sabato 22 marzo 2008
Hic et nunc
Giorni fa parlavo al telefono con una vecchia amica e lei mi raccontava di sua sorella che si è convertita ad una qualche setta spirituale guidata da una santona. Dopo la conversione, la tale sorella, ha riempito la sua camera di strani altarini e va blaterando di strane illuminazioni.
Non bastasse - riordinando la casa - la mia amica ha trovato dei feticci scacciaguai disposti ad arte per allontanare gli influssi negativi. Dopo esserci fatte quattro risate per queste pratiche sciamaniche, ci siamo messe a ragionare in merito alla fiera della spiritualità.
Mai come in questo periodo possiamo avere un’ampia scelta di credo e religioni, confessioni e guru di varia origine: sulle riviste, in tv, in rete possiamo trovare un catalogo ampissimo di personaggi “miracolosi”.
Puoi scegliere tra maghi, cartomanti, santoni e gruppi di cui spesso i fondatori hanno molti lati oscuri - spesso troppi - e che si definiscono come l’unica via giusta per conseguire l’Illuminazione.
Le pratiche che vengono propagandate vanno dal puro demenziale al demoniaco: le ultime sono le più pericolose, ma in tutte puoi rimetterci il tempo libero, il patrimonio, gli amici e la tranquillita'.
In queste sette - spesso indagate dalle forze dell’ordine internazionali - si sono ritrovate pratiche criminali come stupri, violenze, messe nere, pratiche di satanismo e aberrazioni indegne dell’uomo.
Molte sono vere e proprie società di marketing che ti promettono miracolosi consigli, se non la via che porta al paradiso; peccato che spesso tale via passi dal tuo conto bancario.
Tutte si contraddistinguono per il fatto di usare le tue paure, le tue incertezze e le tue ansie per strumentalizzarle e guadagnarci sopra.
Tutte vogliono tenerti pauroso e sottomesso, tutte vogliono reclutare persone deboli, prive di intelligenza, disposte a comportarsi come pecore, obbedienti dietro ad un pastore che le guidi, tutte cercano masse cieche ed ottuse da indottrinare e da sfruttare.
Ci riescono, purtroppo spesso riescono a reclutare persone di tutte le età e ceti sociali, accomunate dalla paura di prendere in mano la loro vita e sceglierne che fare.
Io credo maggiormente che: «Se incontri il buddha per la strada, uccidilo!» come giustamente recita un koan zen, invitandoci ad affrancarci da ogni tipo di discepolato e invitandoci sulla via della consapevolezza e della conoscenza.
In realtà il vero buddha è all’interno di noi stessi, ma possiamo vederlo solo quando distacchiamo l’attenzioni dall’esterno e ci rivolgiamo a conoscere noi stessi per come siamo, attivando così uno spazio interno in cui sia possibile operare il cambiamento.
Attivando una dimensione spirituale di tale genere - quasi epistomologica - difficilmente si trova lo spazio per aderire ad una religione.
La scelta di una dimensione spirituale equivale così ad un cammino di conoscenza e di consapevolezza piuttosto che all’abbraccio di pratiche stregonesche medievali.
Il terapeuta Sheldon B. Kopp utilizzò il koan dell’uccisione simbolica del buddha per significare “il pellegrinaggio del paziente nella psicoterapia” e per avvertire dei rischi celati in tutti i rapporti di dipendenza. Nel suo “elenco escatologico della biancheria” ammonisce e recita alcuni punti del suo credo:
• È tutto qui!
• Non ci sono significati reconditi.
• Nulla dura per sempre.
• In realtà non controlli nulla.
• Le cose più importanti, ciascuna persona deve farle da sé.
• Non ci sono grandi uomini.
• Se hai un eroe, dagli un altro sguardo: in qualche modo hai diminuito te stesso.
• Tutti mentono, ingannano, fingono (sì, anche tu, e certamente io).
• Tuttavia siamo tutti responsabili di tutti i nostri atti.
• Nessuna scusa sarà accettata.
• Puoi fuggire, ma non puoi nasconderti.
• L'unica vittoria importante sta nell'arrendersi a se stessi.
• Tutte le battaglie significative vengono combattute all'interno del sé.
• Impara a perdonare te stesso, più e più e più e più e più volte.
Una filosofia siffatta credo che non conceda sconti di sorta: cogli l’attimo fuggente per viverlo con pienezza, conosci te stesso e assumiti la responsabilità di ciò che sei e di ciò che fai. Hic et nunc: qui ed ora, cioè tutto nel momento presente.
L’esistensialismo filosofico diviene così la naturale coronazione dell’Umanesimo cinquecentesco, dell’ ”homo faber fortunae suae”. Questi concetti di esistenzialismo umanista sono espressi da Sartre in questi termini:
• Contingenza dell'essere: il mondo è “assurdo”, senza ragione. È “di troppo”. Esiste semplicemente, senza “fondamento”. Le cose e gli Uomini esistono di fatto, e non di diritto.
• L'Uomo è definito dalla coscienza, L'Uomo è dunque fondamentalmente aperto sul mondo, c'è in lui un niente, un “foro nell'essere” suscettibile di ricevere gli oggetti del mondo.
• L'Uomo è assolutamente libero: egli non è nient'altro che ciò che egli fa della sua vita, egli è un progetto, gettato nel mondo è responsabile di tutto ciò che fa.
• L'Uomo è “condannato ad essere libero".
• L'inconscio non saprebbe diminuire l'assoluta libertà dell'Uomo, e l’inconscio è una scusa. Cercare delle scuse significa essere in malafede: la malafede presenta infatti il voluto come fosse una necessità inevitabile.
• Dio non esiste e in ogni caso "se esistesse ciò non cambierebbe nulla", per cui l'uomo è unica fonte di valore e di moralità; è condannato ad inventare la propria morale.
• Siamo come una stanza con una finestra che si affaccia sul mondo esterno... e sta a noi decidere se aprirla: io sono ciò che decido di essere.
Mi viene da pensare a coloro che sono morti per conquistare il diritto umano alla costruzione della propria felicità. Mi viene da pensare alla lotta che tanti hanno fatto per proclamare che la mente è plastica, che può rigenerare anche il corpo, che essa può estendere la sua influenza anche al di fuori del corpo, ma non per facoltà o grazia divina, ma per pura facoltà e diritto di essere umano.
Nel vortice di tutti questi pensieri, mi sorge un dubbio.
Se fosse vera la “Teoria degli zombies” del filosofo australiano, David Chalmers?
Se fosse vera la possibilità teorica dell'esistenza degli "zombies", creature identiche agli esseri umani, sia nell'aspetto fisico che nel comportamento, tanto da essere indistinguibili da questi?
Per Chalmers lo zombi non è un uomo perché manca completamente di esperienza cosciente: agisce automaticamente e meccanicamente senza saperlo, senza la minima consapevolezza di ciò che fa.
Naturalmente secondo Chalmers, gli zombi non esistono. Potrebbero tuttavia esistere, da un punto di vista logico. E ciò prova che le esperienze coscienti non sono riducibili agli stati fisici del cervello. Come dire che avere il cervello non equivale a sapere pensare.
Buona erranza.
Sharatan ain al Rami
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