Quando impariamo, noi ascoltiamo solo i nostri pensieri.
Per questo motivo non ci è possibile accogliere nuovi pensieri,
a meno di non ricorrere a nuovi metodi di ascolto e di studio.
(Georges Gurdjeff - Vedute sul mondo reale)
Per questo motivo non ci è possibile accogliere nuovi pensieri,
a meno di non ricorrere a nuovi metodi di ascolto e di studio.
(Georges Gurdjeff - Vedute sul mondo reale)
Per divenire ascoltatori e osservatori attivi di ciò che siamo, dobbiamo ammettere che la prima verità che emerge è che l’essere umano si colloca sempre al centro del mondo, e che gli altri sono visti come un miraggio e come un riflesso del nostro essere, o di ciò che noi crediamo di rappresentare. Per le persone che vogliono comprendere chi sono e cosa rappresentano, che vogliono compensare l’ansia di verità profonda, che vogliano assurgere ad una maggiore evoluzione, è necessario ritornare a noi stessi per guardare come influisce in noi la realtà con cui ci confrontiamo.
Georges Gurdjeff afferma che l’uomo viene al mondo simile ad un foglio di carta bianca, ma le circostanze e le persone che gli stanno intorno, iniziano una gara per imbrattarlo e per ricoprirlo con ogni tipo di scritture. E’ così che agisce l’educazione istillando tutte le concezioni di moralità, tutti i contenuti che chiamiamo conoscenza e che formano la nostra verità, tutti i sentimenti di dovere, di onore e di coscienza, e altre menate simili.
Appare evidente che ognuno di questi scrittori è perfettamente convinto in buona fede che stia facendo un ottimo lavoro di addestramento della nostra personalità. Dovremmo convenire che l’uomo non è affatto libero e obiettivo nel valutare la sua realtà perché è programmato da tale condizionamento al punto che, il foglio si macchia di verità e di conoscenze che vengono innestate, come dei germogli di rami sul tronco dell’albero umano, e sono rami che attecchiscono articolando la nostra personalità.
Ecco che il foglio diventa orgoglioso delle sue macchie scambiandole per scritte meravigliose e per splendidi sigilli di merito, di talento e di genio, che lo rendono un vero uomo, e uno splendido esemplare della creazione. Gurdjeff afferma che il termine uomo, usato in queste condizioni, è anche fin troppo altisonante per definire un foglio imbrattato, perché il prototipo umano che otteniamo si irrita per delle sciocchezze, ascolta le meschinità della gente, e si lascia coinvolgere da ogni cosa che gli avviene attorno facendosi trascinare come una foglia dalla tormenta.
Per imparare ad essere uomo è necessario lavorare su noi, e poi camminare sulla via che viene indicata dalla nostra vera essenza; perciò dobbiamo imparare come divenire dei consapevoli creatori della nostra realtà. Il pensiero è come un filo ininterrotto, è come un flusso che procede usando dei brandelli di precedenti verità perciò, mentre il pensiero scorre, tesse una trama usando dei fili mentali che ha già utilizzato in situazioni simili passate.
Questi fili riciclati sono quelli con cui siamo stati educati, sono gli scarabocchi che hanno scritto sulla nostra pelle emozionale, perchè noi siamo il foglio di carta bianca imbrattato dalle scritte altrui. Appare evidente che noi viviamo sulla scorta di avanzi mentali e di simulacri di realtà, ma siamo illusi sul possesso della verità e dell'autonomia di pensiero.
Un ottimo modo di avere cura di noi stessi è quello di fermarsi per osservare quello che facciamo, e poi decidere serenamente quello che veramente vogliamo essere e vogliamo fare, perchè corrispondente maggiormente al nostro vero sentire: è questo il modo migliore di avere cura della nostra serenità interiore. Lo studio della meccanica della mente può divenire una terapeutica per l’affrancamento dalla cecità e dal letargo in cui viviamo, ma è necessario saper ammettere che noi viviamo secondo verità create dal meccanismo con cui ci hanno abituati a pensare.
Il pensiero è una realtà interiore creata dalla mente, mentre la realtà esteriore è costituita dagli avvenimenti oggettivi, che influiscono in noi tramite i pensieri che noi conserviamo riguardo ad essi: gli eventi esteriori creano dei dati che vengono trasformati in certezze di conoscenza, perciò i dati creati diventano delle verità illusorie sul mondo che noi crediamo reale.
E' da queste verità immaginate che derivano i pensieri e le emozioni che percepiamo, quindi la nostra conoscenza del mondo è derivata essenzialmente da quella dell’emozione degli avvenimenti, e non della valutazione oggettiva dei fatti esteriori osservati, e il nostro pensiero è figlio di questa emotività. Se sappiamo capire ciò comprendiamo che la nostra verità sul mondo nasce ancor prima del pensiero su di esso, più che verità pensiamola come una preconcezione o come un pregiudizio, che è un anticipato giudicare senza saper comprendere e osservare.
Allora conveniamo che, come dicono i più grandi Maestri, la verità è costituita da molteplici livelli percettivi che sono sempre collegati alle varie realtà emotive individuali. Se accettiamo questo, dobbiamo convenire che gli esseri umani vivono seguendo una Realtà Immaginaria e distorta del mondo, trascurando la Realtà oggettiva e Reale e, ancor più, ignorando una realtà ancor più impercettibile che è la Realtà Ultima, che è superiore all'egoismo personale e alla materialità.
Se vogliamo esplorare il fenomeno della costruzione delle verità dobbiamo avere l’umiltà di ammettere anche su di noi, l'influsso di quella scrittura forzata, di cui diceva Gurdjieff. E' così che quasi tutti vivono il presente facendo appello alla loro verità immaginata, che è sempre derivata dai detriti del loro passato, mentre invece si dovrebbe imparare a vivere scegliendo coscientemente le emozioni con cui volere costruire il proprio futuro.
E’ la mente che decide, almeno finchè non diventiamo consapevoli dei suoi meccanismi e non smettiamo di essere vittime passive, essa decide finchè non impariamo a costruire il significato del nostro mondo a partire dal nostro vero e autentico pensiero e non da condizionamenti esteriori. L’ego è la struttura con cui l’anima sperimenta la sua coscienza, e la consapevolezza dell'individualità è un dono divino offerto all'uomo: è per questo che tale elevata coscienza non va mortificata con abitudini mentali, con degli automatismi istintivi, e con atteggiamenti passivi di vita.
Se crediamo alle scritture forzate sul foglio di carta possiamo comprendere che molti istinti sono automatismi ereditati dall'educazione con cui la nostra mente è stata plasmata come un cane addestrato, con cui essa è stata manovrata in modo tale che il mentale impara a non pensare a ciò che sta facendo, ma solo a rispondere ciecamente alle situazioni esterne: è così che ci viene insegnato ad agire come automi e come schiavi.
Conoscere i trucchi degli addestratori della mente ci rende consapevoli delle vere emozioni che proviamo distinguendole da quelle istillate dalle scritture altrui. Una vera consapevolezza insegna a esercitare il controllo su quello che vogliamo fare, spinge a costruire attivamente la realtà che vogliamo sperimentare e a scegliere coscientemente la nostra pratica e la nostra Via.
Se crediamo a tutto ciò ci ribelliamo agli schemi mentali troppo elementari, perché sono modalità di pensiero aride e riduttive, sono delle modalità ottuse che mortificano l'evoluzione mentale, perciò contrari ad ogni gioia di vivere. Se crediamo a tutto ciò ci ribelliamo perchè abbiamo la nostra dignità di esseri pensanti in evoluzione, e perchè addomesticati e schiavizzati non dovrebbero vivere nemmeno gli animali.
Buona erranza
Sharatan
Georges Gurdjeff afferma che l’uomo viene al mondo simile ad un foglio di carta bianca, ma le circostanze e le persone che gli stanno intorno, iniziano una gara per imbrattarlo e per ricoprirlo con ogni tipo di scritture. E’ così che agisce l’educazione istillando tutte le concezioni di moralità, tutti i contenuti che chiamiamo conoscenza e che formano la nostra verità, tutti i sentimenti di dovere, di onore e di coscienza, e altre menate simili.
Appare evidente che ognuno di questi scrittori è perfettamente convinto in buona fede che stia facendo un ottimo lavoro di addestramento della nostra personalità. Dovremmo convenire che l’uomo non è affatto libero e obiettivo nel valutare la sua realtà perché è programmato da tale condizionamento al punto che, il foglio si macchia di verità e di conoscenze che vengono innestate, come dei germogli di rami sul tronco dell’albero umano, e sono rami che attecchiscono articolando la nostra personalità.
Ecco che il foglio diventa orgoglioso delle sue macchie scambiandole per scritte meravigliose e per splendidi sigilli di merito, di talento e di genio, che lo rendono un vero uomo, e uno splendido esemplare della creazione. Gurdjeff afferma che il termine uomo, usato in queste condizioni, è anche fin troppo altisonante per definire un foglio imbrattato, perché il prototipo umano che otteniamo si irrita per delle sciocchezze, ascolta le meschinità della gente, e si lascia coinvolgere da ogni cosa che gli avviene attorno facendosi trascinare come una foglia dalla tormenta.
Per imparare ad essere uomo è necessario lavorare su noi, e poi camminare sulla via che viene indicata dalla nostra vera essenza; perciò dobbiamo imparare come divenire dei consapevoli creatori della nostra realtà. Il pensiero è come un filo ininterrotto, è come un flusso che procede usando dei brandelli di precedenti verità perciò, mentre il pensiero scorre, tesse una trama usando dei fili mentali che ha già utilizzato in situazioni simili passate.
Questi fili riciclati sono quelli con cui siamo stati educati, sono gli scarabocchi che hanno scritto sulla nostra pelle emozionale, perchè noi siamo il foglio di carta bianca imbrattato dalle scritte altrui. Appare evidente che noi viviamo sulla scorta di avanzi mentali e di simulacri di realtà, ma siamo illusi sul possesso della verità e dell'autonomia di pensiero.
Un ottimo modo di avere cura di noi stessi è quello di fermarsi per osservare quello che facciamo, e poi decidere serenamente quello che veramente vogliamo essere e vogliamo fare, perchè corrispondente maggiormente al nostro vero sentire: è questo il modo migliore di avere cura della nostra serenità interiore. Lo studio della meccanica della mente può divenire una terapeutica per l’affrancamento dalla cecità e dal letargo in cui viviamo, ma è necessario saper ammettere che noi viviamo secondo verità create dal meccanismo con cui ci hanno abituati a pensare.
Il pensiero è una realtà interiore creata dalla mente, mentre la realtà esteriore è costituita dagli avvenimenti oggettivi, che influiscono in noi tramite i pensieri che noi conserviamo riguardo ad essi: gli eventi esteriori creano dei dati che vengono trasformati in certezze di conoscenza, perciò i dati creati diventano delle verità illusorie sul mondo che noi crediamo reale.
E' da queste verità immaginate che derivano i pensieri e le emozioni che percepiamo, quindi la nostra conoscenza del mondo è derivata essenzialmente da quella dell’emozione degli avvenimenti, e non della valutazione oggettiva dei fatti esteriori osservati, e il nostro pensiero è figlio di questa emotività. Se sappiamo capire ciò comprendiamo che la nostra verità sul mondo nasce ancor prima del pensiero su di esso, più che verità pensiamola come una preconcezione o come un pregiudizio, che è un anticipato giudicare senza saper comprendere e osservare.
Allora conveniamo che, come dicono i più grandi Maestri, la verità è costituita da molteplici livelli percettivi che sono sempre collegati alle varie realtà emotive individuali. Se accettiamo questo, dobbiamo convenire che gli esseri umani vivono seguendo una Realtà Immaginaria e distorta del mondo, trascurando la Realtà oggettiva e Reale e, ancor più, ignorando una realtà ancor più impercettibile che è la Realtà Ultima, che è superiore all'egoismo personale e alla materialità.
Se vogliamo esplorare il fenomeno della costruzione delle verità dobbiamo avere l’umiltà di ammettere anche su di noi, l'influsso di quella scrittura forzata, di cui diceva Gurdjieff. E' così che quasi tutti vivono il presente facendo appello alla loro verità immaginata, che è sempre derivata dai detriti del loro passato, mentre invece si dovrebbe imparare a vivere scegliendo coscientemente le emozioni con cui volere costruire il proprio futuro.
E’ la mente che decide, almeno finchè non diventiamo consapevoli dei suoi meccanismi e non smettiamo di essere vittime passive, essa decide finchè non impariamo a costruire il significato del nostro mondo a partire dal nostro vero e autentico pensiero e non da condizionamenti esteriori. L’ego è la struttura con cui l’anima sperimenta la sua coscienza, e la consapevolezza dell'individualità è un dono divino offerto all'uomo: è per questo che tale elevata coscienza non va mortificata con abitudini mentali, con degli automatismi istintivi, e con atteggiamenti passivi di vita.
Se crediamo alle scritture forzate sul foglio di carta possiamo comprendere che molti istinti sono automatismi ereditati dall'educazione con cui la nostra mente è stata plasmata come un cane addestrato, con cui essa è stata manovrata in modo tale che il mentale impara a non pensare a ciò che sta facendo, ma solo a rispondere ciecamente alle situazioni esterne: è così che ci viene insegnato ad agire come automi e come schiavi.
Conoscere i trucchi degli addestratori della mente ci rende consapevoli delle vere emozioni che proviamo distinguendole da quelle istillate dalle scritture altrui. Una vera consapevolezza insegna a esercitare il controllo su quello che vogliamo fare, spinge a costruire attivamente la realtà che vogliamo sperimentare e a scegliere coscientemente la nostra pratica e la nostra Via.
Se crediamo a tutto ciò ci ribelliamo agli schemi mentali troppo elementari, perché sono modalità di pensiero aride e riduttive, sono delle modalità ottuse che mortificano l'evoluzione mentale, perciò contrari ad ogni gioia di vivere. Se crediamo a tutto ciò ci ribelliamo perchè abbiamo la nostra dignità di esseri pensanti in evoluzione, e perchè addomesticati e schiavizzati non dovrebbero vivere nemmeno gli animali.
Buona erranza
Sharatan
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