mercoledì 20 marzo 2013

L'attaccamento



“Se la tua mente non è annebbiata da pensieri inutili,
questa è la migliore stagione della tua vita.”
(Wu-Men)

Vivere un surrogato di vita è uno stile di vita assai limitante, ma anche una limitazione può essere comoda se offre radici a cui potersi aggrappare per sentirsi connessi a qualcosa. Abbiamo bisogno di sicurezza e di essere a nostro agio cullati in ciò che è familiare. Per non sentire l’ansia che agita l’essere, l'incertezza e il caos interiore vogliamo la certezza di essere sicuri nel luogo in cui siamo. Ma la ripetizione impedisce l'espressione della nostra vera natura, perciò non sviluppiamo un cuore naturalmente aperto alla gioia di vivere.

Le convinzioni più dannose per la tranquillità dell'uomo sono quelle legate agli attaccamenti. I nostri attaccamenti nascono sulle falsità che la mente impone come se fossero delle verità. Il desiderio e le illusioni si rinforzano reciprocamente, e si potenziano con l’appagamento del desiderio. Se un desiderio viene appagato crea altri desideri che chiedono di essere appagati, perciò il desiderio muove il ciclo samsarico che imprigiona e illude gli uomini.

La felicità viene condizionata dalle nostre convinzioni soprattutto quando pensiamo che l'esterno possa offrire la pace interiore. Le illusioni si rinforzano perché l'attenzione è attratta dal fascino dell'idea illusoria. Credere che saremo felici se controlliamo l'esterno è l'illusione condivisa dalla maggioranza. Per sfuggire dall'ansia e alle sconfitte della vita preferiamo credere a molte falsità. L'illusione mitiga l'impatto con una realtà troppo dura offrendo una versione edulcorata del mondo, però l'illusoria consolazione diventa la fonte dell'infelicità umana.

Si preferisce il dolore alla sconfitta, per questo è necessaria una totale sincerità e la volontà di scoprire se in noi prevale la voglia di essere felici o se preferiamo conservare le nostre sicurezze. Per praticare con l’attaccamento è necessario conoscere la vera natura delle nostre convinzioni, perciò dobbiamo sapere chiaramente ciò che vogliamo. Se siamo convinti di essere felici quando avremo delle precise condizioni la felicità troppo condizionata diventa impossibile da realizzare.

Siamo condannati all'infelicità perché abbiamo paura anche della felicità, perciò sopportiamo molte situazione difficili illudendoci che tutto migliorerà in futuro. L'attaccamento alle illusioni che aiutano a vivere può prevalere sulla voglia di essere felici, perché la paura di vivere può vincere la gioia di vivere. La sofferenza non sarà mai eliminata se non abbandoniamo le pretese e le aspettative che nutriamo riguardo al modo di essere degli altri.

Tutti vogliamo essere amati e apprezzati, perciò sappiamo che nessuno può dare le sicurezze che cerchiamo, ma restiamo aggrappati alla sicurezza di questa abitudine mentale. Per eliminare l'attaccamento dobbiamo conoscere il meccanismo che ci affascina e coinvolge nelle situazioni, perché così sappiamo quali idee vanno eliminate. Le illusione vengono eliminate con l'esperienza diretta, perché l'azione uccide l'illusione orientando le nostre sensazioni verso la percezione vera ed equilibrata delle cose.

Se uccidiamo le illusioni togliamo potere agli attaccamenti, perché togliamo fascino e consistenza alle nostre illusioni. Per praticare con l’attaccamento dobbiamo passare dalla pretesa che la realtà sia come la vogliamo, alla realtà che è com'è. Chiaramente siamo liberi di conservare una nostra preferenza personale sulla qualità della realtà che vorremmo vivere. L'attaccamento eccessivo agli stereotipi e alle immagini esteriori dimostra che amiamo una realtà che è fatta di emozionalità istintiva in cui tutto deve essere come vogliamo, altrimenti ci arrabbiamo!

Abbiamo molte pretese e illusioni che vanno ridimensionate, perché l'eccessivo attaccamento agli schemi concettuali può prendere il sopravvento. Per liberarsi dai problemi bisogna ammettere di avere problemi, perciò ammettiamo gli attaccamenti se vogliamo eliminare le nostre limitazioni. Dobbiamo ricordare che le convinzioni personali sono delle verità relative al singolo modo di essere, perciò non vanno imposte non essendo verità assolute. Se scopriamo tutto questo abbiamo elementi certi per sapere se il nostro essere è aperto verso la vita.

Nessuno vuole l'ansia e l'incertezza, perciò non dobbiamo temere di lasciare l'identità fittizia costruita sulle vecchie illusioni, infatti possiamo eliminare le idee che limitano la nostra felicità. La vita autentica inizia con la comprensione e la sperimentazione del nostro essere, e l’essere è amorevole se è libero di esprimersi così com'è. Quando accettiamo la nostra natura interiore impariamo la stima e l'amore per il nostro essere, e se ci amiamo siamo felici di offrire anche agli altri la quieta gioia del nostro modo di essere.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Sharatan!
come va?
Come al solito un post stupendo!
Sull'attaccamento mi vengono in mente le meravigliose parole del cap 8, e non solo, dell'Ashtavakra Gita:

"Ashtavakra disse:
La schiavitù è quando la mente brama qualcosa, si duole per qualcosa, rifiuta
qualcosa, tiene a qualcosa, è compiaciuta di qualcosa o dispiaciuta di
qualcosa.
Liberazione è quando la mente non brama alcuna cosa, non si duole, non
rifiuta, non tiene, e non è compiaciuta o dispiaciuta di alcuna cosa.
Schiavitù è quando la mente è confusa da uno dei sensi, e liberazione è
quando la mente non è confusa da nessuno dei sensi.
Quando non c’è “io” c’è liberazione, e quando c’è “io” c’è schiavitù.
Considerando questo scrupolosamente, non tengo a nulla e nulla rifiuto."

oppure al capitolo 17

"Colui che non è attaccato alle cose che ha goduto e non si duole per quelle che non ha goduto, è difficile da trovare. Coloro che desiderano il piacere e coloro che desiderano la liberazione sono entrambi legati al samsara; infatti è raro colui che non desideri i piaceri né la liberazione. Questi è solo quella mente nobile che è libera da attrazione o repulsione verso la religione, il prestigio personale, la sensualità e perfino la morte.
Costui non prova alcun desiderio di eliminare tutto questo [il mondo fenomenico], non si arrabbia di fronte al suo persistere, quell’essere fortunato vive felicemente con qualsiasi tipo di sostentamento si presenti da sé.
Quindi appagato dalla conoscenza, soddisfatto, svuotata la mente pensante, vive felice di vedere quando vede, di udire quando ode, di toccare quando tocca, di annusare quando annusa, di assaporare quando assapora."

è uno stile di vita incredibilmente avanzato per la nostra società attuale!!!.

un mega abbraccio

Alex

Sharatan ain al Rami ha detto...

Caro Alex, com'è evidente anche nei brani che citi, l'attaccamento agisce non solo sulla situazione o sulla persona a cui siamo ancorati, ma siamo attaccati anche al modello preferenziale che usiamo per tutti gli aspetti della vita.

Questo concetto sottintende tutto quello che possiamo definire come "la coazione a ripetere."

Chiaro che uso volutamente il termine di Freud perché il problema non è stato solo indagato nella disciplina spirituale, ma questa emergenza per l'igiene della mente fu primaria fin dall'inizio dell'età attuale.

Guarda quanto poco equilibrio mentale, quanto poco senso interno di sicurezza, quanto interesse per quello che pensano gli altri, quanto poco speriamo di trovare una qualità di vita che offra la pace interiore.

Una società è composta da tanti singoli, perciò se i singoli sono sani anche la società è sana, ma se i singoli non lo sono anche la società che essi creano è similmente difettata.

Io credo che questo stile avanzato sia necessario per la nostra società altrimenti rimarremo ancora per tanto tempo così come vediamo, ma non saremo felici. Ti ringrazio dei tuoi complimenti sempre così generosi e ti mando un fortissimo abbraccio