martedì 7 ottobre 2008

Usare un Cavallo di Troia


Omero - nell’Odissea - fa raccontare allo stesso Ulisse l’escamotage del cavallo di legno, con cui fu vinta la città di Troia, dopo il lungo assedio durato 10 anni. Non potendo vincere la resistenza degli abitanti, i condottieri greci, ormai logorati dall’assedio che aveva provato duramente non solo gli assediati ma anche gli assedianti, seguirono i consigli di Ulisse, il quale ordinò di smontare l’accampamento e di nascondersi con le navi dietro un promontorio. Sulla riva fu abbandonato un cavallo di legno, nel cui corpo cavo furono nascosti i guerrieri più robusti. Ingannati da un greco che si era millantato come prigioniero fuggiasco, i troiani trascinarono il cavallo all’interno delle mura della città, credendolo il simulacro di una divinità che proteggeva i greci, e festeggiarono la fine della guerra. Nel corso della notte, i greci nascosti nel cavallo, uscirono e aprirono le porte della città facendo entrare le truppe greche e distruggendo Troia.
La storia, conosciuta da tutti, l’ho ripetuta perché ricalca pari pari il meccanismo con cui si pensa di sgominare il cancro. La bellissima notizia è pubblicata oggi sui maggiori quotidiani. La scoperta è frutto della ricerca del team del prof. Luigi Naldini del San Raffaele-Telethon, nella ricerca finanziata dall'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc) e dalla Unione Europea, si basa sulla terapia genica ed è stata pubblicata sulla versione online di Cancer Cell.
Ingannare il tumore, e far produrre dentro di lui il “veleno” che dovrebbe ucciderlo: è questo il vero e proprio “cavallo di Troia” la nuova terapia anti-cancro messa a punto dai ricercatori, per cui sono state messe a punto delle cellule addestrate ad uccidere i tumori. “L'interferone-alpha - aggiungono dal San Raffaele - è prodotto dalle cellule per difendere l'organismo dalle infezioni virali, e possiede anche la capacità di bloccare la moltiplicazione delle cellule tumorali: per questa ragione è già stato utilizzato sull'uomo per il trattamento del carcinoma del rene, del melanoma e di alcune forme di leucemia. La sua efficacia è però limitata, a causa delle difficoltà a farlo arrivare in dosi adeguate nella sede del tumore. Per rimediare a questo problema sono state spesso utilizzate alte dosi di interferone, che però causano effetti tossici tali da richiedere l'interruzione della terapia”. I ricercatori, ora sono riusciti a produrre l'interferone-alpha direttamente all'interno del tumore, grazie alle “cellule TEM”. Queste ultime sono cellule del sangue che sono richiamate dai tumori. Grazie alla terapia genica, nuove istruzioni genetiche per questa funzione sono state inserite all'interno di queste cellule staminali del sangue, in modo tale che, quando vengono richiamate dal tumore, esse lo raggiungono cariche di interferone-alpha con risultati devastanti per il tumore stesso. Con la nuova strategia a “cavallo di Troia”, potrebbero essere necessarie solo delle micro-dosi per bloccare lo sviluppo del tumore o limitare la diffusione delle metastasi. “Con questo sistema, infatti - spiegano i ricercatori - il farmaco viene rilasciato in maniera continua e solo nel tumore, senza gli effetti tossici frequentemente osservati con le modalità convenzionali di somministrazione”.
“Poiché il trapianto di cellule staminali del sangue è già adottato nel trattamento di alcuni pazienti oncologici – spiega il prof. Naldini - in futuro si potrebbe pensare di associare alla chemioterapia o altre terapie anti-tumorali convenzionali anche il trapianto di queste cellule modificate con la terapia genica. E' importante sottolineare comunque che, nonostante il nostro lavoro abbia fornito una incoraggiante prova di principio nelle cavie di laboratorio - conclude - per il passaggio alla terapia sull'uomo dovremo aspettare i risultati di ulteriori studi pre-clinici, che ci impegneranno per alcuni anni”.
Scrivo questo post e pubblicizzo questa notizia perché nella mia famiglia molte persone sono morte per malattie oncologiche. Mentre scrivo mio cugino Alex si sta sottoponendo al penultimo ciclo di chemioterapia per un tumore al rene. E’ stato fortunato perché il tumore è stato scoperto in tempo, da un medico “impiccione” e troppo curioso, che non si era convinto di una “inezia” che vedeva nelle sue analisi. Che siano benedetti tutti i medici impiccioni e curiosi! Il suo tumore era bello “insaccato” ed avvinghiato ad un rene che ha distrutto e che gli hanno asportato. Secondo gli oncologi del San Raffaele di Milano, che lo curano, è un tumore rarissimo e tipico dell’età infantile. Strano perchè lui ne ha 32 di anni! Forse lo aveva da anni. Mio cugino da poco tempo convive con la sua compagna, sono giovani e innamorati, e lui è contento del suo lavoro, per cui, fino alla notizia della sua malattia, viveva proprio un bel periodo. Il tumore ha scelto proprio adesso per farsi riconoscere! Non credo che un periodo diverso sarebbe stato migliore, perché per queste cose non ci sono momenti migliori, solo che il destino cinico e baro sceglie sempre i tuoi momenti di maggiore felicità per colpirti.
E’ stato fortunato perché ha salvato un rene, gli hanno detto i medici, per cui non deve fare la dialisi.
Mio fratello - che lo ha visto - mi ha detto che è molto magro e si è rasato i capelli. A vederlo non sembra che stia male, mi dice mio fratello, perché tutto magro e rasato, sembra un ragazzetto scemetto alla moda a cui piace rasarsi a zero, non sembra malato lui dice, anzi gli dona il nuovo look visto che è anche un bel ragazzo. Ma intanto sono già due volte che cerchiamo di organizzare una cena tra cugini e lui non gliela fa a venire. Dice che sta male, e noi tutti lo sappiamo bene che è vero. Tutti cercano di stargli vicino al meglio, sempre che ci sia un modo!
Ancora ai ricercatori italiani, va riconosciuto il merito di avere scoperto che le alterazioni del DNA non sono le sole responsabili dell’innesco del cancro. Lo hanno rilevato i ricercatori dell’Unità di Patologia Oncologica dell’Università di Chieti, diretti da Saverio Alberti, che hanno scoperto un ruolo anche del RNA nel poter scatenare i tumori. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica “Cancer Research” dimostra che i due geni “incriminati” sono la ciclina D1, uno dei regolatori chiave della replicazione cellulare, e Trop2, stimolatore di crescita cancerogena scoperto proprio dall’equipe chietina.
Leggo sui giornali che tantissimi di questi ricercatori rischiano, in questi giorni, di perdere il loro posto di lavoro. E’ l’ultimo effetto della campagna italiana contro gli sprechi: per il taglio sulle spese facciamo il taglio dei cervelli. Questo accade col famoso emendamento Brunetta (il 37 bis al ddl 1441 sugli enti di ricerca.) Brunetta stabilisce un principio: non si può esser precari più di tre anni. Dopo, occorre essere assunti. Benissimo, se non fosse che i concorsi non si sono banditi per anni e che gli enti di ricerca intanto, sono vissuti facendo assunzioni a tempo determinato, per cui più della metà dei ricercatori sono precari e campano con stipendi sui 1200-1600 euro. Fra un po’ non avranno nemmeno quelli. Per fare un esempio, questo sta per accadere all’Istituto di geofisica e vulcanologia, che vigila su terremoti e vulcani italiani. Questo istituto, sostiene Science Watch, che è il più prestigioso nel mondo, ma qui ci lavorano 556 assunti, più 357 ricercatori e tecnici a tempo determinato, per cui il 40% del personale rischia di andarsene a casa. Sono un esempio, ma negli altri enti di ricerca la situazione è drammaticamente simile. Veramente pensate che un paese possa definirsi civile quando economizza su cervelli di tale livello? Veramente può dirsi evoluto un paese che scaccia così, delle menti che ci invidiano in tutto il mondo?
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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