martedì 14 maggio 2013

La connessione tra le anime



"Cadiamo nella sofferenza perché dimentichiamo di essere anime. Quando ci si vede veramente , quando ci si comprende, quando si è in contatto con se stessi e si sente il proprio cuore, allora si smette di proiettare sugli altri i bisogni del proprio ego. Si può incontrare il proprio prossimo come un’anima e non più secondo concetti, appartenenze, giudizi. L’anima non ha sesso, età, stato sociale, nazionalità, etc. L’anima esiste solo attraverso i propri atti e i propri affetti, l’amore che (si) dona, la sofferenza che (si) infligge. L’anima esiste solo nel rapporto con l’amore e con la sofferenza. Naviga tra i due stati: l’assenza a se stessa e la connessione.

Può essere molto doloroso mettersi in contatto con la propria anima, ma quando l’abbiamo fatto, tutto il paesaggio attorno a noi cambia: lo scenario dei concetti svanisce e ci mettiamo a sentire le anime. Quando non si è più in contatto con il proprio cuore, con la propria anima, non si fa altro che aggiungere confusione e alimentare il male. O si vive nella prigione delle immagini, oppure siamo un’anima che si mette in connessione con altre anime. Il bene risiede nella pace dell’anima con se stessa e con le stesse anime.

L’unica storia che conta è quella delle anime. La tragedia delle anime perdute, delle anime morte e dei vampiri. La leggenda della anime cieche e di quelle che hanno ritrovata la vista. Il racconto delle anime che si riconoscono e si aiutano vicendevolmente. La storia del loro sminuirsi, delle loro sofferenze, delle loro morti, delle loro resurrezioni, delle loro capacità, delle loro luci e delle loro connessioni.

L’unico vero dramma si gioca fra le anime: il dramma della sofferenza e dell’amore. L’ego sbaglia strada, ricerca il potere, il denaro, gli oggetti di desiderio, la “felicità”, l’immagine, la vittoria… invece di aprirsi all’amore e di incontrare quello degli altri. Ogni anima è una lettera particolare e insostituibile del grande ipertesto. Niente è più piacevole per un’anima che incontrare un’altra anima e riconoscere nella propria sorella il sapore della fonte da cui emanano tutte le anime.

Liberarsi, per un’anima, equivale a diventare coscientemente un’anima, a unirsi a se stessa, con ciò che è veramente, da sempre. Spesso ci si può liberare solo a contatto con un’altra anima, un’anima amante, un’anima che vede in voi un’altra anima, una coscienza, e non un oggetto di giudizio, una preda, uno strumento o una superficie di proiezione. C’è come una fiamma dell’amore e della libertà che si propaga da un’anima a un’altra. Che altro si potrebbe trasmettere?

Forse non ci sono “religioni” ma solo linee di trasmissione personale, da un’anima all’altra, della stessa esperienza fondamentale del divino (o dell’umano), della stessa fiamma. E’ rilevante solo la storia della trasmissione della luce tra anime, il passaggio dell’amore, come una fiaccola. L’età non conta niente. Il sesso non conta niente. La nazionalità non conta niente. Il partito politico non conta niente.

Ricchezza o povertà non contano niente. Né la posizione sociale, alta e bassa, né i titoli, né il prestigio, né l’autorità, né il potere hanno importanza. L’apparenza non conta niente. Rispettabile, il corpo sensibile è il veicolo preziosissimo dell’anima. Quando incontri un essere, sii attento alla sua luce, calda o fredda, splendente o velata. Contempla la sua capacità di soffrire e di amare. Prendi contatto con la sua anima. L’anima è tutto.

Quando la tua mente è attanagliata dalle preoccupazioni, concedile spazio. Immagina il tuo quartiere, tutte le persone che vivono lì, poi la tua città, poi l’intero paese, il continente. Immagina il mare da lontano, le sue coste così diverse tra loro, la sua immensa distesa, ogni onda, ogni banco di pesci, la profondità delle fosse marine. Guarda il cielo. Fai scorrere lentamente nella tua mente i cieli di tutti gli orizzonti e di tutte le prospettive. Immagina il centro bruciante della terra, i suoi chilometri cubi di rocce in fusione.

Esci dall’orbita terrestre, guarda da lontano il nostro pianeta, il sistema solare, poi la galassia. Immagina l’anima di ogni piccolo bambino da quando esiste l’essere umano e il risveglio di ognuno di loro all’immensità del mondo, nel proprio cosmo, nella propria lingua, nel proprio clima e nella propria religione. Pensa ora che ogni anima umana avvolga il proprio mondo e che dunque esistano tanti mondi quante sono le anime.

Pensa che le anime dei più saggi si rappresentino le anime degli altri e che il riflesso delle anime le une nelle altre moltiplichi i mondi all’infinito. Contempla la somma incalcolabile dei piaceri e dei dolori sperimentati da tutti gli esseri sensibili a partire dalla prima cellula. Considera l’ultimo giorno, l’ultimo secondo di coloro che furono tutti dei piccoli bambini. Medita sulle cause e sugli effetti, sull’interdipendenza, sulla compenetrazione, sull’implicazione reciproca e sulla grande unità. Riporta le tue preoccupazioni a più giuste proporzioni.

Lo Spirito costituisce l’ambiente e la sostanza di tutto. Potremmo dire allo stesso modo: l’Amore o la Luce o lo Spazio. Allo stesso modo in cui ogni suono può contribuire a costruire la nostra sensazione dello spazio fisico, ogni pensiero, ogni parola pronunciata, ogni atto compiuto può generare una sensazione di spazio. Quali spazi vengono delimitati o descritti da una parola, da un’azione?

Divieni attento allo spazio tra le cose, lo spazio da dove sorgono, lo spazio che accoglie, lo spazio in cui fanno ritorno. Niente esisterebbe senza lo spazio. Tutte le cose sono modulazioni, vibrazioni, colorazioni dello spazio. Siamo infinitamente ricchi di queste risorse illimitate che sono lo spazio, il silenzio e l’energia, tre nomi per la stessa realtà. Per il tatto è lo spazio. Per la vista è la luce. Per l’udito è il silenzio. Per la mente...

Il male è tutto ciò che fa nascere i veleni della mente. Ciò che solidifica i concetti, e rinforza dunque l’illusione, invece di renderli più fluidi. Ciò che viene a ostruire, a gelare, a legare lo spazio invece di chiarirlo e lasciarlo estendere liberamente. Osserva il tuo comportamento e quello degli esseri che ti circondano. Quando si riempie, quando si ostruisce lo spazio? Quando è aperto? Quando vengono stimolati, moltiplicati i veleni della mente? Quando congedati?

Osserva scrupolosamente: chi, cosa, come occupa lo spazio? Chi, cosa, come libera lo spazio? E tu stesso, che cosa fai? Quando si allontanano avidità e aggressione, il mondo si ingrandisce. Ascolta lo spazio tra le parole, il silenzio, che dà ai vocaboli il loro peso e che permette al senso di raggiungere l’anima. Non importa chi parla, tu o un altro. Non coprire troppo velocemente una parola con altre parole. Lascia spazio ad ogni frase. Ogni parola è modulazione, vibrazione, colorazione dello spazio di senso. Ondulazione del silenzio.

Abituati ad ascoltare senza dire niente. Non rispondere niente, nemmeno nella tua testa. Ascolta semplicemente. Ascolta veramente. Ferma il movimento incessante, automatico e vano dei pensieri. Lascia all’altro l’ultima parola. Non avere sempre una spiegazione. Lascia le domande aperte. Impara a non riempire immediatamente la mancanza, il silenzio, lo spazio. Quando evitiamo di avere l’ultima parola, facciamo sorgere lo spazio.” (Pierre Lévy, Il fuoco liberatore, Sassella ed., 2006)

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