martedì 1 settembre 2015

Il giardino



“La coscienza mentale è radice di ogni azione di corpo e parola.
Sua natura è manifestare formazioni mentali, ma non ha
esistenza continua. La coscienza mentale fa sorgere azioni,
che poi fa maturare: gioca il ruolo del giardiniere
che sparge ogni tipo di seme.”
(Abhidharma Sutra)

“Ci sono tre generi di azioni (karma): azioni del corpo, della parola e della mente. La coscienza mentale è la base di tutti e tre i tipi di azioni: è lei che dirige le azioni del corpo. Tutto ciò che diciamo sorge da lei; inoltre da lei provengono le facoltà di pensare, misurare, apprendere e giudicare. Come manas, la coscienza mentale è una coscienza risultante; delle due la prima manas però è continua, la seconda no, a volte smette di operare. Per esempio, in un sonno senza sogni la nostra coscienza si ferma del tutto; da svenuti, può non essere in funzione; e anche nello stato meditativo detto “del senza mente” è a riposo.

La coscienza mentale dunque non è continua, e lo stesso vale per le altre cinque coscienze sensoriali degli occhi, delle orecchie del naso, della lingua e del corpo. Cosi la coscienza mentale e quelle sensoriali differiscono dalla coscienza deposito e da manas, che invece sono continue. La coscienza mentale fa sorgere due generi di azioni: una è l'azione “di traino”, che ci attira in una direzione o nell'altra. Troppo spesso accade che “Maya” (l'illusione) fornisce la strada e gli spiriti affamati ci mostrano la direzione. Se invece a fornire la strada è il Buddha e a mostrare la via è il Sangha, ci sarà di vantaggio.

Il secondo genere di azioni è detto “azione maturante”: ciò che facciamo ha per risultato la maturazione di semi salutari o non salutari nella coscienza deposito. La coscienza mentale rende possibili entrambi i generi di azioni: quelle che ci spingono in una data direzione, buona o cattiva che sia, e quelle che fanno maturare i frutti dei semi che già abbiamo in noi.

Proprio perché la coscienza mentale può dare il via a un'azione che fa maturare uno dei semi nella nostra coscienza deposito, è importante studiarla, allenarla e trasformarla. Noi parliamo e agiamo in base al nostro modo di pensare e di conoscere. Ogni possibile azione del corpo, della parola e della mente intrapresa sulla base della coscienza mentale innaffia in noi i semi positivi oppure quelli negativi. Se innaffiamo quelli negativi, il risultato sarà sofferenza; se sappiamo come innaffiare quelli positivi in noi ci saranno più comprensione, più amore e felicità.

Se la coscienza mentale impara a vedere le cose nell'ottica dell'impermanenza, del non-sé e dell'interessere, aiuterà i semi dell'illuminazione a crescere e a sbocciare come fiori. La coscienza deposito viene paragonata spesso alla terra, al giardino nel quale si piantano i semi che daranno vita a fiori e frutti. La coscienza mentale è il giardiniere, colui che semina, innaffia e si prende cura della terra. Ecco perché la strofa dice che la coscienza mentale fa nascere azioni che conducono alla crescita e alla maturazione: si riferisce a quella dei nostri semi.

La coscienza mentale può sprofondarci nei mondi infernali o condurci alla liberazione: sia l'inferno sia la liberazione sono il risultato della maturazione dei rispettivi semi. La coscienza mentale dà la spinta iniziale e svolge anche il compito di far maturare. Se si seminano chicchi di grano, sarà grano quello che crescerà. Il giardiniere - la coscienza mentale - deve fidarsi della terra: è lei che porta avanti il frutto della comprensione e della compassione; deve anche riconoscere e identificare i semi positivi nella coscienza deposito e praticare giorno e notte per innaffiarli e aiutarli a crescere.

Ma a nutrirli e a portarli a compimento è il giardino, cioè la coscienza deposito. Il fiore del risveglio, della comprensione e dell'amore è un dono del giardino: chi lo coltiva non deve far altro che prendersi cura di esso perché il fiore abbia una possibilità di crescere. La mente è la base di ogni azione, per questo è così importante essere in presenza mentale.

La consapevolezza è lo stato migliore, per la mente: in consapevolezza, i nostri pensieri e le azioni fisiche e verbali vanno in direzione della guarigione e della trasformazione. Il Sangha è un grande aiuto nella pratica della presenza mentale: circondati di altri che praticano la parola consapevole, l'ascolto consapevole e l'azione consapevole, siamo motivati a farlo anche noi. Alla fine la consapevolezza diventa un'abitudine. E apre le porte alla trasformazione e alla guarigione.”

(Thich Nhat Hanh, La via della trasformazione, Oscar Mondadori)

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