mercoledì 11 giugno 2008

Il mito di Pigmalione


Il mito di Pigmalione, uno dei più raffinati narrati nelle Metamorfodi di Ovidio narra la storia di un artista dell’isola di Cipro, che si invaghì follemente di una statua di donna da lui scolpita. Egli disdegnava tutte le donne e ne sfuggiva l’amore ma, narra Ovidio, “Grazie però alla felice ispirazione dettatagli dal suo talento artistico, scolpì in candido avorio una figura femminile di bellezza superiore a quella di qualsiasi donna vivente e si innamorò della sua opera. Pigmalione stesso è preso dall’immagine di quel corpo e contemplandolo concepisce una passione ardente. La bacia e gli sembra di essere baciato, le parla, la stringe e crede che le sue dita affondino nelle membra che tocca: teme perfino che per la pressione spuntino dei lividi sulla pelle. E la colma di tenerezze.” Il suo amore è talmente forte che il giorno della festa di Venere “anche Pigmalione porta il suo dono agli altari, davanti a cui si ferma sussurrando timidamente: "O dèi, se è vero che voi potete concedere tutto, io ho un desiderio: vorrei che fosse mia sposa..." e non osa dire "la fanciulla d'avorio" ma dice "una donna simile a quella d'avorio!". Venere, che ascolta la supplica decide di concedere la sua benevolenza. Quando Pigmalione torna a casa, nell’accarezzare la statua sente sotto le sue dita che la pelle della statua prende calore, nelle sue membra inizia a scorrere il sangue e la donna prende vita sotto il tocco delle sue carezze. Il miracolo viene concesso tramite il tocco dell’amante, ma è ottenuto attraverso la ricerca di Afrodite, cioè della bellezza e dell'amore. Traspare nel mito la massima aspirazione dell’amore: il desiderio di un amore che possegga tutte le caratteristiche del nostro ideale amoroso, un amante forgiato così come il cuore lo desidera. E il cuore desidera trovare nell’altro tutte le cose che gli piacciono e tutte le cose che vorrebbe, insomma un’interfaccia di sè stesso. Un ideale amoroso che un giorno prende vita sotto i nostri occhi e diviene il nostro amore ideale vivente. Parecchi anni fa alla Harvard University, il dottor Robert Rosenthal, diede dimostrazione di quello che viene definito l'effetto Pigmalione, dal nome del mitico re di Cipro che si innamorò della statua di donna da lui stesso realizzata. In modo simile a Pigmalione anche noi fin dai primi attimi in cui conosciamo una persona ci creiamo di essa un'immagine e, conseguentemente, delle aspettative che poi tendiamo a confermare. In tutto questo svolgiamo un ruolo molto più attivo di quanto non si pensi, poiché induciamo l'altro a comportarsi in modo da rispettare l'immagine che abbiamo di lui. Anche qui vale, come in fisica, la legge per cui "ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria". E' quella che Watzlawick chiamerebbe una "profezia che si autorealizza".
In tempi liquidi e mutevoli, in una società in cui la barbarìe e la violenza la fanno da padrone, in tempi di rapporti fragili ed imprevedibili il prezzo che ci troviamo a pagare è il senso di solitudine. Siamo evoluti nella nostra capacità di avere contatti e rapporti multeplici, di vagare anche senza uscire ma il mondo resta escluso dal nostro pensiero, come in un atto di autoerotismo della mente. La società ci spinge a diffidare degli altri per cui ci condanna ad essere precari, nei sentimenti e nelle situazioni in cui vorremmo invece sempre più: tutto e subito. Senza cogliere multeplici opportunità, sembra che il tempo stesso sfugga e tolga vitali opportunità, sembra che la perdita di unicità invalidi tutta la nostra vita; nell’età dell’edonismo il tempo diventa fugace ed insicuro. Attali, indagando sui nuovi sentimenti, ha coniato il termine “netloving” nell’ultimo libro “Amours” edito da Fayard.
"Se le pratiche amorose evolvono allo stesso ritmo delle altre relazioni che governano la nostra società, dovremo confrontarci con la questione di libertà e trasparenza assolute anche nel campo degli affetti. Credo sia urgente parlare di amore perché nelle società che esitano tra ritorno alla barbarie e alla violenza e slancio altruista, l'interesse per il prossimo, l'amore è la sola risposta alla solitudine. Ecco: in questo stato di incertezza generale, l'amore diventa la questione cruciale. L'amore è una ricerca, corrisponde a una dimensione fondamentale dell'uomo che è cercare il superamento di sé. La natura umana è nomade, vuole scoprire: questa scoperta è appunto il superamento di sé".
Avremo quindi networking anche nelle relazioni amorose, e se network significa essere connessi, collegati, sviluppare rapporti, allora dovremo pensare a non avere un solo amante, a non concepire il rapporto amoroso come un rapporto di coppia, ma concepire di potere avere più amanti come già si hanno molti amici. Attali ricorda che la monogamia appare con la Chiesa e che, attualmente nel mondo ci sono multeplici esempi di rapporti amorosi e famigliari molto diversi da quelli a cui siamo abituati. Attualmente in occidente il piacere fisico è svincolato sia dalla riproduzione biologica che dall’amore, lo stesso amore è svincolato dalla tenerezza e dall’affetto, spesso la stessa riproduzione sociale è svincolata da quella biologica, ci sono persone innamorate che non fanno l’amore e persone che fanno l’amore senza essere innamorate. Ma siccome siamo in una società profondamente sleale, in cui viene rivendicato il diritto di cambiare anche radicalmente di opinione, allora dovremmo rassegnarci a pensare ad estendere tale libertà anche nel campo dei rapporti amorosi. L’amore che vediamo sul web, afferma Attali, non è del tutto nuovo: “Due tappe hanno preceduto questa forma di scambio amoroso su Internet. L'amor cortese, un amore astratto, con divieto assoluto di contatto sessuale, e comunque non era questo lo scopo. E poi il carnevale. Il carnevale è Internet. L'uso delle maschere e del travestimento per cambiare identità, l'illusione di essere un altro, la volontà di osare ciò che non potremmo nel quotidiano. In questo Internet non è nuovo, è una generalizzazione di ciò che esisteva già a Venezia". Afferma Attali che "Abbiamo acquisito il diritto di amare successivamente. Siamo passati a una forma di amori simultanei ma nascosti al partner e credo che la prossima tappa, tra uno, forse due secoli, sarà, per chi lo desidera, di amare più di una persona contemporaneamente alla luce del giorno".
Non so dire quale possa essere il futuro dell’amore e il futuro dell’uomo, sicuramente cercherò di leggere il libro di Attali, intanto mi chiedo se l’uomo sarà in grado di rinunciare al sogno di Pigmalione, alla speranza di amare un essere creato dalla mente sullo spettro delle concezioni di perfezione e di amabilità che sono impresse nella nostra anima. Mi chiedo se abbia ancora senso la frase di Osho: "Un amore elevato richiede il tuo essere vulnerabile. Devi abbandonare la tua corazza, e questo è doloroso, devi smetterla di essere costantemente sulla difensiva, devi disfarti della tua mente calcolatrice, devi rischiare, devi vivere pericolosamente. L'altro può ferirti: per questo si ha paura di essere vulnerabili. L'altro può respingerti: per questo hai paura di innamorarti. Vedrai la tua immagine riflessa nell'altro, e potrebbe essere qualcosa di orrendo. Ma evitando le esperienze che la vita ti offre non crescerai mai. Devi accettare la sfida."
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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