lunedì 28 marzo 2011

La pelle dell'anima



“Il respiro della vita avvolge con cura tutti gli esseri
come un padre avvolge suo figlio;
è il Signore di tutte le cose,
che esse respirino o non respirino”

(Atharva-veda, XI,4)

I Veda dicevano che l’aria “tesse” l’universo, che il respiro “tesse” l’uomo e che l’universo è percorso dai venti cosmici che sono il respiro dell’universo, in quanto tutto il cosmo è un immenso organismo in cui scorre una linfa vitale che è costituita da ondate di energia vibrante che fluiscono ovunque. Il nostro corpo sembra costituito di una materia solida, ma noi siamo delle masse energetiche che vibrano ad un determinato livello, perciò anche le energie universali fluiscono nel nostro corpo percorrendoci come delle ondate di luce in perenne movimento.

La costante vibrazione che esiste in natura costituisce il flusso del prana che è in tutto l’universo perché tutto è creato dal movimento, e se anche il più piccolo atomo smettesse di vibrare, l’armonia dei mondi potrebbe essere disturbata. L’oscillazione del flusso pranico imprime un ritmo universale, poiché questa vibrazione energetica vitalizza tutta la materia: è così che viene creata incessantemente la vita.

Tutto nasce e tutto muore a tutti i livelli della realtà, perciò tutto scorre nel rinnovamento universale, e tutto ciò che muore viene sostituito sempre da una nuova forma di vita. Gli uomini assorbono l’energia vitale dal cibo, dall’aria e dall’acqua, ma riescono ad attingere ad ulteriori risorse vitali anche dall’energia mentale dell’universo, e con queste forze possono rivitalizzare il corpo e la mente.

L’energia vitale umana è racchiusa nei centri nervosi e nel cervello, infatti l’uomo trae risorsa anche dalla sua attività mentale, perciò è l’insieme delle risorse vitali di cui l’individuo riesce ad usufruire che alimenta la sua aura. L’ego umano ed il prana sono due cose distinte, e quando l’ego umano lascia il corpo fisico al momento della morte, la parte di prana che egli controlla viene liberata, in quanto l’ego comanda il prana solo se l’uomo riveste un involucro fisico, poiché il prana è negli atomi della materia.

Nell’ordine delle cose è definito che ogni corpo che muore si disgrega, e in ogni atomo viene inclusa una porzione di prana per avere la potenzialità di creare delle nuove forme di vita mentre, la restante parte di energia che resterebbe inutilizzata dopo che gli atomi sono stati saturati dalla forza vitale, deve fare ritorno al serbatoio del prana universale. Malgrado il prana sia in tutta la materia, esso non è una materia ma è una forma di energia che definiamo “magnetismo” umano, cioè essa è la forza vitale che è in grado di rispondere alle cure psichiche, al magnetismo terrestre e alle cure dello spirito.

Saper controllare il prana corrisponde a saper aumentare e saper distribuire le forze vitali, in modo che le energie possano circolare nell’organismo per stimolarlo e rinforzarlo. L’aura è l’alone che circonda il corpo umano e che è paragonabile alla pelle del corpo fisico, perché come la pelle ha una funzione protettiva, infatti è una frontiera con cui facciamo lo scambio d’informazioni tra il mondo interno e il mondo esterno, perché l’aura assorbe ed espelle le energie.

Come la pelle ha una sua sensibilità , perché l’aura è “la pelle dell’anima”, infatti essa protegge e rende sensibile l’anima: è tramite l’aura che la nostra anima recepisce e si rende permeabile alle correnti cosmiche, infatti è tramite l’aura che l’anima umana comunica con l’Anima universale. Anche l’atmosfera che circonda la terra possiamo immaginarla come l’aura del pianeta, infatti tutte le caratteristiche che pensiamo dell’aura umana vanno applicate anche all’aura del nostro pianeta sebbene le proporzioni siano molto diverse, ma il ruolo che essa riveste è identico.

Tutte le informazioni planetarie e tutte le influenze zodiacali ci raggiungono e ci influenzano in maniera diversa a seconda della qualità della nostra aura, perciò le stesse tendenze possono avere degli influssi diversi se la qualità delle nostre vibrazioni viene modificata, infatti anche il magnetismo planetario può influenzarci diversamente. L’aura ha una sensibilità che è condizionata dalla purezza e dalla tipologia dei colori di cui è dotata, perciò diventiamo più o meno ricettivi a determinate forze e determinati influssi, infatti l’aura è l’antenna con l’uomo si connette alle forze che circolano nel cosmo.

Se l’aura è molto luminosa diventa sempre più potente, perciò riesce a respingere gli influssi che sono negativi o nocivi, infatti le forze nemiche trovano un posto di blocco impenetrabile. I guardiani psichici che sono inseriti nell’aura rappresentano simbolicamente le qualità difensive che ognuno di noi possiede e che sono inconsce, perché le tre funzioni della sensibilità, dello scambio e della difesa insite nella nostra aura sono interrelate tra loro e sono simultanee.

La qualità della nostra pelle fisica e psichica condiziona la qualità della percezione e dello scambio che sappiamo intrattenere con il mondo, infatti la nostra pelle fisica può essere sensibile, resistente, oppure debole e flaccida, ma tutto ciò che siamo fisicamente riflette la qualità dell’essere e questo condiziona la qualità dell’aura che egli riesce a formare.

Le caratteristiche dell’essere umano, perciò la qualità della sua volontà, le attività a cui si dedica prevalentemente, tutte le sue debolezze, tutte le sue qualità , così come i pregi e i difetti sono impressi nell’aura, perché la pelle psichica diventa anche la rappresentazione dell’intero destino dell’uomo, infatti nell’aura vengono incisi i successi e i fallimenti, e vi restano tutte le caratteristiche distintive delle persone.

Nell’aura restano le emanazioni di tutti i nostri corpi sottili, e ognuno di questi corpi imprime le sue sfumature, poiché ogni sfumatura viene prodotta dal particolare tipo di emanazione e di vibrazione energetica di cui sono il risultato. Nella nostra aura vi è la sintesi di tutte le emanazioni che costituiscono la nostra persona, perciò l’aura è la nostra impronta digitale a livello astrale, ed essendo nostra è la nostra caratteristica precipua, perché è tipica della nostra essenza, infatti non vi sono mai due aure che siano identiche, e in questo senso ogni uomo è sempre un prototipo unico e speciale, infatti ognuno di noi è il custode di una piccola parte della Torah, dicono i cabalisti.

Solo questo pensiero dovrebbe rendere l’uomo orgoglioso di essere vivente e di essere stato scelto per rappresentare una delle lettere di cui si compone la creazione divina, perciò dovremmo essere orgogliosi di essere al servizio della creazione, dicono i maestri cabalisti. Tutti possono imparare a dissimulare perciò possono usare varie maschere, ma l’aura rende inutile ogni finzione per i saggi che sanno valutare gli uomini non guardando il loro volto, ma leggendo i colori che li circondano, e leggendo ciò che è restato inciso nella loro aura.

L’essere umano non ha alcun potere di cambiare i suoi colori aurici, e non possiamo controllare le nostre vibrazioni sottili, perché esse provengono dall’interezza del nostro essere. L’aura è qualcosa di molto complesso che ha tre livelli di combinazioni di emanazioni, infatti abbiamo un’aura che è fisica perché è alimentata dallo stato di salute del nostro corpo e dalla forza vitale di cui disponiamo, perché è insito nella nostra costituzione fisica.

Vi è poi il corpo astrale e il corpo mentale che arricchiscono l’aura imprimendo la forza del grado di attività o di inerzia dell’individuo, e aggiungendo le qualità e i difetti personali, perciò la primitiva aura fisica si incrementa sempre più assumendo anche tutte le sfumature dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni. Vi è poi anche il livello superiore in cui si ridestano i tre corpi superiori, cioè il corpo causale, il buddhico e l’atmico per cui l’aura inizia a formare il suo “corpo di luce” che è detto “corpo dell’immortalità” ed è la manifestazione dell’essere umano che ha raggiunto una vita spirituale molto intensa ed elevata.

Il livello del corpo di luce è quello del corpo di gloria che fu manifestato da Gesù sul monte Tabor quando il suo corpo divenne trasparente e splendente e le sue vesti divennero dei drappi lucenti talmente irradianti e luminosi che i tre apostoli che lo accompagnavano ne furono quasi accecati, e questa è la migliore descrizione del livello che possono raggiungere i maestri sublimi.

Si dice che il corpo di luce dei più grandi maestri non sia più una vibrazione, ma che divenga una potenza energetica così immane da riuscire a ristabilire l’equilibrio in tutto ciò con cui vengono a contatto e che era disturbato, malato o squilibrato, infatti questo potente flusso energetico è in grado di riportare la pace e l’armonia con la sua semplice presenza. Una tale energia diventa il pilastro di una potenza divina talmente immane da essere invincibile, infatti è scritto che la “Luce di Buddha” può illuminare l’intero universo, può rettificare ogni male spirituale e può risanarci da ogni malattia.

Buona erranza
Sharatan


mercoledì 23 marzo 2011

Il sussurro di Dio


"Le stelle sono buchi
da cui filtra la luce dell‘infinito"

(Confucio)


Essere spirituali ci fa amare l’essenzialità delle cose, infatti per elevarsi è necessario amare il silenzio interiore, perché è solo nel mondo fisico che è sufficiente chiudere porte e finestre, e possiamo tapparci le orecchie con dei tappi di cera come un moderno Ulisse che sfugge agli incanti delle sirene. Nella spiritualità è necessario imparare il silenzio interiore per arrestare il flusso dei pensieri, dei desideri e dei sentimenti, infatti per sfuggire al frastuono dobbiamo andare oltre la superficie delle cose, perché è sulla superficie che il mare dimostra solitamente le sue perturbazioni.

Se guardiamo oltre la superficie dei bisogni che ci vengono indotti dall’esterno riusciamo a cambiare la natura dei nostri bisogni, in quanto sappiamo discriminare ciò di cui abbiamo l’autentica necessità. Se è vero che ogni pensiero e ogni desiderio ci può sospingere lungo un determinato binario è perché nell’uomo è necessaria l’azione per esistere, in quanto nell’agire è il nostro vero vivere, allora possiamo scegliere se vogliamo abitare in una terra che è infestata di forze feroci e incontrollabili oppure se vogliamo fendere il cielo e librarci nello spazio cosmico.

I nostri organi spirituali sono inattivi perché non hanno più le energie opportune per poter funzionare, infatti ogni apparecchio ha necessità di un’energia particolare e di un carburante specifico per poter muoversi. Il lavoro spirituale viene compiuto su una materia sottile ed impalpabile che non può essere lavorata con i sensi fisici ordinari, seppure lo spirito sia destinato a manifestarsi sempre anche in modo fisico e nella concretezza della materia.

Anche a livello spirituale, come nella vita materiale, si può costruire o distruggere delle materie, si possono liberare delle correnti energetiche, si possono orientare delle forze e si possono illuminare le menti, perciò colui che lavora a livello spirituale non deve avere fretta e non essere impaziente se la realizzazione di un miglioramento non si attualizza velocemente. Anche lo spirito è una materia, perciò anch’esso viene plasmato dal paziente artigiano che avvia meticolosamente un compito affinché possa compiere un lavoro perfetto, infatti per modificarsi si deve insistere tenacemente facendo sempre del nostro meglio.

Le leggi spirituali non seguono le concezioni spazio-temporali umane, perché esse disdegnano la fisica ordinaria che pone nel tempo e nello spazio i cardini del mondo, perciò i successi sono certi ma appaiono lentamente anche se ci dedichiamo con impegno incessante allo scopo. Lo sforzo e la fatica di potrebbe farci disperare e potremmo voler abbandonare l’impresa, perciò potremmo rischiare di demolire tutto quello che abbiamo realizzato. Tutto quello che esiste viene impresso nel livello eterico e susseguentemente riesce a materializzarsi, ma solo quando si raggiunge il grado di intensità e di potenza che permetta il persistere e il plasmarsi della materia abbiamo la materializzazione dell‘esito.

Il lavoro spirituale dovrebbe essere il nostro interesse primario, perciò ci dovrebbe spingere in luoghi in cui abbiamo le condizioni che forniscono la rigenerazione delle nostre forze, perciò troviamo le risorse necessarie per proseguire. Nelle scritture bibliche è citato il profeta Elia che andò alla ricerca del Signore fuggendo dalla persecuzione che attentava alla sua vita, perciò Elia camminò 40 giorni nel deserto, e si dovette rifugiare in una caverna, perché il cielo divenne oscuro e minaccioso. Mentre Elia era nella caverna sopraggiunse una bufera di vento che squassava le rocce, poi giunse un terremoto che apriva la terra e, alla fine, sul deserto piovve la pioggia di fuoco, infatti Elia vide la forza della natura. Ma Dio sorse da una brezza di vento tiepido e leggero, e la voce del Creatore giunse per chiedere: “Che ci fai qui, Elia?”

La storia di Elia ci spiega che Dio non è nella forza degli elementi, Dio non giunge nel furore dei sentimenti, e non lo vediamo nell’abisso della materialità, perché la voce di Dio non è nel vento che infuria, egli non sorge dalla profondità della terra, e non scende dal cielo come la pioggia di fuoco. Nelle scritture ci insegnano simbolicamente che la ricerca della voce interiore è il prodotto del senso dell’abbandono se vediamo solo il frastuono del mondo, infatti dobbiamo placare le tendenze inferiori che sono ingovernabili tramite la meditazione e nel silenzio.

Dio non ci travolge con la violenza, perché la materia spirituale è sottile e impalpabile, perciò lo spirito ci accarezza con il suo amore e la voce del Signore non può imporsi, perché l’uomo è libero di concedersi o di negarsi anche al suo Signore, infatti è l’individuo che programma il momento del risveglio. La voce di Dio giunge a noi nel silenzio perché viene portata dalla dolce brezza che fluisce gentile, infatti il nostro padre è amabile e non ci vuole ferire o umiliare, in quanto un padre divino ci consiglia per educarci, poiché ama e rispetta i suoi figli, infatti ci perdona sempre in quanto la misericordia e la compassione vanno sempre uniti all’amore.

E’ solo la sostanza materiale che adora il frastuono, e il mondo esteriore ci assale perché tutti si azzuffano, e molti urlano e anche troppi sono coloro che piangono pur cercando di essere discreti nel dolore. La nostra porta è aperta al mondo esteriore perciò vediamo l’essere umano che non ha traccia dell’intelligenza strategica e della comprensione che gli permetterebbero di evolvere, e questo potrebbe farci disperare sull’esito dell’evoluzione umana. L’uomo non sa vivere nel mondo senza produrre il fragore, infatti non elimina il rumore della sua violenza, dei suoi modi sgarbati e la sua volgare insensibilità, perciò non riesce a trovare la bontà e la misericordia.

Imparare nel silenzio è necessario per evolvere spiritualmente, perché è nello spazio sterminato che l’essere sviluppa, infatti è la dimensione che gli è più congeniale, poiché il fracasso è amato solo dagli esseri poco evoluti a livello spirituale. I personaggi grossolani amano i livelli superficiali, e richiamano l’attenzione del mondo perché vogliono essere considerati, e credono di aumentare il loro scarso valore facendo tanto rumore per farsi notare e per affermarsi interiormente usando la forza della considerazione esteriore: è questo il destino del vaso vuoto che è rumoroso perché è vuoto di sostanza.

Il rumore e il frastuono ci mantengono negli strati psichici inferiori, infatti il mondo sottile richiede il silenzio e la quiete, perché nel vuoto il movimento è più facile, più fluido e leggero, perciò la vista si fa più chiara ed il pensiero procede in modo pacato, e possiamo lavorare alle nostre imperfezioni con agio e con tranquillità. Tutti coloro che vogliono fare dei lavori di precisione hanno bisogno di molta tranquillità per ottenere un lavoro accurato e perfetto, ed il rumore equivale ad un sovraccarico energetico in cui le vibrazioni sonore riescono ad agitare le nostre cellule finché l’organismo va sotto stress e collassa.

Il silenzio è un balsamo, perché è solo nella quiete che possiamo ascoltare la voce di Dio che giunge per parlarci, infatti il mito biblico vede Elia che compie un ciclo di purificazione, che affronta un periodo di solitudine e di introspezione finché diventa ricettivo e può ascoltare la voce di Dio che dolcemente gli sussurra e gli chiede: “Che ci fai qui, Elia?” Il sussurro divino può raggiungerci solo dopo che il fragore del mondo si è placato, perché nello stare in silenzio e nella meditazione giungono delle energie spirituali che ci possono ricaricare, infatti esse ci ritemprano e ci offrono le risorse per continuare il cammino.

Imparare a dominarsi ci permette di frenare lo spreco di forze, perciò possiamo caricarci e magnetizzarci e ritrovare tutte le forze perché attingiamo alla nostra Fonte di vita, e in quei luoghi i serbatoi non vanno mai in riserva e non ci dobbiamo preoccupare di ridurre la nostra gioia e il nostro desiderio di amore e di luce, perché sentiamo la pienezza dell’amore che non ha limiti. Chi riesce ad entrare nel silenzio che permette l’ascolto del sussurro divino riesce ad entrare in contatto con quell’Anima universale che è la manifestazione della Somma intelligenza del nostro Creatore, ed è questo l'obiettivo della nostra mente, del nostro cuore e del nostro pensiero.

Buona erranza
Sharatan

giovedì 17 marzo 2011

Apprendisti nella lavorazione della materia


“Simili ai dissidi degli amanti sono le dissonanze del mondo,
conciliazione è entro la discordia stessa
e tutto ciò che è separato si ricongiunge.
Partono dal cuore e ritornano al cuore le vene
e tutto è un’unica, eterna, ardente vita. ”

(Friedrich Holderlin - Hyperion)


Se siamo infelici perché non sappiamo vincere i nostri difetti è perché la nostra intelligenza non sa valutare la questione con la giusta prospettiva, infatti dovremmo essere felici di sapere di quanta forza e di quanta energia disponiamo. Non dobbiamo sentirci deboli di fronte ai nostri difetti, non dobbiamo sentirci sconfitti dai nostri vizi, ma dobbiamo riflettere sul fatto che i nostri difetti sono dovuti alla potenza del nostro pensiero. Ogni pensiero giunge in modo passeggero e dovrebbe volare via, ma noi lo catturiamo e lo nutriamo fino a quando la sua potenza diventa enorme e ne siamo sopraffatti.

La potenza delle imperfezioni somiglia ai figli ribelli che si rivoltano ai genitori, infatti plasmiamo il pensiero e il desiderio fino a renderli invincibili. Il fatto di sapere che siamo noi i loro creatori dovrebbe renderci consapevoli del grande potere che possiamo esercitare sulle nostre carenze, sebbene sia difficile che qualcuno riesca ad usare questa prospettiva pratica che ci fa desumere come più tenace sia il vizio quanto maggiore sia la forza del suo creatore.

Lottare contro sé stessi è una battaglia faticosa, infatti ci fa disperdere enormi risorse energetiche e, come in tutte le lotte intestine, ci apporta maggiori contraddizioni che dei vantaggi effettivi, infatti viviamo delle contraddizioni irrisolvibili credendo che le tendenze umane inferiori siano come delle forze nemiche che vadano soppresse senza alcuna pietà. Se le nostre tendenze diventano un problema, allora abbiamo la prova che non siamo dei buoni apprendisti dell’alchimia e che non siamo capaci di lavorare adeguatamente i materiali.

Avere debolezze e carenze nel corpo, nel cuore o nella mente non è una menomazione, perché la debolezza può diventare una fonte di forza e di perfezione se riusciamo a lavorare su quell’aspetto fino a farlo diventare un elemento utile e fruttuoso. Se non avessimo delle debolezze e delle pecche non potremmo conoscere la potenza delle forze animali che vivono in noi, perciò all’uomo che ha molte imperfezioni vengono offerte molte occasioni per imparare a lavorare su di sé e per temprare il suo carattere.

Nell’alchimia si afferma che in noi vivono delle forze naturali simili al vento, al tuono, al fulmine e alla tempesta, infatti possiamo divenire un magma di tendenze energetiche pericolose piene di rabbia, violenza, invidia, gelosia e di sentimenti negativi che diventano il seme delle tossicità interiori pericolose. L’energia delle forze negative si può riequilibrare se abbiamo la pazienza di procedere con la modifica di piccole porzioni di materiale, poiché l’oscurità non si può affrontare velocemente, perché sarebbe un compito troppo faticoso e scoraggiante.

Nell’alchimia si richiede l’osservazione accorta di porzioni minime di materia oscura, perché dobbiamo studiarne la struttura e la natura cosicché, dall’analisi stessa, venga suggerito l’elemento utile e che va ritrovato per riavere la completezza: se non ci fossero delle forze nemiche non avremmo l’occasione di evolvere e di migliorare. Dobbiamo credere che, anche colui che ha tendenze grossolane può migliorare elevandosi a livelli ammirevoli, e ogni nostra particolarità è significativa per la nostra struttura, perciò dobbiamo credere che l’uomo non vada mai menomato di nessuna delle sue componenti.

L’essere umano è come un albero con radici, tronco, rami, foglie, fiori e frutti, infatti l’uomo è radicato nella terra con le funzioni nutritive dello stomaco e con le funzioni sessuali per la sua riproduzione. Il tronco è nei polmoni e nel cuore, infatti il tronco trasporta la linfa dell’aria e del sangue che scorre: le foglie, i fiori e i frutti sono nella testa in cui abbiamo l’elaborazione mentale. Le radici sono nel corpo fisico che compie delle azioni concrete mentre è radicato nell‘involucro carnale, nel tronco abbiamo il corpo astrale che veicola i nostri sentimenti, e sui rami del nostro corpo mentale volano i pensieri.

Ai livelli superiori vediamo un albero in cui le foglie sono nei nobili pensieri del corpo causale, i fiori sono nei sentimenti delicati del corpo buddhico, e i frutti sono nelle azioni sublimi che scaturiscono dal corpo atmico che è l’abitazione della nostra natura superiore. Secondo i cabalisti, se non ci fossero le corrispondenze tra i livelli superiori e gli inferiori, non potremmo avere quegli scambi continui tramite cui, una materia densa e grezza diventa sempre più sottile e raffinata, per cui non potremmo ascendere dal sé inferiore al superiore Sé divino.

Senza la realtà degli scambi energetici saremmo condannati alla morte spirituale, infatti saremmo privi di radici, rami, fiori o frutti perciò sterili, perché non facciamo sforzi e fatiche nel lavoro e siamo pigri nell’accumulare il sapere che produce dei frutti spirituali. Interiormente i nostri rami sono le nostre virtù, le foglie sono il simbolo della nostra saggezza, i nostri fiori sono il tipo d’amore che sappiamo offrire, mentre i frutti sono le verità superiori che possiamo contemplare. Evidentemente la coscienza che è troppo legata alla materialità non può ricevere sufficiente luce, calore e vita per far crescere il suo albero superiore infatti, si arresta allo sviluppo del vegetale nel livello fisico, astrale e mentale che è al livello evolutivo inferiore.

Nell’uomo tutto è collegato, infatti il corpo fisico è legato allo spirito, il cuore è legato all’anima e l’intelletto è collegato alla superiore intelligenza, perciò il genio è ritenuto folle da colui che non lo comprende, infatti esistono degli scambi ed esistono dei contatti anche tra le nature grossolane che ricercano delle nature più raffinate per elevarsi. E’ l’alchimia che insegna a trasformare la nostra linfa grezza in linfa pura, poiché ogni metallo ignobile può diventare un nobile oro risplendente sebbene il lavoro alchemico non sia un semplice miscuglio di sostanze chimiche.

Molti tentano l’opera lavorando con cura ma non riescono ad ultimarla, poiché non hanno la forza sufficiente per innescare la reazione finale, infatti molti conoscono concettualmente i segreti elevati ma non hanno successo, perché sono carenti della volontà e delle virtù necessarie per migliorarsi. Fare la permutazione è molto più dell'ostentazione dell'evoluzione interiore e psichica, infatti la pietra filosofale è nella sintesi delle virtù effettive e concrete che accumuliamo e che conserviamo interiormente ma, solo se sappiamo operare ad un livello totale quando mettiamo in pratica queste virtù, è solo allora che plasmiamo il materiale umano.

In ogni essere vivente esistono delle particolarità e la tecnica giusta vuole il riconoscimento delle peculiarità personali, infatti abbiamo un temperamento che è la forza vitale che sintetizza le pulsioni, gli istinti e le tendenze di cui difficilmente sappiamo correggere e reprimere la forza. Nel nostro essere vi sono delle radici biologiche che sono le tendenze ereditate dal mondo animale, poi vi è il carattere che è il prodotto dalla diminuzione e dall’aumento delle caratteristiche del nostro temperamento, infatti il carattere è il comportamento attuato dall’essere consapevole che conosce ciò che fa, e che è consapevole della direzione del suo cammino.

Il carattere è prodotto dagli impulsi della costituzione animale che riusciamo a dominare nel rispetto delle peculiarità personali, infatti il carattere è la sintesi di ciò che siamo sebbene il nostro temperamento di base non possa modificarsi, infatti noi restiamo invariati nell’essenza di base, perciò il carattere diventa la sintesi armoniosa che coscientemente esprimiamo nel creare l’atteggiamento personale. Il nostro carattere è il nostro modo di essere e il nostro stile, perché rappresenta il “manifestare” in armonia con la nostra essenza basilare: il carattere sfuma il temperamento perché sa come addomesticarlo e come renderlo più elevato, infatti il carattere ci orienta verso un ideale e ci indica uno scopo e una missione personale unica.

Nella cabala è scritto che è in questo contesto che l’uomo continua la sua creazione personale, infatti è così che riscopriamo la vocazione che ci conduce lungo un determinato sentiero per incontrare il destino a cui siamo chiamati: è nel modo con cui riconosciamo e rispondiamo alla chiamata che vi è la differenza e lo stile personale. Il carattere non esiste quando nasciamo perciò lo dobbiamo coltivare con volontà, con fatica e con l’impegno, infatti i bambini nascono con il temperamento ma sono ancora privi di un carattere solido e definitivo. Nell’antichità la scuola medica di Ippocrate credeva che gli umani fossero divisi in 4 temperamenti, cioè che gli umani fossero dei sanguigni, dei biliosi o collerici, dei nervosi e dei linfatici.

Gli astrologi affermano che siamo guidati dai 7 spiriti planetari, cioè che siamo dei personaggi solari, lunari, mercuriali, venusiani, marziani, gioviani oppure saturniani. Gli spiritualisti fanno delle distinzioni anche tra i vari livelli evolutivi, per cui vedono i temperamenti nello stile con cui l’individuo approccia alla realtà, perciò affermano che vi sono dei temperamenti istintivi in coloro che amano avere un impatto primario tramite il lato biologico, che i sentimentali approcciano con l'aspetto affettivo, mentre gli intellettuali usano il versante mentale. Evidentemente è la sintesi di tutte le componenti che influisce, poiché siamo l'intera somma di temperamento, educazione, retaggio familiare, influssi ambientali a cui si aggiunge lo sforzo personale di chi tenacemente plasma la sua materia interiore.

Nella materia esistono 4 forme perché vi è la componente solida, liquida, gassosa ed ignea che corrispondono ai 4 elementi di terra, acqua, aria e fuoco che esistono in tutte la materia fin dall’origine, infatti la materia originaria esiste nella nostra costituzione. La nostra terra è nel corpo fisico, l’acqua è nel corpo astrale cioè nel cuore, l’aria vive nel corpo mentale perciò è nel nostro intelletto, e il nostro fuoco è nel corpo causale che è il nostro spirito. Esistono degli scambi e dei collegamenti tra tutti gli involucri e tutti gli elementi, perché il sole mette in movimento l’aria, e l’aria agisce increspando le acque, e le acque penetrano a nutrire la terra.

Similmente fa lo spirito che agisce sull’intelletto e manda l’intelletto ad agire sul cuore, perché è il cuore che agisce sul corpo fisico: ecco perché è dallo spirito che inizia la permutazione del nostro materiale. Tutti facciamo la permutazione integrale se introduciamo nel nostro spirito un altro essere sublime che è un elevato ideale su cui concentrarsi continuamente, finché esso stimola una vibrazione nuova e potente che si propaga a tutte le nostre fibre fino ad impregnare integralmente il nostro materiale.

Evidentemente l’impresa è lunga e faticoso per cui la spiritualità è adatta per esseri modesti ma tenaci e ambiziosi che sono disposti a lavorare anche per molto tempo senza vedere dei risultati concreti, perché non possono avere dei successi immediati, infatti sappiamo che è con il tempo e con il lavoro che la goccia scava la roccia, perciò è normale che sia necessaria una consistente porzione di tempo anche per modellare la “roccia” che è inserita dal nostro corpo fisico, infatti siamo ancora degli apprendisti nella lavorazione della nostra materia.

Buona erranza
Sharatan


sabato 12 marzo 2011

Il cambio dell’abito di scena


“Qualcuno chiese: ‘Maestro, qual è il vostro stile?’
Joshu rispose: ‘Il paravento può essere strappato,
ma la struttura resta!’”

(Joshu)



Secondo i cabalisti l’universo è costruito intorno ai due cardini della materia e dello spirito, infatti tutti gli esseri iniziano ad esistere nello stato sottile e dopo si materializzano, perciò la materia è la fase finale di un processo continuo e universale. La materia esercita un’azione con cui comprime, con cui condensa, perciò plasma e conserva le forme, infatti la materia viene associata ad un principio oscuro che è assimilato alla notte. Nell’opera dello spirito vediamo la dissolvenza e la dissoluzione, vediamo lo sfumare della forma della materia che vuole ritornare al suo stato originario che è rarefatto e sottile, perciò l’irradiamento spirituale è associato alla luce e al giorno.

Nella formazione di un corpo materiale vi è l’inizio del lavoro dei due principi della materia e dello spirito, poiché la materia accumula e condensa gli elementi plasmando il corpo che viene ad accrescersi, mentre lo spirito cerca di dissolvere le forme che si sono condensate, perché lo spirito vuole tornare alla Fonte originaria. Il principio che lavora per mantenere la forma materiale viene associato alla forza e alla tenacia del mondo minerale e alla fissità della pietra che è al più basso livello di sviluppo della materialità, e questo ci dimostra perché l’uomo si aggrappa tenacemente al suo involucro materiale.

Tra lo spirito e la materia non vi è alcuna lotta e nessuna opposizione, perché le due forze sono sempre associate, infatti esse s’intrecciano e si compenetrano vicendevolmente, per cui la materia lavora per allargarsi nel piano orizzontale per cercare più spazio materiale, e vuole ampliare il territorio su cui affermarsi. Nello spirito vive lo slancio verticale, per cui l’uomo viene spinto ad andare oltre e oltrepassare ciò che si vede e ciò che si ascolta, per questo lo spirito sviluppa degli strumenti percettivi raffinati, perché lo spirito viene delle regioni più elevate.

E’ solo lo spirito che abolisce le forme perché si può manifestare in infinite potenzialità, perciò egli può creare nuove forme materializzandole, che è la condizione primaria della creazione. Valutando le cose in questa prospettiva anche la morte smette di farci paura perché la morte è un processo di vita, infatti è il momento in cui l’attore cambia gli abiti di scena e abbandona il vecchio personaggio. L’esistenza è una continuità in cui si muore alla vecchia forma e si rinasce in nuove spoglie con lo spirito che si ripristina, per questa ragione non esiste alcuna divisione tra i due principi universali.

Ogni oggetto materiale inferiore possiede una quintessenza che vive nel mondo superiore, perciò le forme concrete conservano quella quintessenza anche nella vita materiale, per cui dobbiamo renderla concretamente attiva: ogni oggetto materiale ha il suo corrispettivo, infatti tutta la materia sprigiona delle forze e delle energie che ci animano e ci sostengono. Nella vita agiamo, perciò usiamo e alimentiamo delle forze che si ripercuotono nell’anima, perché ci lasciano delle impronte che diventano permanenti al nostro interno, infatti continuano ad esercitare la loro influenza essendo indistruttibili, per questo è molto importante usare le nostre energie in modo fruttuoso e intelligente.

Facendo l’accumulo di energie e risorse interiori vi è l’arricchimento della quintessenza dell’anima, e questo è il motivo per cui per avere quiete, luce e amore, non è sufficiente aver abbandonato il corpo, infatti l’anima ascende solo se realizza la pace, l’amore e la luce in tutti i giorni della vita. E’ molto più vantaggioso restare collegati a risorse positive, perché le forze spirituali positive sanno vivificare tutto il nostro ambiente fornendoci l’entusiasmo e la gioia del vivere. La luce che riceviamo dalle verità spirituali è talmente potente che riesce a muovere tutte le cellule del nostro corpo, e la sua forza scorre con il sangue che fluisce nelle vene, infatti la vivificazione risveglia anche le nostre tendenze inferiori.

La resistenza al cambiamento è causata dalla moltitudine di creature che vivono in noi, perché noi siamo come un edificio che ospita dei molteplici piani, ed ogni piano possiede i suoi abitanti. Al nostro interno ospitiamo un piano inferiore in cui vivono animali perciò abbiamo un serraglio interiore con rettili, uccelli, gazzelle e ospitiamo anche delle specie zoologiche più arcaiche, perché è chiaro che questi non sono animali reali, ma sono i simbolismi delle pulsioni istintive che vivono nella psiche dell‘uomo.

La psicologia umana usa delle simbologie arcaiche perché l’uomo si ammoderna solo esteriormente, ma interiormente resta antidiluviano. Ai piani superiori troviamo il consiglio dei nostri avi e degli antenati, e di tutti coloro da cui discendiamo, perciò anche l’adunanza parentale ha un valore simbolico poiché rappresenta tutte le nostre tendenze ereditarie e la familiarità che vive in noi. Nel consiglio degli avi, ogni antenato ci tira dalla sua parte perché le tendenze istintuali ci strattonato portandoci in varie direzioni, infatti si crede di avere ereditato le tendenze spirituali di coloro che ci hanno preceduti, e che rivivono tramite di noi.

Tutto quello che ci abita è una traccia e l’impronta che è impressa come sigillo, ma non sappiamo se tali tendenze siano buone o cattive, infatti non sempre i parenti ci consigliano saggiamente, infatti tutti possono sbagliare e loro desiderano potersi perpetrare tramite i loro discendenti, perciò si intromettono e ci consigliano. Esotericamente si crede che tutti portiamo alla nascita una “sintesi” di “spiriti familiari” che conservano anche delle tendenze desuete e arcaiche, perciò antiquate che sono il residuo di vecchie abitudini: questo contesto spiega come si possano ripetere delle stranezze e delle anomalie nei discendenti di stirpi familiari.

L’uomo è continuamente abitato dai suoi pensieri, dai suoi sentimenti e dalle sue emozioni, ma possiede delle tendenze particolari nei gusti che manifestiamo tramite attrazioni e repulsioni che sono “viscerali” perché albergano nello strato più profondo. Molti esseri umani sfuggono alle classificazioni perché l’uomo molto difficilmente rientra in tassonomie perfette e precise essendo abitato dalla moltitudine che vediamo e che è un condominio assai faticoso, ma poi ognuno lotta per la supremazia della sua personalità individuale che va oltre le impronte che riceviamo e che viviamo come un vantaggio oppure una pesante eredità.

Noi portiamo il peso delle generazioni precedenti, noi portiamo l’influsso delle forze arcaiche perciò ci sentiamo i portatori delle virtù e dei vizi altrui percependo il peso “delle colpe dei padri” se non fosse che il carattere eredita tendenze ma, superiori a tutto questo, esistiamo noi che siamo individui liberi di impersonare il personaggio che vogliamo. L’uomo crede di essere schiavo del suo passato, ma noi siamo sempre liberi di esprimere la nostra personalità individuale e possiamo accrescerci migliorando la nostra vita.

Credere di essere vittime delle tendenze inferiori e delle ereditarietà familiare è molto riduttivo, infatti dobbiamo cambiare questa opinione perché il seme è un’impronta in cui tutto è tracciato con precisione, perciò dobbiamo scoprire come canalizzare le linee di tendenza delle forze che ci animano per poter realizzare la nostra impronta dell’anima in modo unico e irripetibile. Non sappiamo se il nostro modo di essere proviene da noi, se deriva da una vita precedente o da linee di tendenza familiare, ma dobbiamo imparare a riconoscere la qualità della materia che è stata incisa in noi, e che è più forte di ogni condizionamento arcaico o familiare.

Se vogliamo cambiare la qualità della musica su cui risuoniamo dobbiamo saper studiare con pazienza e attenzione ogni nostra nota, dobbiamo avere precisione nello studio della struttura, dobbiamo abolire fretta e imprecisione sapendo essere accurati nella riscrittura del nostro copione poiché l’errore potrebbe ritornare. Anche dopo anni l’errore si potrebbe ripresentare, perciò è necessaria tanta pazienza, accortezza e comprensione negli insuccessi che potremmo avere, infatti le cattive abitudini sono difficili da correggere. La volontà di cambiare ci permette di modificarci lentamente, ma in seguito potremmo recuperare il tempo che abbiamo impiegato, infatti quando saremo diventati bravi potremmo andare più veloci facendo anche un’ottima esecuzione.

Per avere un buon lavoro non bisogna avere fretta ma dobbiamo lavorare con precisione e non accontentarsi finché il lavoro non diventa impeccabile perciò facciamo del nostro meglio, poiché per sfuggire alle vecchie impressioni è necessario creare nuove impronte sulla base di un atteggiamento nuovo. Noi dobbiamo imparare ad abitare in nuovi pensieri, in sentimenti differenti da quelli che ci fanno male, infatti dobbiamo fare dei gesti giusti perché differenti da quelli sbagliati del passato: è solo così che si creano nuovi copioni, perché è solo così che sappiamo cucire i costumi nuovi per l’attore che sceglie liberamente il ruolo che vuole impersonare nella vita.

Buona erranza
Sharatan


martedì 8 marzo 2011

Le impronte dello spirito



“Bussa al cielo e ascolta il suono!”

(Detto zen)



Saper camminare spiritualmente significa non tenere gli occhi fissi a terra, ma neppure perdere la linea dell’orizzonte per vedere i nostri obiettivi futuri, infatti saper camminare significa tenere d’occhio il sentiero e saper valutare l’orientamento dei nostri passi vedendo l’orizzonte verso cui siamo diretti. E' evidente come è pericoloso sia trascurare la Via che non saper vedere in quale direzione stiamo procedendo nell'avanzare. Conservare dei principi nella testa equivale a conoscere le leggi con cui si vuole convivere, ma avere buoni piedi significa anche avere una pratica di giusti metodi con cui agire.

Nel nostro cuore esiste l’amore e nella mente esiste la saggezza necessaria per procedere, perciò è necessario saper fare una vita quotidiana adeguata mentre si lavora al nostro perfezionamento futuro: in tutte le azioni quotidiane dovremmo usare la pace e l’armonia perché esse preparano la nostra giornata in modo ottimale. La nostra vita è un perenne movimento, perché ogni giorno porta notizie in cui vi è agitazione e turbamento, infatti ogni giorno reca un’incertezza nuova e un’occasione per essere preoccupati o ansiosi.

Il modo con cui recepiamo il mondo esteriore dipende solo da noi, in quanto è la nostra capacità di organizzare il mondo interiore che riordina anche l’ambiente esteriore. La nostra percezione interiore influisce sulla percezione delle cose che vediamo, perciò non dobbiamo essere disinteressati o noncuranti di nulla, ma piuttosto bisogna vivere in modo consapevole in tutte le nostre manifestazioni. Per vivere bene dobbiamo usare il tempo presente che è l’unica realtà che abbiamo, ed è necessario sapersi fermare per riflettere su quello che facciamo perché è così che iniziamo ad apprezzare ciò che ci circonda, perchè viviamo correndo e non sappiamo vedere nulla.

Ci spingono nella corsa frenetica così da ridurre sempre più la nostra capacità di apprezzamento, per cui siamo trascinati nel susseguirsi indifferenziato di fatti e di fenomeni che non abbiamo il tempo di analizzare. Il susseguirsi di eventi esterni e di stati interiori che si imprimono su di noi diventano un flusso ininterrotto che non riusciamo a fermare, e non troviamo il tempo necessario per riordinare il mondo esteriore, perciò non conosciamo il ritmo per avere l’armonia interiore.

Per tutto il giorno viviamo nell’assenza a ciò che facciamo, e la nostra vita diventa un pasto da ingurgitare senza poterne assaporare il gusto, infatti l’uomo è assente a tutto ciò che realizza. Molti corrono e non sanno neppure il fine per cui vivono, perciò ignorano dove stanno andando e vengono dominati e trascinati dai desideri indotti, perciò vivono prigionieri di quei desideri, per cui si lanciano verso un futuro di perenne insoddisfazione. In realtà, noi uomini non abbiamo voglia di comprendere il senso della vita, perché non sappiamo come perseguire una continuità progettuale sul senso del nostro vivere.

Nella quotidianità vi è l’eternità dell’attimo presente, perché il passato resta vivo in noi, ma il nostro vero dominio è nel tempo presente, infatti la gente pensa di ipotecare il futuro come se fosse costruito con i mattoni concreti delle abitazioni, perciò si pensa di essere al sicuro con le persone e le cose a cui siamo attaccati. Gli uomini non trascurano di assicurare le loro proprietà, perché così si sentono al sicuro dalla precarietà del vivere lasciando ad altri la cura e la responsabilità delle cose più care. E’ così che ci insegnano a trattare i nostri beni più preziosi, e così trattiamo pure la nostra anima e il nostro spirito, infatti non conosciamo il loro valore effettivo.

Quando l’uomo riceve delle lezioni di vita è perché l’individuo non è consapevole, infatti ha perso la vigilanza, la responsabilità e il senso del valore delle cose, egli è restato privo del senso concreto essendo inconsapevole dei suoi veri gioielli, infatti è necessario che venga ricordato il vero senso del vivere. Se l’uomo non fosse pungolato dal dolore non potrebbe evolvere, infatti non potrebbe imparare e resterebbe debole, pigro e negligente, per questo nella vita giungono delle cose che possono sembrare un bene oppure un male, ma costituiscono delle occasioni per apprendere che non dobbiamo pensare al futuro.

Il modo migliore per vivere è usare bene il presente e l'attuale, infatti l’elemento concreto è quello che è utile immediatamente e che possiamo usare concretamente, infatti è prezioso nel farci apprezzare l'unicità della nostra vita affinando lo sguardo con cui vediamo il mondo. Ogni momento vissuto è plasmato dal tocco del nostro agire e viene tracciato dal nostro modo di pensare, perciò sappiamo riconoscere gli errori che facciamo, per cui possiamo emendare subito alle nostre carenze, affinchè non divengano il passato sbagliato da cui non facciamo più ritorno.

Se viviamo accumulando gli stessi errori, la nostra vita diventa una perpetua prigione, infatti è il presente consapevole che è la preparazione del perfetto futuro. Chi si lascia andare per sprofondare nelle tendenze inferiori si chiude all’incontro con i livelli superiori in cui vi è bellezza, luce e amore, e questo avviene sia nell'esteriore che nell'interiore. Si crede che lo sviluppo spirituale si debba rimandare al momento in cui non si hanno più le forze e le energie per inseguire la gloria, il potere e i piaceri materiali, infatti si crede di praticare la spiritualità solo quando non abbiamo più le risorse per vivere attivamente.

Un risveglio spirituale richiede molta forza per farci sostenere l’impatto con la massa di consapevolezza che dobbiamo ricevere, infatti il lavoro spirituale a cui l’uomo è chiamato consiste nell’esprimere il mondo divino tramite i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre azioni. Infatti l'uomo lavora duramente per vivere come una manifestazione divina nell'involucro carnale, e per lasciare la terra nell’armonia, nella luce e nell’amore perché vivere significa amare, e chi ama è padrone della vita e della morte.

Nel morire e nel vivere dobbiamo riconciliarci per non subire conseguenze per l'accumulo di un debito karmico da saldare nelle vite future, infatti non moriamo solo nel corpo fisico ma moriamo anche nel corpo psichico che è l’astrale, e nei corpi spirituali che sono il causale, il buddhico e l'atmico, e tutti questi corpi vanno nutriti se non vogliamo che siano deboli, affamati e poveri di risorse. La nostra vita non è solo interiore o esteriore, ma possiede anche il livello basso e l'alto dell’essenza, perché l’anima che ci abita può costruire una storia magnifica con immagini meravigliose oppure può lasciare solo delle tracce e delle macchie su delle pagine bianche.

Lasciarsi intrappolare nella materia significa dimenticare le altre dimensioni, infatti ciò che siamo in parte muore con la nostra materia, ma l’essenza di ciò che siamo riusciti a costruire lo riportiamo per il riutilizzo nelle vite future, infatti le nostre virtù restano con noi, perchè sono nostre e non possiamo venirne derubati essendo il frutto dei nostri talenti. Ogni virtù che abbiamo coltivato si imprime nell’anima nostra come un sigillo che segna la carta, infatti dentro ci portiamo le impronte di cui siamo segnati come fossero dei tesori interiori, e dei beni che nessuna ruggine ci può corrodere.

Le impronte di vizi e virtù sono visualizzabili nell’aura che può essere di 7 colori tipici delle 7 varie nature essenziali che la cabala chiama gli Spiriti delle 7 Luci, perché davanti al Trono del Signore arriveremo nudi e coperti solo dal colore della nostra aura, mentre restiamo in attesa di essere valutati. E’ questo il motivo per cui le impronte più forti e le tracce più potenti impresse nella nostra anima diventano i tatuaggi indelebili che restano incisi nel più profondo del nostro essere. Queste sono le impronte che diventano l'istinto interiore, e la vocazione a cui non possiamo sottrarci perché sono l'orientamento interiore che ci guida oltre ostacoli ed errori.

Risvegliare la spiritualità nel vivere significa risvegliare il ricordo delle decisioni prese nelle vite passate, in modo che la vita presente non sia un’esistenza vuota e mediocre, perciò non divenga un'occasione sprecata. Lasciare la vita sapendo usare solo il corpo materiale diventa l’inferno, poichè l’anima umana non riesce a sciogliersi dai vincoli materiali che sono l'unico ambiente in cui l’essere unicamente materiale riesce a vivere. Se invece abbiamo creato anche dei legami con i mondi divini sarà li che la nostra anima sarà attratta, infatti alla morte veniamo calamitati in alto come il ferro con il magnete, perché è in quei mondi che sono custoditi i nostri tesori.

Se ritorniamo dalla vita umana riportando dei tesori interiori, incontriamo facilmente gli esseri che ci sono simili poichè amano nutrirsi di bellezza, di luce e d'amore. Se coltiviamo la nostra spiritualità abbiamo la certezza che, ogni volta che dobbiamo tornare nell'abisso materiale conserviamo l'amore dei mondi superiori, perciò riceviamo continuamente la loro forza che ci rende indenni da ogni oscurità e da ogni pericolo, infatti riceviamo continuamente le risorse necessarie per risorgere e per ascendere verso la luce, l’amore e la libertà.

Buona erranza
Sharatan

sabato 5 marzo 2011

Il prezzo della paura


Un vecchio saggio si presentò dal sultano per rivolgere una supplica: “Che Allah ti protegga, e che faccia discendere ogni grazia e ogni benedizione sul tuo capo. Sono un povero uomo, sono un disperato che ha bisogno del tuo aiuto per uscire dalle sue difficoltà, perciò vorrei chiederti di poter riscuotere per tuo conto un soldo di tassa da ogni suddito che ammetterà di avere una paura. Con la somma che otterrò potrò uscire dalla grave indigenza in cui mi trovo.” Il sultano valutò che il vecchio aveva un aspetto dignitoso e malridotto, e che un soldo era ben misera somma, quindi acconsentì alla richiesta e preparò un salvacondotto a cui appose il suo sigillo.

Trascorse del tempo, e venne il giorno in cui il vecchio ritornò tirandosi dietro tre cammelli ricolmi di borse di monete, e un gruppo di servitori con altre casse e forzieri pieni di ogni abbondanza. Quando fu al cospetto del sultano gli disse:”Maestà, la raccolta di denaro è stata assai fruttuosa. Non ho trovato nessuno che fosse indenne da paura, per cui ho riscosso il soldo da tutti, e ne ho ricavata una buona somma che mi garantisce la ricchezza per tutta la vita. Adesso mancate solo voi, perché anche voi avete una paura.”

Il sultano guardò il vecchio, poi disse sorridendo divertito:”Ti sbagli vecchio! Io non temo nulla. Io ho vinto tutte le mie guerre disprezzando la morte, mi sento forte e sono nel fiore degli anni, sono potente, rispettato e il mio regno è molto ricco. Se anche morissi adesso, il mio nome è già inscritto tra quelli più valorosi della mia famiglia. Tu mi sei simpatico, perciò non ti do il soldo ma ti invito ad un banchetto per festeggiare la tua nuova ricchezza.” La sera si tenne un banchetto che sarebbe passato alla memoria, perché il sultano era un uomo molto magnanimo e generoso.

Durante la cena, il vecchio si rivolse al suo signore a voce alta, e gli disse:”Maestà sono fortemente commosso da tutte queste cortesie, perciò vi dono una donna meravigliosa che è al mio seguito e che è degna del vostro harem. La farò portare immediatamente al vostro cospetto.” Il sultano si chinò furtivo verso il vecchio e gli disse sottovoce: “Per carità, non parlate così forte. Facciamo tutto nella massima discrezione, la mia favorita ci potrebbe sentire.” A quelle parole il vecchio sorrise trionfante: “Vedete che anche voi avete paura? Allora datemi il vostro soldo di tassa.” E fu così che il vecchio completò la questua.

La storia ci ricorda che nessun uomo è indenne dalla paura, perché la paura è il mezzo per assoggettare l’uomo e per mantenerlo nella subordinazione insieme a tutti coloro che temono. Si dice che la paura travolga se è troppa, e tutti comprendono come possa accadere di essere sommersi dalla paura che paralizza anche il soggetto più forte. Molte scelte della vita vengono fatte solo in obbedienza alle nostre paure perché l’uomo teme la solitudine, la povertà, la malattia, la morte e teme di perdere la sua considerazione sociale, infatti teme il giudizio della pubblica opinione.

La paura fa parte della nostra eredità istintuale, perché è il ricordo del tempo in cui eravamo degli uomini primitivi, infatti essa origina nei tempi in cui l’istinto era la componente fondamentale per la sopravvivenza. La paura rivela la componente animale che ancora vive in noi, perché avere un buon istinto è una qualità, e se viene associato alla volontà e all’intelligenza diventa un sommo bene. Anticamente l’uomo poteva rispondere solo usando una reazione aggressiva e feroce oppure poteva scappare dal pericolo poiché l’uomo era un animale poco più evoluto, ma poi l’uomo si è molto perfezionato per cui oggi sarebbe in grado di offrire dei comportamenti molto più avanzati e adeguati per il livello di sviluppo di cui gode.

L’uomo è superiore all’animale, perciò egli può conoscere e vincere la paura, infatti nell’antichità i discepoli delle scuole spirituali e gli eroi dovevano dimostrare di avere vinto ogni paura affrontando delle dure prove per dimostrare di possedere una superiore imperturbabilità alla paura. Se esaminiamo come la paura agisce, allora impariamo che la paura fa parte del sistema limbico, che è inserito nel nostro cervello arcaico, in cui sono presenti tutte le funzioni fondamentali per la difesa e la conservazione della vita, per questo motivo le nostre paure hanno delle radici molto profonde. La nostra mente e la ragione possono limitare o tenere sotto controllo il flusso della paura, ma questa condizione non viene mantenuta a lungo, perché il ragionamento non è padrone dell’istinto, in quanto la mente e il corpo sono dei contesti distinti.

La meccanica spirituale dell’istinto ci dimostra che l’istinto si può vincere solo con un simile di pari forza ma di polarità opposta, perciò la paura si vince con il coraggio che ci dona l’amore, perché colui che è amato si sente protetto e non teme nulla. L’alchimia spirituale è assai sottile, perché ci indica che l’amore è l’istinto più potente di tutti, infatti esso scioglie e dissolve tutti i blocchi del sentimento e del corpo. Se la paura paralizza il nostro pensiero e congela ogni sensazione corporea, questi blocchi vanno risolti con il fuoco che disgela il freddo interiore di colui che teme, perché l’inferno è gelo, buio e terrore, mentre il calore, la luce e l'appagamento pieno sono le prerogative dell’amore.

Dalla paura non si sfugge, perché l’istinto vive sempre in noi infatti essa attira delle polarità della stessa specie perché nell’universo è attiva la legge del magnete con cui il simile corre dal suo simile, ed il fatto è innegabile anche negli esempi storici: nell’antichità si narra il caso di Edipo che incorse nella stessa maledizione a cui cercava di sfuggire, e finì accecato dalle sue stesse paure a cui dovette soccombere. Dobbiamo sapere che, nel momento della paura non si fugge, ma si resta immobili perché è forte colui che non fugge, ma è veramente forte colui che aspetta la minaccia e sa fronteggiarla per conoscere l‘origine, perché l‘origine ci rivela la natura dei fenomeni.

Ovviamente dobbiamo essere in grado di saper fuggire per proteggere la nostra integrità, e l’istinto rimane la fonte migliore, perché fa “sentire” le situazioni in cui non dobbiamo restare per non essere sopraffatti, ma dobbiamo anche saper riflettere bene sulla migliore via d'uscita per avere l'ottimale risposta strategica in nome dell’integrità del nostro essere. La cosa essenziale è non agire guidati dal panico che lancia dalla finestra mentre scoppia l'incendio perché, la soluzione migliore è quella di calarsi dalla finestra dopo avere ragionato, se questa è l'opzione migliore.

Il fatto di restare tranquilli e in quiete permette che si attivi uno spazio positivo interno da cui sgorga la Forza che vive in noi, perciò sentiamo tutta la saldezza di un amore che infonde la gioia, l'appagamento pieno e la totale protezione. Tutte le paure a cui facciamo la guerra si rifugiano al nostro interno e aspettano di rinforzarsi per riemergere travestite da altre paure, perciò dobbiamo saperle trasformare, perché non possiamo eliminarle. Le paure sono debolezze fondamentali umane e si sconfiggono con l’attivazione della certezza interiore che sapremo dissolverle ogni volta che esse si ripresentano. Dobbiamo coltivare la calma interiore, perché è la condizione per coltivare l’ambiente interiore in grado di ospitare delle forze benefiche che sanno donare la determinazione necessaria per sconfiggere ogni paura, e sappiamo che non dobbiamo temere nulla.

Non dobbiamo pensare di essere sconfitti, perché non avremmo la determinazione necessaria per vincere, infatti nulla è superiore alla nostra volontà e non dobbiamo temere dei sentimenti negativi come la collera, la vendetta, l’invidia e la gelosia, perché essi si vincono con la forza che vede la miseria di quei sentimenti sintomo del buio, della paura e del gelo che ospitano le persone ammalate. E’ l’occhio dell'amore che vede nella paura umana il sintomo dell’enorme ignoranza e del buio in cui vive l‘essere umano, infatti la sola paura che dobbiamo avere è quella di poter trasgredire alle leggi divine, e non siamo tenuti a temere di nulla d'altro.

Non dobbiamo fuggire se siamo in difficoltà ma dobbiamo restare immobili per calmarci infatti, sentirci minacciati fa diventare “irrequieti” a livello mentale e fisico ma, se non riflettiamo possiamo divenire le prime vittime delle situazioni che temiamo. Molti dicono di essere stati travolti dalla paura e di non aver reagito adeguatamente per poter giustificare la propria debolezza e i pavidi loro simili li consolano, perché credono sia normale essere dei vigliacchi. Il ricercatore spirituale comprende che non possiamo essere schiavi della paura, perché saremmo privi di volontà e di sapere perciò, se accettiamo di essere schiavi, troveremo sempre una situazione paurosa che sarà in grado di metterci in difficoltà e di sconfiggerci.

Buona erranza
Sharatan

martedì 1 marzo 2011

L'inquinamento del mondo


“La conoscenza è potere.”

(Francis Bacon)


Il pensiero consuma energia a prescindere dal fatto che i nostri pensieri abbiano o siano privi di consapevolezza, in quanto il pensiero produce delle vibrazioni energetiche che vanno direzionate perché l’uomo per tutta la sua vita trasforma la materia. Consideriamo che i nostri prodotti mentali non possono essere eliminati ma possono essere solo trasformati, perciò l’energia mentale va saputa gestire infatti, sia l’esterno che il nostro ambiente interiore possono essere inquinati dai residui di ciò che non sappiamo smaltire, perciò l’uomo viene saturato di residui nocivi per la sua tranquillità.

In tutta la realtà materiale vi è circolazione di forze e di energie, perché i fenomeni sono percepiti nella trasformazione e nello scambio energetico, infatti è tramite degli scambi che si creano dei collegamenti. Tutto quello con cui l’uomo viene in contatto produce la risonanza sia interna che esterna, infatti le nostre azioni sono l’immagine delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti, e tutte le energie che riusciamo ad assorbire diventano delle forze che si trasformano al nostro interno per conseguire un miglioramento qualitativo.

La nostra attività mentale deve saper ingerire i veleni dei nostri semi negativi e deve saperli trasformare senza farsi avvelenare da loro, infatti la trasmutazione interiore va attuata sapendo dirigere le correnti del pensiero. Le azioni umane diventano utili o dannose in conseguenza della qualità dell’intento di chi agisce, perciò è l’orientamento del nostro pensiero e del nostro sentimento che diventano il seme che dobbiamo coltivare. Perciò dobbiamo avere nel cuore e nella mente solo le migliori intenzioni se vogliamo ottenere un buon seme interiore che si possa manifestare nell’ottimo prodotto che vedremo all’esterno.

Ma, come in tutti gli scambi otteniamo l’armonia oppure il conflitto se ospitiamo delle opposte nature che non si riescono a modificare nell'equilibrio, perciò la spiritualità insegna la legge di assonanza in cui “i simili ricercano i simili,“ perché si fa minore fatica per adattare della qualità energetiche similari e assonanti. Il nostro approccio al mondo è sempre mentale, perché l’intelletto può conoscere facendo uso dello strumento mentale che deve separare e distruggere i legami, infatti la mente deve percepire le differenze per conoscere e comprendere.

Il problema è che l’uomo non riesce più a far lavorare in armonia la mente e il cuore, infatti si è abituato a dissociarsi, per cui vive sempre più nella preponderanza della mente a discapito del cuore, per cui non riusciamo ad adattare i nostri materiali interiori portando la nostra polarità interna al valore positivo. Avviene che una materia che non è ben rettificata non riesca ad essere ben metabolizzata, perciò lascia in noi un penoso residuo che Eckhart Tolle chiama “corpo di dolore.”

Avviene che, qualora il campo energetico umano venga saturato da emozioni dolorose che diventano una realtà troppo pesante e presente che possa divenire difficile lasciare andare il nostro passato, perché è la storia di chi siamo, perciò non vogliamo tradire tutto quello che ha costruito l'unica immagine che abbiamo, quindi conserviamo tutto del nostro passato senza saper fare la selezione delle nostre sementi gettando ciò che non possiamo riutilizzare.

Noi dobbiamo imparare che, del passato vanno conservate solo le lezioni di saggezza che abbiamo ricavato, e che dobbiamo saper dimenticare tutto il dolore, perché esso è finito con il nostro passato. Ma, poiché il dolore è inserito nella nostra struttura come traccia della specie nel ricordo di ciò che la storia umana ha prodotto, per cui la traccia del dolore umano è il ricordo della violenza, della paura, dei soprusi e delle torture che gli esseri umani hanno causato a danno dei loro simili.

Nascendo portiamo in noi tutte le tracce del nostro dolore arcaico, e poi la vita offre l’occasione di soffrire anche per i nostri errori personali, per cui l’uomo si riempie dell’atmosfera densa e carica di sofferenza, infatti vi sono coloro che si affezionano all’infelicità personale. Capire che non si deve restare agganciati al nostro dolore diventa un’occasione per liberarsi, infatti possiamo comprendere che la sofferenza va conservata solo come ricordo di tutti gli errori che non dobbiamo più ripetere mentre la sofferenza che è originata dai fantasmi passati è un modo veramente stupido di vivere.

Milioni di persone credono all'infelicità umana e vogliono conservare il nostro corpo doloroso ben integro per poter sfruttare l’ignoranza umana. Chiaramente non è facile riconoscere la realtà di quelle condizioni che rinnovano la potenza del dolore personale e collettivo, perchè l’infelicità acceca la razionalità umana e chiude la sensibiltà del cuore, infatti l’anestesia emotiva è inevitabile per non impazzire dell’insensatezza della vita umana.

Voler conservare il corpo di dolore significa coltivare un parassita che si nutre delle migliori energie vitali ridestandosi quando ha fame per derubarci, perciò il corpo energetico si nutre di rabbia, di rancore, di paura e di violenza finché veniamo fiaccati e tutta l’energia ci viene rubata. Tutte le cose sono inserite in campi energetici vibranti, perciò l’energia mentale si nutre dei pensieri che gli sono compatibili, e la negatività vibra a bassissime frequenze per cui il dolore si percepisce come una sostanza densa e pesante, mentre il pensiero positivo ha delle vibrazioni più raffinate e leggere, perché la felicità ci fa ascendere fino “al settimo cielo.“

Su questa prospettiva va fatta la scelta, poiché nel mondo esistono delle persone che conservano il corpo di dolore perchè il dolore è diventato un piacere mentale, perciò essi amano quel modo di vivere, si commiserano per i loro drammi, e non vogliono lasciare un mondo onnipotente in cui sono vittime e carnefici di loro stessi. Per loro è impossibile abbandonare i pensieri negativi perché non vogliono rinunciare al loro dialogo interno che è catturato dalla narrazione di storie di rabbia e dolore, e dalla ripetizione ossessiva di accuse e di colpe che restano insolute.

Quando la dipendenza dall’infelicità è totale l’individuo si riempie di negatività volontaria che gli toglie la gioia e la voglia di vivere. Solo se coltiviamo la positività possiamo elevarci dalle negatività dell’ambiente e sappiamo riconoscere il nostro corpo di dolore e saperlo vedere anche negli altri, ma solo evolvendoci sappiamo comprendere come sia difficile resistere ad un corpo di dolore troppo intenso, e quanto sia facile essere manipolati se usano il nostro corpo di dolore.

Diventa più facile anche vedere le relazioni distruttive in cui agisce il potere del dolore che non sappiamo gestire e che minaccia la nostra qualità di vita, perciò sappiamo che dobbiamo essere vigili sulla qualità energetica degli scambi e delle relazioni, e impariamo a diffidare di situazioni che attivano dei sentimenti troppo dolorosi e negativi. Questo è il motivo per cui la spiritualità raccomanda i contesti e le persone positive, anche se esistono coloro che sanno stare in ogni contesto senza venir condizionati, ma sono esseri che sanno trasformare le energie come maestri.

E’ ancora più difficile riconoscere tutte le occasioni in cui viene alimentato il corpo di dolore collettivo, e tutte le situazioni in cui la società lo incrementa usando l’industria dello spettacolo, dello svago e dell’informazione. Gli uomini amano il dramma, l’intrigo e la violenza, perciò i media alimentano questo gusto grossolano con la narrazione di delitti, di intrighi e di invidie, e con la glorificazione della violenza e dell’ideologia dell’eroe che si vendica dei torti facendo una cruenta rivalsa facendo sterminio di tutti i nemici.

La nostra tendenza alla violenza ha prodotto il corpo di dolore collettivo, ed essa viene alimentata dall’industria con il mito della violenza e della volgarità che vengono millantate come doti auspicabili per l‘essere umano, quando dovremmo invece chiederci come sia eroico ciò che ci opprime e che ci uccide. Non vedo alcun eroismo nel dolore, nella violenza, nella paura e nel sopruso, e seppure fossero questi gli eroismi che possono salvare il mondo, un mondo che si basa su dei valori così scadenti mi sembra un mondo di perdenti, perché è totalmente privo delle migliori qualità che ci rendono umani.

Buona erranza
Sharatan