giovedì 8 ottobre 2015

Sublimità



Un tempo a Benares, nel regno di Kasi, regnava re Brahmadatta. A quei tempi nel grembo della regina consorte venne concepito colui che sarebbe diventato il futuro Buddha e quando l’Illuminato nacque venne chiamato Mahimsasa. Quando il bambino aveva pochi anni al re nacque un secondo figlio ma, poco dopo il parto, la madre del futuro Buddha morì. Il re nominò come regina consorte un’altra donna che amava appassionatamente. Dalla loro felice vita coniugale nacque un bellissimo bambino che fu chiamato principe Suriya. Vedendo la bellezza di quel bambino, il re si sentì pieno di gioia e disse alla regina: “Mia adorata, voglio concederti un favore come premio per questo splendido figlio.”

La regina ringraziò il marito e disse che avrebbe tenuto il desiderio per un altro momento. Ora non avrebbe saputo chiedere nulla, perché il re la rendeva così felice che non chiedeva altro. Passarono gli anni e quando il principe Suriya ebbe raggiunto la maggiore età lei disse al marito: “Alla sua nascita mi hai promesso un favore, ora è arrivato il momento di chiedertelo. Voglio che mio figlio sia nominato re.” Il re Brahmadatta obiettò: “Sai che ho due figli che non hanno mai dimostrato di essere indegni di avere il mio regno. Sai che non è possibile dare il regno a tuo figlio.”

La regina reagì male, si mostrò assai indispettita e non smetteva di essere adirata. Allora il re pensò: “Temo di averla sottovalutata: questa donna è malvagia e credo sia capace di fare del male ai miei cari figli." Quindi convocò i due principi e disse: “Adorati figli, quando è nato vostro fratello Suriya ero così felice che ho concesso a sua madre di chiedermi un favore. Lei mi ha chiesto di lasciare il mio regno a suo figlio. Io ho rifiutato e lei si è adirata al punto che la reputo capace di farvi del male per raggiungere il suo scopo. Andate a nascondervi nella foresta e tornate solo dopo la mia morte per rivendicare il trono.”

Dopo aver detto queste parole li baciò piangendo entrambi e volle che partissero. Mentre i due principi stavano uscendo dal palazzo, in cortile, incontrarono il principe Suriya che volle sapere dove andassero. Quando il ragazzo seppe il motivo della loro furtiva partenza non volle sentire ragioni e partì insieme a loro. Viaggiarono fino all’Himalaya e un giorno, mentre il futuro Buddha si riposava all’ombra di un albero chiese al fratello Suriya: “Suriya caro ti prego di scendere fino allo stagno, di bagnarti e di bere ma, tornando, portaci un po’ d’acqua raccolta con le foglie di loto.”

Va saputo che lo stagno era stato affidato a un demone acquatico di nome Vessavana. Però il dio che glielo aveva affidato aveva posto due condizioni e gli aveva imposto: “Ricordati che puoi divorare tutti quelli che si bagnano nelle acque, fatta eccezione per quelli che conoscono le cose di natura divina. Inoltre non potrai avere neppure quelli che non entrano nel tuo stagno.” Da quel momento il demone regnò incontrastato nello stagno e divorò tutti quelli che scendevano nelle sue acque, e che non sapevano la risposta all'enigma sulla natura divina.

Il principe Suriya, che non sapeva nulla di questo, andò allo stagno senza aver sospetti. Vessavana lo afferrò e gli impose l’enigma. Il principe terrorizzato trovò la forza di dire: “Le cose che hanno natura divina sono il sole e la luna!” Il demone sogghignò: “La risposta è sbagliata e tu non sai proprio nulla!” Quindi lo portò nella sua dimora dove lo imprigionò. Quanto il futuro Buddha vide che il fratello più piccolo non tornava, mandò suo fratello Canda a cercarlo. Naturalmente Canda fu catturato dal demone che pose anche a lui il suo quesito: “Conosci la natura delle cose divine?” Il principe Canda rispose: “Sono i quattro punti cardinali.” Il demone rispose: “No carino, hai detto proprio una cosa sbagliata!” e poi lo afferrò e lo portò nella sua dimora.

Il futuro Buddha notò che anche l’altro fratello non tornava, perciò pensò: “Non vorrei che fosse accaduto qualcosa di male ai miei fratelli.” Perciò decise di andare allo stagno dove vide le orme dei due principi che andavano verso l’acqua, perciò comprese che quella misteriosa sparizione era opera di un demone. Si cinse con la sua spada e impugnò il suo arco e si accoccolò vicino alle rive dello stagno e si mise ad aspettare. Il demone vide che il futuro Buddha non era intenzionato a scendere in acqua, perciò decise di assumere le sembianze di un vecchio boscaiolo.

Il demone finse di arrivare in quel mentre e lo salutò cordialmente: “Amico mio, anche tu sei stanco per il viaggio? Perché non fai un bel bagno, ti riposi e mangi fibre e steli di loto? Quei fiori sono tanto belli che puoi usarli pure per ornarti a festa e deliziarti con il loro profumo.” Appena lo vide, il futuro Buddha non ebbe dubbio che lui fosse il demone perciò gli rispose: “Sei tu che hai catturato i miei due fratelli?” Il demone rispose sfrontato: “Si, e allora?” il futuro Buddha gli disse: “Vorrei saper per quale ragione.” Il demone spiegò che tutti quelli che scendevano nello stagno erano sua preda di diritto.

Allora il futuro Buddha chiese: “Ma tutti, proprio tutti? Se sicuro che puoi prendere tutti?” Il demone parlò con aria di sufficienza: “Ma certo che tutti, chiaramente facendo eccezione per quelli che sanno qual'è la natura delle cose divine.” Il futuro Buddha chiese: “Ma tu sei veramente interessato a conoscere queste cose?” Vessavana rispose: “Ma certo che sono interessato. Se sai qualcosa parla dimmelo, e io ti ascolterò!” Il futuro Buddha disse: “Parlerei volentieri ma sono troppo sporco per il viaggio.” Il demone lo invitò a fare un bagno e lo rifocillò con cibo e acqua, poi lo adornò con fiori e lo profumò con aromi pregiati. Infine lo fece accomodare su un divano posto al centro di un lussuoso padiglione.

Il futuro Buddha si accomodò e fece sedere il demone ai suoi piedi, poi gli disse: “Adesso prestami orecchio. Ascolta, ma ascolta con molto rispetto quali sono le cose con natura divina, poi recitò: Quelli dotati di verecondia e scrupolosità, concentrati nel bene e nella giustizia, le persone per bene: di questi si dice, sono di natura del divino in questo mondo.” Il demone si compiacque molto nell’ascoltare l’esposizione della dottrina, e disse: “O grande saggio, mi compiaccio per la tua conoscenza, perciò devo rilasciare uno dei tuoi fratelli. Ma dimmi quale vuoi che ti renda.”

Il futuro Buddha, senza esitare, gli rispose: “Rivoglio indietro il fratello più giovane.” Il demone gli obiettò: “O saggio, sembra che tu conosca le cose di natura divina, ma non sai comportarti di conseguenza.” Il futuro Buddha chiese: “Perché dici così” E il demone: “Lo dico perché mi chiedi il più giovane trascurando il rispetto e la precedenza che va data al più vecchio.” Il futuro Buddha gli disse: “O demone, io conosco le cose di natura divina e mi comporto di conseguenza. Devi sapere che sono venuto in questa foresta proprio a causa del mio fratello più giovane.

Per farlo re al mio posto, sua madre era disposta a tutto e, per salvarci, mio padre ci ha fatto fuggire. Il fratello più giovane ha voluto seguirci a ogni costo, perciò nessuno mi crederebbe mai se raccontassi che è stato divorato da un demone padrone di uno stagno. Quindi, è per la paura del biasimo che ti chiedo il più giovane.” Il demone approvò con ammirazione: “Bene, molto bene grande saggio, tu conosci le cose di natura divina e ti comporti di conseguenza.” Poi gli restituì entrambi i fratelli. Allora il futuro Buddha gli disse:

“Amico mio, poiché hai compiuto delle cattive azioni sei stato condannato a rinascere come demone. Sei rinato come un demone e ti nutri di carne e di sangue altrui perciò fai solo il male. Se ti ostini in questa cattiva condotta non potrai mai liberarti dall’inferno, e dal dolore di un orribile destino. Salvati, allontanati dal male e pratica il bene!” Così avvenne che il futuro Buddha riuscì a convertire un demone e dopo la sua conversione visse come suo ospite. I tre fratelli godettero della sua protezione per vari anni finché, un giorno, il futuro Buddha guardò le stelle e seppe che il padre era morto.

Allora il futuro Buddha fece ritorno a Benares e rivendicò il trono. Nominò vicerè suo fratello Canda, e nominò comandante in capo di tutte le armate il fratello Suriya. Fece costruire per il demone, che aveva portato a corte, una splendida dimora in un luogo meraviglioso, e fece in modo che non gli mancasse mai nulla. Gli fece allestire un meraviglioso giardino in cui non mancarono mai le più belle specie di fiori per fare delle ghirlande di cui adornarsi; gli fornì i cibi più raffinati e gli aromi più preziosi. Il futuro Buddha regnò con giustizia per molti anni e poi trapassò portandosi dietro le sue buone azioni mentre avanzava lungo il cammino della sublimità.

Buona erranza
Sharatan

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