandi maestri, dai guru e dai santi.

Quando non sappiamo vivere l'autenticità del nostro essere abbiamo la difficoltà ad accogliere gli altri, perciò usiamo le maldicenze, le menzogne e gli inganni per opprimere e per scagliare all’esterno la rabbia e la frustrazione di sentirci carenti e di essere manchevoli nel paragone con gli altri. La volontà di sminuire, di offendere e di denigrare gli altri sono la manifestazione dell'insicurezza interiore, perché le radici della calunnia affondano nella patologia di chi le usa, perciò la guarigione è nell’amore e nella comprensione di noi stessi e degli altri.

La vita ci ripaga sempre con la medesima moneta che noi abbiamo speso nel mondo, perciò il rifiuto e l’intolleranza verso il modo di essere degli altri rivela il profondo rifiuto che nutriamo verso noi stessi, e che viene proiettato all’esterno. L’incapacità di comprendere gli altri dimostra l’incapacità di comprendere noi stessi, e l’incapacità di amarli dimostra lo scarso amore che possediamo interiormente, perché non possiamo dare ciò che non abbiamo.

Se scendiamo più profondamente vediamo che tutte le persone che appaiono troppo speciali e troppo irraggiungibili scatenano una forte ostilità e un forte desiderio di compromettere la loro integrità fisica. Spesso l’umanità viene accecata dalla sua incapacità d’amare perciò uccide chi viene per risvegliarla, infatti lo stolto quando vede chi gli indica la luna, trova più conveniente distogliere lo sguardo dal cielo per amputare il dito che aveva indicato la meta.

Buona erranza
Sharatan


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Perdona le mie perplessità Sharatan...lavorare dolorosamente e faticosamente per conquistare la propria autenticità non si rivela frustrante se pochi si sforzano di comprendere una simile elevazione? La consapevolezza, il rispetto di sè e degli altri, l'amore per sè e per gli altri non rischiano di essere minati dai rapporti quotidiani...dalla vita quotidiana stessa? Ci si può lasciare intimorire dallo sconforto...e questo non è forse lecito?
Esiste una categoria di persone, enormemente sensibili...ma quasi anonime...che riescono ad amare e stimare sè stesse attraverso l'amore degli altri...sono forse queste persone deboli?
Grazie per i tuoi spunti, meri

Sharatan ain al Rami ha detto...

Ciao Meri,
e grazie per le tue domande così interessanti. Per quello che riguarda il duro lavoro su se stessi, non lo dobbiamo fare certo perché gli altri ci apprezzino. Il proprio miglioramento va fatto perchè lo vogliamo fare, perché ci piace essere noi stessi. Dobbiamo farlo solo se lo sentiamo come un'esigenza interiore, e lo facciamo per noi. Essere apprezzati e accolti piace a tutti, ma credo che vogliamo essere accolti da coloro che stimiamo e che amiamo, perciò siamo apprezzati meglio da chi ci comprende. Essere apprezzati da tutti è impossibile, avere l'apprezzamento di chi non ci piace è stupido. Essere apprezzati da chi ci sa capire è la cosa più bella che auguro a tutti. Conoscersi e sapersi apprezzare rende possibile avere l'apprezzamento di chi ama ciò che siamo e quello che rappresentiamo.

Sulla minoranza degli onesti, è vero che sono la minoranza e vedere un mondo come quello che vediamo può farci sprofondare nello sconforto. In una situazione come quella odierna credere nei principi sani richiede un coraggio da leone. Ma se non ritroviamo una vita di valori sani e di rispetto reciproco, credimi, la deriva sarà inesorabile. Io vedo che ci sono ancora delle brave persone, solo che le brave persone non vanno a sbandierare ciò che fanno sui giornali. Chi fa il suo dovere con onestà esiste ancora.

No, le persone che vivono attraverso l'amore e la stima degli altri non sono deboli, credo che siano persone eccezionali che scommettono a favore dell'uomo. Attenzione però! La sensibilità può diventare una debolezza se ottunde ogni razionalità, perché il cuore deve andare a braccetto con il cervello. Attenzione a non confondere la sensibilità con il sentimentalismo! Attenzione al fatto che il sensibile può incappare negli insensibili che approfittano della sensibilità altrui! Essere delicati e sensibili non significa farsi fagocitare dagli altri, e qui entra in campo il rispetto di cui dicevi tu. Spero di essere stata comprensibile, perché i temi che mi proponi sono veramente molto densi di riflessioni.
Un carissimo saluto
Sharatan

Anonimo ha detto...

Grazie a te per il tuo tempo.
Quello che si riesce a dedicare all'espressione e alla spiegazione di un pensiero è decisamente quanto pochi sanno fare, me compresa. Occorrerebbe una rieducazione alla riflessione...e capisco che sia uno sforzo notevole se unito alla concretezza degli impegni quotidiani.

Ti seguo sempre con interesse e curiosità.

A presto, meri

Anonimo ha detto...

ho letto il tuo post con trepidazione, è stata quasi come una carezza datami da un passante, lascio perdere commenti personali per ora perchè un po per la stanchezza, un po per la difficoltà che incontro nell'ultimo periodo nell'esprimere miei pareri personali mi limiterò a seguirti per ora.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Cara Meri,
riflettere per migliorarsi è un modo meraviglioso di vivere. E' stupendo aiutarsi a riflettere, perché possiamo darci molto nello scambio, infatti senza il confronto non potremmo crescere. Mi sento errante e perennemente "in corso d'opera." Ti rendi conto di come è prezioso verificarsi?

Benvenuta edipicamentelettra,
sono felice di offrirti il calore delle mie parole. Resta quanto vuoi e commenta solo se vuoi, stai a tuo agio. Nel mio blog mi piace che le persone stiano bene e che non si sentano forzate in nulla.

Grazie per il vostro affetto e per i vostri apprezzamenti.
Un carissimo abbraccio.

Bruno ha detto...

Concordo con te
Sharatan, la via del guerriero è una via solitaria poichè man mano che si procede nel viaggio avviene un passaggio di frequenza e la comunicazione con frequenze più basse che ti sei lasciato alle spalle diviene difficile e a volte impossibile, ma la solitudine che investe la tua parte emotiva può essere abbondantemente colmata dall'Amore verso i "più piccoli" che faticosamente, a volte inconsapevolmente, stanno cercando il sentiero. Ma per potersi orientare nella vastità e nelle tortuosità del percorso che conduce al nostro Profondo ( Sè superiore)occorre una mappa, ovvero, la conoscenza della nostra struttura intrapsichica e delle sue dinamiche, diversamente è facile smarrirsi e spesso si corre il rischio di girare in tondo per ritrovarsi al punto di partenza.il discorso fi fa lungo e termino quì. Devo farti i miei complimenti per la cura e l'attenzione che poni nel condurre quest'ottimo lavoro nella Conoscenza a beneficio di chi ha l'opportunità di leggerti come è successo a me oggi, grazie.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Benvenuto Bruno,

vedo che siamo d'accordo sul fatto che ogni accrescimento ci vede più soli, ma questo non significa che diventiamo insensibili verso coloro che camminano. Io non so se sono a un livello avanzato o meno di consapevolezza, ma rispetto e apprezzo tutti coloro che faticano per trovare la conoscenza.

Vedo gli sforzi in me, perciò riconosco che si fa fatica, ma vedo anche che non siamo soli, e che possiamo incontrarci. Non siamo soli e non siamo isolati: questo è molto importante.

Non credo che finiremo mai di conoscerci, perciò avere una mappa interiore diventa vitale. Senza punti di riferimento certi saremmo persi, hai ragione. L'unica cosa certa è che non saprei essere diversa da come sono, perciò avanzare nella via guerriera per me è inevitabile.

Ti ringrazio per il commento.
Ti mando un caro abbraccio
Sharatan