giovedì 21 agosto 2008

I quattro nemici della conoscenza


Quando lessi il libro “A scuola dallo stregone” di Carlos Castaneda rimasi affascinata. Su Castaneda si è scritto molto e soprattutto sul valore scientifico della sua opera. Sinceramente mi fa sorridere una critica scientifica per un’opera che parla di sciamanesimo, siano state esperienze vere o presunte quelle che Castaneda ebbe con lo sciamano yaqui, don Juan Matus. Qualche anno fa, ascoltai la conferenza di un giovane antropologo, Martino Nicoletti, che aveva vissuto per 3 anni tra i Kulunge Rai, un’etnia di lingua tibeto-birmana, vivente ancora tra le montagne del Nepal orientale, nella valle del fiume Hongu. In questa popolazione permane ancora oggi una ricca tradizione sciamanica che il giovane etnologo narrava nel libro che presentava nella conferenza. Unica raccomandazione preliminare che rivolse fu quella di lasciare fuori dalla porta le comuni forme di pensiero, laddove si volesse comprendere una cultura sciamanica, perché lo sciamanesimo è una concezione nomade, instabile, facile alle contaminazioni e alle metamorfosi, è un raccoglitore di frammenti dalle origini più variegate, assorbite e polarizzate, perciò si adatta malamente a forme di pensiero rigide o scientifiche, cioè quelle oggettive, tanto gradite a noi occidentali. Ma certo se vogliamo leggere il migliore saggio su questo argomento, la summa resta ancora Mircea Eliade con lo splendido “Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi” ancora una pietra miliare sull’argomento. Primo difensore dello sciamano come saggio e non come pazzo, il grande studioso avverte che lo sciamanesimo è nel contempo una forma di mistica, di magia e di religione. Lo sciamanesimo è una somma tecnica dell’estasi e lo sciamano è differente da altri uomini della medicina perché in lui vi è la capacità di avere il “dominio del fuoco”, il volo magico, l’accompagnamento delle anime nell’oltretomba, etc. Per cui se lo sciamano è anche un mago, non tutti i maghi sono invece sciamani e pure, se lo sciamano è anche un guaritore, non tutti i medicine-man fanno guarigioni sciamaniche: la guarigione sciamanica è unica e caratteristica. Così pure, non tutti gli estatici sono sciamani, ma solo durante la trance, lo sciamano è capace di distaccare la sua anima dal corpo per entrare in contatto con gli spiriti. Il rapporto dello sciamano con gli spiriti è particolarissimo, siano essi anime di defunti o forze della natura o anime di animali. Andrebbe poi definito anche il rapporto che lo sciamano intesse con gli spiriti di natura, da cui egli non può assolutamente farsi dominare, ma da cui si può ricevere aiuto. Se lo sciamano si fa asservire da loro, diventa un ossesso, ma è una condizione di aberrazione e non è una condizione ottimale. Lo sciamanesimo, per Eliade è più prossimo al misticismo che alle forme religiose, e le popolazioni che lo praticano sono estremamente attente alle pratiche estatiche degli sciamani; infatti tramite la trance essi possono guarire, accompagnano le anime nel regno dei morti e fare da intermediari tra il mondo umano e il mondo divino. Uno sciamano è un grande specialista dell’anima umana che egli sa vedere, perché ne conosce sia la forma che il destino e, se non abbiamo a che fare con l’anima - come nel caso di malattia o di morte - non è necessaria la presenza di uno sciamano, per il resto, la vita religiosa della tribù si svolge senza di lui. L’acquisto dei poteri sciamanici avviene per tradizione ereditaria o per iniziazione da parte di un maestro, cioè per vocazione o per “chiamata” di dei o spiriti. Dice lo sciamano don Juan: “Un uomo va alla conoscenza come va alla guerra, vigile, con timore, con rispetto e con assoluta sicurezza. Quando un uomo ha soddisfatto questi quattro requisiti - essere perfettamente vigile, provare timore, rispetto e un'assoluta sicurezza - non dovrà rendere conto di nessun errore; quando è in questa condizione, le sue azioni perdono la fallibilità di uno stupido. Se l'uomo sbaglia, o subisce una sconfitta, avrà perso soltanto una battaglia e non dovrà pentirsene amaramente.” Ma si può sentire anche con gli occhi, quando gli occhi non stanno guardando direttamente nelle cose. “Ti avverto - dice don Juan - Guarda ogni strada attentamente e deliberatamente. Mettila alla prova tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda. Questa strada ha un cuore? Se lo ha la strada è buona. Se non lo ha non serve a niente. Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no. Una porta un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L'altra ti farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l'altra ti indebolisce. Una strada senza cuore non è mai piacevole. Devi lavorare duramente anche per intraprenderla. D'altra parte è facile seguire una strada che ha un cuore, perché amarla non ti costa fatica. Devi essere un uomo vero e la tua vita deve essere vera. Una vita vissuta con ponderatezza, una vita buona e forte.” Nel mondo nulla viene regalato e che tutto ciò che si può imparare richiede fatica per essere appreso. “L'uomo vive solo per imparare e se impara è perché questa è la natura che gli è toccata in sorte, nel bene e nel male.” Per divenire un uomo di conoscenza, avverte Don Juan, si devono sfidare e sconfiggere i suoi quattro nemici naturali. All’inizio l’apprendimento è lento e lontano da quello che ci aspettiamo, così si inizia ad avere paura. La Paura è il primo nemico, un nemico terribile ed insidioso che è difficile da sconfiggere, che vaga in cerca di una preda e aspetta che l’uomo terrorizzato divenga preda del panico. Se questo avviene la sua ricerca è compromessa per sempre. Se l’uomo fugge alla presenza della paura non diverrà mai un uomo di sapere. Forse sarà un prepotente o un innocuo vigliacco, in ogni caso sarà un uomo sconfitto. Per superare la paura non bisogna scappare, si deve sconfiggerla e andare avanti nella conoscenza. Non bisogna fermarsi neanche quando si è in preda al terrore. E’ questa la regola. E la paura scomparirà come è giunta, in un baleno. La chiarezza mentale cancella la paura perchè l’uomo conosce quali sono i suoi desideri e sa come farli esaudire. La Chiarezza è il secondo nemico, perché dissolve la paura ma acceca; fa credere di non dovere mai mettersi in discussione, fa diventare molto coraggiosi e non ci si ferma davanti a nulla. Se si cede a questo falso potere si soccomberà sulla via della conoscenza. L’uomo diventerà lento quando dovrebbe accellerare e accellererà quando dovrà rallentare, andrà avanti e non imparerà nulla. Diverrà solo un guerriero vivace o un pagliaccio, perché essa provoca abbagli. Quando lo capirà avrà il potere di dominarla e incontrerà il suo terzo nemico, cioè il Potere, il nemico più difficile da sgominare. Con il potere che lo domina, egli si sentirà invincibile, si sentirà di comandare e di dettare le regole, si sentirà un capo. A questo punto il suo nemico lo ha già messo alle strette e avrà perso la sua battaglia perché il potere lo trasformerà in un uomo crudele e capriccioso. Un uomo sconfitto dal potere perde il controllo di sé. Se l’uomo capisce che la chiarezza ed il potere, senza autocontrollo sono errori imperdonabili, allora raggiungerà il dominio di tutto. Alla fine del viaggio giunge l’ultimo nemico, quello che non si può sconfiggere: la Vecchiaia, essa si può solo allontanare. Ma allora si avrà solo il desiderio di riposare e ci si vorrebbe sdraiare e dimenticare, perdendo l’ultima battaglia, ridotti come deboli vecchi. Ma se ci si toglie di dosso la stanchezza e si vive il proprio destino fino in fondo, anche solo anche per un istante, allora l’uomo vincerà l’ultimo nemico: è sufficiente anche un solo momento di lucidità, potere e conoscenza. Allora l’uomo diverrà uomo di conoscenza.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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