martedì 3 gennaio 2017

Il sapore dell’aceto



“Negli occhi il mormorio della sorgente;
nelle orecchie, il colore dei monti.
Un fiore sboccia, è primavera ovunque.”
(Zenrin Kushu)

In un quadro taoista sono raffigurati tre uomini seduti intorno a un boccale d’aceto. Il primo di loro lo assaggia e storce la bocca, trovandolo amaro. Il secondo fa una smorfia perché lo trova aspro, mentre il terzo appare soddisfatto perché lo ritiene eccellente. Si dice che il boccale d’aceto sia la vita e che i tre personaggi siano Confucio, il Buddha e Lao Tse.

Il primo, Confucio, pensa che la vita sia terribile, e che sia necessario creare dei cerimoniali ai quali sottoporsi continuamente. Il secondo, il Buddha, dice che la vita è amara, che dobbiamo morire, che tutto è sofferenza e che è necessario sforzarsi per staccarsene. Il terzo, Lao Tse, è un essere positivo che segue il corso delle cose. Dice: «La vita dipende dal punto di vista che adottiamo. La mia vita quotidiana è una meraviglia perché sono io a crearla. Io sono la vita.»

Assaggiare aceto è una metafora molto forte, ma si tratta di assaggiarlo davvero, ossia, di capire sul serio che sapore ha la vita. questo ci spinge ad avere una prospettiva più ampia del mondo. Ecco quale è la difficoltà dell’esercizio che dobbiamo fare. Come posso vivere in questo mondo che costituisce una minaccia per me, con le malattie mortali, l’inquinamento, l’autodistruzione?

Dobbiamo comportarci in relazione a ciò che ci minaccia: se c’è un virus, io sono l’anticorpo; se c’è una vibrazione, io sono la calma; se c’è una guerra, io sono la pace. Non sono un corpo estraneo “venuto dal di fuori”. Faccio parte del mondo.

Se nutro buoni sentimenti, troverò buoni sentimenti anche nel mondo. Ogni virtù che io rendo realtà appartiene alla specie umana. Se accendo la lampada della bellezza, vi sarà bellezza nel mondo. “Quando un fiore sboccia, è primavera dappertutto.” (Alejandro Jodorowsky, La risposta è la domanda, Mondadori)

2 commenti:

Nihil ha detto...

Forse vale anche per la scrittura che conserva, più o meno, il profumo dell'aceto vitale. Io non sono come pormi tra i 3 personaggi, vorrei essere Lao Tse ma credo di spmigliare di più a Buddha.
Mi permetto di segnalarti questo mio piccolo blog che ho riscritto per diverdimento. Immagino tu mi abbia riconosciuto.
Enzo Rasi

Sharatan ain al Rami ha detto...

Ciao Enzo,

l'aceto può servire per tante cose, pensa alle cipolline in agrodolce... che sono deliziose... naturalmente scherzo :-)

Dicendo seriamente, se l'aceto è usato in senso simbolico vale per tutto quello che vogliamo, e anche per le parole che possono diventare aceto o fiele, come tutti possiamo aver sperimentato nella vita.

Sul resto, io spero di riuscire ad assolvere rettamente ai miei doveri come insegnò Confucio, di riuscire a distaccarmi dall'amarezza della vita come insegnò il Buddha e di riuscire a vivere colma di appagamento e autosufficiente come insegnò Lao Tse.

Ancora non ci sono riuscita, però i lavori sono in corso :-)
Grazie per la segnalazione del tuo post :-)
Un caro abbraccio