giovedì 31 marzo 2016

Sicurezza è permanenza



“Il controllo in ogni sua forma
nuoce alla comprensione totale.
Un’esistenza disciplinata è una vita di conformismo;
nel conformismo non c’è libertà dalla paura.
L’abitudine distrugge la libertà... e porta
a una vita superficiale e ottusa.”
(Jiddu Krishnamurti)

“Dovunque ci si rechi nel mondo, in India, in Europa e in America, si vede angoscia, violenza, guerre, terrorismo, uccisioni, droghe... ogni sorta di follia. Si accettano come inevitabili e si sopporta, oppure ci si ribella; ma la ribellione è reazione, come comunismo è reazione al capitalismo o al fascismo.

Quindi, senza ribellarsi, senza andare contro tutto e senza formare il proprio piccolo gruppo, o senza seguire un guru venuto dall’India o da qualche altro luogo, senza accettare nessun genere di autorità – poiché nelle cose spirituali non vi è autorità – possiamo indagare sui problemi che gli esseri umani hanno da secoli e secoli, generazioni e generazioni, i conflitti, le incertezze, i travagli, tutte le cose che gli esseri umani subiscono durante la vita e che finiscono solo con la morte, senza comprendere di che si tratta?

Psicologicamente, interiormente, ogni essere umano, chiunque egli sia, è il mondo. Il mondo è rappresentato nell’individuo, e l’individuo è il mondo. Questo è un fatto psicologico, assoluto; anche se uno ha la pelle bianca e l’altro bruna o nera, è ricco o molto povero, interiormente, in fondo, siamo tutti eguali. Soffriamo per la solitudine, l’angoscia, i conflitti, l’infelicità, la confusione; dipendiamo da qualcuno che ci dice cosa fare, come pensare, cosa pensare; siamo schiavi della propaganda dei vari partiti politici e delle religioni, e così via.

È ciò che avviene interiormente in tutto il mondo; in profondità, noi siamo schiavi della propaganda degli esperti, dei governi e così via, siamo esseri umani condizionati, sia che viviamo in India, in Europa o in America. Perciò un individuo è effettivamente, psicologicamente, il mondo, e il mondo è l’individuo.

Quando uno si rende conto di questo fatto, non verbalmente, non ideologicamente o come evasione dalla realtà, ma sente effettivamente, profondamente il fatto che uno non è diverso dall’altro - per quanto ne sia lontano - interiormente soffre molto ed è terribilmente impaurito, incerto, insicuro, allora non si preoccupa del proprio piccolo io, si preoccupa dell’essere umano totale. Si preoccupa dell’essere umano totale - non di Tizio o di Caio o di qualcun altro - ma dell’entità psicologica totale quale essere umano, dovunque egli viva.

È condizionato in un modo particolare; può essere cattolico o protestante, oppure può essere condizionato da migliaia d’anni di certi tipi di credenze, superstizioni, idee e dèi, come in India: ma sotto quel condizionamento, nel profondo della sua mente, quando è solo, si trova di fronte alla stessa vita di angoscia, sofferenza, dolore e ansia.

Quando si comprende questo come un fatto effettivo, irrevocabile, allora si comincia a pensare in modo interamente diverso e si comincia a osservare, non come persona individuale che ha guai e ansie, ma totalmente, interamente. Questo vi dà una forza e una vitalità straordinaria; uno non è solo, è l’intera storia dell’umanità... se sa come leggere la storia che è racchiusa in lui.

Questa non è retorica: è un fattore serio che interessa profondamente, un fatto che uno nega, perché pensa che uno è così individualistico. Uno è così preso da se stesso, dai propri problemi meschini, dal proprio piccolo guru, dalle proprie credenze; ma quando uno si rende conto di questo fatto straordinario, ciò gli conferisce un’immensa forza e un grande impulso di indagare e di trasformare se stesso, perché l’individuo è l’umanità.

Quando vi è tale trasformazione, l’individuo influisce sulla coscienza totale dell’uomo, perché l’individuo è l’umanità; quando uno cambia fondamentalmente, profondamente, quando vi è questa rivoluzione psicologica, allora naturalmente, poiché l’uno è parte della coscienza totale dell’essere umano, che è il resto dell’umanità, la sua coscienza ne risulta influenzata.

Perciò, uno deve penetrare negli strati della propria coscienza e indagare se è possibile trasformare il contenuto di quella coscienza, in modo che da tale trasformazione possa derivare una dimensione diversa di energia e chiarezza. Un essere umano, che rappresenta il mondo, che è psicologicamente il mondo... quale è la sua esigenza più interiore?

In una parte della sua coscienza è trovare la sicurezza biologica e psicologica; ha bisogno di cibo, indumenti e alloggio... questa è una necessità assoluta. Ma egli esige, desidera e cerca anche la sicurezza psicologica: avere certezza psicologica di tutto. La lotta nel mondo, fisiologicamente e psicologicamente, ha lo scopo di trovare sicurezza. Sicurezza significa permanenza fisica, salute fisica, continuare, avanzare, crescere; e significa anche permanenza psicologica.

Tutto, psicologicamente, se si osserva con molta attenzione, è impermanente; i rapporti di un individuo, psicologicamente, sono molto incerti. Uno può essere temporaneamente sicuro nel proprio rapporto con un altro, uomo o donna, ma è solo temporaneo. Questa sicurezza temporanea è la base della completa insicurezza. Perciò uno domanda: vi è una sicurezza, psicologicamente? Cerca la sicurezza psicologicamente nella famiglia... la famiglia è la moglie, i figli. Uno cerca di trovare un rapporto che sia sicuro, duraturo, permanente... tutto relativo, perché c’è sempre la morte.

E poiché non sempre lo trova, vi sono i divorzi, i dissidi e tutte le infelicità, le gelosie, la collera, l’odio... Si cerca di trovare la sicurezza in una comunità, in un gruppo di persone, grande o piccolo. Si cerca la sicurezza nella nazione – io sono americano, io sono hindu – che dà un senso apparente di sicurezza enorme. Ma quando si cerca di trovare sicurezza, psicologicamente, in una nazione, quella nazione è divisa da un’altra nazione.

Dove vi sono divisioni tra le nazioni – in una delle quali l’individuo ha investito psicologicamente la propria sicurezza – ci sono guerre, ci sono pressioni economiche. È ciò che avviene effettivamente nel mondo. Se uno cerca sicurezza in un’ideologia - l’ideologia comunista, l’ideologia capitalista, le ideologie religiose, con i loro dogmi e le loro immagini - vi è divisione: uno crede in certi ideali che gli piacciono, che gli danno conforto, in cui cerca sicurezza insieme a un gruppo di persone che credono la stessa cosa, ma un altro gruppo crede a un’altra cosa: perciò è diviso da costoro.

Le religioni hanno diviso i popoli. I cristiani, i buddhisti, gli induisti, i mussulmani dividono; sono in dissidio tra loro, e ognuno di essi crede a qualcosa di straordinario, romantico, irrealistico, irreale, non concreto. Vedendo tutto questo - non già come qualcosa da evitare o da considerare con intellettuale disprezzo - vedendo tutto questo molto chiaramente, uno si domanda: esiste la sicurezza psicologica? E se non c’è sicurezza psicologica, allora diventa caos?

Si perde l’identità – uno si era identificato con una nazione, l’America, o con Gesù, con Buddha e così via – quando la ragione, la logica mostra chiaramente che tutto questo è assurdo. Uno dispera perché ha osservato la fallacia di questi processi che dividono, l’irrealtà di queste finzioni, di questi miti, di queste fantasie infondate?

La percezione di tutto ciò è intelligenza... non l’intelligenza di una mente acuta, non l’intelligenza della conoscenza attinta dai libri, ma l’intelligenza che deriva dall’osservazione chiara. In quell’intelligenza, determinata da un’osservazione chiara, vi è sicurezza; quell’intelligenza è sicura. Ma uno non vuole abbandonare, ha troppa paura di abbandonare, per timore di non trovare sicurezza. Uno può smettere di essere cattolico, protestante, comunista e così via, abbastanza facilmente.

Ma quando abbandona, quando si purifica da tutto questo, lo fa come reazione, o lo fa perché ha osservato intelligentemente, olisticamente, con grande chiarezza, l’assurdità delle fantasie e delle finzioni. Poiché osserva senza distorsioni, poiché non aspira a ricavarne qualcosa, perché non pensa in termini di punizione o ricompensa, perché osserva molto chiaramente, allora quella chiarezza di percezione è intelligenza.

In questo vi è una sicurezza straordinaria ... non che voi diventiate sicuri: è l’intelligenza che è sicura. Bisogna pervenire al fatto assoluto – non relativo – il fatto assoluto che non vi è sicurezza psicologica in nulla che sia stato inventato dall’uomo; si comprende che tutte le nostre religioni sono invenzioni, messe insieme dal pensiero.

Quando uno capisce che tutte le nostre iniziative che dividono, e che esistono quando vi sono credenze, dogmi, rituali, che sono la sostanza stessa della religione, quando uno comprende questo molto chiaramente, non come idea, ma come un fatto, allora questo stesso fatto rivela la qualità straordinaria dell’intelligenza in cui vi è la sicurezza completa, totale.” (Jiddu Krishnamurti)

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