lunedì 8 dicembre 2014

L’anima di Nietzsche



“Oggi non si viaggia bene in quella contrada;
e se hai spirito, stà doppiamente all’erta!
Ti allettano e ti amano fino a smembrarti.
Sono dei fanatici: laggiù lo spirito manca sempre.”
(Friedrich Nietzsche)

Il 20 aprile del 1894 la sorella di Nietzsche arriva a Weimar per incontrare Steiner. A quel tempo Steiner lavorava agli Archivi ossia agli scritti che Goethe aveva lasciato ai figli. Il nipote, alla sua morte, aveva donato alla famiglia reale di Turingia tutti gli scritti che furono sistemati nel palazzo che la Granduchessa Sofia di Sassonia Weimar, aveva fatto costruire allo scopo. L’obiettivo era quello di pubblicare l’opera integrale di Goethe con la collaborazione degli studiosi più autorevoli. Dal 1889 Steiner si trova impegnato a ordinare le carte di Goethe soprattutto quelli scientifici ancora inediti.

Il lavoro che svolge a Weimar sarà fondamentale per la sua formazione e gli offrirà l'occasione di mettersi in luce negli ambienti culturali e filosofici tedeschi, e non solo quelli tedeschi. L'incontro con la sorella del grande filosofo era collegata al suo lavoro di archivista. Allora si era già consumato il dramma di Nietzsche che era caduto nella follia. La signora Foerster Nietzsche si prese cura di lui, infatti acquistò la villa di Naumburg, presso Weimar, per proteggerlo e accudirlo. L'illustre folle con i suoi manoscritti e gli scritti incompiuti sono sistemati nella villa.

Ma è necessario capire come sistemare le carte, perciò sua sorella si rivolge agli archivisti che lavorano a riordinare gli scritti di Goethe. Per Steiner, la malattia mentale di Nietzsche era stata un’amara delusione perché stimava molto gli scritti del filosofo. La sorella di Nietzsche lo portò a Naumburg per vedere le carte e dare un'opinione più precisa. Nell'occasione avviene l'incontro che è un incontro muto che Steiner descrive nella sua autobiografia. Avviene nel primo pomeriggio e Steiner vede il malato che giace disteso su un divano.

Lo sguardo appare spento, perché non riceve più alcuna percezione che raggiunga la sua anima. Un uomo catatonico è tutto ciò che restava di Nietzsche, perché Nietzsche non c'è più. Dietro alla sua fronte alta da artista e da pensatore si coglieva l’espressione di un’anima che ha modellato molti pensieri, ma che si “concedeva un momento di riposo”. Per un attimo Steiner s’illude che lo sguardo del filosofo possa vederlo e comunicare, ma l’illusione è di breve durata. L’uomo guardava ma non vedeva, e la passività dello sguardo confermava che aveva smarrito ogni contatto con il mondo. Steiner ebbe una forte impressione dall'incontro perché ebbe la visione della sua anima:

“L’anima di Nietzsche si librava al di sopra della sua fronte, senza limiti e già irradiata di luce spirituale, libera in quei mondi dello spirito di cui aveva sentito la nostalgia prima della caduta nelle tenebre, senza però poterli scoprire. Essa era ancora incatenata al corpo che la percepiva ormai solo quel tanto che bastava per aver nostalgia di quel mondo. L’anima di Nietzsche era ancora lì, ma può sopravvivere ormai soltanto al di fuori di quel corpo che le impediva, per quanto le era ancora legato, di sbocciare in piena luce. In precedenza avevo letto Nietzsche.

E ora contemplavo l’uomo che aveva recato in sé, raccogliendole da un lontano al di là spirituale, idee la cui bellezza conservava un riflesso di luce, malgrado che per la strada avessero perso l’originaria capacità di irradiazione. La sua anima aveva portato con sé dalle vite anteriori un tesoro luminoso a cui egli non aveva saputo rendere, in questa vita, l’intera lucentezza. Se un tempo avevo ammirato lo scrittore, ora scoprivo quella visione splendente.”

Nietzsche era diventato pazzo perché si era trovato davanti un nemico troppo forte per lui. L’araldo della libertà assoluta era caduto davanti allo spirito dei suoi tempi. E, in effetti, alla fine del secolo 19°, gli scienziati avevano reggiunto l’apice del loro successo perché facevano sempre nuove scoperte. Nulla sembrava capace di fermare la scienza e la scienza credeva di aver trovando le chiavi della vita, perciò Dio divenne inutile. La scienza si sentiva capace di dominare la natura perciò era orgogliosa di avere ben salde, in pugno, tutte le leve del comando.

La scienza si alleava con l’industria e perfezionava le tecnologie usate dall’industria. Sembrava fosse giunto il momento di rompere con il vecchio e con il desueto, perciò anche la scienza si sentiva in grado di superare i limiti più audaci. La morte di Dio e le nuove idee sull’evoluzione chiudevano l'epoca del dualismo tra religione e scienza, ma inauguravano la nuova epoca e una nuova scissione tra la realtà sensibile e la realtà soprasensibile.

La reazione di Steiner davanti al materialismo che avanzava fu complessa, perché sapeva che anche una fase materialista era necessaria. Steiner pensava che l'evoluzione era innegabile anche a livello spirituale. Seppure fosse affascinato da Ernst Haeckel che era considerato il padre del monismo materialista, egli restò lucido e critico. Era affascinato nel vedere che le teorie di Haeckel sulla comparsa della specie e il loro concatenamento si integravano con le idee di Goethe. Steiner ebbe l'intuizione che il contributo della scienza era quello di confermare la realtà dello spirito.

Un pensiero che si libera dai sensi riesce a vedere che la teoria evolutiva conferma il concetto di metamorfosi così caro a Goethe. Conferma anche l'esistenza di una volontà unica che si esprime attraverso molte specie e attraverso la legge dell’evoluzione. Saper cogliere l’unità della vita non implica di rinunciare allo spirito perché la vita è sempre una espressione dello spirito. L’errore della scienza era, semmai, il rischio di esagerare perciò di poter sconfinare nel più gretto materialismo, di rinnegare l’anima e di rovinare il corpo.

L'errore più diffuso tra gli spiritualisti era, invece, quello di negare il contributo costruttivo della scienza. Nessuno di questi atteggiamenti era l'atteggiamento corretto! Steiner studiava le opere di Haeckel e comprendeva che la sua intenzione era quella di voler penetrare nel cuore delle cose per capirle. Anche Goethe aveva usato lo stesso metodo, e aveva trovato l’unità della natura attraverso il visibile ed era risalito alla causa invisibile. Haeckel vedeva i meccanismi della vita e il mondo sensibile, ma non sapeva vedere oltre l'aspetto meccanico.

E quando Steiner ebbe l'occasione di incontrare Haeckel a Iena, durante un banchetto in suo onore, restò affascinato e respinto da lui. Quando usò la sua eccezionale capacità di leggere dentro le persone, al suo sguardo veggente apparve un uomo che era “fatto più per ricevere l’impressione sensibile che per riflettere il pensiero.” Ebbe l’impressione che Heickel nutrisse “per la natura un vivo e dolce affetto” ma che non avesse nessuno scrupolo a usare i fatti della natura a vantaggio delle sue ipotesi dottrinarie.

In seguito dirà pure che quell'uomo era un fanatico in cui “l’adorazione della natura sostituisce l’adorazione di Dio.” Dal suo materialismo però Steiner imparò molto, infatti imparò a pensare lo spirito in modo biologico e scientifico. E non rinnegherà mai il contributo che ne aveva ricavato, perciò disse che era debitore alla scienza per avergli reso chiaro su come muoversi nei fatti naturali e nella realtà soprasensibile. Infatti fondò una vera scienza dedicata allo spirito, e la conformò in modo che avrebbe dovuto aiutare la coscienza a evolvere salendo in consapevolezza per stadi successivi:

“Non credo che si possa risalire con successo alle fonti dell’Antroposofia se non si tiene conto di ciò che l’epoca deve al monismo di Haeckel”. E aggiunse: “Certo, vi sono parecchi punti di vista soggetti a critiche ma, badate, il non essersi potuto ritrovare nell’universo haeckeliano, è stata la tragedia di Nietzsche.” Se anche oggi si crede che lo spirito sia visibile solo durante stati di coscienza particolari, ancora di più lo si credeva allora, ma Steiner disse che non sarebbe rimasto sempre così. L’evoluzione insegnava che tutto evolve sempre perciò evolve anche la coscienza che si trasforma e si perfeziona di continuo.

Perciò, in futuro, l’uomo avrà comunemente la capacità di percepire lo spirito nella condizione di coscienza ordinaria. Ma questo fatto ci porta al vero motivo della follia di Nietzsche, perché sappiamo che anche lui fu soggiogato dalle idee di Haeckel. Le teorie propugnate da Haeckel seppero creare un clima di esaltazione e di onnipotenza che inebriò un’intera generazione di intellettuali. Mentre avanzava l'idea di un progresso inarrestabile, l'ebrezza della corsa appagò chi era attrezzato interiormente a sostenerla, ma spezzò chi non seppe sostenerne la forza, e Nietzsche fu tra gli ultimi.

Il relitto fisico che Steiner incontrò a Naumburg sopravviveva a stento dopo il crollo della sua ragione. Quell’uomo aveva idolatrato i fatti scientifici e ne aveva preso alla lettera tutta la lezione, perciò era divenuto vittima del materialismo. Nietzsche aveva idolatrato i fatti naturali e aveva ucciso Dio perché la fede nel pensiero scientifico era diventata più assoluta del Dio che aveva ucciso. Con Dio era morto anche il suo idealismo, perciò Nietzsche aveva rinunciato anche alla sua anima. Infatti, se tutto veniva dal mondo fisico anche l’anima era diventata una menzogna come lo era stato Dio.

Sebbene Nietzsche avesse scritto e ammonito che: “Se guardi a lungo un abisso, anche l’abisso guarda dentro di te” purtroppo aveva dimenticato il suo stesso avvertimento. Un pensiero scientifico che non sa diventare un freddo e puro sguardo spirituale, comprese Steiner, diventa come un acido che corrode il cuore. Avendo distrutto tutti i valori che avevano fondato la sua epoca, Nietzsche si era privato anche delle basi su cui poteva creare un nuovo Dio e fondare una nuova morale. Aveva tentato di gettare un ponte oltre l'abisso su cui è teso il filo che il “superuomo” deve oltrepassare… ma era caduto nell'abisso.

Nietzsche fu affamato di bellezza ma visse in un’epoca che era priva di ogni bellezza, perché il mondo stava diventando sempre più volgare. Comprese che era il tramonto di un epoca che era stata bella, perché la sua anima aveva una grandezza che proveniva da quel tempo. Comprese che viveva nell'epoca moderna che finiva con il crepuscolo degli dei, ma non seppe trovare un sostituto al Dio che era morente nella coscienza umana. Nietzsche tendeva alla conquista della più alta forma di coscienza, ma la scienza gli consegnò un peso troppo pesante da sostenere.

Studiare scientificamente l'istinto comportò l'apoteosi della legge del più forte e il trionfo della prepotenza che causò la distorsione del superamento che Nietzsche auspicava nell'essere umano. Perciò bruciò troppo nel fuoco del suo pensiero e spinse l'anima umana troppo oltre i limiti del sovrumano. Volle fuggire dalla forma e dalla materia, ma rifiutò l'armonia dello spirito per vivere pericolosamente, e per restare in rivolta contro il mondo. La sua corsa finì nella follia, e le sue idee divennero le basi dell'aberrante ideologia nazista.

Buona erranza
Sharatan

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