lunedì 20 settembre 2010

Il suono della parola sacra


“Scorre e scorre il succo di Soma
puro, benefico, produce visibile pienezza.
Accresci per noi lo splendore
della terra e del cielo.
Sii il Signore che tutto può!”

(Rg-Veda IX, 31, 1-2)


Nelle scritture dei Veda vediamo ombra piuttosto che luce, poiché i testi furono scritti dalle divinità che crearono il mondo, infatti quei testi sono immortali ed eterni, e coloro che fornirono le loro voci per tramandarne la sapienza furono uomini saggi che si resero disponibili come intermediari della parola sacra. Veda significa “conoscenza” che è acquisita tramite l’esperienza pratica, perciò essa è una percezione superiore e consapevole che è molto più della semplice comprensione intellettuale dei concetti.

Questa conoscenza viene tramandata insegnando le verità che abbiamo acquisite, infatti la radice sanscrita “vid” racchiude il duplice significato della conoscenza e dell’insegnamento di essa. Colui che conosce la vera saggezza non resta in ascolto di molte parole, egli non disperde la sua mente nell’ascolto futile, poiché ode solo una voce superiore che dice la suprema verità.

La vera conoscenza inizia dalla parola sacra, che non è la comprensione del significato letterale delle parole, ma è un suono che “veicola” il profondo significato, poiché il significato dell'essenza profonda possiede tutta la forza di ciò che si sente intimamente: infatti è il senso trascendente che infonde alla parola tutta il potere del suo significato creatore.

I saggi vedici dicono che la realtà si è attualizzata con la pulsazione segreta del mantra che è una formula magica e sacra, infatti esso contiene le parole che infondono la vita. Nel mantra è racchiusa la forza della formula sacrificale, esso possiede l’efficacia del consiglio di un maestro spirituale o di una guida superiore, infatti il mantra non è un semplice suono, ma esso pulsa dell'energia e della potenza dal dio Vak.

I rishi indiani erano dei veggenti che si proclamavano testimoni e intermediari della volontà divina, perciò essi si ponevano nella condizione di un vaso totalmente ricettivo alla parola del Dio, poiché il mistico è il testimone della divinità. Il suo linguaggio è inconscio, e le sue parole sono prodotte dallo stato inebriante causato dal Soma che è la bevanda allucinogena e inebriante con cui lo stato di coscienza viene ottenebrato per ottenere dei vaticini divini.

Quello che è detto il Soma rappresenta anche la quintessenza dell’estasi spirituale, poiché esso è l’elisir o bevanda dell’immortalità, infatti i mistici avevano delle visioni prodotte dalla loro percezione visionaria o dal loro pensiero intuitivo oppure tramite il brahman, che è anche il potere fornito dalla preghiera che noi offriamo a Dio.

Tutte queste percezioni superiori erano ispirate dal contatto con la magnificenza della natura cosmica, poiché i mistici non percepivano alcuna opposizione tra la ragione e la fede, infatti essi sperimentavano l’estasi usando il canto e la preghiera, e il fondamento delle loro visioni era vissuto con concretezza nella realtà che proclamavano.

Gli oggetti esteriori sono visibili solo come materia ma, nei momenti d’intima e d’intensa concentrazione estatica, tutti questi oggetti rivelano le loro più potenti energie interiori: è così che si solleva il velo illusorio della materia, e si apre il nostro sguardo alla luce trascendente oltre l'aspetto materiale delle cose. Le forze, le energie e le materie sono espressioni degli dei, perciò il mistico deve entrare in intima comunione con loro per potergli dare un nome esatto.

E’ solo dopo l‘attribuzione del giusto nome che si può creare l’ordinamento superiore, perciò le cose prendono la loro giusta collocazione nell'ordine del mondo: è questo il motivo per cui i rishi contribuivano all’Ordine supremo diventando gli Architetti del Mondo, cioè i Costruttori. La divinità viene conosciuta entrando nello stato trascendentale di una consapevolezza molto intensificata: i rishi usano questo potere per indagare oltre il velo dei fenomeni, e per trovare le radici divine nascoste dietro le manifestazioni concrete.

Il mistico non teme le forze naturali, poiché vede in esse una forza potente e benefica che tutto sostiene e che tutto pervade: l’illuminazione superiore che permette di vedere nel mondo la divinità è offerta dall’immagine dello splendere del sole, e dall'impatto con la potenza del lampo e con il fragore del tuono che imprimono il potente impulso di superiore luce che illumina il mondo.

Tramite l’azione della preghiera e del canto possiamo entrare nella visione meditativa in cui contempliamo le più profonde verità ma esse, non devono essere proclamate come un vuoto fondamento esterno, poiché esse devono sorgere dalla nostra più profonda intimità, perciò esse devono sgorgare dal nostro cuore.

Rivolgendoci all’interno noi possiamo organizzare un perfetto ordine cosmico, in quanto vediamo la nascita di una luce interna che ci dona la conoscenza, l'illuminazione, il potere e l’ordine. Nei Rg-Veda si afferma che, nell'uomo, l’ordine interno nasce dalle buone opere, dal sacrificio e dall’accensione del fuoco interno, in quanto queste sono le opere con cui si scopre la luce che è nascosta nel nostro intimo, infatti esse rendono onore al divino che si ridesta al profumo di quegli omaggi.

Nei testi vedici si narra che i sette Saggi distrussero le fortezze in cui le vacche sacre erano state imprigionate, e fecero uscire gli animali scoprendo così il sentiero della verità. Chiaramente l’immagine è simbolica per indicare che il canto e la preghiera possono abbattere tutte le prigioni del nostro subconscio, poiché esso è simile ad una roccia o una caverna in cui si nascondono degli splendidi tesori ma, a causa della profonda oscurità degli antri di pietra, ci viene impedito di scorgere la luce del sole che splende in noi.

La caverna nasconde quei raggi ma, se essi vengono liberati, il loro splendore si riversa sulla coscienza umana illuminandola portando l’aurora della percezione spirituale: è così che i patriarchi “si svegliano” al “tesoro assegnato dal cielo” e possono comprendere che la divinità dimora presso ogni abitazione umana, in quanto il Divino vive nel corpo dell‘uomo.

L’uomo è il tabernacolo dello Spirito che concede il suo battesimo di fuoco, ed è la magia dei mantra e la profonda meditazione che aprono la mente umana all’aurora: è solo così che i saggi possono prendere il loro posto nell’ordine cosmico. L’aurora interna è quella della nascita spirituale che illumina la mente, e che proviene da brahman che deriva dalla radice “bhr” che significa “crescere, irrompere.”

Quando preghiamo dobbiamo sapere che la preghiera costringe gli dei ad accontentare i desideri dei suoi devoti: il sacro canto corrispondente all’uscita dell’inconscio dalla psiche, perciò noi possiamo guarire alla nostra vita se ci colleghiamo al superiore spirito "atman" e lo onoriamo. Se ci immergiamo nello profondità della coscienza la nostra mente entra in uno stato calmo e rilassato di profonda consapevolezza che sfocia nella folgorante rivelazione che assomiglia alla visione del rishi.

In queste epoche antiche si afferma che la mente e i sensi possono divenire il mezzo per raggiungere la meta, infatti noi facciamo il nostro percorso sul carro della mente, perciò tramite il nostro potere mentale possiamo innalzarci. Il nostro pensiero è la barca o il carro con cui veniamo traghettati verso l’altra riva fino a raggiungere i mondi superiori in cui si diviene il recipiente delle visioni: in quei luoghi il rishi diviene veggente.

Le preghiere degli uomini salgono agli dei del cielo, ma poi ridiscendono sugli uomini che hanno pregato trasformate in tante benedizioni divine, infatti le divinità ricevono con piacere le nostre preghiere, perciò le parole sacre diventano delle potentissime armi che vengono offerte a “coloro che sono aggiogati alla preghiera” e che conoscono profondamente il Brahman.

Le voci degli inni vedici rendono omaggio allo splendore delle cose create, poiché tutto il creato è perfuso del respiro del Supremo, che è in tutto quello che esiste: Egli è nel sole, nel cielo, nella terra, nel vento e nel fuoco, quindi tutto ciò che vediamo è l'alito della Divinità, in tutto vi è una volontà divina superiore.

Fu quando la parola del Supremo divenne Logos, perciò diventò creazione razionale che furono colmati gli abissi del nulla, infatti il mondo sensibile nasce sempre da una manifestazione di volontà mentale che si attualizza diventando concreta: tutta la realtà nasce da questa “condensazione” del desiderio dell‘Assoluto che lo espresse usando la sua Parola.

Queste sapienze dicono che i nostri organi sensoriali ordinari non sono in grado di creare alcuna realtà, e le parole dell'uomo non sono in grado di denominare il mondo se non usiamo un linguaggio sacro, perciò il sanscrito antico viene considerato la lingua del suono sacro in quanto, nella sua radice linguistica si esprime la necessità dell’azione mentre, nella desinenza ottativa, vi è la sollecitazione a realizzare ciò che si afferma con la parola pronunciata.

Le parole dei Veda incitano e proibiscono in modo attivo per loro natura interna mentre, nei linguaggi ordinari, l'azione viene spinta dall'esterno, perciò deve essere seguita dalla volontà di attuare ciò che si afferma nel discorso. Nel sanscrito antico nessuno viene a parlarci dall’esterno, ma tutto viene emesso dall'interno infatti, la parola possiede nell'intima struttura linguistica la duplice forza dell'intenzione di creare, e della volontà di realizzare ciò che viene emesso dalla Mente Divina.

Buona erranza
Sharatan


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