martedì 7 luglio 2015

La conoscenza



“È sempre possibile comprendere ogni cosa,
ma a condizione di usare il centro appropriato.”
(Georges I. Gurdjieff)

Un giorno chiesero a Gurdjieff perché la conoscenza fosse tenuta segreta. Se si era conservata una conoscenza che si può considerare superiore a tutte le scienze, gli chiesero, perché non diventa una proprietà comune a tutti gli uomini? Gurdjieff rispose che a quella domanda c’erano due risposte, di cui la prima era che la conoscenza non è tenuta segreta e, in secondo luogo, la conoscenza - per sua natura - non può diventare proprietà comune. Il secondo punto va esaminato con molta attenzione, perché la conoscenza è molto più accessibile di quanto si creda.

Piuttosto, andrebbe detto, che la gente non vuole conoscere perché la conoscenza è molto accessibile a chi è in grado di assimilarla: il guaio è che la gente non la vuole oppure non la può ricevere. Va detto che la conoscenza non può appartenere a tutti e non può appartenere neppure a molti: questa è la legge. La conoscenza non si comprende perché non ci si rende conto che essa è materiale, e che possiede tutte le caratteristiche della materialità.

Una delle caratteristiche della materia è quella di essere limitata, perché in ogni situazione la materia è definita. Anche la sabbia del deserto e l’acqua dell’oceano che sembra infinite possiedono una quantità che è invariabile e misurabile. Si può dire che, in un certo secolo e in un certo periodo, l’umanità dispone di una certa quantità di conoscenza.

Ma sappiamo che la materia della conoscenza possiede parti interamente diverse a seconda che sia assorbita in piccole o in grandi dosi da ognuno dei singoli che compongono una massa di uomini, perché potrebbe non dare alcun risultato. Oppure potremmo avere risultati negativi o opposti a quelli che vorremmo avere.

Infatti, se una piccolissima parte di conoscenza viene distribuita tra milioni di singoli, ognuno ne avrà una porzione piccolissima. E quella infinitesima parte di conoscenza non potrebbe cambiare nulla, né nella vita e neppure nella comprensione del singolo. Ma se, la stessa porzione di conoscenza viene distribuita ad un piccolo gruppo di persone, allora quella conoscenza produrrà dei risultati enormi.

Valutando questo fatto, è preferibile che la conoscenza resti preservata in un piccolo gruppo piuttosto che venga diffusa tra le masse. Se abbiamo poco oro per dorare una cornice è chiaro che, se pretendiamo di dorare due cornici, otterremmo una doratura imperfetta e avremo sprecato il nostro oro. La distribuzione della conoscenza si basa su un principio analogo.

Se venisse elargita a tutti, nessuno ne trarrebbe beneficio, per questo viene riservata a pochi. A prima vista sembra un fatto ingiusto, triste e più crudele di quanto dovrebbe avvenire. Ma la verità è che la maggioranza si disinteressa della conoscenza, perciò avviene che pochi uomini prendono quello che gli altri si rifiutano di prendere: e non c’è nulla di ingiusto o crudele in questo, concluse Gurdjieff.

Se alcuni accumulano la conoscenza è perché altri la rifiutano e, spesso, rifiutano pure la minima quantità che sarebbe necessaria per vivere meglio. Le conseguenze di questo rifiuto le vediamo ogni volta che l'umanità viene trascinata da forze che trasforma tutti gli uomini in automi che si massacrano, perché hanno smarriscono pure l’istinto di conservazione.

Dai periodi di distruzione emerge sempre una enorme massa di conoscenza, perciò diventa necessario fare un lavoro di recupero della conoscenza, e non può andare in modo diverso. L’altro lato della questione è il fatto che nessuno nasconde nulla, perché non c’è nulla di misterioso da scoprire. Il fatto è che la conoscenza richiede molta fatica e lavoro, sia da parte di chi la offre che da parte di chi la riceve.

La verità è che colui che possiede la conoscenza fa di tutto per trasmetterla a molte persone. La conoscenza richiede l’uso di un linguaggio che deve essere ancora trovato. È facile avere la conoscenza soggettiva che è quella ordinaria basata sui concetti dedotti dai fatti che possiamo conoscere con lo stato di coscienza ordinaria. Invece la conoscenza oggettiva è fondata su metodi oggettivi e sulla conoscenza delle cose in sé stesse perciò è una conoscenza basata su uno “stato oggettivo di coscienza.”

La conoscenza del Tutto che chiamiamo conoscenza oggettiva, spiega Gurdjieff, possiede una idea centrale ossia l’idea dell’unità di tutte le cose, unità che esiste oltre le diversità che si mostra. Fin dai tempi più antichi, gli uomini compresero il vero significato di questa idea primaria perciò cercarono di realizzarla e di trasmetterla a tutti gli altri uomini.

La giusta trasmissione della conoscenza oggettiva ha sempre fatto parte del compito di chi la possedeva, perciò tutti i maestri si sono sforzati per offrire la giusta forma di comprensione. L’idea andava trasmessa in modo integrale ed esatto, perciò si metteva in forme tali da poter assicurare la giusta percezione da parte degli altri, infatti si cercò di evitare le corruzioni e le deformazioni.

A questo scopo, le persone che dovevano diffonderla ebbero una preparazione adeguata. L’idea fu messa in modo che si presentasse in forma logica sia come teorie che insegnarono l’archetipo o il principio primo delle cose. Altre volte, l’idea unitaria prese la forma di un insegnamento religioso che voleva creare l’elemento di fede che potesse creare l’onda emozionale capace di portare le persone al livello della conoscenza oggettiva.

Vennero fatti molti tentativi diversi di un genere o dell'altro, come vediamo nei casi disseminati nella storia dell’umanità. Ma la conoscenza oggettiva appartiene solo alla coscienza oggettiva e l’idea dell’unità, che vi è inclusa è anch'essa nella coscienza oggettiva. Se le idee della conoscenza oggettiva vengono percepite dalla coscienza soggettiva è normale che siano distorte e producano molti errori.

La coscienza oggettiva vede l’unità di tutte le cose, invece la coscienza soggettiva non sa vederlo perché vede solo una serie di fenomeni separati, dissonanti e insensati. Tutti gli sforzi che vengono fatti per creare uno scopo ai fenomeni di un mondo frantumato diventano un insuccesso, perché non possiamo ricostruire un Tutto partendo da frammenti isolati, afferma Gurdjieff.

È certo che l’idea dell’unità esiste anche nel pensiero razionale, ma la relazione tra diversità e uguaglianza non trova una spiegazione logica. Perciò resta primario il problema dell’insormontabile limite del linguaggio inadatto. Non abbiamo ancora sviluppato un linguaggio adatto ad esprimere diversità e pluralità in modo da comprenderlo con uno stato di coscienza soggettivo.

Non riusciamo a trasmettere, in modo chiaro e completo, il concetto dell’unità e dell’interrelazione del Tutto. A causa dell’imperfezione del linguaggio, gli uomini che raggiunsero la coscienza oggettiva si sono espressi in forma di miti, di simboli e di aforismi particolari. È noto che, negli stati superiori di coscienza funzionano i centri psichici superiori, cioé il centro emozionale superiore e il centro intellettivo superiore.

Lo scopo dei miti, dei simboli e degli aforismi è quello di raggiungere i centri superiori per trasmettere idee che sono inaccessibili alla ragione, e possono trasmetterle in modo che non è possibile fraintenderle. I miti sono rivolti al centro emozionale superiore, invece i simboli sono rivolti al centro intellettivo superiore. Per questo motivo non possiamo usare la ragione per spiegare il significato dei miti, dei simboli e degli aforismi che riassumono il loro contenuto.

La preparazione necessaria per ricevere la conoscenza oggettiva si ottiene per mezzo del pensiero, perché un pensiero ben addestrato riesce a comunicare con i centri superiori. I simboli che vengono usati per trasmettere la conoscenza oggettiva racchiudono i diagrammi delle leggi fondamentali dell’universo. Essi non comunicavano la conoscenza stessa ma indicavano la via per raggiungerla. Lo studio dei simboli era una parte molto importante della preparazione che permetteva di avere la conoscenza oggettiva.

La comprensione letterale o formale dei simboli rende impossibile avere altra conoscenza, perciò i simboli vanno visti come test. I simboli venivano divisi in fondamentali e in secondari. I fondamentali riguardavano i rami della conoscenza, invece i secondari riguardavano la natura essenziale dei vari fenomeni in relazione all’unità.

Tra gli aforismi che riassumevano il più alto significato c'è quello inserito nella “Tavola Smeraldina” da Ermete Trismegisto in cui si dice che: “Come in alto, così in basso.” Il significato dell'aforisma è che tutte le leggi del cosmo si trovano anche nell’uomo, e in ogni fenomeno esistente come qualcosa di completo che è in accordo con certe leggi. Lo stesso significato è contenuto nel paragone usuale tra il microcosmo umano e il macrocosmo cioè con l’universo.

Buona erranza
Sharatan

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