domenica 27 novembre 2011

Un punto intermedio


“L’intima natura delle cose ama nascondersi”
(Eraclito di Efeso)

Quando vogliamo conoscere le massime estensioni è come se pensassimo di vedere tutto ciò che esiste camminando da paese a paese, attraversando boschi e prati, vedendo cieli, villaggi e strade diverse, senza pensare che così vedremmo solo delle porzioni limitate di territorio. Possiamo credere di poter salire sulla vetta del monte per abbracciare un orizzonte molto più vasto, ma così otteniamo una vista completa del panorama, ma è una panoramica troppo generale che difetta dell‘esame dei particolari. Questa è la metafora usata da Steiner per illustrare i limiti della conoscenza e per spiegare i difetti della scienza che studia l’uomo, cioè l’antropologia.

Nella conoscenza ci si può muovere dal particolare al generale, così come nel mondo si può scendere negli abissi ed elevarsi fino alle vette delle conoscenze più elevate, perché l'orizzonte mentale si può allargare a dismisura se usiamo i mezzi adatti per indagare. L’uomo ha la capacità di scendere nel particolare o di ascendere alle cose più eccelse, però c'è anche una posizione intermedia che corrisponde alla prospettiva che si gode guardando dalla metà della montagna. Se osserviamo dal basso non possiamo avere il punto di vista che considera il quadro generale, ma se guardiamo dall'alto della montagna si vede ciò che è in basso come qualcosa che è troppo distante, perciò si vede solo il cielo.

Restando a metà possiamo vedere bene sia ciò che è sotto, così come il "qualcosa" che è al di sopra, perciò possiamo avere i vantaggi di entrambi le prospettive. Il paragone forse non è molto calzante, dice Steiner, però è utile per capire che salire oltre la visione umana cioè ascendere oltre la vetta fa salire al Sé superiore, ma dobbiamo avere uno sguardo che sia adeguato alla visione. Salire sulla vetta che è oltre l’uomo diventa una meta molto ambiziosa, ma anche vedere solo quello che è al di sotto diventa una visuale troppo parziale, perciò entrambi le vie non indicano la giusta direzione.

La conoscenza ordinaria è situata nello spazio che è sotto all’uomo, mentre il vedere dal punto intermedio ci fa vedere l’uomo, perché l’uomo è situato tra la natura e lo spirito. L’uomo è alla metà, perché ciò che è al di sopra dell’uomo penetra in lui ed è lo Spirito, però l’uomo contempla anche il mondo sensibile e lo vede con occhi umani, perciò egli non può prendere come punto di partenza la vetta a cui deve tendere. L’uomo può vedere lo Spirito e deve vederlo come qualcosa che gli è superiore, perché lo percepisce come qualcosa che scende in lui, ma contemporaneamente l’uomo sente premere ciò che gli sta sotto, perciò sente quello che entra salendo e penetrandolo interiormente, infatti ai suoi piedi l'uomo vede la realtà materiale.

Nella ricerca della conoscenza vi è il pericolo che l’uomo possa sorvolare la sua struttura, perciò c'è il pericolo che l’uomo possa perdere l'opportunità di conoscere qualcosa di utile, infatti si corre il rischio di perdere il contatto con la realtà. La giusta misura, dice Steiner, è nel restare collocati a metà tra Dio e la natura e far parlare “l’uomo che è in te […] su ciò che sta al di sopra di te e su ciò che sta al di sotto” e allora otteniamo “la saggezza enunciata dall’uomo,” che è lo scopo della ricerca antroposofica. Questo punto è il punto di partenza che ci fornisce la saggezza per trovare la quantità di conoscenza che apporta il meglio di ciò che possiamo ottenere partendo da un punto di vista che è centrale.

Molte scienze analizzano ciò che appartiene all’uomo, ma lo vedono solo dal punto di vista della sua natura e di quello che si può vedere al microscopio, perciò esse vedono l’uomo valutandone anche il particolare infinitesimale, ma non tengono conto di ciò che si potrebbe fare e comprendere maggiormente. Queste scienze vedono solo le facoltà al di sotto dell’uomo, perciò vedono l’uomo come una natura che è ancorata al suolo e lo vedono come un organismo che non sa sciogliere gli enigmi della sua natura, perciò una conoscenza così riduttiva non può sciogliere i nodi problematici dell’esistenza.

Dall’altro lato abbiamo le concezioni che si elevano alle altezze più sublimi cercando di trovare una soluzione ai più astrusi quesiti sull’esistenza umana, perciò vediamo delle architetture metafisiche che non hanno le basi concrete, perciò abbiamo delle ambiziose concezioni campate in aria. Queste filosofie non valutano il passo dell’uomo e non vedono che l'essere umano non riesce a seguirle, perciò non sanno fornire il modo di ascendere alle vette da cui tutto l’insieme diventa evidente con il rapido scorrere dello sguardo. L’uomo, nella sua ascesa, non riesce ad essere adeguatamente sostenuto dall’immaginazione, dall’ispirazione e dall’intuizione, perciò egli non sa vedere la sua meta finale.

Anche chi vuole risalire non possiede i mezzi con cui poter fare la scalata, perché i nostri concetti sono diventati dei concetti “dissanguati e sfruttati dal pensiero umano,” perciò è come avere asceso il monte per accorgersi di aver dimenticato il binocolo, dice Steiner, perciò è come aver faticato senza ottenere nulla. Il binocolo è l’immaginazione, l’ispirazione e l’intuizione, perché nel trascorrere dei secoli la capacità umana di poter ascendere alla vetta è sempre più diminuita. Anche oggi abbiamo questa incapacità, sebbene non la si voglia ammettere, perché nei tempi antichi c'era una chiaroveggenza naturale che sapeva vedere all'interno delle cose, però questa capacità è divenuta più rigida, perciò non è facile che oggi si possa manifestare nell’anima: ecco perché la vita moderna ricerca dei significati usando dei mezzi falsi e inadeguati.

Se osserviamo la storia conosciamo dei fatti, però dovremmo studiare la filosofia della storia, cioè dovremmo saper vedere il divenire storico vedendo le tendenze che sono insite nelle cose, però questa capacità di analizzare ci sfugge totalmente. Nei tempi antichi, nel tempio di Diana in Efeso, dei maestri indagavano i misteri e aiutavano i loro discepoli a salire fino ai regni spirituali, perciò quello che era indagato veniva comunicato all’esterno e veniva proclamato pubblicamente, sebbene anche allora non tutti gli uomini riuscissero a capire il vero senso dei misteri. Ai tempi di Eraclito già non ricordavano più gli insegnamenti, infatti Eraclito era detto “l’Oscuro” o “il Tenebroso” per la complessità dei suoi insegnamenti.

Ancora oggi leggendo i frammenti di Eraclito, si possono intuire le tracce dei misteri di cui il filosofo ebbe la diretta esperienza, perciò la sua conoscenza delle regioni spirituali superiori. Ciò che resta delle conoscenze filosofie è stato ridotto al fantasma di un pensiero da cui tutta la forza vitale è stata spremuta e sfruttata, perché i concetti sono studiati come fossero uno “scheletro concettuale.” Oggi ci sono tanti filosofi che credono che lo scheletro di aridi concetti possa essere qualcosa di vivo, ma la vera conoscenza parte da un punto intermedio che non corrisponde al livello subumano e le teorie spirituali non sono delle bolle ideologiche, infatti sarebbe come ammettere di voler raggiungere una vetta da cui non si può vedere nulla.

Tutto il pensiero è divenuto il tessere di concetti mentali intessuti al telaio mentale, ma nulla riesce a fornire una visione spirituale che sia piena di vita, infatti l’uomo non può vivere credendo in concetti astratti, perché la realtà umana è intessuta sia di materie concrete che di energie spirituali. Anche i concetti mentali devono fornire una forza interiore, perciò devono illuminare sia il basso che l’alto, perché non dobbiamo dimenticato che il vero oggetto dell’osservazione resta l'uomo, perciò dobbiamo partire dal corpo fisico, perché il corpo materiale è il frutto di una complessa evoluzione dell‘attività delle forze spirituali.

Il corpo umano è molto complesso perché proviene da una evoluzione che inizia ai tempi dell’antico Saturno e che si è protratta nell’antico Sole, fino all’epoca della Luna e quella della terra, infatti nei tempi solari fu formato il corpo eterico, nell‘epoca lunare fu formato il corpo astrale, perciò tutte le nostre componenti furono formate per produrre il divenire dell‘uomo. Per comprendere il nostro corpo non è necessario conoscere nel dettaglio tutto il corso evolutivo, però è necessario conoscere i suoi organi e saperli vedere negli aspetti materiali e spirituali conoscendo il livello evolutivo a cui l’organo è pervenuto per poterlo comprendere, perciò facciamo l’esempio del cuore.

Il cuore umano, dice Steiner, per come è conformato oggi, dimostra di essere un organo che si è evoluto recentemente, anche se il germe della sua formazione è molto più antico. Nell’epoca solare il cuore dipendeva dalle forze solari, ma quando il sole si separò dalla luna a cui era unito, il cuore ebbe l'evoluzione in cui le forze solari iniziarono ad agire dall’esterno, perciò il cuore si differenziò in una parte solare e in una parte lunare. Quando il sole, la luna e la terra erano unite seppero elaborare le strutture per ospitare il cuore, ma dopo il ciclo cosmico in cui la terra si distaccò dal sole, vi fu il distacco simultaneo del sole, della luna e della terra, perciò iniziò l'influsso dell’epoca terrestre presente.

Se le forze cosmiche del sole, della luna e della terra vivono in armonia nel nostro cuore, allora il nostro cuore è sano, ma se alcune parti diventano preponderanti, allora il cuore è malato, perché la malattia dipende dal fatto che ciò che è in armonia nel cosmo resti in armonia anche nell’uomo. Ogni guarigione si poggia sul fatto che la parte che ha il difetto sia rinforzata e che la parte troppo preponderante venga ridimensionata per ristabilire l’armonia, dice Steiner. Però non è sufficiente parlare di armonia per avere la certezza di poterla avere, perché è necessario saper penetrare nella saggezza del mondo e bisogna conoscere la vera fisiologia ossia l’armonia occulta che esiste nell’uomo per avere la completa comprensione dell’uomo.

Ciò che vediamo è il fatto che lo Spirito ci parla e che ci rivela la sua singolare particolarità, e la sua particolarità parla alla parte solare e alla parte lunare del cuore, perché lo Spirito si esprime usando il corpo e gli organi che agiscono all’interno dell’uomo, perciò possiamo vedere che alcune parti dell’uomo hanno arrestato il loro progresso. Vedendo nell’uomo valutiamo le sue componenti, perciò vediamo l’aspetto eterico, l’astrale, il lato senziente, il lato razionale e la parte cosciente, e scopriamo la realtà dell’uomo: e questo è il vedere in modo antroposofico. Ma per avere la visuale corretta dobbiamo partire dal basso di ciò che vive nel mondo fisico, perché la conoscenza sorge dal basso dei sensi fisici mentre lo spirituale agisce, da sopra, dentro l'uomo.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

angie ginev ha detto...

Che questo gioiello di articolo, non sia letto da molti, mi dispiace molto, sono passata qui per caso, per caso? forse no...
Sono d'accordo, la conoscenza inizia dalla nostra condizione umana psicofisica, ma lentamente dopo un percorso più o meno lungo, a volte anche doloroso, conosciamo il nostro vero essere, la conoscenza dall'esterno, è solo una finestra alla quale ci affacciamo, ed a volte può essere illuminante a volte forviante, perchè ognuno di noi ha il suo percorso da compiere, le proprie esperienze dalle quale ricavare profondi insegnamenti.

Ma il contatto con se stessi è fondamentale e questo a volte implica all'inizio una profonda solitudine, che scompare, quando riusciamo a collegarci con il nostro profondo essere.

Anche la scrittura è una grande risorsa per incontrare quella parte magica e bellissima che ci accompagnerà per sempre...e ci suggerirà sempre di più che non siamo abitanti della terra, ma dell'universo intero.

Gli stessi atomi e le particelle che ci compongono, provengono dalle fornaci del cosmo.

Non esiste nulla che non sia incredibilmente complesso e meraviglioso, tutto proteso ad una inestinguibile evoluzione.

C'è solo un piccolo problema, quando proviamo a parlarne o a scrivere, le parole vengono meno, esse non riescono ad adeguarsi alla complessità del creato, il nostro linguaggio è troppo limitato, e spesso tutto appare irrimediabilmente cristallizzato.

Certo trovarsi a metà tra il cielo e la terra, può sicuramente aiutare ad avere una visione più completa.
La nostra.
Grazie
Angie Ginev

Sharatan ain al Rami ha detto...

Ciao Angie e benvenuta,
io non credo alla causalità, ma credo che le cose accadono con una loro utilità. Vedo che condividi il mio punto di vista sull'uomo. Le persone non amano la conoscenza per un fatto che tu dici, cioè per la paura di soffrire per ciò che potrebbero conoscere. E' vero che non è facile conoscere, ma ne vale la pena.

Sono convinta della bellezza dell'essere tra il cielo e la terra, perché dobbiamo apprezzare sia le cose spirituali che la fisicità della vita. Se le parole non sanno esprimere, allora l'immaginazione di chi legge aiuta allo scopo, infatti si immagina basandosi sulle suggestioni che la scrittura ispira. I maestri dicono che le parole non esprimono perché la spiritualità va sperimentata in modo soggettivo. Il rapporto con lo Spirito è un fatto intimo, ma non comporta alcuna solitudine, infatti si diventa un centro di attrazione per i nostri simili.

Ti ringrazio per le tue parole carine e ti mando un abbraccio carissimo

Sharatan