sabato 1 dicembre 2012

Un maestro della cabala



"Il ritorno del mondo intero incomincia
con il ritorno di un solo uomo."
(Baal Shem Tov)

Israel Ben Eliezer, cioè il Baal Shem Tov, nasce a Okup nella Podolia polacco-lituana nel 1698, da Eliezer e Sara due anziani ebrei di umile origine. Come per tanti avatar spirituali si narra che la sua nascita fosse preceduta da fatti miracolosi, e che il profeta Elia apparve all'anziano padre per annunciargli l'arrivo di un essere eccezionale. Quando morirono i suoi genitori, Israel era un adolescente, perciò venne allevato ricevendo l'aiuto della comunità ebraica del suo villaggio. Si crede che la sua anima fosse la reincarnazione di una scintilla dell'anima di Rabbi Shimon Bar Yokhai, l'autore dello Zohar.

Se il grande Arizal, il Leone della Cabala, fu un essere etereo che sembrava sospeso tra il cielo e la terra, il Baal Shem Tov fu un mistico pratico dall'indole molto calorosa e sensibile che meravigliava per la straordinaria umanità che univa a dei poteri eccezionali. Il suo primo prodigio fu quello di nascondere l'eccezionalità della sua anima sotto le spoglie della pigrizia e della mediocrità, al punto che fu ritenuto un uomo quasi idiota. Fin da bambino era stato diverso dagli altri bambini, infatti tutti lo credevano un ritardato, perché amava stare in meditazione solitaria, e girovagava a lungo nei boschi e nei campi.

Fece i più umili mestieri poi diventò il custode della locale sinagoga, mentre di notte studiava in segreto i testi cabalistici, ma il rabbino Rabbi Efraim di Brody comprese l'eccezionalità nascosta dall'aspetto dimesso e silenzioso del giovane, perciò prima di morire gli offrì in moglie la figlia Leah Rochel. Dopo la morte del venerato rabbino, Israel trovò l'opposizione del futuro cognato Gershom Kitover che non voleva che sua sorella sposasse un uomo così mediocre, ma poi accettò il matrimonio perché era stata quella la volontà del padre defunto, perciò regalò un carro agli sposi e li congedò.

Israel e la moglie si ritirarono in un rifugio isolato sui monti Carpazi dove il futuro Baal Shem studiò e meditò per alcuni anni, mentre la moglie raccoglieva la legna nei boschi per rivenderla nei paesi vicini. Dopo anni di ritiro solitario, quando Israel aveva circa 30 anni, il Besht scese dai monti con la moglie e andò dal cognato per rivelargli la sua vera natura, così che quando si fu convinto della sua santità, Gershom Kitover diventò il suo primo discepolo. Il nome di Baal Shem Tov significa Maestro del nome divino, e quel nome era riservato ai taumaturghi giravaghi che offrivano la guarigione e altri rimedi propiziatori usando l'implorazione dei nomi di Dio, ma queste figure erano ben poco stimate dai rabbini prima di Israel Ben Eliezer.

I Baal Shem Tov erano poco tollerati dagli ambienti rabbinici, ma erano molto amati dal popolo, ma questo caso fu diverso, infatti la fama di santo e di guaritore del Baal Shem Tov si diffuse velocemente e migliaia di persone di ogni ceto sociale andavano a chiedere guarigione, conforto, benedizione e incoraggiamento spirituale. Tra le storie che illustrano il suo carattere si narra che gli chiesero aiuto per una persona morente di un villaggio lontano, e il maestro disse ai suoi discepoli: "Io vedo che sta morendo, ma comunque manderò un messaggero per cercare di aiutarlo."

Molti testimoniavano i poteri eccezionali che lui mostrava con la massima semplicità, in quanto credeva che tutta la sua persona fosse solo un canale di "coscienza dilatata" che veniva usato dal Signore, affinché tutti gli esseri potessero ascendere alla beatitudine divina. Molti rabbini e studiosi famosi venivano per diventare suoi discepoli, e lui insegnava che l'amore per Dio e la gioia di implorare il suo nome era un merito più grande dell'osservanza rigida e formale alle dottrine.

La sua attività era impegnata nelle guarigioni e nell'addestramento dei discepoli, per i quali formalizzò delle tecniche precise per la realizzazione che divennero lo chassidismo. Secondo il Baal Shem Tov la preghiera del cuore dell'essere più semplice e umile poteva aprire il cuore di Dio, perché ogni uomo è una scintilla vivente di Dio. Egli insegnava che diventare una sola cosa con la preghiera significa diventare una sola cosa con Dio, perché la devozione con cui si pronuncia la preghiera fa ritornare allo stato precedente dell'essere, perciò può realizzare la perfetta fusione tra l'uomo e Dio.

Quando l'uomo prega si dissolve completamente nell'estasi della fusione con l'energia divina, perciò pregando con un cuore devoto e ardente si può ascendere fino al Trono di Dio. Gli esercizi mistici che insegnava erano rigorose forme di Yoga Divino, e la sua tecnica era assai diversa dalla spontanea rozzezza di cui fu accusato dagli avversari. La cerchia più interna dei suoi discepoli era formata da persone di straordinaria erudizione nel campo della dottrina tradizionale, nel campo giuridico e nelle tecniche meditative che oggi conosciamo come cabala mistica.

La diffusione delle sue idee gli attirò molti discepoli ma gli procurò anche dei tenaci e accaniti avversari, e quando il grande maestro morì a soli 62 anni, la cabala che fino allora era stata un retaggio esclusivo di raffinati studiosi era discesa nella mente degli uomini prendendo una forma concreta e parlando un linguaggio umano che era accessibile alla comprensione di tutti. Il suo insegnamento fu orale e furono gli allievi che fecero circolare le dottrine.

Malgrado fosse proibito severamente proibito scrivere durante le lezioni dei rabbini, il Maggid di Mezritch ignorò il severo divieto e trascrisse tutto quello che il Baal Shem Tov comunicava ai suoi discepoli. Rav Dov Baer detto il Maggid di Mezritch fu il suo discepolo più colto e famoso e fu anche il suo successore essendo dotato di un raffinato stile filosofico, al punto che molti degli scritti che ha lasciato non sfigurerebbero con gli scritti delle più raffinate dottrine vedanta.

Il Maggid, prima di entrare nella sua cerchia era stato un dotto talmudico, ma la predisposizione personale lo aveva allontanato dalla vita rispettabile e stabile dei dotti rabbini e l'aveva spinto nell'umile destino del predicatore. La sua attitudine per la mistica e per la mortificazione lo aveva condotto verso una vita piena di privazioni e digiuni che lo aveva reso un povero infermo di salute cagionevole. Quando il Maggid era allo stremo delle forze fisiche, le sue condizioni erano tanto gravi che la moglie insistette affinché andasse dal grande guaritore a chiedere aiuto.

Solo dopo le ripetute insistenze della donna il Maggid si accinse al viaggio per raggiungere il futuro maestro. Per ironia della sorte il Baal era contro ogni forma di mortificazione del corpo e si opponeva alla pratica di pregare accompagnandosi con il pianto usata da alcuni. Per il Baal la preghiera andava accompagnata dalla gioia e dalla riconoscenza, perché l'uomo amabile e pieno di gioia è gradito al Signore. Non stupisce se il primo incontro avvenne in modo curioso, perché quando il Maggid fu ammesso alla presenza del Baal restò molto deluso dal suo futuro maestro.

Il Maggid si aspettava di vedere un rabbino autorevole che fosse all'altezza della sua fama, ma il Baal si mostrò molto amabile e semplice, e lo intrattenne con un lungo discorso sulla dieta più adatta per un vetturino. Il Maggid era già andato malvolentieri, era sfinito dal viaggio, era sofferente e claudicante, perciò giudicò quel colloquio banale e indegno del personaggio, perciò tornò alla locanda in cui alloggiava e prese a fare il bagaglio per ritornarsene deluso a casa.

Mentre preparava la partenza, sentì che bussavano alla porta e venne un messaggero per dire che il maestro voleva parlare ancora con lui. Malvolentieri il Maggid tornò dal Baal, ma quando fu al suo cospetto il Baal gli diede un volume dell'Arizal e gli chiese di interpretare un complesso brano di cabala lurianica. Il Maggid pensò che finalmente si cominciava a parlare di argomenti degni del livello che si aspettava di incontrare, perciò il viaggio non era stato inutile come credeva. Il Maggid lesse il testo dell'Arizal e iniziò uno dei suoi brillanti commenti dottrinari, poi concluse e guardò il Baal per vedere l'effetto che aveva prodotto.

Il maestro disse: "Vedo che hai appreso con la mente, ma che non hai imparato con l'anima." Dopo aver detto questo prese il brano che aveva chiesto di interpretare e iniziò a commentarlo lui stesso. Il Maggid raccontò che la stanza iniziò a diventare calda e la vide illuminata da una luce radiosa che svanì solo quando il Baal Shem Tov ebbe concluso la sua interpretazione. Il Maggid divenne il suo principale discepolo, e diventò la sua voce trascrivendo la sua dottrina, infatti gli dobbiamo il merito di aver tramandato ciò che il Baal aveva insegnato, e quando il maestro morì, ereditò il suo mantello da preghiera.

L'incontro tra maestro e allievo non era avvenuto con un riconoscimento immediato come può avvenire, infatti il maestro aveva alluso in modo velato e simbolico al rapporto sbagliato del Maggid con le esigenze del corpo. Aveva alluso al racconto contenuto nello Zohar, in cui il conduttore di somari ammaestra sulla parola "khamor" somaro, e sulla parola "khomer" materia per insegnare che l'uomo deve trasformare in modo corretto la sua materia per potersi sviluppare a livello spirituale. L'allusione alla dieta del vetturino alludeva al Maggid come vetturino inadatto delle esigenze del suo veicolo corporeo.

Certamente il Maggid era un po' troppo testardo, perciò la rivelazione discese al livello che lui riusciva a comprendere. Fu necessario che si manifestasse al Maggid facendo vedere chiaramente la sua qualità spirituale, infatti il carattere del Baal era unico, ma il Maggid aveva una mentalità troppo rigida e rigorosa per capirlo subito. Con il tempo si modificò diventando un seguace passato dall'osservanza più rigida alla ribellione aperta qualora la ribellione fosse necessaria. Conoscendo il suo carattere iniziale possiamo comprendere la profonda trasformazione che avvenne in lui dopo che divenne il primo discepolo del Baal Shem Tov.

Conoscendo gli antefatti possiamo apprezzare il coraggio dimostrato dal Maggid quando disobbedì al divieto di prendere appunti durante le lezioni del suo maestro. Quando divenne la guida dei chassidim fu degno successore del maestro, ma la sua fragile costituzione fisica peggiorò ancor più per la violenta lotta che gli fece il Gaon di Vilna che lo isolò dottrinariamente. Il Maggid morì come un ribelle perchè morì isolato e scomunicato dai razionalisti ebrei, e furono necessari 9 anni perché il suo nome fosse riabilitato e i suoi discepoli potessero pubblicarne gli scritti. Il Maggid aveva ereditato non solo le dottrine, perciò il mantello, ma anche l'odio dei nemici del suo maestro.

La grandezza e l'umanità del Baal Shem Tov emerge in tutto quello che si racconta, e conosciamo l'aneddoto del vetturino che lo fermò sulla piazza del mercato. L'uomo gli confessò di non aver potuto adempiere alla pratica che il Baal gli aveva prescritto nell'ora appropriata a farla, perciò temeva di non aver adempiuto in modo adeguato ai suoi doveri verso Dio. Il maestro gli chiese se sul carro accettasse i viaggiatori troppo poveri per poter pagare la corsa, e il vetturino che era uno dei suoi chassid gli rispose senza esitare: "Si!" Il maestro allora gli disse: "Bene! Quindi tu stai servendo Dio come se fossi a pregare in sinagoga."

Per il Baal Shem Tov l'osservanza ristretta e pignola tipica dei dottori della legge era "un piccolo sentiero" troppo limitato per fare breccia nel cuore di Dio, perché il Signore ama il flusso spontaneo del cuore generoso e devoto. Il Baal insegnava a tutti senza discriminare, perciò amava insegnare nella piazza del mercato e sui prati. Egli amava i suoi discepoli al punto di vivere non solo in continuo contatto con le loro necessità spirituali, ma anche di aiutarli concretamente in tutte le necessità terrene. La differenza con altri maestri si mostra anche nel fatto che, fino ad allora il titolo per i maestro era Rav, che è la forma tradizionale per indicare i maestri, ma con lui il titolo divenne Rebbe, che è intraducibile con una parola sola.

Rebbe è un affettuoso diminutivo personale che allude al ruolo di guida del maestro, ma lo unisce all'affetto del discepolo per il padre spirituale, perché i concetti si fondono nel grande maestro chassidico. Il termine mostra il particolare rapporto di tenerezza e di fiducioso abbandono che viene provato dal discepolo per il suo amato maestro. Il maestro chassidico è quello che unisce la forza della sua preghiera alla preghiera del suo discepolo per aiutarlo ad avanzare, infatti lui offre la sua forza spirituale al discepolo per dotarlo delle ali necessarie per raggiungere più velocemente la conquista della verità.

Nella tradizione chassidica c'è una storia riferita da Elie Wiesel in cui si narra che il grande Baal Shem Tove, quando aveva un caso disperato da risolvere andava nella foresta per meditare, poi accendeva un fuoco, recitava una preghiera e così otteneva sempre l'aiuto di Dio. In questo modo egli ottenne sempre ciò che chiedeva, perciò anche il Maggid di Mezritch usava lo stesso metodo per chiedere l'aiuto del cielo, perciò andava nella foresta e pregava: "Signore, io non so accendere il fuoco come faceva il mio maestro ma posso dire la stessa preghiera, perciò aiutami!" E il miracolo avveniva puntualmente.

Con il tempo, il Rabbi Moshe Leib di Sasov per chiedere aiuto a Dio andava ancora nella foresta, non sapeva accendere il fuoco, non conosceva la preghiera ma diceva: "Signore, io non so come accendere il fuoco, non conosco la preghiera, ma conosco il posto in cui invocarti, e questo è sufficiente." Infatti era sufficiente per avere l’aiuto divino. Più tardi, quando il Rabbi Israel di Rizhin aveva bisogno d’aiuto restava seduto nella sua poltrona, si prendeva la testa tra le mani e recitava: "Signore, io non conosco il posto della foresta, non so accendere il fuoco e non conosco neppure la preghiera. L'unica cosa che so fare è raccontare la storia, e questo è sufficiente." Quello era sufficiente, perché Dio ama intrattenersi con le storie degli uomini.

Buona erranza
Sharatan



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