domenica 3 gennaio 2010

Il cambiamento delle terre interiori


Nei giorni passati c’è stato il vertice di Copenaghen. Mi sono astenuta dal parlarne, ma non avrei mai fatto la cronistoria della fine del mondo. Ma io dico: Chi lo dice che sono preoccupata del mondo? Chi ha mai detto che finisce il mondo? Chi ha mai pensato che la Terra possa essere in pericolo? Non sono mica sciroppata, sono lucida e dico: La Terra sarà in grado di difendersi sempre, avrà ancora pazienza, e io lo spero vivamente, lei saprà ancora essere gentile e potrà ancora tentare di parlare per farci capire, che adesso basta!

L’uomo deve cambiare, ma non per salvare il mondo, ma per la sua personale incolumità, e che la storia insegna che il mondo non è mai finito, si è solo profondamente trasformato e anche molte volte riciclato. I miti universali, che sono le storie collettive del mondo, ci insegnare a valutare che tante volte la terra si è trovata costretta a sopportare uno sviluppo sbilanciato e che ci ha pure provato ad avvertire, ma poi basta!

Anche la Madre Terra può diventare come un cane pacifico, che dopo avere tanto sopportato una pulce fastidiosa, ad una presenza ora divenuta pericolosa, decide di fare una botta di testa, e dice: “Basta!” Basta alla pulce, e se la deve scrollare, perché ne è troppo infastidito. Deve trovare un altro ospite da poter beneficiare. E allora le pulci vengono scrollate e la terra produce nuovi figli e nuovi frutti, anche diversi da prima, che lei spera migliori, comunque da mettere in prova, a cui offrire il riparo per praticare l’evoluzione.

Allora sarà chiaro che la pulce può essere l’uomo, e che la vita continuerà anche se la sua forma esteriore sarà diversa, ma cosa sarà poi un diverso? Il diverso è relativo, per cui se fossimo dinosauri troveremmo assai ridicolo un essere come l’uomo perché piccolo e anche pelato, molto cerebrale ma poco potente e poco adattabile. Solo che, dopo il dinosauro, l’uomo è arrivato per diventare il centro del creato. E se fosse ora la nostra volta? Se fossimo noi i dinosauri poco adattabili, da dovere scrollare?

E’ da tanto che delle persone molto importanti stanno avvertendo sulla pericolosità di arrivare al punto di non ritorno, sulla nostra necessità di inventare uno sviluppo sostenibile, per la Terra certo, ma per primo per l’uomo. Dovrebbe essere un imperativo urgente trovare il modo di conservare il nostro ambiente, ma solo per non avere la fine dell’uomo. Conservare la Terra dovrebbe divenire il primo imperativo dell’egoista ed egocentrico organismo umano!

Credo che l’uomo meriti di poter continuare ad esistere, certo vedo le miserie, ma vedo anche la sua straordinaria grandezza, vedo tutti quei Giusti che camminano nel mondo, sono sempre stati presenti. Certo sono pochi e anche mal pubblicizzati ma sono veramente nostri grandi benefattori, uomini politici e uomini di scienza, intellettuali e poeti che ci dicono di sviluppare piuttosto il meraviglioso dell’uomo e non il terrifico ancestrale.

Allora ho trovato una lettura illuminante nell’opera di Annick De Souzenelle, che nel suo “Manifesto per un cambiamento interiore” avanza una tesi interessante e per questo la propongo a tutti coloro che possono comprenderla adeguatamente, la offro al mondo e la diffondo, e poi ognuno faccia come meglio crede, la maturerà nel suo profondo: nell’Abisso del suo Nulla.

Innanzitutto va specificato che il manifesto risponde puntualmente a “Il mio manifesto per la terra” di Michail Gorbaciov in cui si afferma che l’uomo per salvare la terra deve salvare il suo Adamah interiore, che è poi lo stato della terra interiore. Il mondo esterno è l’aggettivazione del mondo interiore, riflette Gorbaciov, del grande Adamo che è tutta l’umanità: essi sono i poli della stessa realtà. Se noi non applichiamo la nostra restaurazione di questo mondo interiore, tutto ciò che noi potremo tentare sulla terra, quella fisica e materiale, sarà sterile e senza esito, sarà inutile.

Gorbaciov ci fa riflettere sull’urgenza di fare un cambiamento dei cuori e degli ideali spirituali e morali dell’umanità. Basta con l’odio e la divisione, passiamo dal concetto di avere a quello di essere, facciamo entrare un nuovo registro di valori e una nuova epica, ma da subito, se vogliamo salvare l’uomo. Su questo punto risponde Annick, con la sua volontà di volere sviluppare questo concetto di Gorbaciov, perchè sensibile della “coscienza acuta, che lei ha, della cura che va portata alle nostre terre interiori.”

Annick De Souzenelle è una scrittrice che si dedica allo studio simbolico delle Scritture, ed è una ricercatrice spirituale che predica un ritorno urgente ed indispensabile all’Essenziale. Lei dice che la punta della sua penna è un Niente, ma anche inteso come ‘Ain cioè il primo Nome Divino rivelato, precedente alla Creazione, il sigillo dell’Innominabile. Se “Dio creò tutto dal niente” allora ‘Ain è anche l’interrogativo: Dove? Ma il Creato si basa sul cuore di ogni cosa che Egli fonda, a cui apprendiamo molto presto di appartenere.

Questo Niente è una piccola cosa, e lo possiamo pensare come una semenza, in ebraico ed in arabo Zer’a, cioè un seme. E’ Zer’a è veramente zero, molto più che il termine Siphr, etimologia comunemente ammessa per indicare lo zero, che è un assoluto nulla su cui si basano tutte le matematiche. Presenza di un’assenza! dice Annick.

L’immagine di questa estrema potenza la fornisce l’omeopatia quando mostra un corpo che viene diluito, dinamizzato, e poi ancora diluito fino a che di esso non resta niente; è allora che si manifesta una specie di memoria ancestrale di esso, che agisce con forza insospettata, con potenza. Ma dov’era quel corpo di cui abbiamo prima valutato solo il guscio duro ed inoperoso, solo il guscio duro e aspro della scorza?

Rimandato a quello che è il più impalpabile, al più sottile di se stesso, addirittura al totale annientamento, nella sua inconoscibile Essenza esso ora agisce potentemente. Presenza di un’assenza! dice Annick, su come si manifesta l’inconoscibile semenza. E allora bisogna penetrare la polpa, andare aldilà del guscio, raggiungere il cuore delle cose, aprire il nocciolo e liberare l’energia, ma questo non si può fare per la sola via esteriore ed ordinaria, se non proseguendo sulla metafora dell’esilio e della caduta.

Mentre nella via interiore, in cui l’uomo è capace di fare la sua Creazione, la “semenza” del Niente lo porta al cuore di se stesso e lo fa entrare in risonanza con il cuore dell’Universo. E’ questo il cammino che abbiamo perduto, poveri Adamo senza memoria e senza guida. Ma è anche questo che il discorso di Annick chiama a ricordare, perché noi possiamo sempre ricordarlo e farlo entrare in sinergia con noi per ritrovare ciò che è la “traccia” del nostro vero cammino.

Le scritture sapienziali ce lo dicono a chiare parole, insistono con il dire che noi ce ne siamo solo dimenticati, che siamo addormentati in un sonno che è un coma mortale per la parte Divina di noi, che siamo in grado di recuperare all’oblio, che noi possiamo ricordare coloro che siamo stati, da dove veniamo e dove siamo destinati ad andare. Noi così possiamo percorrere la traccia mnestica del nostro vero essere, fino alla nostra vera Essenza Divina.

Tutto questo, dice Annick, rientra nel campo delle virtù necessarie e delle cure che noi dobbiamo prestare al “guscio” degli esseri e delle cose, dobbiamo usare uno sguardo nuovo e usare altri occhi, dobbiamo andare al centro del creato per cancellare la nostra chiusura carceraria e spezzare le catene dell’esilio e della caduta, come pure finirla con la menzogna della dannazione della stirpe di Adamo.

Dobbiamo allora morire a noi stessi e poi avere nuovi occhi per cambiare lo sguardo, e rivestire altri occhi, trovare nuove orecchie e acquisire una sensibilità raffinata per tutti i registri del reale, accordare la scala d’armonia sacra che verrà dal nostro cuore. Insomma recuperare la figura del vero Uomo-Adamo che viene plasmato dalle mani divine, prima della caduta e che, anche nell’esilio della condizione umana, non è mai morto e mai muta, perché è dormiente sotto il guscio.

Ecco il concetto di risveglio che si chiede all’Uomo-Adamo, che da collettivo diventa anche del singolo individuo: Adamo-Eva deve alimentare la linfa della Conoscenza, che è poi l’Albero del Bene e del Male.

Il 28 marzo del 2008, sui giornali sono comparse delle notizie e poi è venuta una smentita da parte di Michail Gorbaciov. Lui dice.”Nei giorni scorsi alcuni media hanno sparso fantasie, non riesco a trovare nessun’altra parola, sul mio cattolicesimo segreto, citando la mia visita al Sacro Convento Friary, dove giacciono i resti di san Francesco. Per concludere, e per evitare ogni equivoco, lasciatemi dire che sono stato e rimango un ateo.”

E’ vero che per vari decenni sono circolate voci su Gorbaciov, relative al suo essere cristiano, ma lui è stato battezzato da bambino nella Chiesa ortodossa russa. La sua visita ad Assisi, ha spiegato, era quella di un turista, non di un Pellegrino, per cui voleva solo visitare chiese e luoghi di culto ortodossi, cattolici, protestanti, ebraici e mussulmani. L’ambasciatore Usa presso il Vaticano, Thomas Melady, ha rivelato di avere scoperto intorno al 1990, che Gorbaciov aveva avuto meeting segreti con Giovanni Paolo II per due anni, prima della caduta del comunismo.

Ora, si chiede Robert Moynihan, direttore di una rivista statunitense: “Se Gorbaciov è un ateo, perché si sarebbe consultato con Giovanni Paolo II prima che con molti altri? E perché si è inginocchiato alla tomba di san Francesco, invece di restare in piedi e prendere delle foto, come un turista non-pellegrino avrebbe fatto?” Ma che ne vuoi sapere tu, dico, caro Robert, se anche fosse un infiltrato, io mi dico, che ci sarebbe di male? Qualcuno lo dovrà pur fare un discorso d’Amore ammantandosi con il potere. Ma forse il più piccolo non viene meglio protetto da uno che è più grande e potente? Ma poi tu che parli Robert, tu chi sei veramente?

Buona erranza
Sharatan


3 commenti:

Athaualpa ha detto...

Poi mica vai a scoprire di essere sempre stato dov'eri e che tutto l'errare che credevi di aver errato eri solo tu che ti immaginavi di errare e che all'infuori di te ci sei sempre e solo te e dentro di te, tutto, ma anche niente.

piergiulio ha detto...

anche io mi interesso al cambiamento, mi ha fatto piacere leggerti

Sharatan ain al Rami ha detto...

Grazie Piergiulio

e benvenuto tra coloro che vogliono un mondo migliore.

Siamo molti più di quanto si creda, solo che pensiamo di essere soli ... ma non è vero!

Ti saluto con un affettuoso e caro abbraccio
Sharatan