domenica 18 settembre 2011

Il consigliere chiaroveggente



Alla fine della dinastia Yaun, i mongoli governavano il Celeste Impero con il pugno di ferro e applicavano una legge marziale spietata che impediva ogni tentativo di ribellione contro l’invasore straniero. Il governo mongolo era implacabile e se le provincie non erano oppresse dai funzionari imperiali venivano dissanguate dalle cruente guerre intestine che causavano le dure repressioni del governo centrale. Ovunque era solo guerra, in quanto i signori locali erano insofferenti ai mongoli, ma non riuscivano ad allearsi per scacciare gli invasori, perciò si dilaniavano tra loro.

In quel periodo doloroso e inquieto viveva un adepto del taoismo molto stimato come studioso della fisionomia e come indovino chiamato Zhang Zhong perciò uno dei signori locali, il generale Zhu Yuanzhang, andò da lui per conoscere il suo destino. Il taoista lo guardò brevemente con gli occhi socchiusi e poi rispose: “Sono tempi duri e incerti, molti signori vorrebbero approfittare della confusione per salire al potere, e sedersi sul trono del Figlio del Cielo. Sono tempi che possono favorire le persone ambiziose, ma il cielo ha nominato solo uno come prescelto per governare l‘impero: io sono certo che quello siete voi.”

Il generale incredulo chiese: “Come potete dirlo con tanta sicurezza?” Il taoista rispose: “Sulla vostra fronte c’è l’impronta del Drago e nei vostri occhi c’è lo sguardo della Fenice che sono i simboli innegabili della regalità. Mentre vi fissavo mi è venuta una visione in cui vedevo il vostro rivale più temibile, il generale Zhen Yu Liang, che veniva ferito a morte. Anche i segni del cielo indicano che la dinastia mongola sta finendo per lasciare il posto a una dinastia nuova che saprà arrecare la pace e la prosperità all’Impero Celeste.”

Al generale piacque il responso perciò chiese al veggente di seguirlo come consigliere ma il taoista rifiutò, però il generale insistette dicendo che qualcuno doveva pur mettere fine alle lotte che opprimevano il popolo indifeso. Quelle ragioni mossero a compassione Zhang Zhong che accettò di diventare il consigliere del generale Zhu Yuanzhang accompagnandolo nelle sue campagne militari che consistevano principalmente nella lotta contro il suo rivale più temibile, il generale Zhen Yu Liang.

La lotta tra le due fazioni opposte si protrasse per molto tempo con grandi perdite di vite da ambo le parti, ma l’esercito del generale Zhu Yuanzhang era molto inferiore per il numero, perciò una sera il generale convocò il taoista e gli disse: “Ho deciso di ritirarmi, una ritirata strategica è la cosa migliore in attesa che arrivino altre forze a darmi aiuto. Se attaccassi adesso la disfatta sarebbe inevitabile.” Il taoista Zhang Zhong disse: “E sarebbe una mossa sbagliata. Fareste un grave errore di strategia, invece bisogna tener ferma la posizione combattendo fino al tramonto del sole. Domani è il giorno in cui sarete vincitore.”

Il generale fu incredulo essendo un ottimo stratega e obiettò: “Ma è impossibile! Non abbiamo alcuna possibilità di vincere! Sarebbe un massacro inutile combattere ancora per un giorno.” Il taoista rispose: “Voi dovete fidarvi di me. Vi ho sempre ben consigliato e adesso abbiamo il vantaggio di altri signori che arrivano per unirsi a noi, perciò la ritirata li potrebbe dissuadere. Ricordate che tutti amano unirsi a coloro che sono vincitori e che nessuno ama offrire la consolazione nei giorni della disfatta. Per quale utilità unirsi a chi è stato sconfitto?”

Il generale restò colpito da quelle ragioni ma si mostrò dubbioso, perciò il taoista aggiunse: “Vi ho predetto la morte del vostro avversario più temibile. Durante la battaglia, il generale Zhen Yu Liang resterà ferito in modo mortale e per domani sarà morto. Il suo esercito domani verrà sconfitto e voi sarete il vincitore.” Il generale Zhu Yuanzhang decise di fidarsi della parola dell’indovino perciò decise di combattere fino a sera per assicurarsi la vittoria e anche l’indovino voleva affrettare la fine della guerra perché voleva che le sofferenze del popolo cessassero, poiché sentiva il dolore della loro oppressione.

Zhang Zhong era esperto di arti marziali interne come tutti i taoisti, perciò decise di partecipare al combattimento e scese in campo armato solo del suo bastone, e privo di corazza perché esperto nella pratica di schivare i colpi. I soldati lo videro combattere senza risparmiarsi, perciò ne furono esaltati e lo seguirono rinfrancati dal suo esempio difendendo e tenendo la posizione fino al calare della sera quando la lotta fu interrotta per il riposo notturno.

All’alba del giorno dopo il generale irruppe nella tenda dell’indovino e gli annunciò che la predizione era sbagliata, perché l’esercito nemico era già schierato per la battaglia e sembrava che l’attacco fosse imminente. L’indovino chiuse gli occhi e respirò profondamente poi disse: “Il generale Zhen Yu Liang è morto stanotte. Lo vedo con grande chiarezza, e vedo anche i suoi ufficiali che decidono di non rivelarne la morte per non demoralizzare i soldati, infatti dicono che riposa nella sua tenda per delle lievi ferite. Adesso inviatemi per parlamentare così che possa togliermi la curiosità di sentire cosa mi raccontano.”

Per scacciare i suoi dubbi, il generale lo inviò al campo avversario con le insegne della sua rappresentanza: lo stato maggiore avversario lo ricevette schierato nella tenda del quartiere generale ma si rifiutarono di farlo parlare con il generale Zhen Yu Liang. Il saggio taoista sorrise poi disse: “Sappiamo della morte del generale Zhen Yu Liang e non è necessario che si continui la commedia. Adesso dovete scegliere di far cessare le lotte inutili e di unirvi sotto le insegne del futuro Figlio del Cielo. Scegliete ora, poiché altrimenti faremo annunciare dai nostri banditori che il vostro capo è morto e che voi mentite ai soldati portandoli verso una morte inutile.”

A quelle parole i generali rimasero impressionati dalle minacce, perciò decisero di passare dalla parte dei feudatari ribelli. Con l’aiuto dell’indovino il generale riportò dei continui successi e riuscì a sbaragliare gli avversari che incontrava sulla sua strada, finché il suo esercito fu tanto potente che seppe sconfiggere i mongoli e scacciarli dal trono. Il generalissimo Zhu Yuanzhang diventò il futuro imperatore e fondò la dinastia dei Ming che portò grande prosperità e armonia all’Impero di Mezzo, perciò l’indovino taoista pensò di avere concluso la sua missione e andò dall’imperatore per chiedere di avere congedo dalla corte.

Ma l’imperatore non voleva neppure sentirne parlare e si rifiutò di congedare il consigliere, ma il taoista si appellò ai servigi fedeli e alla loro vecchia amicizia, ma l’imperatore replicò che proprio la sua fedeltà lo rendeva prezioso anche per il futuro negli affari di stato, e che l’indovino avrebbe potuto avvertirlo dei possibili complotti che potevano orchestrare contro di lui. Il saggio replicò che desiderava continuare nella pratica della Via e che voleva restare lontano dalla vita della corte con i suoi intrighi, finché l’imperatore si adirò e ordinò che un picchetto d’onore fosse messo accanto al maestro Zhang Zhong.

Di fatto il taoista si ritrovava controllato da un drappello di soldati che avevano l’incarico di non lasciarlo mai solo e di impedirgli ogni opportunità di fuggire. Mentre l’indovino si ritirava dall’incontro con il suo signore era pensoso perché aveva osservato l’imperatore e aveva visto che la sua figura era circondata da un alone oscuro che lo seguiva e che gli volteggiava intorno al capo. Anche lo sguardo imperiale aveva perso la lucentezza della Fenice ed era diventato simile a quello ombroso della tigre mangiatrice di uomini: quei segni non indicavano nulla di buono per il futuro.

Il maestro sembrò rassegnato alla sua residenza forzata, ma dopo qualche tempo l’ufficiale addetto alla sua sorveglianza chiese di parlare urgentemente all’imperatore e gli annunciò angosciato che il taoista era scomparso mentre la scorta stava seguendo il palanchino su cui il maestro Zhang Zhong era adagiato, infatti quando erano sul più alto ponte del fiume si erano accorti che il consigliere imperiale non era più nella vettura. L’imperatore furioso ordinò di ispezionare il corso del fiume ed emanò un bando con il ritratto del suo consigliere, in cui prometteva una ricca ricompensa a chi gli avrebbe fornito delle notizie del grande maestro Zhang Zhong.

Tutte le ricerche risultarono infruttuose, ma un mese dopo arrivò un dispaccio dal governatore della provincia di Gansu in cui il funzionario gli diceva che il quattordicesimo giorno del quarto mese si era visto l’uomo del bando che varcava i confini della frontiera Ovest. La data che il funzionario indicava era quella del giorno dopo della scomparsa misteriosa nella portantina, e la frontiera Ovest era lontano 3.000 lì dalla capitale dell’impero! La cosa era inaudita, perché la distanza era incolmabile in poche ore se le testimonianze non fossero state tanto inequivocabili da indicare che la fuga di Zhang Zhong era perfettamente riuscita!

Gli avvenimenti futuri dettero ragione ai peggiori presagi che il chiaroveggente aveva intuito, infatti l’imperatore diventò paranoico e iniziò a vedere ovunque degli intrighi e delle trame, perciò fece perseguitare e mettere a morte i suoi più fedeli collaboratori. L’imperatore fece giustiziare i suoi più fedeli compagni con l’accusa di alto tradimento, perciò distrusse tutti coloro che lo avevano aiutato a conquistare il potere, avviandosi nella sua follia: dalla strage si salvò solo il veggente che aveva riconosciuto i segni della vertigine che può dare il potere e che conosceva bene come vanno le cose nel mondo dei potenti.

Buona erranza
Sharatan


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