mercoledì 31 agosto 2011

La vita dell’anima


“Per quanto tu possa camminare,
e neppure percorrendo intera la via,
tu potresti incontrare i confini dell‘anima:
tanto profondo è il suo logos.”

(Eraclito di Efeso)

L’io vive nell’anima e la più alta manifestazione dell’io risiede nell’anima cosciente, perciò l’io s’irradia in tutta l’anima e poi influisce sul corpo: nell’io vive lo spirito. Lo spirito s’irradia nell’io e lo sceglie come suo involucro, così come l’io usa il corpo e l’anima come suoi involucri, perciò l’anima vive tra spirito e corpo.

Quello che l’uomo conosce tramite lo spirito si poggia sulla sensibilità della vita dell’anima, perciò è nell’anima che possiamo avere la fusione con gli elementi del mondo materiale. Il mondo si manifesta nell’anima indipendentemente dal fatto che la sua base sia il veicolo fisico del corpo, perciò quando l’anima apprende qualcosa, la rivelazione avviene a prescindere dalla base transitoria e mutevole che essa usa, perciò la rivelazione avviene a prescindere dal corpo fisico.

Quello che resta nell’anima, l’elemento che resta durevole nell’anima, si fissa a prescindere dal tipo di percezione che viene sperimentata concretamente, perché ciò che l’anima riconosce come verità è indipendente dal corpo.

L’anima, secondo Steiner, è posta tra “il presente e l’eterno in quanto sta in mezzo tra il corpo e lo spirito. Ma essa è mediatrice tra presente e eterno.” L’anima osserva il presente e lo conserva come ricordo e così lo sottrae all’azione del tempo e alla transitorietà accogliendolo dentro il suo essere spirituale: è l’anima che riesce a infondere durata a ciò che muta e che fugge con il tempo.

Essa non si affida agli stimoli sensoriali, che sono effimeri e passeggeri, ma determina la durata in modo autonomo, perciò l’anima imprime alle cose la sua impronta personale e tutto quello che prova lo esprime con le sue azioni. Usando il ricordo, l’anima conserva il passato e con l’azione predispone il futuro: quello che l’anima conserva non ha la necessità della presenza dell’oggetto fisico, perciò il ricordo delle cose è indipendente dalle cose stesse, in quanto il ricordo può vivere, nell’anima, di vita autonoma.

La vita dell’anima diventa tutto ciò che di durevole e di persistente essa conserva delle sue impressioni sensoriali, perciò anche la sua azione diventa durevole nel tempo, quando si manifesta nel mondo fisico. Ogni azione che facciamo cambia il corso delle cose, infatti se non avessimo fatto delle scelte e ne avessimo fatte delle altre, sicuramente una serie di fatti non sarebbero avvenuti, perciò tutto ciò che facciamo resta nel futuro.

Ciò che facciamo resta, come resta il ricordo di ciò che è avvenuto nel passato, perché esso è conservato nella memoria, infatti la parte che resta delle nostre azioni, non è percepito dalla coscienza ordinaria, essendo più potente della “memoria” a cui attribuiamo la nostra esperienza concreta. Ma l’io resta legato alle sue azioni, come resta legato alla memoria e al ricordo delle sue impressioni sensoriali, infatti l’io giudica diversamente gli avvenimenti, a seconda che i ricordi riguardo a certi fatti li possegga o meno.

Così avviene anche con le azioni, perciò l’io entra in diverse forme di connessione con il mondo, a seconda che abbia o meno già compiuta una determinata azione. L’io si trasforma continuamente entrando in connessione con le esperienze del mondo, perciò l’io si trasforma quando conquista il ricordo e già fin dalla sua formazione l’io congiunge la sua vita con il ricordo, infatti noi sentiamo la nostra vita, come una cosa profondamente nostra.

Nel caso delle azioni non avviene un fatto diverso, perciò l’azione è esercitata sul mondo e l’azione conquista il carattere e lo stile personale dell’anima. Ma, a questo punto si potrebbe anche pensare, dice Steiner, che anche la natura delle azioni che l’io compie tende a ritornare all’io, come avviene quando il ricordo tende a riaffiorare qualora una circostanza esteriore ne stimoli il risveglio.

Tutto quello che conserviamo nella memoria possiede questa tendenza, infatti tutto ciò che viene compiuto, e in cui resta impresso il carattere dell’anima si avvicina all’io e attende l’occasione propizia per riaffiorare. Forse il caso è raro, ma accade che avvenga, in quanto la potenzialità di questo impercettibile nesso con il mondo non può essere esclusa, perciò la possibilità va approfondita.

Il corpo dimenticherebbe se non ci fosse la memoria, perché la sensorialità ha un carattere mutevole e poco persistente, perciò il corpo non potrebbe conservare la rappresentazione del mondo, e ogni cosa sarebbero sempre nuova, perciò il ricordo serve anche a conservare il passato senza avere la necessità che l’esperienza venga nuovamente ripetuta.

Il passato andrebbe perso se non ci fosse il ricordo, perciò l’impressione sensoriale si organizza in modo da formare un’entità che è presente ieri come oggi, e questa entità è l’anima: è l’anima che imprime nel corpo il segno che diventa il ricordo, ed è l’anima che sa imprimerlo e che sa riconoscerlo quando lo vede nel mondo fisico.

Mentre l’anima accumula e conserva il passato, essa “aduna continui tesori per lo spirito” e il fatto che l’uomo possa distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, viene collegato al fatto che l’uomo, come soggetto pensante, sappia riconoscere la verità dello spirito. Lo spirito che vive nell’uomo non è limitato solo al presente, poiché l’anima riesce ad allargare lo sguardo dello spirito fino al passato, e quanto più passato viene accumulato, tanto più l’anima si arricchisce e così l’anima trasmette allo spirito quello che ha ricevuto dal corpo.

In ogni momento della vita, nell’uomo, esiste uno spirito che conserva le leggi eterne del bene e del vero in quanto sono connaturate nell’uomo, ed esse vengono unite al ricordo degli avvenimenti e delle esperienze che sono state acquisiste nel passato. Le azioni umane sono sempre condizionate da questi due fattori che ci condizionano, e se vogliamo comprendere uno spirito umano dobbiamo conoscere queste due cose, perciò primariamente dobbiamo sapere quanto delle leggi eterne gli è stato rivelato e quanti tesori del suo passato egli conserva in sé.

I tesori dello spirito non sono immutabili, infatti se la memoria scomparisse nell’uomo - e non avviene così - resta il risultato delle cose, perciò i frutti restano e diventano delle facoltà dell’uomo. Le facoltà che l’uomo acquisisce costituiscono le trasformazioni che lo spirito sa attuare sui tesori della memoria, infatti vengono abbandonate solo le singole esperienze, poiché lo spirito ne estrae il succo essenziale con cui può elevare le facoltà dell'uomo.

Nessuna esperienza viene senza portare un miglioramento, poiché ciò che resta come ricordo, viene usato dallo spirito per arricchire il contenuto della nostra vita e ampliare le nostre facoltà. Lo spirito si arricchisce in virtù delle esperienze e di ciò che ne abbiamo elaborato, sebbene nello spirito le esperienze non vengano accumulate come in un magazzino. Tutto fa crescere, perciò ci accresciamo se le nostre facoltà vengono ampliate e affinate da ciò che abbiamo imparato.

Buona erranza
Sharatan



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