giovedì 6 marzo 2008
Le arti marziali
Con le arti marziali ho avuto un’amore a prima vista.
Un mio amico frequentava una palestra in cui vi era un bel clima cameratesco e mi invitò ad andare. Io andai e … mi innamorai follemente della disciplina. Con il passare del tempo il mio amore non si è mai raffreddato anzi - se possibile - è diventato ancora più intenso come avviene nelle vere passioni.
Da subito ho cominciato a leggere libri sul taoismo e sulle filosofie orientali.
Ho frequentato manifestazioni di arti marziali in cui si esibivano persone esaltate e presuntuose che spesso inondano il mondo della marzialità di immagini patetiche e ridicole.
Questo mi dispiace perché una disciplina tanto bella meriterebbe una considerazione maggiore.
Sinceramente oggi apprezzo le lezioni che mi ha dato il mio maestro di marzialità quando mi disse che nella saggezza cinese il miglior combattimento è quello che non hai mai combattuto. Per la vera via della marzialità si accede primariamente vincendo te stesso.
Ho fatto qualche pratica di stili esterni e di stili interni e ad oggi, pur avendo smesso di frequentare la palestra - il mio maestro è sommerso dalla sua primaria attività che costituisce il suo vero lavoro – se posso non mi perdo una buona manifestazione di arti marziali.
Quello che apprezzo maggiormente nell’ esecuzione delle forme codificate è l’eleganza della postura. Ho visto molti eseguire le loro sequenze di forme codificate con perfezione e senza quella eleganza che altri possedevano naturalmente e che ti faceva godere di quei movimenti come se stessi vedendo un’armoniosa danza.
Erroneamente si potrebbe credere che una tale grazia e leggiadria sia in possesso di pochi e bellissimi corpi dotati di fisicità eccezionali. Beh, non è vero perché io ho visto eseguire la 1. e 2. forma di bastone del wushu codificato, da un mio amico che usava il bastone con una grazia ed una leggerezza accompagnandosi all’arma - nel corso dei movimenti – come fossero una cosa sola.
Il mio amico era qualcosina sovrappeso con un fisico già tarchiato da mamma natura, eppure in quei movimenti metteva una grazia impagabile.
Penso che il suo segreto fosse nel fatto che quell’arma gli fosse consona, che fosse insomma adatta al suo temperamento. Nelle arti marziali vi è sempre uno stile, una tecnica e un’arma che si adatta al nostra indole profonda. Questo avviene perché quei movimenti, quelle tecniche sono adatte alla nostra natura, al nostro vero essere : la perfezione si assapora quando riusciamo ad essecondare il nostro vero essere.
Spesso ci sembra di non conoscere il nostro essere profondo o ci aspettiamo la rivelazione di una qualche forma di Verità superiore e accecante come avvenne a san Paolo sulla via di Damasco.
Non è così che funziona, o perlomeno non per tutti. Il nostro essere lo incontriamo quando ci mettiamo in scolto del momento presente quando, lasciamo il resto del mondo fuori e ci fermiamo a chiederci che cosa ci fa veramente piacere, che cosa ci fa veramente bene, cosa vogliamo fare per creare qualcosa che ci piace.
Capire la nostra vera passione e poi … seguirla! E non sempre la passione è grande o per forza nobile, può essere anche la passione per la cucina o per il girdinaggio, ma il fare qualcosa che ci piace, ci illumina la giornata e ci fa sta bene con noi e con gli altri.
Buona erranza
Sharadan ain al Rami
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