venerdì 28 dicembre 2012

Il fuoco nel cuore



"Ciascuno vede ciò che si porta nel cuore."
(Wolfgang Goethe)

Il risveglio spirituale viene descritto come il ritrarsi dalla passività delle correnti karmiche che trascinano le anime nel frenetico corso di morte e nascita che sembra inarrestabile. Il fenomeno penoso che il risveglio arresta, assomiglia al movimento della forza che vaga disordinata e dispersa nello spazio e che è recuperata e convogliata verso il centro. Se avveniva una fuga verso una periferia in cui l'individuo vagava isolato, ora avviene l'atto di conversione e il rivolgimento è rivolto verso il cuore dell'essere.

Ogni risveglio si verifica con il sopraggiungere della consapevolezza che, nella vita è necessario imparare a morire ogni giorno per saper vivere meglio, ma la morte e la rinascita hanno valore simbolico, infatti con quei termini si allude alla morte del vecchio modo di pensare, di sentire e di agire. Nella spiritualità si dice che è molto facile appropriarsi a livello mentale di una filosofia per cianciare a vuoto o per fregiarsi di idee più interessanti e affascinanti di quelle banali consuete.

Il lama tibetano Chogyam Trungpa diceva che, se nella via spirituale gli insegnamenti restano una cosa esterna alla nostra anima, avviene che l'io può continuare ad accrescersi, perciò restiamo sordi e muti anche davanti all'insegnamento prendendo solo un conforto dall'illusione di seguire il sentiero. Anche nella spiritualità si può restare materialisti se la nostra spiritualità resta una erudizione teorica e non diventa una precisa disposizione di coscienza interiore e una impostazione morale ben precisa.

Plotino scriveva nelle "Enneadi" che l'uomo deve rendersi "deiforme e bello, se intende contemplare Dio e il Bello." La bellezza dell'ambito più elevato è nella vista, ma è anche nell'udito e quindi nella musica. Diceva che la Bellezza esiste anche "nelle azioni, nei costumi e negli atteggiamenti," infatti la Bellezza è anche nella virtù. Questo tipo di Bellezza è trascendente, perciò i sensi non la possono raggiungere, ma l'Anima la può vedere e la sa giudicare come tale anche se non usa degli organi sensoriali.

Se vogliamo contemplare la Bellezza dobbiamo abbandonare i sensi e dobbiamo ascendere con l'Anima fino a contemplare la Bellezza trascendentale che non si applica alla visione. La Bellezza apre la strada al Bene, perciò progredendo lungo questo sentiero incontriamo lo Spirito che è la perfetta sintesi della Bellezza e del Bene. Lo Spirito è bello, ma anche l'Anima è bella per gli occhi dello Spirito, perciò anche le altre cose che gli competono cioè le sue azioni ed i suoi costumi diventano belle, perché la forma viene impressa dall'Anima.

Anche i corpi fisici, dice Plotino, sono creature dell'Anima perciò essa espande la sua Bellezza su tutto ciò che tocca, e la Bellezza viene accentuata in proporzione dell'altrui capacità di percepirla, infatti tutto quello che tocca, essa lo domina. Nella teoria di Plotino si afferma che i sensi fisici vanno educati ad apprezzare il Bello che vedono nel mondo sensibile ma poi, gradualmente, i sensi fisici devono lasciare il posto ai sensi interiori che sono quelli che fanno apprezzare la forma di Bellezza a cui siamo recettivi e sensibili.

Questa via è difficile, perché è necessario avere una sensibilità che è peculiare, ed è in accordo e in armonia con il nostro essere emotivo e sensoriale, perciò con quello con cui la nostra essenza si sente più in accordo. L'uomo possiede tre vie conoscitive nei riguardi del mondo, infatti abbiamo la capacità sensoriale che ci fa conoscere l'esterno, poi c'è il sentiero interiore orientato dal sentimento, e infine abbiamo la strada della mente che è selettiva e corrisponde alle nostre idee.

La parte razionale indaga sulla parte emotiva, perciò ci fa conoscere e guardare all'interno della nostra emotività più profonda, perciò questa via contemplativa ci fa conoscere quello che consideriamo come mondo divino, e questo avviene secondo il nostro punto di vista. Gli oggetti possiedono un lato nascosto che non ha bisogno di nulla per esistere, però il lato occulto si può accrescere per sua propria natura e può comunicare la sua grandezza agli oggetti che riempie di sé.

Se non sappiamo vedere il lato che si nasconde nelle pieghe della materia non potremo accedere ai mille mondi nascosti, così come dice il dio Yama al suo discepolo Naciketas nella Katha Upanishad. L'istinto è il fuoco che cerca di nobilitarsi e di manifestarsi nel modo più elevato quando attua questa percezione, infatti l'emozione che diventa una passione interiore ci riscalda come una continua fonte di felicità. La mente umana possiede la capacità di manipolare il fuoco dell'istinto per plasmarlo in modo armonico oppure disarmonico, è così costruisce il destino che corrisponde alle sue prerogative più intime.

Pensando si plasma nell'akasha con il fuoco della passione e del desiderio, perciò l'esplosione della passione e del desiderio che non sappiamo moderare diventa distruttiva come una reazione solare, perché l'istinto diventa il fuoco elettrico che si propaga repentino nelle fibre dell'essere. Nella spiritualità si dice che il destino dell'essere è quello di diventare radiante, ma per imparare l'arte dobbiamo morire al vecchio modo di essere e saper rinascere. La nostra massa interiore deve diventare come una forza radiante che attrae il meglio per noi, però questa verità non va affermata in modo teorico, ma va vissuta concretamente.

Ma il fuoco che si è condensato internamente è solo quello delle nostre reazioni emotive e fisiologiche che sono state sclerotizzate dall'egocentrismo. L'egoità ha creato una matassa di materia che si è troppo metallizzata, infatti questa massa si è agglomerata in modo riduttivo e unilaterale. Il nostro Oro interiore è restato sommerso dalla cappa di piombo che Dante ha descritto, infatti la nostra superbia ci ha impedito di progredire. L'armatura che ha ricoperto e sommerso la nostra vera identità è diventata una falsa personalità così pesante che soffoca il vero essere.

Quando gli alchimisti parlano della via del Fuoco alludono a questo, infatti si allude alla trasformazione del piombo che ricopre l'oro interiore come di un lavoro che è interamente nelle nostre mani, perché il futuro dell'uomo è in suo potere. Il nostro futuro lo possiamo plasmare noi, infatti la radianza interiore è un potere personale, perciò possiamo scegliere se manifestarla o reprimerla. Una via di realizzazione interiore non va proclamata a voce, poiché la via va plasmata vivendo la vita e facendo una vita creativa che ci fa sperimentare in modo concreto il nostro modo di essere.

Gli alchimisti dicono che un sentiero coraggioso non è adatto a tutti, perché la maggioranza degli uomini è attratta dalla conquista di poteri materiali o psichici, mentre gli altri sono bisognosi di trovare una via che li renda più adattabili alla vita. Molti credono che la spiritualità possa offrire conforto al disagio interiore o che sia un modo per accrescere l'autocommiserazione o per avere una rivalsa per ciò di cui si sentono defraudati. Gli uomini amano restare degli incompiuti, perché è la via facile e senza disagio, perciò restano legati ai valori più in voga al presente sia per l'aspetto terreno che celeste che perseguono, perciò amano suonare le trombe e le grancasse nei mercati e nei circhi.

Per accrescere la radianza interiore non dobbiamo entrare nei circoli esclusivi e cercare l'accesso ai salotti intellettuali, perché non dobbiamo diventare troppo rumorosi se vogliamo meditare, infatti le energie non si possono distogliere dall'impegno quando si impara a "morire da vivo." Questo è il vero senso del detto usato nella spiritualità quando si afferma che ogni ente deve trovare il suo posto e deve adempiere al suo dharma. Per questo si insegna che non possiamo offrire ciò che non possediamo sebbene oggi siano troppi quelli che promettono di dare quello che non hanno.

Gli uomini amano vivere e prosperare nell'illusione, perciò tutti cercano come poter modificare gli altri senza comprendere che l'unica cosa che possiamo fare è cercare di modificare noi stessi. Solo quando abbiamo costruito una compiutezza interiore possiamo completare il mondo che abitiamo, perciò la via del fuoco indica come risolvere ciò che non funziona in noi prima di risolvere il mondo che ci circonda. Molti pensano di conquistare una spirituale meta accumulando molta erudizione, perciò cercano di conquistare dei poteri psichici che lo faranno brillare nei salotti, o cercano di avere degli attestati di scuole esoteriche o pseudo tali.

Questi sistemi alimentano le illusioni dell'Io che accrescere il suo valore usando il fascino della conoscenza superiore, infatti l'io è come l'accattone che va mendicando degli accordi nel mondo esterno, perché non possiede l'armonia interiore. L'io è una proiezione della mente che è abituata a elaborare le illusioni che trova nella realtà di maya, perciò l'io si nutre abitualmente di desideri. Il desiderio è un qualcosa che non è mai completo, infatti un desiderio nasce da una incompletezza e da una carenza interiore, perciò è un qualcosa che i sensi sentono di non aver risolto e soddisfatto. Il desiderio appaga una mente che non sa comprendere, perché fa evadere la mente dalla sua insoddisfazione, infatti chi desidera qualcosa, non è qualcosa.

La via dello Spirito usa un fuoco che brucia le illusioni, infatti il fuoco estingue l'illusione del desiderio, perciò l'ente ritrova in sé stesso la sua completezza. L'uomo non riesce a vivere come una scintilla divina, ma vive come un reietto nella solitudine e nel conflitto, perché si sente diviso e separato dalla sua fonte di vita. La via dello Spirito che tempra usando il fuoco insegna che non siamo mai soli, infatti il nostro cuore possiede già il calore interiore che è proprio dell'Essere, perciò un fuoco interiore è come un calore che ci riscalda sempre.

L'io sensoriale procede nel mondo mendicando l'amore e il calore che non sente, perciò si illude facilmente che qualcuno lo ami, ma non sa come amare sé stesso. Per sentirsi amato l'io si accontenta di trovare scuse o alibi, perciò si culla nella speranza di essere amato, ma poi è costretto a crollare sotto il tradimento delle illusioni sconfessate. La sofferenza e l'ignoranza sono le compagne che procedono sempre affiancate, infatti diventano alleate nella via dell'incompiutezza: la fretta non è alleata dell'apprendimento, mentre invece il tempo e la pazienza fanno progredire.

Tutti siamo gli allievi e gli apprendisti della vita, perché tutti procediamo lungo un sentiero impervio e duro per i curiosi, i deboli e per chi pretende di poter imparare presto e bene. I maestri insegnano che il grande errore è quello di vedere il dolore, il conflitto e l'ignoranza come dei fenomeni assoluti, perché questo errore ci rende cinici e amari, infatti ci fa rinchiudere sempre più in noi stessi. Quando si dice che il mondo è fatto così e che non può cambiare, si perde la speranza per strada, perciò si procede lungo il sentiero del suicidio spirituale.

La vita non è fatta mai di cose che possiedono un solo aspetto, infatti il dolore e la gioia, l'odio e l'amore, la morte e la vita eterna sono delle realtà inseparabili, e quando le realtà sono complementari esse viaggiano unite, perciò l'una entra per fare strada all'altra. Nella vita non bisogna mai angosciarsi troppo, perché a seconda della direzione che prendiamo possiamo incontrare un aspetto oppure l'altro. Finché dura il fuoco e finché c'è il respiro che sostiene la nostra vita abbiamo una possibilità di poter usare tutti gli strumenti che abbiamo per modificare le circostanze volgendole a nostro vantaggio.

Finché dura il nostro fuoco interno abbiamo la possibilità di chiedere l'aiuto di Dio per progredire al meglio nel nostro percorso.La nascita è prodotta dell'incarnazione, infatti l'Anima ha programmato un piano per calarsi nella materia, perciò la nostra vita diventa il prodotto del dinamismo che l'Anima ha saputo imprimere sulla materia, e la qualità della vita che viviamo proviene dal frutto di questo lavoro. La nostra morte avverrà per l'affievolirsi del calore del fuoco di vita che fuggirà dal nostro involucro fisico per ritornare in alto, perciò al momento stabilito saliremo a illuminare un altro luogo.

Buona erranza
Sharatan


martedì 25 dicembre 2012

Auguri!





Auguro un Natale di amore e di felicità!
Sharatan

venerdì 21 dicembre 2012

Per aspera ad astra



"Attraverso le asperità, si giunge alle stelle."
(Lucio Anneo Seneca)

La coscienza umana è divenuta com'è per merito del lungo processo di evoluzione che abbiamo attraversato, infatti oggi abbiamo una coscienza desta dal momento del risveglio fino al momento del sonno. Nel corso di questo tempo rivolgiamo la nostra attenzione e la nostra attività verso il mondo esterno per percepire gli oggetti, e questo stato viene detto di coscienza oggettiva. L’ambiente esterno viene percepito tramite i sensi, i quali inviano le loro informazioni fino al cervello dove, la nostra struttura codifica i dati, li ordina e poi li distribuisce nella sua struttura interna.

Il cervello mentre sta lavorando su questa base si costruisce una mappa interna della realtà esterna, perciò è la mente che coordina le afferenze sensoriali per costruire la mappa interna della realtà esterna che vive. Questa percezione non è quella dello sviluppo iniziale, infatti l’attuale struttura percettiva si è sviluppata nel corso di una lunga evoluzione e non resterà invariata nel futuro, infatti essa dovrà salire ad un livello superiore di quello che possiede al momento attuale.

Secondo un progetto evolutivo generale l'uomo deve evolvere attraversando 7 diversi livelli di coscienza, per cui adesso siamo arrivati solo al livello intermedio, e questo stadio evolutivo sarà seguito da altri tre livelli successivi. La suddivisione in 7 gradini non è quella dell’evoluzione cosmica totale, ma è quella che ci è dato da concepire attualmente, in quanto l’evoluzione che sappiamo concepire è sempre quella che è relativa alla mentalità del momento attuale, però in futuro avremo altre forme di coscienza.

Sappiamo che il primo gradino evolutivo fu una coscienza simile al profondo torpore dell’insensibilità di trance profonda, ma di tale profondità che un tipo di coscienza di questo genere non esiste più, e una totale inconsapevolezza fu quella dello stadio di Saturno. Nel primo mondo creato vissero esseri inerti che giacevano incoscienti e in perenne contatto con gli stati cosmici, perciò questa fu la coscienza più arcaica.

Questi esseri erano inconsapevoli e sperduti nella mente cosmica, perciò vedevano tutte le cose ma non si ricordavano più di nulla, infatti la loro coscienza oscura vedeva tutto ma non sapeva nulla. Essi erano passivi ma onniscienti: uno stato simile si è conservato parzialmente ed è osservabile nella coscienza del regno minerale che percepisce in modo simile. Un secondo stato evolutivo fu simile a quello del sonno che è privo di sogni che somiglia a ciò che sperimentato se dormiamo profondamente.

Questo stato inconsapevole fu meno profondo del precedente e non fu più onnisciente: la condizione simile sopravvive nei vegetale che percepiscono nella condizione sognante dell'evoluzione solare. Nel terzo stadio vi fu uno stato ancora crepuscolare rispetto a quello attuale, però sorse un tipo di coscienza in cui erano percepite le immagini, e l'arcaismo lo conserviamo ancor oggi nello stato del sonno quando nel sonno sopraggiungono dei sogni.

Questa condizione sopravvive come un arcaismo che è il residuo dei tempi antichi a cui si accenna, perciò il sogno offre l’esempio più calzante della coscienza lunare. Il sogno sembra disordinato ma possiede una sua logica intrinseca, perché il sogno usa il linguaggio dei simboli, e il simbolismo si costruisce una sua cornice di fantasia attorno al nucleo di verità che vuole comunicare, perciò il nucleo contiene sempre la verità che la cornice ci nasconde.

Il sogno usa il tempo in modo libero, infatti il tempo del sogno non segue una linea che indica la direzione che corre in avanti, perché il sogno salta avanti e indietro, infatti il sogno usa il mondo esterno e quello interno in modo indifferenziato. La differenza tra questa condizione e quella antica è che nell'antica coscienza lunare gli avvenimenti che erano sognati non erano falsi, ma erano veri. La differenza è che l’uomo lunare di quei tempi percepiva l’intima struttura dell'esterno, perciò la sua fibra più intima risuonava in risposta istantanea e istintiva al suono che percepiva.

Perciò la sensibilità lunare era attratta da quello che percepiva come bello e buono e veniva respinta da quello che sentiva come brutto e cattivo. Infatti le immagini lunari contenevano anche una percezione, perciò era sufficiente vedere per sentire, essendo il vedere e il gustare collegati. La coscienza lunare era assieme sia visiva che gustativa, perciò istantaneamente l’anima percepiva discriminando quello che amava e quello che odiava, perciò l'orientamento verso esterno avveniva secondo la percezione interiore della realtà.

Nello stato attuale, che è quello del quarto stato evolutivo, l'antico funzionamento resta nella condizione del sonno con sogni, e inoltre rimane anche nella condizione di consapevolezza del regno animale. Non tutti gli animali sanno esprimere con suoni le sensazioni di piacere o dolore, infatti alcuni possono e altri sono muti, ma tutti gli animali possiedono l'istinto che è il residuo della percezione più arcaica. L'animale vede e percepisce, perciò la percezione rappresenta, perché la sua reazione istintiva deve essere istantanea: l’animale sa quando l’istinto segnala il pericolo.

Il quarto stato di evoluzione è nella coscienza odierna che vede colori e forme bene aderenti alle cose, perciò la realtà non è percepita come una cosa imprecisa o fluttuante ma tutto possiede un contorno molto netto e ben definito. Le cose che percepiamo aderiscono alle qualità, perché il mondo è la manifestazione della forma, perciò quello che l’uomo sentiva dentro è uscito fuori per diventare aderente alla realtà del mondo: questa è la coscienza oggettiva dello stato di veglia.

Nel corso dell'evoluzione ogni stadio di sviluppo anticipò la novità che si consolidò nel tempo e così avvenne anche nel corpo umano. Con lo stadio di Saturno si formò il corpo fisico, nello stadio del Sole si aggiunse il corpo eterico o vitale che entrò nell'involucro, perciò l'eterico iniziò a lavorare sul fisico perfezionandolo meglio. Nello stadio della Luna si aggiunse a loro il corpo astrale che lavorò sul fisico, perciò il corpo saturnio era più semplice mentre il corpo solare era più complesso per il lavoro della parte eterica.

Nell'evoluzione lunare il lavoro aggiuntivo fatto dall'astrale fornì al corpo fisico delle nuove funzionalità, finché giungendo nell'evoluzione odierna vediamo un corpo umano che è diventato la componente più perfetta, poiché la struttura è perfezionata al massimo. La struttura sensoriale ha una perfezione che resta insuperabile, perciò anche la componente dell'Io che sviluppiamo adesso possiede dei requisiti ottimali per evolvere meglio.

L'occhio e l'orecchio hanno una struttura mirabile perché furono elaborati nell'epoca di Saturno, e poi furono ancora perfezionati dall'eterico, dall'astrale e dall'Io che per molto tempo lavorarono per migliorarlo ancora. Molte funzioni sono sviluppate in modo ottimale, ma tutte furono predisposte in passato compresa la laringe che risale anch'essa all'epoca saturnia sebbene allora non fosse necessaria per il linguaggio, ma oggi è pienamente funzionante per parlare. Da tutto questo vediamo come il futuro viene sempre predisposto per merito del lavoro che fu svolto in passato

Nell'epoca solare, assieme al corpo eterico, si formarono anche gli organi della secrezione e della vita predisponendo la base per le future funzioni della nutrizione e della crescita dell'organismo. Il corpo astrale elaborò il fisico fin dall'epoca lunare quando predispose tutte le strutture delle funzioni nervose nervose, ma fu necessario che sorgesse l'Io per poter creare il sangue di cui la coscienza oggettiva ha bisogno per poter percepire il piacere e il dolore.

E' merito della coscienza oggettiva se oggi possiamo esprimere all'esterno i suoni che sentiamo risuonare al nostro intero provando il dolore e il piacere. Così nacque il sistema sensoriale e le strutture che sono deputate a sostenerlo, infatti i sensi si svilupparono lungo tutto il corso dell'evoluzione del mondo. Il corpo astrale fu necessario per costruire il sistema nervoso finché sorse l'Io che sformò il sangue, e questo si vede nell'anemia in cui il sangue non sa restare sveglio, infatti l'anemico percepisce con la coscienza sonnolenta di tipo lunare.

Dopo lo sviluppo attuale ci restano ancora altri 3 stati evolutivi, infatti nel prossimo stato evolutivo avremo una coscienza oggettiva a cui si unirà una coscienza per immagini. Per questo vedremo gli uomini in modo concreto con delle forme dai contorni netti, ma percepiremo anche quello che vive nella loro anima, perciò vedremo la loro interiorità manifestarsi nell'aura che si mostrerà a tutti con le sue nuvole di vario colore.

Non vivremo questa percezione in modo sognante come avveniva nell'uomo lunare, perché la futura percezione che unirà l'interno all'esterno dell'uomo avverrà nel pieno e più totale autocontrollo, perciò avverrà con la percezione della coscienza desta e vigile. Questo stadio che seguirà quello della Terra avverrà con una coscienza psichica o animica detta di Giove. Ma nell'avvenire verrà un sesto tipo di coscienza in cui la maturazione di Giove sarà arricchita dalla coscienza di tipo ispirativo che è lo stadio in cui potremo scrutare in modo ancor più profondo ciò che è nascosto nell'anima degli uomini.

In quel tempo non percepiremo solo le immagini con il colore e la forma, ma sentiremo anche il suono più intimo degli esseri, perciò sentiremo e sapremo come sono gli altri sentendo il tipo di suono che fa vibrare la loro anima:avremo questa evoluzione giungendo allo stadio di Venere. Quando il pianeta vivrà con questa coscienza sentiremo "l'armonia delle sfere" che risuonano nei suoni che vennero descritti nei testi antichi, così come fu scritto nelle opere poetiche e filosofiche.

Giungendo al settimo livello avremo una coscienza spirituale di tipo elevato che ci renderà onniscienti, infatti potremmo sentire tutto quello che avviene sulla terra e negli spazi cosmici. Ma questa coscienza non sarà più oscura o sonnolenta come quella dell'antica epoca saturnia, perché nell'ultimo sviluppo dell'evoluzione di Vulcano avremo tutti i tipi di coscienza descritti in precedenza, ma più perfezionati del passato perché verranno ampliati dalla consapevolezza cosmica.

L'uomo deve sperimentare tutti i 7 stadi di consapevolezza mentre prosegue nella sua peregrinazione attraverso il cosmo, perché percorrendo ogni stadio guadagna sempre qualcosa di nuovo, e ciò che giunge come fattore di novità va a formare il germe per avere uno sviluppo ulteriore che verrà in futuro. Ad ogni stadio viene raggiunto un nuovo tipo di sviluppo, perciò guadagniamo sempre una promessa di futuro migliore, e sono abbozzate delle novità che daranno frutti in futuro.

L'evoluzione ha senso solo se avvengono delle fasi in cui tutto cambia e si trasforma assieme, perché la trasformazione riguarda la natura di ogni forma di vita. Su Giove avremo un organo di percezione psichica più elevato, e su Venere avremo un organo fisico con cui la coscienza si manifesterà più concretamente. Con lo stadio di Venere avremo un'esistenza in cui le sostanze saranno attratte e verranno ordinate seguendo la forza di attrazione dell'anima, perciò l'aggregazione seguirà la struttura intima degli esseri.

Quando saremo giunti a quello stadio sarà il nostro corpo astrale che attrarrà il suo simile. In futuro la forza attrattiva del funzionamento interno prevarrà sull'apparenza della forma esterna, e la fusione più intima degli esseri avverrà solo in base alla legge di simpatia e di armonia. Con l'ultimo stadio che ci è stato concesso di conoscere, che è quello detto di Vulcano tutto sarà spiritualizzato, perciò esisterà solo una coscienza di tipo spirituale. Questa forma di esistenza è quella degli esseri che vivono ai più eccelsi livelli dei mondi spirituali, perciò in futuro saremo nel mondo della Pura Ragione.

La linea evolutiva che ho descritto fu detta da Rudolf Steiner che ci rivelò questa evoluzione del pianeta Terra nei prossimi 2.500 anni. Ma qualcuno potrebbe obiettare che questa profezia appare esagerata, perché appare eccessivo credere che si possa pianificare un'evoluzione in un termine così ampio. L'obiezione vale solo per chi ignora queste questioni, perché chi ormai comprende le cose dello Spirito può concepire come siano irrilevanti 2.500 anni per chi sta pianificando tutti i livelli, e fa questo lavoro in modo egregio da un'eternità.

Buona erranza
Sharatan

venerdì 14 dicembre 2012

Un diverso livello di percezione



“Polemos è il padre di tutte le cose;
e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini,
gli uni fa schiavi e gli altri rende liberi”
(Eraclito di Efeso, fr. 53)

La realtà materiale è determinata dal flusso incessante di energie in movimento, e questo movimento segue delle regole fisse e immutabili, perciò è necessario conoscere la natura di ciò che entra in gioco per comprendere le leggi e gli effetti di ciò che si manifesta. Nell'indagine spirituale si dice che un'energia universale immanente è alla base di tutte le forme di vita e di coscienza. Si dice che gli uomini sono dei centri trasformatori dell'energia universale del cosmo, perché il cervello umano è l'organo che trasforma le energie che l'organismo cattura dall'ambiente.

Ogni forma di energia mentale ha un punto d'origine e un luogo di attivazione, perciò l'energia deve essere attivata e la forza propulsiva va attuata, e questo avviene nella mente, perché il luogo in cui nasce l’energia mentale è la mente. L'azione del cervello avviene per mezzo di una "combustione" che corrisponde a quella prodotta della pila elettrica, infatti il cervello e la pila sono degli accumulatori e dei trasformatori dell'energia che esiste fuori da loro.

Le due strutture di accumulo e di conversione di energia non creano l'energia che elaborano, ma si limitano a trasformarla e trasmetterla. Le due strutture usano le energie che hanno precedentemente accumulato, infatti esse usano l'energia per produrre la forza che deve causare i mutamenti nelle altre sostanze. Sappiamo che la manipolazione delle energie produce calore, infatti la temperatura interna dell'organismo aumenta quando esso lavora intensamente a livello mentale, e lo stesso incremento lo vediamo quando l'organismo utilizza l'energia fisica.

L'energia che il cervello utilizza gli serve per creare la realtà dello "stato mentale," infatti uno "stato" è la condizione particolare che è creata quando interviene un'azione negli elementi della struttura se sono attivati le prerogative ed i meccanismi che gli sono propri. Ogni atomo di materia è dotato della capacità di "sentire e rispondere" alle sollecitazioni dell’ambiente quando giunge qualcosa che sa attivare i suoi meccanismi. Ogni atomo usa una polarità che attrae e un'altra polarità che respinge l’energia, perciò esiste un sistema automatico che riconosce le simpatie e le antipatie della materia attivando dei movimenti conseguenti.

Secondo questa regola, il movimento dell’atomo avviene secondo la qualità dell'onda, e tale movimento fluttua con rapidità e intensità dall'interno all’esterno della materia, e viceversa. Tutto si muove veloce ma tutto vibra in modo diverso, perché la diversità è causata dalle diverse frequenze insite nella struttura della materia: per questo motivo la qualità dell'eccitazione prodotta è sempre collegata alla qualità della materia che si muove.

Questo fatto spiega l'esistenza di diversi tipi di stato mentale,perciò questo spiega il motivo per cui la stessa carica di energia possa produrre negli organismi delle reazioni diverse e diverse strutture mentali sebbene le azioni siano state identiche. L'attività vibratoria che è esistente alla base dell'universo crea una comune realtà vibratoria che produce delle forme diverse di stati mentali, perché il fenomeno è collegato alla qualità dell’organismo che riceve la forza d'urto dell’onda energetica.

La mente e il meccanismo della mente sono identici in tutti gli uomini e sono in ogni forma vivente, perciò una medesima mente è presente nel progetto dell'evoluzione, e l'insieme di tutte queste condizioni preliminari produce degli stati mentali diversi. La condizione mentale è diversa anche a causa della diversa reazione alla forza che giunge, perché è diversa anche per la capacità personale di recepire la qualità del movimento che si propaga nel cosmo facendo un moto ondulatorio continuo.

Gli uomini sono colpiti dalla forza del movimento, perciò devono gestire la forza che li raggiunge e devono elaborare correttamente le energie, poiché siamo dei centri di commutazione e di trasmissione dell’energia cosmica. L'oceano cosmico è come un mare energetico in cui sono immersi tutti gli atomi viventi, ma l’oceano è presente anche nella qualità del flusso di energia dell’atomo, ed è la medesima forza che ha prodotto l’attività dell’atomo stesso.

Se pensiamo correttamente al fenomeno descritto immaginiamo una massa enorme di energia che è in continuo movimento mentre plasma e produce la perenne trasformazione che osserviamo nei cicli della vita cosmica. Ogni centro che elabora l'energia viene dotato di due poli, di cui uno è il polo attrattivo che deve afferrare e portare le energie captate verso l'interno dell'organismo per poterle utilizzare, mentre l’altro polo deve comprimere e dirigere all’esterno le energie, perché vanno rilasciate le energie che l'organismo non utilizza per vivere.

Il primo è un polo di tipo positivo o maschile, mentre l’altro è un polo di tipo negativo o femminile, ma entrambi i poli sono necessari, in quanto svolgono dei ruoli diversi, infatti quello positivo controlla la volontà-potenza, mentre quello negativo controlla il desiderio-forza. Perciò il primo polo è deputato a muovere l’azione dell'organismo, mentre il secondo deve muovere il sentimento dell’organismo. Chiaramente l'azione ottimale è quella che utilizza la combinazione bilanciata delle due componenti, in quanto ogni elemento possiede dei punti di forza e di debolezza, perciò entrambi le polarità vanno associate per sfruttare al meglio le loro specificità.

Questo è il quadro generale delle funzioni mentali associate alla circolazione delle energie, però vedendo questo ad un livello minimo di osservazione vediamo solo quello che si manifesta nell'azione che si produce nella materia, ma ignoriamo il sottile meccanismo delle trasformazioni. Se usiamo il livello di percezione minima vediamo la trasformazione quando essa arriva, e vediamo muoversi le cose senza conoscere la vera natura dei fenomeni, perciò viviamo in modo passivo e inconsapevole gli avvenimenti.

Comprendere l’uso di diversi punti di vista è una necessità urgente, infatti se pensiamo al magnetismo terrestre vediamo una forza senza toccarla in modo concreto. La consapevolezza che la forza di attrazione della terra era necessaria per mantenere la densità della struttura ossea umana fu tardiva. Questa conoscenza venne quando le spedizioni spaziali durate troppi mesi causarono un grave danno osseo agli astronauti che erano restati troppo a lungo nello spazio, perciò il fenomeno fu compreso solo quando vennero i danni alla salute delle persone.

Gli studiosi di spiritualità insegnano che esistono sette diversi livelli di realtà percepibile e non abbiamo la presunzione di aspirare a tutti, ma non possiamo rassegnarci a percepire solo il livello più inferiore e primitivo, perciò dobbiamo acquisire livelli percettivi migliori. Al livello più elevato di quello noto vediamo l'energia che circola, infatti vediamo l'incessante passaggio di ondate di forza nella circolazione delle correnti di energia cosmica. A questo livello vediamo tutte le forze preparatorie di ciò che verrà in futuro sebbene non vi sia ancora nessun tipo di trasformazione della materia.

Questo livello di preparazione delle energie è come un cielo azzurro che è percorso da nuvole bianche inframmezzate ad altre nuvole di colore grigio scuro, mentre giungono delle nuvole illuminate dai raggi del sole. La massa di nubi che riempie il cielo possiede tutte le sfumature della madreperla, perché le nuvole sono di ogni tipo, di ogni forma e colore. I colori sono causati dal diverso grado di vibrazione che esse possiedono, in quanto ogni nuvola possiede una sua gradazione di colore e questa sfumatura è sempre dipendente dal suo sentimento.

I colori sono gli stati emozionali, perciò il blu è il colore della spiritualità e più la sfumatura diventa chiara e maggiore diventa la concezione spirituale che essa manifesta. Il colore azzurro mostra il sentimento altruistico di grado più elevato, il viola indica una religiosità molto elevata, e l'ultravioletto mostra uno sviluppo spirituale di massimo grado. Il giallo è il colore vibratorio dei sentimenti e delle emozioni associate alla potenza dell'intelletto, perciò il giallo cupo e spento indica la intellettualità comune, mentre l'intelletto eccezionale viene indicato dal colore dell'oro.

Un colore rarissimo negli uomini è il giallo primitivo che indica chi ha raggiunto il più eccelso livello spirituale degli esseri illuminati. Gli insegnamenti dicono che il "colore vibratorio dell'essere" o "l’essenza dell'essere" è come una pura luce bianca che assomma tutti i colori dello spettro luminoso dell'arcobaleno, che hanno il massimo grado di purezza. L'arancione indica chi possiede l'orgoglio dell'intelletto che è unito all'ambizione, perché unisce il colore giallo al rosso.

Il marrone è il colore dell'avarizia, perché unisce il colore rosso e il nero, perciò il colore rosso è il colore vibratorio della passione, ma la sua tonalità più cupa indica una vibrazione animale inferiore, mentre la tinta nella sfumatura brillante indica la collera e l'odio. Il rosso combinato con il nero indica l'odio che proviene dall'invidia e dalla malizia, mentre il rosso mischiato al verde indica la collera provocata dalla gelosia e dall'invidia.

Il rosso senza mescolanze di colore mostra la volontà indomabile di battersi per una causa giusta. Il rosso cremisi indica la forma più elevata d'amore, e più il cremisi è di tono brillante e più l'amore diventa di tipo elevato e puro, perciò l'amore grossolano è nella tonalità cupa, mentre l’amore più puro è nella tonalità brillante, e se la tonalità si avvicina al rosa l'affezione diventa più elevata.

Il verde è il colore vibratorio che indica il prevalere dei sentimenti e delle emozioni, mentre il verde cupo mostra la gelosia e l'inganno, perciò il verde grigio è l'inganno e la tonalità di verde grigio è sempre più chiara man mano che l'inganno aumenta di tono. Il verde chiaro indica il tatto, la cortesia e l'adattabilità, il grigio è un colore vibratorio negativo che nei toni più scuri indica la depressione e la tristezza. I toni chiari di verde indicano l'egoismo, perciò i toni più pallidi indicano la paura e il terrore, infine il nero indica l'odio, la malizia e la vendetta.

Questi colori vibratori si combinano in modi infiniti, perciò i colori vibratori dei poli positivo e negativo non vanno pensati come colori definiti e fissi, perché i toni sfumano con lo sfumare del sentimento che li ha ispirati, infatti la sfumatura di colore è dovuta all'impulso del moto o dell'emozione che le causa. La differenza è nel tipo di emissione luminosa, poiché il polo emotivo nella corrente desiderio-forza emette una luce sfavillante come mille scintille o stelle che brillano, mentre il tono motivo nella corrente volontà-potenza emette una luminosità manifestata con mille lampi di luce.

Oltre ai colori delle emozioni e dei sentimenti esiste differenza di luce nella "vibrazione di vitalità" dell'organismo, infatti essa è determinata dalla quantità di forza vitale che si possiede, perché una forza interna ci permea permettendoci di vivere: alcuni la chiamano "la forza nervosa." Le vibrazioni della forza vitale non hanno colori particolari ma somigliano al denso vapore che esce dall'acqua che bolle, perché essa emerge dal corpo vitale originariamente incolore, perciò si muove con una diversa velocità che dipende dal diverso grado di salute del soggetto.

Guardando meglio gli esseri umani li vediamo circondati da un alone ovoidale chiamato aura, e l'aura umana emette le radiazioni emozionali legate al colore degli stati mentali del soggetto. L'aura circonda il corpo fisico per circa un metro e poi sfuma sempre più, perciò diminuisce l'intensità del colore maggiormente ci si allontana dal corpo del soggetto. Ogni stato mentale possiede un tono particolare, per cui è possibile leggere la qualità della persona vedendo l'aura e osservandone il colore.

Anche se il soggetto non è consapevole del fatto, il colore dell'aura dimostra ogni stato mentale, perciò essa rivela il carattere delle persone. Le vibrazioni che sono emesse formano l'atmosfera personale, perciò questa atmosfera influisce su tutti quelli che vi entrano in contatto, perché tutti percepiscono la vera qualità delle "atmosfere personali" emanate. E se manca la consapevolezza interviene la legge di simpatia e antipatia che funziona sempre in sottofondo nel nostro polo magnetico interiore, ma se analizziamo l'aura è meglio. E' meglio riconoscere la qualità della persona e poter scegliere liberamente il tipo di esperienza che vogliamo sperimentare.

Impariamo a conoscere meglio il mondo quando impariamo che tutti emanano i sentimenti e le sensazioni che provano sebbene non lo sappiamo, perché le vibrazioni avvolgono e coinvolgono le persone causando un certo tipo di effetto. Esistono delle "fiamme di energia" che investono le persone, perché tutti inviano delle scintille energetiche che colpiscono gli altri che assomigliano alla pioggia che cade e che colpisce tutto. Il temporale emozionale dimostra anche la quantità di magnetismo personale, e la dose di desiderio-forza e volontà-potenza che possediamo.

Quando la forza dell'energia aumenta assomiglia al dardeggiare di lampi e scintille, perciò una forza maggiore sa neutralizzare una potenza minore che viene facilmente assoggettata e sottomessa dall'attacco determinato dell'avversario. La lotta è vinta velocemente se abbiamo un avversario con una minore forza, perciò esso soccombe più facilmente alla nostra potenza. L'individuo più forte aumenta l'effetto dell'attacco quando sa vedere e catturare il polo debole dell'altro, poiché il desiderio più forte sottomette il più debole.

Questo avviene quando un uomo è allontanato dalla sua volontà, perché qualcuno sa come agganciarlo al polo del suo desiderio: è così che viene attuato un attacco potente che consapevolmente approfitta delle difese insufficienti dell’avversario. Anche la persona più positiva e scettica deve conoscere come viene usato il potere dell'energia mentale se questo potere è usato con l’intenzione malevola, perché ignorare o non sapere come qualcosa avvenga non ci sottrae dal subire gli esiti nefasti dell’ignoranza.

La persona positiva e magnetica conosce il meccanismo, perciò la sua consapevolezza la aiuta nella difesa e nell'attacco se deve rendere inoffensiva una manovra attuata a suo danno. Non è raro trovare persone che attraggono gli altri per scopi personali, perché agiscono approfittandosi dei più deboli. Spesso viene millantato l'amore falso che nasconde l'egoistica soddisfazione di desideri personali e materiali, perciò va conosciuto il pericolo di essere strumentalizzati dagli altri. Le notizie dai giornali fanno riflettere su tante cose di questo tipo, perciò bisogna sviluppare una mente lucida e adeguata ai tempi che viviamo.

L'ignoranza non ci sottrae dal pericolo, e se la mancanza di esperienza si unisce all'ignoranza che è associata alla fiducia ottusa e alla credulità eccessiva si può ottenere una mistura fatale per la nostra tranquillità. Il fenomeno non va creduto in modo ottuso, ma queste avvertenze aiutano a guardare con occhio lucido e critico la vita concreta, le situazioni affettive, le riunioni di massa, le associazioni politiche, le adunanze religiose, le occasioni festose e ricreative, gli spettacoli teatrali, infatti una maggiore conoscenza aiuta a comprendere meglio le situazioni in cui gli uomini vivono con altri uomini.

Buona erranza
Sharatan



domenica 9 dicembre 2012

Una disposizione fondamentale



"L'esserci è un ente che io stesso via via sono,
l'essere è via via il mio. "
(Martin Heidegger - Essere e tempo)

Heidegger scrive che la dimensione originaria dell'uomo è lo stato emotivo che connota il nostro esser-ci, infatti ogni esser-ci ha sempre una tonalità affettiva, perché non esiste nessuna dimensione dell'essere che sia privo di tonalità o con una tonalità neutra. Ogni essere nel mondo viene connotato da un tipo di emozione che aggiunge i sentimenti che vengono creati dalla tonalità affettiva che proviamo, come la paura, la gioia o la noia, e così via.

Heidegger dice che il modo con cui ci prendiamo cura del quotidiano non sono modi di essere insignificanti, perché essi connotano un particolare modo di essere, sebbene molti considerano il prendersi cura del loro quotidiano un fatto indifferente.
Il sentimento è il modo in cui ci troviamo nel nostro riferirci all'ente e quindi sono anche il modo con cui ci riferiamo a noi stessi, infatti sono il modo con cui ci troviamo sia rispetto all'ente dell'ente che all'ente di noi stessi. Il sentimento è il modo in cui ci troviamo di volta in volta rispetto alle cose, è il modo con cui ci rapportiamo a noi stessi e riguardo alle cose: il sentimento è lo stato aperto in sé in cui si dispiega la tonalità della nostra esistenza.

L'uomo non è l'essere che si connota per l'attività pensante, ma è l'essere che viene connotato dallo stato del sentimento, perciò il sentimento è la dimensione originaria da pensare e di cui far parte. Il sentimento ha il carattere dell'aprire e del mantenere aperto, ma possiede pure il carattere del chiudere che connotano la nostra predisposizione all'esser-ci. In "Essere e tempo" si dice che il modo di essere originario, cioè l'apertura dell'esser-ci al mondo sono la situazione emotiva e la comprensione.

Il modo di essere fondamentale e la condizione originaria sono l'apertura che riguarda sia l'esser-ci nel mondo fondato sulla situazione emotiva che la comprensione che include anche il linguaggio. La comprensione riguarda l'apertura dell'intera costituzione dell'essere-nel-mondo, e quindi essa è sempre fondata emotivamente. L'esser-ci ha sempre una connotazione affettiva, perciò non riguarda solo una semplice comprensione del mondo o una semplice interpretazione di esso, infatti l'affettività è essa stessa una sorta di comprensione.

Il sentirsi situato è un essere disposto che ci pre-dispone ad uno specifico stato d'animo nel suo corrispettivo riferirsi al mondo e al nostro con-esserci con gli altri. Il sentirsi situato fonda il sentirsi bene o male del nostro modo di esistere, e riguarda l'essere esposto dell'uomo all'ente nel suo insieme: questa gettatezza, che è l'essere esposto fa parte della comprensione dell'ente in quanto ente. Detto questo si comprende bene come la disposizione dell'uomo fonda lo stato d'animo di esso rispetto al suo riferimento di fondo, cioé fonda la disposizione di apertura riguardo a se stesso, al mondo e agli altri.

In qualche modo vi è una "disponente disposizione che fonda " ma che non ha fondamento, infatti è a partire dell'esser-ci che è la gettatezza in cui si trova l'esser-ci, che si comprende e si progetta. L'esser-ci si progetta in un poter essere nell'esistenza che è primariamente fondato su ciò di cui egli ha cura, infatti dice Heidegger, che "l'esser-ci può comprendere se stesso a partire dal proprio mondo." Essendo quindi un'apertura che possiede una sfumatura emotiva, la comprensione dell'esser-ci ha una profonda tonalità affettiva, perciò tutta la nostra comprensione reca la traccia della nostra qualità e della nostra tonalità affettiva.

In ogni nostro sentire si mostra una disposizione fondamentale o un orientamento fondamentale che ogni tonalità emotiva custodisce in sé e da cui trae origine. Perciò il fondamento di ogni sentire è un essere originario in cui l'esser-ci è già aperto in se stesso ancor prima di conoscere e di volere, e al di là della portata del loro aprire, com'è detto in "Essere e tempo." L'apertura originaria è ciò che diciamo comprensione, infatti ogni nostro dire e agire parla del nostro orientamento fondamentale, perché ne è la manifestazione evidente: quello di cui mi occupo, quello che faccio e ciò a cui mi lego sono già in qualche modo io stesso.

Il mio mondo è il mio agire quotidiano, ed è il mio progetto di esistenza, infatti la nostra sensibilità è collegata alla nostra tonalità originaria che predispone ad un determinato sentire, ma anche al modo in cui ci apriamo al mondo e al modo con cui ci manifestiamo con essere. Heidegger ci dice che ogni manifestazione dell'esser-ci è abitato da un orientamento fondamentale che lo distingue da quello degli altri, e questa base fondante si vede dal linguaggio. Il discorso è l'elemento esistenziale dell'esser-ci, perché è l'articolazione del significato in modo che esso abbia una comprensibilità che sia emotivamente collocata nel mondo.

Il linguaggio è co-originario insieme alla situazione emotiva e alla comprensione, perché esso è alla base dell'interpretazione e dell'asserzione. Il linguaggio possiede già una comprensione che è emotivamente situata nell'essere nel mondo, ed è la comprensione in cui si mantiene l'apertura dell'esser-ci nel mondo. L'esprimersi non è il gettar fuori quello che è dentro, ma è l'espressione del rispettivo modo delle situazione emotiva che rivela l'apertura al mondo dell'essere.

La parola degli uomini rivela la memoria della tonalità originaria di cui è intessuto il dire, e soprattutto il modo di parlare è l'indice linguistico che manifesta la situazione emotiva dell'individuo, perciò rivela la sua apertura all'esistenza. L'esser-ci si comprende a partire dal mondo, perciò una manifestazione possiede sempre l'apertura ad una certa "tonalità emotiva." Lo stato emotivo porta l'esser-ci al cospetto del suo essere gettato in modo ben più originario del "come uno si sente" o "come sta" perché l'esser-ci e la tonalità emotiva rappresentano sempre "la maniera in cui io sono sempre primariamente l'ente gettato."

Il carattere esistenziale fondamentale della nostra tonalità affettiva ci rimanda indietro a un modo di essere nel mondo, cioè a quello che siamo stati, infatti la nostra tonalità emotiva si fonda e si temporalizza su un "essere stato" che è l'oblio dell'essere nell'esser-ci. La potenza dell'oblio nelle tonalità emotive del quotidiano è nel fatto che le tonalità emotive nascondono e mascherano il carattere non appropriato dell'apertura emotiva al mondo.

La nostra apertura al mondo, questo "semplice lasciarsi vivere o lasciare che le cose vadano come vogliono " si fonda sull'abbandono all'oblio di sé nell'essere gettato: questo vivere è un fatto non autentico. Le tonalità affettive fondate sul tranquillo vivere ci fissano e stabilizzano, perciò velano la nostra esposizione all'essere. La disposizione non autentica reitera la nostra comprensione emotiva non autentica, cioè la nostra gettatezza, sulla cui base continuiamo a vivere la nostra quotidianità.

Le tonalità affettive accompagnano un commercio quotidiano con l'ente, cioè il nostro vivere immediato in una situazione che assomiglia a quella dell'animale che non scorge alcuna fine e nessuna origine, ma che è immediatamente. L'esser-ci si illude di trovare pace, perciò si immedesima e si identifica con il suo mondo e con ciò di cui si prende cura, ma questa condizione lo incatena. La vita immediata ci lega a delle possibilità limitate di esplorare delle scelte diverse, perché ci relega nel campo del noto, del sopportabile, del decente, del conveniente, e così via.

La vita immediata ci lega sempre ad un mondo che non ci riguarda, perciò la bellezza dell'esser-ci che è la virtù umana rimane nascosta e dormiente. Nello sbocciare dell'esser-ci vi è l'assumere sempre più la nostra natura che ci fa rassomigliare agli dei, e qui si nasconde la formula della serenità che tanto disperatamente gli uomini cercano di avere. Noi siamo immemori della nostra natura divina, perciò non possiamo guadagnare nessuna vera serenità, perché sempre ci affiorerà il dubbio e lo sgomento di chiederci: che cosa ne è stato del nostro esser-ci?

Solo interrogando la pratica del quotidiano si può creare un tempo autentico, cioè il tempo in cui ci liberiamo di ciò che non ci è proprio per rivolgerci a noi stessi, e a quello che ci appartiene veramente. Le interruzioni di prassi sono l'occasione per interrogarci sull'esser-ci vero, per cui tra esse va annoverata l'esperienza artistica che è in grado di elevare. In queste attività risuona il nostro modo di essere fondamentale, cioè quello che ci richiama alla nostra originare, e al nostro modo nudo essere.

Questa determinazione, dice Heidegger, cioè il fatto che l'esser-ci è ciò che via stesso io sono, non indica uno sforzo della volontà ma indica una costituzione e una struttura ontologica dell'uomo. Questa natura contiene in modo grezzo tutto quello che è l'uomo quando si risponde alla domanda su: chi? Secondo Heidegger, il chi: "è quello che, attraverso il mutare dei contegni e dei vissuti, si mantiene identico pur nel riferimento costante a questa molteplicità. In sede ontologica, lo intendiamo come quello che, in e per una regione conchiusa, è via via costantemente sottomano, che in un senso eminente sta al fondamento, insomma: il soggetto.

Il quale, proprio in quanto medesimo nella molteplice alterità, ha carattere del sé. Si può benissimo rifiutare la sostanza psichica, come pure la cosalità della coscienza e l'oggettualità della persona." Ma se l'io è una determinazione essenziale dell'esser-ci, essa va interpretata in modo totalmente esistenziale, perciò il sé non deve essere concepito solo come una maniera d'essere dell'ente. Questo non risolvere il quesito, ma equivale alla "dissoluzione del vero e proprio "nocciolo" dell'esser-ci, perciò piuttosto dobbiamo concepire che la sostanza dell'uomo non è lo spirito come sintesi di anima e corpo proprio, bensì l'esistenza."

Buona erranza
Sharatan




giovedì 6 dicembre 2012

Oltre la parte nascosta



“La vita è una lunga battaglia nelle tenebre”
(Tito Lucrezio Caro)

Nello Zohar è scritto che "il mistero è il fondamento" e tutta la mistica ebraica è basata su questa affermazione, infatti la cabala è chiamata la "sapienza di ciò che è nascosto" perché essa è la sapienza della verità. Questo non vuol dire certo che la cabala possiede tutta la verità o che possa scoprire tutto quello che non conosciamo, infatti i cabalisti sono chiamati "gli uomini del segreto", perché nelle loro opere compiono degli sforzi instancabili per cercare di scoprire un barlume dello splendore di verità nascosta in ciò che esiste.

I cabalisti vogliono scoprire lo splendore delle opere divine sebbene siano incapaci di guardare la "luce che è nascosta," infatti essi sanno che non si possono penetrare le verità divine, perché esse sono insondabili. Sebbene il compito sia immane si vuol prosegue senza tregua la ricerca cercando una rivelazione totale che non si potrà mai avere, infatti secondo Omraam Mikhael Aivanov "più il pensiero è luminoso, più esso risulta oscuro per quelli che non lo possono cogliere."

In realtà c'è una luce accecante che è in conflitto con ciò che riusciamo a vedere, perché ciò che vediamo è la parte di luce che gli occhi sanno cogliere, e ciò che non vediamo e non sappiamo comprendere lo chiamiamo oscurità. Non potendo usare occhi adatti a penetrare nelle tenebre, e non essendo degli animali che riescono a vedere al buio ci dimentichiamo che il concetto di "tenebre e luce" è relativo alla capacità di percezione di chi guarda.

Quando, nella Genesi, Dio comanda: "Sia fatta la luce!" avvenne che la luce venne. Per gli uomini non funziona così, infatti ciò che vediamo nel mondo è solo quello che si è manifestato dopo il comando divino, ma questo non significa che prima che avvenisse la creazione ci fossero solo delle tenebre. Piuttosto è l'esatto contrario, infatti oltre Kether, che è la Corona dell'albero sefirotico, vi è l’Ain Soph Aur, che corrisponde alla Luce senza Fine. La Luce è come un velo che non si può penetrare essendo l'Assoluto e l'Immanifesto, di cui lo stesso Dio Padre è solo un'emanazione.

L'Assoluto, secondo i cabalisti, si trova oltre la luce e le tenebre, perché si estende oltre i mondi creati, perciò per comprendere il Mistero Divino è descritto un luogo che è oltre Ain Soph Aur chiamato Ain Soph, cioé Il Senza Fine, e oltre Ain Soph vi è il luogo chiamato Ain, cioé il Senza. All'origine del mistero del creato c'è una negazione, ma la privazione originaria non è il "Nulla" della mancanza o della Non-Esistenza, così come il Nirvana non è l'assoluto annichilimento, infatti esiste una vita in ogni manifestazione.

Oltre la manifestazione conosciuta esistono forme di esistenza che non concepiamo, poiché non sappiamo pensare realtà diverse da quelle conosciuta, perciò i cabalisti invitano a credere alle forme che sfuggono al pensiero comune. Secondo loro vanno studiate non solo "le radici delle cose" ma vanno indagate altri rami che si possono essere sviluppati e abbiano potuto fiorire. Essi vogliono rendere più sensibili gli uomini riguardo il mistero che gli uomini racchiudono al loro interno, ma anche sul mistero che li circonda.

Essi vogliono illuminare il carattere superficiale delle conoscenze umane, perciò ci avvertono sulla superficialità delle nostre constatazioni. Lo sguardo umano deve essere rivolto verso l'interno delle cose, perché ciò che si vede e tocca all'esterno è solo l'apparenza di ciò che è veramente e di quello che andrebbe conosciuto. Ciò che percepiamo non è altro che la "scorza" che contiene il "luminoso" nocciolo delle cose. L'uomo deve essere consapevole di vivere in un mondo sconosciuto, perciò deve chiedersi e interrogarsi su ciò che siamo, e dove stiamo andando. Se usiamo il nostro tempo per sapere "chi" e "che cosa" comprendiamo che tutto quello che ci circonda e la vita stessa è un mistero.

Se facciamo l'interrogativo si arriva fino al mistero di Dio che è la vita della vita da cui tutte le vite vengono, e cui tutte le vite riconducono: questo è l'unico mistero che dovrebbe restare fuori dall'indagine della mente umana. Lo Zohar insegna che la realtà è fatta dall'insieme di "nascosto e di scoperto" di "esteriorità e interiorità," perché tutto è un assieme di "luce e fango" di "anima e corpo" e di "corpo e vestito." La complementarità che è insita nel concetto dell'unità cosmica è il solo elemento unificatore della realtà.

La mistica ebraica indaga la dialettica della complementarità, infatti insegna che tutto quello che sembra nascosto arriverà a manifestarsi, e questa è l’unica verità che è sempre vera e presente. Solo Dio è il "Nascosto" per eccellenza, perciò il linguaggio e il pensiero così poveri e limitati non sanno ad afferrarne la natura e l'essenza. Ma anche lo stesso Dio, malgrado l'insondabilità suddetta, arriva a manifestarsi per effetto delle sue opere, in quanto ogni Essere si circonda e riempie della sua Essenza tutto quello che produce.

In questo modo anche un Dio nascosto diventa un Dio presente sebbene venga nascosto nelle cose che produce: Dio è Il Nascosto da cui emana ciò che vediamo esistere, e se la sua vera Essenza resta occultata vi sono le sue opere che parlano di Lui. Tutte le opere della sua manifestazione aspettano la nostra interpretazione, e sarà sempre più esatta e giusta. Il mondo è un mistero sebbene appaia chiaro ed esplicito, infatti il nome del mondo è Olam, cioè nascosto poiché si riferisce a Dio che è il solo Nascosto che può fondare la base di tutto ciò che esiste.

La realtà della materia nasconde all'interno il motivo della sua esistenza, infatti il mondo viene chiamato Olam, perché la materia deve insegnarci a scoprire l'Anima inclusa nella materia dotata della sua Hiyut, cioè la vitalità che vivifica il mondo. L'Anima infusa nel Mondo è come l'anima che fu insufflata nell'uomo sebbene nessuna delle due anime possa essere percepita o localizzata in un punto preciso. Se l'uomo è detto tale è perché possiede un'anima, infatti quando è separato dall'anima l'uomo diventa un corpo morto così come il mondo, perché un mondo che viene privato dell'anima diventa un luogo morto.

Il mistero del mondo resterà tale fino ai giorni del Messia che mostreranno come il lato nascosto e quello palese furono sempre la sintesi di una realtà e di una verità perfetta. I cabalisti con questa complessa simbologia insegnano che il mondo sembra aperto, ma che invece è chiuso alla comprensione umana, perché l'uomo è un "piccolo mondo" che è racchiuso in sé stesso. Queste idee ci mostrano che siamo incapaci di penetrare nel pensiero degli altri uomini, così come siamo incapaci di penetrare la mente divina.

Il pensiero sfugge all'uomo perché l'oggetto della conoscenza è solo una minima parte dell'essere totale, infatti la maggior parte dell'uomo giace nascosto nella sua parte inconscia e questo non viene conosciuto nello stato di veglia, ma compare solo nel subcosciente. L'inconscio è una parte più potente rispetto alla parte cosciente, e la nostra parte nascosta è molto più grande di quella conosciuta: l'inconscio conserva la totalità dell'essere e contiene quello che l'uomo ignora di sé stesso, perciò i cabalisti devono studiare i sogni.

Il sogno è lo specchio opaco dell'essere profondo, perciò la qualità, il contenuto e il livello dell'uomo sono svelati dai suoi sogni: l'inconscio rivela e racconta tutta la verità sulla personalità umana. Perciò i cabalisti analizzano i messaggi contenuti nei sogni, e i sogni rivelano le verità umane offrendo gli insegnamenti psicologici, religiosi e morali. Il mondo interiore è una realtà gerarchizzata, perciò l'attività onirica fa discendere nei livelli profondi dell'essere facendo capire il mistero che l’uomo racchiude in sé stesso, perciò fa comprendere la qualità del mondo interno e la qualità del mondo che circonda l'uomo.

Dio ci ha donato la Conoscenza, che è Da'at, perciò l'uomo è tale solo se consegue la Conoscenza che è la sua maggiore prerogativa e la sua gloria. La conoscenza è l'atto del pensiero che cerca di penetrare nelle cose, infatti essa procede dal sapere sebbene la sua conquista non sia mai completa e totale. La conoscenza è il sapere che si fonda sulla probabilità, e che diventa più dubbia e insicura se vuole diventare un pensiero puro e assoluto. La conoscenza oltrepassa il sapere concettuale fondato sul pensiero, infatti viene costruita dalla Saggezza che si infonde nel cuore dell’uomo.

La Conoscenza è la grazia divina che Dio offre all’uomo e va basata sia sulla ragione che sul cuore, ma va ricercata senza pensare di averla in perfezione. La conoscenza è la virtù raggiungibile da chi ha l'intelligenza e il desiderio di sapere sempre più. Se conosciamo sempre meglio, le cose del mondo diventano sempre più evidenti e sono chiare per i nostri occhi, perciò anche il nostro prossimo diventa più conoscibile, perché anche il prossimo diventa evidente al nostro sguardo.

I cabalisti insegnano di non volere il dominio, lo sfruttamento o la sottomissione della natura, del mondo e dei nostri simili, ma dobbiamo vivere desiderando solo di avvicinarci in pace a tutto quello che il Signore ha creato, perciò dobbiamo rispettare le leggi immutabili che reggono armoniosamente il mondo. Avvicinandoci alle cose, l’uomo deve ricordare e aver presente che in tutto si nasconde una parte di divinità a cui tutti siamo legati, e da cui tutti siamo “abitati.” L’uomo deve sentire in sé la Divina Presenza che i cabalisti chiamano Shekhina, e deve desiderare che essa possa dimorare al suo interno.

La natura non è una materia inerte, ma è un organismo che è vivificato dal soffio del Creatore, perciò l’uomo deve ammirare le ricchezze della natura e deve usare i suoi doni con misura e saggezza vivendo in pace assieme ai suoi simili. L’uomo deve amare anche la sua vita sociale, perché tutti gli uomini si completano vicendevolmente, in quanto ogni uomo è un nostro simile, ma è anche diverso da ogni altro. Ogni uomo può offrire al suo simile ciò che gli manca, perciò ognuno deve dar prova della sua bontà e della sua giustizia, perché ognuno ha delle necessità e delle carenze.

Ognuno deve saper offrire quello che è necessario agli altri, perché nella società umana vi è una dipendenza costruttiva che è alla base dell'armoniosa convivenza. Ognuno deve essere stimato per ciò che ha, ma anche per ciò che non ha, affinché ognuno possa ricevere e possa donare reciprocamente agli altri. Ognuno ha diritto ad avere un posto che non gli può essere negato, infatti tutti siamo contemporaneamente degli stranieri e dei cittadini del mondo. La cabala vuole infondere nell’uomo la meraviglia e la riverenza per tutte le forme di vita, poiché tutto quello che esiste non venne creato invano.

La distruzione dell’integrità della natura, l'uccisione degli animali e le umiliazioni degli uomini che vediamo nel mondo sono un'offesa alla Divinità, perché si colpisce la scintilla divina che è stata racchiusa in tutto il vivente. Oggi vediamo oltraggiata la Divinità con la distruzione della natura e degli animali, e vediamo che viene leso anche l’uomo che contiene tutti gli elementi del mondo minerale, vegetale e animale, perché tutti gli elementi sono presenti al nostro interno. La cosa peggiore è che il pericolo dell'esterno è causato dallo squilibrio profondo che abbiamo accumulato nel mondo interiore.

Buona erranza
Sharatan



sabato 1 dicembre 2012

Un maestro della cabala



"Il ritorno del mondo intero incomincia
con il ritorno di un solo uomo."
(Baal Shem Tov)

Israel Ben Eliezer, cioè il Baal Shem Tov, nasce a Okup nella Podolia polacco-lituana nel 1698, da Eliezer e Sara due anziani ebrei di umile origine. Come per tanti avatar spirituali si narra che la sua nascita fosse preceduta da fatti miracolosi, e che il profeta Elia apparve all'anziano padre per annunciargli l'arrivo di un essere eccezionale. Quando morirono i suoi genitori, Israel era un adolescente, perciò venne allevato ricevendo l'aiuto della comunità ebraica del suo villaggio. Si crede che la sua anima fosse la reincarnazione di una scintilla dell'anima di Rabbi Shimon Bar Yokhai, l'autore dello Zohar.

Se il grande Arizal, il Leone della Cabala, fu un essere etereo che sembrava sospeso tra il cielo e la terra, il Baal Shem Tov fu un mistico pratico dall'indole molto calorosa e sensibile che meravigliava per la straordinaria umanità che univa a dei poteri eccezionali. Il suo primo prodigio fu quello di nascondere l'eccezionalità della sua anima sotto le spoglie della pigrizia e della mediocrità, al punto che fu ritenuto un uomo quasi idiota. Fin da bambino era stato diverso dagli altri bambini, infatti tutti lo credevano un ritardato, perché amava stare in meditazione solitaria, e girovagava a lungo nei boschi e nei campi.

Fece i più umili mestieri poi diventò il custode della locale sinagoga, mentre di notte studiava in segreto i testi cabalistici, ma il rabbino Rabbi Efraim di Brody comprese l'eccezionalità nascosta dall'aspetto dimesso e silenzioso del giovane, perciò prima di morire gli offrì in moglie la figlia Leah Rochel. Dopo la morte del venerato rabbino, Israel trovò l'opposizione del futuro cognato Gershom Kitover che non voleva che sua sorella sposasse un uomo così mediocre, ma poi accettò il matrimonio perché era stata quella la volontà del padre defunto, perciò regalò un carro agli sposi e li congedò.

Israel e la moglie si ritirarono in un rifugio isolato sui monti Carpazi dove il futuro Baal Shem studiò e meditò per alcuni anni, mentre la moglie raccoglieva la legna nei boschi per rivenderla nei paesi vicini. Dopo anni di ritiro solitario, quando Israel aveva circa 30 anni, il Besht scese dai monti con la moglie e andò dal cognato per rivelargli la sua vera natura, così che quando si fu convinto della sua santità, Gershom Kitover diventò il suo primo discepolo. Il nome di Baal Shem Tov significa Maestro del nome divino, e quel nome era riservato ai taumaturghi giravaghi che offrivano la guarigione e altri rimedi propiziatori usando l'implorazione dei nomi di Dio, ma queste figure erano ben poco stimate dai rabbini prima di Israel Ben Eliezer.

I Baal Shem Tov erano poco tollerati dagli ambienti rabbinici, ma erano molto amati dal popolo, ma questo caso fu diverso, infatti la fama di santo e di guaritore del Baal Shem Tov si diffuse velocemente e migliaia di persone di ogni ceto sociale andavano a chiedere guarigione, conforto, benedizione e incoraggiamento spirituale. Tra le storie che illustrano il suo carattere si narra che gli chiesero aiuto per una persona morente di un villaggio lontano, e il maestro disse ai suoi discepoli: "Io vedo che sta morendo, ma comunque manderò un messaggero per cercare di aiutarlo."

Molti testimoniavano i poteri eccezionali che lui mostrava con la massima semplicità, in quanto credeva che tutta la sua persona fosse solo un canale di "coscienza dilatata" che veniva usato dal Signore, affinché tutti gli esseri potessero ascendere alla beatitudine divina. Molti rabbini e studiosi famosi venivano per diventare suoi discepoli, e lui insegnava che l'amore per Dio e la gioia di implorare il suo nome era un merito più grande dell'osservanza rigida e formale alle dottrine.

La sua attività era impegnata nelle guarigioni e nell'addestramento dei discepoli, per i quali formalizzò delle tecniche precise per la realizzazione che divennero lo chassidismo. Secondo il Baal Shem Tov la preghiera del cuore dell'essere più semplice e umile poteva aprire il cuore di Dio, perché ogni uomo è una scintilla vivente di Dio. Egli insegnava che diventare una sola cosa con la preghiera significa diventare una sola cosa con Dio, perché la devozione con cui si pronuncia la preghiera fa ritornare allo stato precedente dell'essere, perciò può realizzare la perfetta fusione tra l'uomo e Dio.

Quando l'uomo prega si dissolve completamente nell'estasi della fusione con l'energia divina, perciò pregando con un cuore devoto e ardente si può ascendere fino al Trono di Dio. Gli esercizi mistici che insegnava erano rigorose forme di Yoga Divino, e la sua tecnica era assai diversa dalla spontanea rozzezza di cui fu accusato dagli avversari. La cerchia più interna dei suoi discepoli era formata da persone di straordinaria erudizione nel campo della dottrina tradizionale, nel campo giuridico e nelle tecniche meditative che oggi conosciamo come cabala mistica.

La diffusione delle sue idee gli attirò molti discepoli ma gli procurò anche dei tenaci e accaniti avversari, e quando il grande maestro morì a soli 62 anni, la cabala che fino allora era stata un retaggio esclusivo di raffinati studiosi era discesa nella mente degli uomini prendendo una forma concreta e parlando un linguaggio umano che era accessibile alla comprensione di tutti. Il suo insegnamento fu orale e furono gli allievi che fecero circolare le dottrine.

Malgrado fosse proibito severamente proibito scrivere durante le lezioni dei rabbini, il Maggid di Mezritch ignorò il severo divieto e trascrisse tutto quello che il Baal Shem Tov comunicava ai suoi discepoli. Rav Dov Baer detto il Maggid di Mezritch fu il suo discepolo più colto e famoso e fu anche il suo successore essendo dotato di un raffinato stile filosofico, al punto che molti degli scritti che ha lasciato non sfigurerebbero con gli scritti delle più raffinate dottrine vedanta.

Il Maggid, prima di entrare nella sua cerchia era stato un dotto talmudico, ma la predisposizione personale lo aveva allontanato dalla vita rispettabile e stabile dei dotti rabbini e l'aveva spinto nell'umile destino del predicatore. La sua attitudine per la mistica e per la mortificazione lo aveva condotto verso una vita piena di privazioni e digiuni che lo aveva reso un povero infermo di salute cagionevole. Quando il Maggid era allo stremo delle forze fisiche, le sue condizioni erano tanto gravi che la moglie insistette affinché andasse dal grande guaritore a chiedere aiuto.

Solo dopo le ripetute insistenze della donna il Maggid si accinse al viaggio per raggiungere il futuro maestro. Per ironia della sorte il Baal era contro ogni forma di mortificazione del corpo e si opponeva alla pratica di pregare accompagnandosi con il pianto usata da alcuni. Per il Baal la preghiera andava accompagnata dalla gioia e dalla riconoscenza, perché l'uomo amabile e pieno di gioia è gradito al Signore. Non stupisce se il primo incontro avvenne in modo curioso, perché quando il Maggid fu ammesso alla presenza del Baal restò molto deluso dal suo futuro maestro.

Il Maggid si aspettava di vedere un rabbino autorevole che fosse all'altezza della sua fama, ma il Baal si mostrò molto amabile e semplice, e lo intrattenne con un lungo discorso sulla dieta più adatta per un vetturino. Il Maggid era già andato malvolentieri, era sfinito dal viaggio, era sofferente e claudicante, perciò giudicò quel colloquio banale e indegno del personaggio, perciò tornò alla locanda in cui alloggiava e prese a fare il bagaglio per ritornarsene deluso a casa.

Mentre preparava la partenza, sentì che bussavano alla porta e venne un messaggero per dire che il maestro voleva parlare ancora con lui. Malvolentieri il Maggid tornò dal Baal, ma quando fu al suo cospetto il Baal gli diede un volume dell'Arizal e gli chiese di interpretare un complesso brano di cabala lurianica. Il Maggid pensò che finalmente si cominciava a parlare di argomenti degni del livello che si aspettava di incontrare, perciò il viaggio non era stato inutile come credeva. Il Maggid lesse il testo dell'Arizal e iniziò uno dei suoi brillanti commenti dottrinari, poi concluse e guardò il Baal per vedere l'effetto che aveva prodotto.

Il maestro disse: "Vedo che hai appreso con la mente, ma che non hai imparato con l'anima." Dopo aver detto questo prese il brano che aveva chiesto di interpretare e iniziò a commentarlo lui stesso. Il Maggid raccontò che la stanza iniziò a diventare calda e la vide illuminata da una luce radiosa che svanì solo quando il Baal Shem Tov ebbe concluso la sua interpretazione. Il Maggid divenne il suo principale discepolo, e diventò la sua voce trascrivendo la sua dottrina, infatti gli dobbiamo il merito di aver tramandato ciò che il Baal aveva insegnato, e quando il maestro morì, ereditò il suo mantello da preghiera.

L'incontro tra maestro e allievo non era avvenuto con un riconoscimento immediato come può avvenire, infatti il maestro aveva alluso in modo velato e simbolico al rapporto sbagliato del Maggid con le esigenze del corpo. Aveva alluso al racconto contenuto nello Zohar, in cui il conduttore di somari ammaestra sulla parola "khamor" somaro, e sulla parola "khomer" materia per insegnare che l'uomo deve trasformare in modo corretto la sua materia per potersi sviluppare a livello spirituale. L'allusione alla dieta del vetturino alludeva al Maggid come vetturino inadatto delle esigenze del suo veicolo corporeo.

Certamente il Maggid era un po' troppo testardo, perciò la rivelazione discese al livello che lui riusciva a comprendere. Fu necessario che si manifestasse al Maggid facendo vedere chiaramente la sua qualità spirituale, infatti il carattere del Baal era unico, ma il Maggid aveva una mentalità troppo rigida e rigorosa per capirlo subito. Con il tempo si modificò diventando un seguace passato dall'osservanza più rigida alla ribellione aperta qualora la ribellione fosse necessaria. Conoscendo il suo carattere iniziale possiamo comprendere la profonda trasformazione che avvenne in lui dopo che divenne il primo discepolo del Baal Shem Tov.

Conoscendo gli antefatti possiamo apprezzare il coraggio dimostrato dal Maggid quando disobbedì al divieto di prendere appunti durante le lezioni del suo maestro. Quando divenne la guida dei chassidim fu degno successore del maestro, ma la sua fragile costituzione fisica peggiorò ancor più per la violenta lotta che gli fece il Gaon di Vilna che lo isolò dottrinariamente. Il Maggid morì come un ribelle perchè morì isolato e scomunicato dai razionalisti ebrei, e furono necessari 9 anni perché il suo nome fosse riabilitato e i suoi discepoli potessero pubblicarne gli scritti. Il Maggid aveva ereditato non solo le dottrine, perciò il mantello, ma anche l'odio dei nemici del suo maestro.

La grandezza e l'umanità del Baal Shem Tov emerge in tutto quello che si racconta, e conosciamo l'aneddoto del vetturino che lo fermò sulla piazza del mercato. L'uomo gli confessò di non aver potuto adempiere alla pratica che il Baal gli aveva prescritto nell'ora appropriata a farla, perciò temeva di non aver adempiuto in modo adeguato ai suoi doveri verso Dio. Il maestro gli chiese se sul carro accettasse i viaggiatori troppo poveri per poter pagare la corsa, e il vetturino che era uno dei suoi chassid gli rispose senza esitare: "Si!" Il maestro allora gli disse: "Bene! Quindi tu stai servendo Dio come se fossi a pregare in sinagoga."

Per il Baal Shem Tov l'osservanza ristretta e pignola tipica dei dottori della legge era "un piccolo sentiero" troppo limitato per fare breccia nel cuore di Dio, perché il Signore ama il flusso spontaneo del cuore generoso e devoto. Il Baal insegnava a tutti senza discriminare, perciò amava insegnare nella piazza del mercato e sui prati. Egli amava i suoi discepoli al punto di vivere non solo in continuo contatto con le loro necessità spirituali, ma anche di aiutarli concretamente in tutte le necessità terrene. La differenza con altri maestri si mostra anche nel fatto che, fino ad allora il titolo per i maestro era Rav, che è la forma tradizionale per indicare i maestri, ma con lui il titolo divenne Rebbe, che è intraducibile con una parola sola.

Rebbe è un affettuoso diminutivo personale che allude al ruolo di guida del maestro, ma lo unisce all'affetto del discepolo per il padre spirituale, perché i concetti si fondono nel grande maestro chassidico. Il termine mostra il particolare rapporto di tenerezza e di fiducioso abbandono che viene provato dal discepolo per il suo amato maestro. Il maestro chassidico è quello che unisce la forza della sua preghiera alla preghiera del suo discepolo per aiutarlo ad avanzare, infatti lui offre la sua forza spirituale al discepolo per dotarlo delle ali necessarie per raggiungere più velocemente la conquista della verità.

Nella tradizione chassidica c'è una storia riferita da Elie Wiesel in cui si narra che il grande Baal Shem Tove, quando aveva un caso disperato da risolvere andava nella foresta per meditare, poi accendeva un fuoco, recitava una preghiera e così otteneva sempre l'aiuto di Dio. In questo modo egli ottenne sempre ciò che chiedeva, perciò anche il Maggid di Mezritch usava lo stesso metodo per chiedere l'aiuto del cielo, perciò andava nella foresta e pregava: "Signore, io non so accendere il fuoco come faceva il mio maestro ma posso dire la stessa preghiera, perciò aiutami!" E il miracolo avveniva puntualmente.

Con il tempo, il Rabbi Moshe Leib di Sasov per chiedere aiuto a Dio andava ancora nella foresta, non sapeva accendere il fuoco, non conosceva la preghiera ma diceva: "Signore, io non so come accendere il fuoco, non conosco la preghiera, ma conosco il posto in cui invocarti, e questo è sufficiente." Infatti era sufficiente per avere l’aiuto divino. Più tardi, quando il Rabbi Israel di Rizhin aveva bisogno d’aiuto restava seduto nella sua poltrona, si prendeva la testa tra le mani e recitava: "Signore, io non conosco il posto della foresta, non so accendere il fuoco e non conosco neppure la preghiera. L'unica cosa che so fare è raccontare la storia, e questo è sufficiente." Quello era sufficiente, perché Dio ama intrattenersi con le storie degli uomini.

Buona erranza
Sharatan