sabato 20 luglio 2013

La locanda



Mio tesoro, il corpo è come una locanda;
che ogni mattina ha un ospite nuovo.
Non dire: "Un altro peso sul mio collo!"
o il tuo ospite ritornerà nel nulla.
Tutto ciò che ti entra nel cuore
è come un ospite del mondo invisibile: trattalo bene.

Ogni istante, ogni giorno un pensiero giunge
come un ospite di riguardo nel tuo cuore.
Anima mia, considera ogni pensiero una persona,
perché il valore di ogni persona
è nel pensiero che essa nutre.

Se si presenta un pensiero doloroso,
pure prepara la strada alla gioia.
Spazza furiosamente la tua casa
affinché una gioia nuova
possa apparire dalla sorgente.

Strappa le foglie secche dal ramo del cuore
perché nascano verdi foglie nuove.
Sradica la vecchia gioia affinché
una gioia nuova giunga dall'oltre.

Il dolore sradica la radice marcia
che era nascosta alla vista.
Qualunque dolore trascini via il cuore o lo perda,
lo rimpiazza con qualcosa di meglio,
soprattutto per chi ha la certezza
che il dolore è il servo dell'intuitivo.

Senza il corruccio delle nuvole e dei fulmini,
le viti verrebbero bruciate dal sole ridente.
Buona e cattiva sorte sono ospiti del tuo cuore,
come i pianeti che passano da un segno all'altro.
Quando qualcosa transita nel tuo segno, adattati
e sii armonioso come il segno dominante,
così che quando rincontrerà la luna
parlerà dolcemente al signore del cuore.

Qualunque dolore ti giunga,
accoglilo con lieti sorrisi,
dicendo: "Mio creatore, salvami dalle sue offese,
ma non mi privare del suo bene.
Signore ricordami di essere riconoscente,
non farmi provare rimpianto se il suo vantaggio finisce."

E se la mano del dolore non contiene la perla,
lasciala andare e sii ancora contento.
Accresci la tua dolce pratica.
La tua pratica ti gioverà un'altra volta,
e un giorno il tuo bisogno verrà improvvisamente appagato.

(Maulana Jalal ad-Din Rumi)

mercoledì 10 luglio 2013

Soffiatori di carboni



"I metalli non possono cambiarsi in altri metalli
prima di essere stati ridotti alla prima materia."
(La vera alchimia dei Rosa Croce)

Secondo un insegnamento tradizionale esistono due nature: la natura degli immortali e quella dei mortali. Esiodo scrive che i due rami, in origine, erano un solo ramo perché la schiatta degli uomini e quella degli Dei provengono dalla medesima madre. La divisione delle nature intervenne quando gli uomini decaddero e gli Dei ascesero, perciò un Dio è un uomo che si è reso immortale, e un uomo è un Dio divenuto mortale. Ma l'origine comune non esclude che oggi dobbiamo considerare queste due nature come due cose diverse.

Secondo la tradizione tramandata nelle opere di Esiodo, il passaggio da una natura all’altra è possibile, ma a condizione che avvenga una trasformazione totale ed effettiva dell’essere. La trasformazione deve produrre una completa trasformazione dell’essere, ma questa trasformazione è possibile solo se l'individuo ha ricevuto l’iniziazione alle pratiche misteriche.

Gli antichi iniziati conoscevano i riti e le pratiche necessarie per fuggire dalla natura mortale e conquistare la natura divina. Il passaggio alla nuova condizione è descritto come una nuova nascita, perciò chi riusciva a fare il passaggio ri-nasceva a una nuova vita. La nascita fisica corrispondeva alla “perdita del ricordo” dei mondi superiori e la morte comportava la perdita della coscienza terrena: in entrambi i processi trasformatori si subiva una perdita di coscienza.

Si credeva che, al momento della morte, l’iniziato potesse ricordare se stesso e la funzione nei mondi superiori, perciò gli adepti imparavano a vivere sul confine che separa la nascita dalla morte. Secondo Plutarco, gli iniziati conservavano il “ricordo” delle due condizioni, perciò essi erano liberi e svincolati, infatti sfuggivano al triste destino degli uomini che si schiacciano e spingono nel fango della terra.

Secondo questo insegnamento, conquistare “l'immortalità” corrispondeva a diventare come Dei, e l'idea restò viva in Occidente fino ai tempi dell’antichità ellenica. Dalla teoria delle due nature deriva la teoria dell’immortalità ereditata dal cristianesimo, ma con delle profonde differenze. Nel cristianesimo si crede che l’immortalità dell’anima sia condizionata dalla nostra capacità di scegliere sul bivio tra la salvezza eterna e l’eterna perdizione.

La volgarizzazione del senso dell’iniziazione misterica causò l’errore del cristianesimo che afferma l’immortalità dell'anima come una possibilità piuttosto che come una certezza. Quando la verità fu pervertita dal suo significato primitivo, anche la rinascita diventò un fenomeno di carattere mistico piuttosto che una via concreta che offriva delle possibilità reali.

L’arte alchemica usava un linguaggio oscuro e una simbologia collegata alle arti metallurgiche e alla estrazione dei minerali, perché le misteriose allegorie allontanavano la pericolosa curiosità che circondava i “soffiatori” e i “bruciatori di carboni.” Mircea Eliade scrive che anticamente l’arte del fabbro era associata agli eroi-sciamani e l’arte metallurgica era collegata allo sciamanesimo, alla magia, alle guarigioni e all’arte del canto, della danza e della poesia.

Tutte le tecniche metallurgiche erano associate perché erano associate all'alone di mistero e sacralità delle pratiche artigiane in cui l'uomo usa la natura per le sue necessità. L’elemento costante, per Eliade, è nella sacralità del metallo e nel carattere misterioso delle operazioni minerarie e metallurgiche che erano usate.

Nelle tradizioni alchemiche lo stato di terrestrità fu detto "la caduta” che causa l'oblio e il sonno del fatale soggiacere dell’uomo alle forze della natura e alle leggi cosmiche dei mondi spirituali superiori. La condizione umana fu descritta come “impietrimento,” perché l’uso delle energie umane è sempre finalizzato a soddisfare le passioni e i desideri della nostra “metallicità” colma di ombra.

Secondo gli alchimisti, la tacitazione è l'annullamento dello stato "volgare" che comporta l’abiura ai principi e ai poteri che l’uomo non può avere se la sua coscienza resta collegata alle funzioni del cervello. L’uomo è l'essere che è morto alla sua vera essenza celeste e divina rappresentata dal nobile Oro racchiuso nella sua corporeità. Il desiderio interno sorge dal “centro igneo” causando la penosa condizione umana che viene paragonata alla morte.

Da tempo immutabile, l’uomo giace in Saturno avvolto in misere vesti, perciò il Fanciullo d’Oro è stato ricoperto da un manto nero, e il corpo è divenuto il sepolcro del Vivente. Julius Evola dice che il vero punto d’arrivo degli alchimisti non è voler fuggire dal corpo, perché l’anima non deve fuggire dal mondo. Dobbiamo imparare a ripristinare lo stato originario del domicilio solare in cui non siamo più sottoposti al dominio delle passioni e alle realtà formali: l’ermetismo non alimenta nessun misticismo e nessuna emotività sentimentale.

Se l’uomo resta identificato con il suo corpo è costretto a subire le limitazioni del corpo, perché l’uomo è un “angelo tramortito” che deve usare il corpo per generare l’Anima. La carne non è fatta di Spirito, ma la carne deve diventare la “madre” dello Spirito. La spiritualità dell’uomo psicologico è sempre un fatto contingente, perché lo sviluppo delle facoltà spirituali viene influenzato dalla qualità della coscienza che vive nel corpo.

Il corpo è alla base dello sviluppo delle facoltà dell’anima, ma non perché il corpo possa produrre l'Anima, ma perché il corpo condiziona la possibilità che l'Anima possa manifestare lo Spirito. Le identificazioni, le esperienze di vita, la conoscenza e l’auto-conoscenza si ridestano solo attraverso le possibilità che sono offerte all'Anima, da parte del nostro veicolo corporeo.

La realtà corporea è il luogo in cui, simbolicamente, i metalli vili possono diventare dei metalli nobili. Il corpo è il luogo in cui gli elementi possono diventare delle materie viventi, perché normalmente essi sono elementi morti e sterili. Nel corpo gli elementi si trovano nella loro vera natura che è quella della corporeità primordiale che venne velata dall'ombra impura che dobbiamo eliminare, perciò il corpo è la “miniera dell’Oro.”

L’alchimista viene continuamente esortato a non volare verso l'alto, ma a cercare nella “terrenità” cioè nell’humus della terra, tutto l’Oro che vi è stato nascosto: fissare e attrarre un’Anima nuova è il Grande Mistero della trasformazione interiore. Chi conquista questo stato trionfa sulla “malattia incurabile della miseria” che Plutarco identifica nei bisogni e nelle necessità che sperimentiamo nella condizione umana.

La miseria umana è rappresentata dalla continua privazione che sentiamo, perciò la trasmutazione trasforma l’essere carente nell'essere realizzato quando sappiamo convertire la corporeità in spiritualità. Il primo insegnamento alchemico è quello di cambiare la natura del corpo su cui si vuole agire, perciò esso ci esorta a rendere incorporee le sostanze corporee, ma l'operazione deve coinvolgere l’operatore piuttosto che le sostanze esterne.

L’operazione psichica a cui si allude è la condizione vissuta nella forma di coscienza che sa percepire l’aspetto psichico delle cose, ossia nella percezione “dell’anima sottile” che vive nascosta nella materia. Questo è l’aspetto occulto che deve diventare manifesto quando il manifesto diventa occulto. Se vediamo la natura nascosta del mondo sappiamo vedere anche il "lato nascosto" della forma.

Solo se sappiamo percepire quello che è nascosto completiamo la trasformazione alchemica. Le sostanze del mondo vanno mescolate con il Mercurio o Acqua divina per acquisire coscienza delle cose materiali senza essere condizionati dallo stato in cui le sostanze sono poste. Questa è l’apparizione delle “radici” in cui i corpi diventano percezioni spirituali, e sono spogliati dalla loro corporeità grossolana.

La trasmutazione dei metalli non avviene vedendo lo stato solido dei corpi, perciò essi vanno resi più sottili e spirituali per saper vedere l'azione delle forze spirituali che sfuggono ai sensi fisici. È necessario “dissolvere le sostanze” e poi trasmutare fisicamente la loro natura celeste. Secondo Evola, la coscienza non deve restare nella percezione spirituale, ma quando si è raggiunta questo tipo di percezione dobbiamo rapportarci nuovamente con la sostanza fisica, affinché “i due divengano uno.”

Se non si riesce a fare una doppia operazione si avrà soltanto il passaggio da una forma di coscienza all’altra, ma non avremo risultati concreti sul piano fisico. Si devono formare delle “sostanze androgine” aprendosi alla doppia percezione della natura delle sostanze fisiche e della loro psichicità interiore, perché questa duplice percezione è la condizione primaria per poter vedere la “Luce della Natura”.

L’idea che è alla base della concezione alchemica è che alla radice di tutto ciò che ha forma, qualità e individuazione vi sia un principio indifferenziato che non ha forma e qualità, e che è superiore alla materia. Questa materia indifferenziata ha prodotto la materializzazione dell’universo da cui provenne la differenziazione della materia e dello Spirito.

La Materia Prima è il fondamento dell’arte alchemica, perciò per trasmutare e diventare corpi spiritualizzati o “androgini” dobbiamo saper trascendere ogni specificazione e qualificazione e vedere l’Indifferenziato Originario. Raggiunto questo livello è necessario attuare una “proiezione” con un atto volontario dello Spirito. Per vedere i poteri invisibili che si manifestano nella mineralità e avere una “precipitazione” nella materia dobbiamo vedere, nel piano fisico, come avviene il passaggio da una forma all’altra.

L’alchimista viene chiamato alla totale trasformazione spirituale che procura il potere di sospendere ogni individuazione. Solo questo gli consente di realizzare il “Mercurio puro” in cui sono contenuti tutti i “semi” delle cose. Questo stato viene descritto come l’Opera di fissare il Bianco nella Grande Madre, perciò la purità e l’integrità fisica e mentale dell’operatore si deve unire “al momento giusto e al tempo felice” per operare.

Questo tempo opportuno viene propiziato dalle preghiere, dagli scongiuri, dall’uso di erbe speciali e dallo studio di particolari posizioni astrali, in modo da assicurare le migliori opportunità per l'atto dello Spirito. Gli alchimisti raccomandano la pazienza, la perseveranza e la tenacia unite all'intelletto sottile ma, in ogni caso, avvertono che è inutile sperare di riuscire se prima non abbiamo avuto l’illuminazione.

Buona erranza
Sharatan

sabato 6 luglio 2013

Caduti nella materia



“Se non conosci te stesso, come fai a conoscere l’altro?
E quando conosci te stesso, tu sei l’altro.”
(Nisargadatta Maharaj)

Secondo lo sciamanesimo l'Anima è il corpo di luce che esiste all'interno dell'uomo. Poiché la luce è una forma di energia, l'Anima è il corpo di energia luminosa che abbiamo all'interno ed è la fonte della forza vitale che possediamo. L'Anima non compenetra tutto l'organismo fisico, ma occupa una dimensione di diverso tipo e livello della dimensione fisica, infatti l'Anima vive nella Dimensione dell'Anima. L'Anima è la componente incorporea dell'Io umano, perciò essa incorpora anche la mente.

L'Anima non è la derivazione del corpo fisico ma è esattamente l'opposto, infatti è il corpo fisico che viene emanato dall'Anima. La concezione sciamanica dell'Anima è molto diversa da ciò che viene creduto comunemente, infatti le concezioni dell'Anima vengono collegate alle credenze religiose oppure sono viste come concezioni irrazionali. Comunemente si crede di vivere nel corpo fisico per sperimentare una dimensione che inizia e finisce nell'esistenza concreta, ma la realtà dell'uomo è molto più ricca e complessa.

Noi siamo un'Anima immortale che vive nel corpo che deve finire e dissolversi con la morte. L'Anima è qualcosa di nostro che ci appartiene come ci appartiene il corpo e la mente, perciò l'Anima è un "qualcosa" molto superiore al nostro Io. Noi siamo l'opposto di ciò che pensiamo, infatti non siamo un corpo in cui vive uno Spirito, ma siamo uno Spirito che si è calato nella realtà materiale assumendo una dimensione fisica. Noi siamo uno Spirito che viene a sperimentare la Materia usando la Mente e l'Anima, perché dobbiamo avere sempre maggiori capacità conoscitive ed espressive.

Lo Spirito è l'Essere Originale così come si è formato prima di assumere una forma propria, perciò l'Anima è il suo nucleo funzionale ed è il Controllore della missione che lo Spirito deve compiere nell'esistenza fisica. Lo Spirito possiede il dono della totale libertà, perciò è libero di generare le sue energie vitali e di usarle per l'armonia nel rispetto di tutte le forme di vita e per contribuire al perfezionamento del suo mondo. Ma lo Spirito ha la libertà di agire anche per finalità opposte, infatti può scegliere di perseguire il suo esclusivo vantaggio a danno degli altri, infatti sceglie liberamente la via da seguire per trovare l'evoluzione.

Lo Spirito sceglie se seguire la via dell'armonia oppure seguire la via della volontà autonoma. La via dell'armonia usa la cooperazione per avere l'evoluzione sia della totalità che del singolo essere, perché il vantaggio del singolo aumenta il benessere di tutti. La via della volontà autonoma conquista l'espansione del singolo a scapito degli altri usando le energie distruttive dell'avidità, dell'invidia, della gelosia, dell'odio, della vendetta, della malvagità, della disperazione e della confusione.

L'Io è l'entità spirituale che viene fornita di forma fisica e di forma mentale, perciò la parte spirituale non si può vedere con i sensi fisici, ma la sua esistenza viene percepita nella consapevolezza interiore. L'Io è Spirito che usa una Mente che è consapevole della propria esistenza, perciò lo Spirito sa di essere e si percepisce come un'entità individuale. L'Io è uno Spirito che viene dotato di un corpo con il quale può sperimentare l'esistenza materiale per imparare dalle azioni e dalle scelte proprie e da quelle degli altri.

La vita è il viaggio compiuto dallo Spirito che scende nelle dense frequenze della materia, infatti lo Spirito deve usare la materia per evolvere usando le esperienze che affronta nella vita. La lentezza della materia permette di conformare e di plasmare sempre meglio la struttura della vita. Plasmando la pesante materia nei tempi lenti della fisicità, lo Spirito crea e rettifica in modo sempre più accurato il suo destino. Lo Spirito è la vera sostanza del nostro Io, per questo il nostro Spirito non ha età e l'invecchiamento riguarda solo il corpo ma non può influire sul nostro Spirito.

E' il corpo che cambia perché la trasformazione è continua fin dalla nascita, perciò il nostro aspetto esterno si trasforma ma il nostro Io non cambia e resta lo stesso, perché la nostra identità resta invariata e immutabile. Il nostro Io non cambia ma resta immutabile, perché lo Spirito deve affrontare un continuo apprendimento e deve proseguire nella sua formazione e nel suo miglioramento.

Con il tempo cambia il nostro corpo, cambiano i nostri pensieri e le nostre opinioni, ma il nostro Essere interiore resta permanente, perché la vita possiede sempre uno scopo e un fine preciso. La vita non è una serie di avvenimenti occasionali ma è un accadere che sottintende uno obiettivo specifico e persegue un modo di essere, perché la vita è la manifestazione dell'essere.

Buona erranza
Sharatan

lunedì 1 luglio 2013

Apri il tuo cuore


"La porta verso la presenza divina si apre attraverso il cuore. Si apre con la gentile accettazione di te stesso in questo momento. Si apre con la gentile accettazione degli altri, così come sono in questo momento, attraverso la tua disponibilità a essere con gli altri senza giudicarli, né tentare di cambiarli.

La porta verso la presenza divina si apre attraverso il semplice ricordo di Dio in questo momento. Si apre quando non hai più bisogno che la realtà corrisponda alla tua idea di come dovrebbe essere, quando puoi abbandonare tutto quello che credi di sapere e vivi ogni momento senza alcuna aspettativa.

Se vuoi entrare in contatto con la presenza divina apri il tuo cuore. Sii gentile con te stesso e con gli altri. Vedi i tuoi giudizi per quello che sono: un ostacolo alla pace interiore e a quella esteriore. Dio non è un'astrazione, ma una presenza viva nella tua vita. È il respiro che anima tutte le forme, la comprensione totale che tutto include, la benedizione massima dell'amore per tutte le cose.

Non aspettarti che la tua relazione con Dio sia uguale a quella di chiunque altro, né devi tentare di misurare la tua spiritualità confrontando quello che ti accade con quello che accade agli altri La presenza di Dio nella tua vita è totalmente unica.

Non accettare concetti del divino che provengano dagli altri, non fare l'errore di pensare che qualcun altro abbia maggiori conoscenze spirituali di te. Ignora i preti, i veggenti e gli sciamani che ti vogliono dare risposte. Sono ciechi alla guida di ciechi. Chiunque sia vicino a Dio sa che sei tu che puoi dare il permesso a Dio di essere presente nella tua vita, solo tu.

Coltiva la tua relazione con Dio direttamente. Entra nel silenzio del tuo cuore. Parla con Dio. Prega e chiedigli di guidarti. Apriti al dialogo e ascolta le risposte di Dio dentro di te e nei segni che invia nella tua vita. Impara a riconoscere Dio nella tua esperienza. Non accettare sostituti. E convinciti che ogni messaggio di paura non viene da Dio o dai suoi ministri.

Non ordinare nulla agli altri, e non permettere agli altri di darti ordini. Persino le Bibbie, libri sacri e documenti ispirati da Dio sono l'esperienza di qualcun altro. Non accettare insegnamenti che non siano quelli del tuo cuore. Quando incontri Dio faccia a faccia, entra in comunione silenziosa.

Tu, amico mio, sei abbastanza, sei sufficiente. Puoi trovare tutti i gioielli della conoscenza nella tua mente e tutte le gioie dello spirito nel tuo cuore. Ritrovati con gli altri per lodare e rendere grazie a Dio. Meditate e pregate insieme. Spezzate il pane. Date, ricevete, servite insieme, ma non datevi consigli. Piuttosto, onorate l'esperienza reciproca. È sacra. È santa. È al di là di commenti e valutazioni."

(Paul Ferrini - Io sono la porta - Macro)