sabato 15 febbraio 2014

Aria e angeli



Io ti avevo amato due o tre volte,
prima di conoscere il tuo viso o il tuo nome:
così in una voce, così in una fiamma senza forma,
spesso ci commuovono gli Angeli e vengono per adorati;
tuttavia quandoio venni dove tu eri,
non avevo visto ancora nulla che fosse così amabile e splendente;

E poiché la mia anima, il cui figlio è Amore,
prende membra di carne, che altrimenti non potrebbe fare altro,
l’amore non potrebbe diventare più rarefatto
di chi lo ha concepito, ma deve prendere anch'esso un corpo;
per questo invito l’Amore a chiederti,
cosa fosti prima tu, e chi fossi,

e gli concedo adesso d’assumere il tuo corpo
e di fissarsi sul tuo labbro, nei tuoi occhi e sulla tua fronte.

Mentre pensavo di caricare con una zavorra il mio amore
per avviarmi così più stabilmente
con mercanzie che avrebbero affondato lo stupore,
mi accorsi che avevo sovraccaricato il vascello dell’amore.

Confrontarsi perfino con un tuo capello per amore,
è davvero troppo! Si deve cercare qualcosa di più adatto,
perché l’amore non può risiedere nel nulla,
né in cose estreme oppure abbaglianti.

Allora, come un Angelo si veste di viso e d'ali
di aria, non così pura come lui, eppur vestita di purezza,
così il tuo amore può essere la sfera del mio amore;
e proprio questa disparità,
come purezza d’Aria e d'Angeli,
tra amor di donna e d'uomo, sempre ci sarà.

(John Donne)

4 commenti:

luca ha detto...

MOlto suggestiva come poesia...ne riporto un'altra , sempre di Donne, nella traduzione della sublime Cristina Campo:

Morte, non andar fiera se anche t’hanno chiamata
possente e orrenda. Non lo sei.
Coloro che tu pensi rovesciare non muoiono,
povera morte, e non mi puoi uccidere.
Dal riposo e dal sonno, mere immagini
di te, vivo piacere, dunque da te maggiore,
si genera. E più presto se ne vanno con te
i migliori tra noi, pace alle loro ossa,
liberazione dell’anima. Tu, schiava
della sorte, del caso, dei re, dei disperati,
hai casa col veleno, la malattia, la guerra,
e il papavero e il filtro ci fan dormire anch’essi
meglio del tuo fendente. Perché dunque ti gonfi?
Un breve sonno e ci destiamo eterni.
Non vi sarà più morte. E tu, morte, morrai.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Grazie caro Luca per la poesia di Donne nella traduzione di Cristina Campo che è superba :-)

Quando una poetessa di livello elevato traduce un poeta come Donne non può che nascere un capolavoro... come tu ben dimostri.

Meravigliose poesie di un poeta che andrebbe letto, diffuso e apprezzato sempre più. Io lo adoro soprattutto amo "Commiato: vietando il lamento" "Canzone" "La bonaccia" e anche tante altre.

Credo che posterò altre poesie per farlo apprezzare da chi lo conosce troppo poco. Ti mando un abbraccio :-)

luca ha detto...

Vero...in questi casi non è una semplice traduzione, ma sono due interiorità che si trovano in consonanza....
Anche io non conosco molto Donne, l'ho incontato di striscio approfondendo la Campo, sia come poetessa sia soprattutto come saggista di temi spirituali, quindi sarò ben felice di seguire le altre poesia che metterai :)

Sharatan ain al Rami ha detto...

Hai detto bene Luca :-)
Cristina Campo nelle sue traduzioni voleva creare una consonanza di anime con il poeta che traduceva. Era una donna bella, sensibile e colta.

Le poesie di Donne che posterò ti piaceranno molto, e se non le conoscevi allora benvenuto tra i suoi nuovi ammiratori ... io le trovo stupende. Un carissimo abbraccio