giovedì 25 ottobre 2012

Tra cielo e terra



"Non cercare fuori di te, il paradiso è dentro."
(Mary Lou Cook)

Tutte le energie sottili sono attratte dai chakra e percorrono il corpo energetico umano, ma i chakra non sono solo dei centri in cui si smistano le energie, ma sono anche delle porte di consapevolezza, perciò i chakra ci permettono di sperimentare dei tipi diversi di coscienza. Comunemente si parla di 7 chakra, ma gli sciamani moderni dicono che i chakra attivi attualmente sono di più, perché veniamo esposti a delle forze cosmiche che attivano le funzioni evolutive che sono necessarie nel momento più opportuno per servirsene.

Nei tempi antichi affermare queste verità era un fatto naturale, mentre oggi dire cose di questo genere equivale a dire delle cose inconcepibili o strane. Nel corso dell'ultimo secolo è avvenuto il risveglio di alcuni chakra addizionali che furono latenti a lungo, ma essi oggi si sono risvegliati e hanno ripreso a funzionare. perciò attualmente abbiamo 10 chakra attivi, ma non tutti sono presenti nel corpo fisico bensì alcuni sono collocati in una dimensione estranea allo spazio fisico. L'orientamento delle energie che circolano nei chakra punta verso due punti estremi, di cui l’inferiore è posto sotto ai piedi e il superiore è posto al di sopra del capo.

Le due direzioni opposte mostrano la nostra realtà energetica dimostrando il livello intermedio in cui viviamo, infatti noi uomini siamo collocati tra il cosmo e la materia vivendo nello spazio che esiste tra il cielo e la terra. I cabalisti dicono che il chakra del capo è sulla nostra testa come una corona regale perché l'uomo è il re del creato, mentre il chakra dei piedi costituisce la nostra radice, infatti ci radica al terreno poiché la terra è il fondamento della nostra vita.

In questa realtà energetica si sono ridestati 3 centri energetici addizionali che devono donarci nuove capacità e nuove consapevolezze. Uno dei centri ridestati si colloca tra le caviglie, poiché esso è associato al movimento e alla rapidità, in quanto la velocità e l’accellerazione sono le caratteristiche più evidenti della modernità. Un secondo centro si è ridestato alla base cerebrale essendo un centro che è collegato al potere, infatti oggi l'uomo ha più potere sul mondo rispetto al passato.

Questa maggiore potenzialità di estendere il nostro dominio sul mondo proviene dalla comunicazione, e dalla crescente tecnologia di cui disponiamo e che aumenta sempre più queste nostre potenzialità. Un centro ulteriore si è riattivato sotto i piedi essendo collegato al cibo e all'alimentazione, poiché i paesi più sviluppati devono imparare ad avere una maggiore compassione per i paesi più poveri. Si deve diventare più rispettosi della vita e delle necessità delle persone deboli, perciò la lotta contro la fame e la carestia sarà una delle guerre più dure del futuro.

Questi chakra sono sempre esistiti e furono attivi nel passato, ma poi divennero latenti a causa della variazione dell'orbita terrestre intorno al sole, e per la mutazione dell'inclinazione dell'asse polare. Gli sciamani narrano che le antiche civiltà di Mu e di Atlantide furono distrutte dalle mutazioni dell'equilibrio energetico ed ecologico della terra. Queste antiche civiltà sono ricordate nelle tradizioni sciamaniche come leggende, miti e nei rituali, infatti vediamo gli 8 chakra dell'armonia cosmica come fulcro della Ruota della Medicina dei nativi del Nord America, e il mandala a 8 raggi della mistica orientale come dei residui di conoscenze delle civiltà scomparse.

Le ondate energetiche del cosmo sono attratte nei chakra come onde di filamenti verticali. In India chiamano nadi le colonne energetiche circolanti nel corpo, infatti un nadi centrale scorre nella colonna e collega il chakra della testa a quello che è collocato sotto i piedi. Poi ci sono 2 nadi laterali posti a fianco del centrale in cui scorrono due flussi di corrente positiva e negativa che s'intrecciano co quello del centro e formano una figura a forma di otto che vediamo intorno ai chakra ruotanti.

Così avviene l'alternanza tra le due correnti energetiche opposte che scorrono nel corpo, e ciascun centro energetico ruota in direzione opposta a quello direttamente superiore e inferiore. I chakra forniscono le energie sottili necessarie al corpo fisico e agli organi vitali, perciò il sistema endocrino si deve considerare come l'estensione fisica del sistema dei chakra, e il sistema nervoso parasimpatico come l'estensione dei nadi.

Nel corpo energetico i chakra si localizzano nei punti in cui si fondono e si incontrano i vari livelli del nostro Sé totale, infatti essi sono gli indicatori energetici del nostro intero essere. La loro conoscenza è molto utile per capire la nostra costituzione, in quanto ogni chakra possiede un'essenza e una finalità diverse, perciò ognuno ci dona una diversa coscienza.

Il chakra della radice si trova sotto la superficie plantare e ci radica alla terra, infatti ci aiuta a camminare su di essa: questo chakra ci ricorda che siamo i figli della terra e che la terra ci nutre e sostiene come una madre benefica. Il chakra della radice ci tiene ancorati alla realtà, perché la spiritualità si deve esprimere nella condizione di esseri materiali inseriti nella fisicità mortale. Le caratteristiche che dona sono la stabilità, l'appoggio, la crescita e lo sviluppo secondo le leggi naturali, e se non ci fosse saremmo privi di praticità, di stabilità e di solido fondamento sulla terra.

Non saper stare "con i piedi per terra" è una metafora che esprime il suo sviluppo inadeguato a offrire un solido fondamento nel vivere concreto. Vivendo una vita solo mentale siamo esseri squilibrati, perché si diventa spirituali non sapendo fare del bene in modo concreto, e questo è un grave difetto. Il significato fondamentale del chakra è quello di conferire radici, nutrimento e fondamento al vivere materiale.

Il chakra del piede è collocato all'altezza delle caviglie, e la sua funzione principale è quella di offrire la mobilità, infatti il movimento equilibrato consente di esplorare la realtà fisica in modo libero, pur restando saldamente ancorati alla terra. Il chakra del piede ci aiuta a vivere la vita non tanto come una marcia, ma come una danza cioè come una coreografia di movimenti energetici che sono colmi di gioia. Il chakra basale è posto alla base della colonna vertebrale, perciò è posto tra l'ano e i genitali, e viene associato alla forza di gravità che ci trascina verso il basso e la solidità.

E' il chakra di sostegno del fisico, perché è posto nell'area che sostiene il corpo seduto, viene collegato al sistema scheletrico, a quello muscolare e all'intestino crasso dove transitano le scorie dei cibi solidi. Fisicamente corrisponde alle ghiandole surrenali che immettono l’adrenalina nel sangue quando abbiamo bisogno di un surplus di energia per affrontare le emergenze. E' correlato alla sopravvivenza, all'istinto di conservazione e alla materialità più tangibile: infonde l’energia al nervo sciatico che è il nervo più lungo del corpo, e che collega il sistema nervoso alla terra. Il suo significato funzionale è collegato al conservare e all'eliminazione, perciò obesità, stipsi, malformazioni della colonna e sciatiche sono dovute al suo cattivo funzionamento.

Il chakra sacrale è localizzato a livello addominale, tre dita sotto l’ombelico e si manifesta fisicamente nelle gonadi, nelle ovaie e nei testicoli: viene riconosciuto come centro della riproduzione e della motivazione. Esso influisce sulle funzioni liquide del corpo, perciò sulla circolazione, sulla minzione e sulla riproduzione. Viene associato alle emozioni, ai desideri, e alle passioni, cioè a tutti i piaceri e alle sensazioni “viscerali”. I desideri ci fanno entrare in contatto con le nostre esigenze, e da questo incontro nascono le motivazioni che diventano la garanzia di poter realizzare i cambiamenti e lo sviluppo ulteriore.

A differenza della passione che è un’emozione potente, il piacere è l’esperienza gioiosa del vivere anche se molti condannano il piacere per colpa di un senso religioso che si è deviato. Per questo motivo la donna è ritenuta ingannevole e tentatrice e il desiderio diventa un impulso negativo, perciò la vita è vista come una condizione penosa da subire e sopportare piuttosto che come un’esperienza in cui gioire e di cui avere piacere.

Questo pensiero malsano ci impedisce di conoscere delle forme di energie più sottili e delicate, ci impedisce di godere delle bellezze dell’esistenza terrena, e non ci fa apprezzare il contatto benefico con la natura e la terra. Al chakra sacrale sono collegate le motivazioni e la riproduzione, perciò il suo malfunzionamento causa i disturbi del sistema circolatorio, renale e vescicale, e tutti i fenomeni d’impotenza e di frigidità sessuale.

Il chakra del plesso solare si trova tra l’ombelico e il punto in cui le costole si fondono nello sterno, e coincide fisicamente con il pancreas. E' il chakra che regola il metabolismo del corpo fisico, perciò il suo significato funzionale è collegato al controllo, alla crescita e allo sviluppo adeguato del corpo: è considerato il centro del sole del corpo, perciò è detto il Chakra del Fuoco. Viene associato al fuoco dell’azione, perché promuove la fortificazione personale e perché stimola il desiderio di “alzarsi e andare.”

E' il chakra che sprigiona la trasformazione essendo collegato all’orientamento e all’utilizzo delle energie avendo il potere di saper orientare e impiegare bene le energie. L’azione è la capacità di assumersi la responsabilità delle conseguenze di ciò che si è avviato, infatti le conseguenze delle nostre azioni sono collegate al plesso solare, e dal suo malfunzionamento sorgono i disturbi della digestione, le ulcere e il diabete.

Il chakra del cuore è al centro del torace e si manifesta nel timo, infatti è localizzato dove la forza dei legami è più forte, e viene associato all’amore e alla compassione. La forza dell'affinità è una delle 4 forze vincolanti universali assieme alla vita, alla luce e alla legge, infatti la forza del legame d'affinità rientra tra le 4 forze naturali che sono intolleranti delle limitazioni e delle restrizioni. L’amore è una forza di questo tipo, perciò richiede il fondersi delle energie e il ritrovarsi nell’armonia totale con le cose o le persone amate.

L’amore vero è incondizionato perché non chiede, non pretende, non vuole dominare, non vuole controllare, non persegue nessun vantaggio personale, ma vuole solo l’armonia con il suo prossimo. Questo chakra è connesso ai rapporti e al raggiungimento dell’equilibrio tra ciò che è immesso e quello che viene emesso, perciò anche delle parti che sono rinfrescate e alimentate. Il vero senso funzionale del chakra è rappresentato dall’amore e dalla compassione, perciò il suo malfunzionamento causa disturbi cardiaci e polmonari, asma e pressione alta.

Il chakra della gola è localizzato al centro del collo e si manifesta nella tiroide, perciò è associato alla comunicazione ossia alla trasmissione e ricezione delle informazioni che giungono sotto forma di energie da interpretare e da codificare a livello mentale. Questo chakra è un centro del suono, infatti invia e riceve i movimenti vibratori, ed è deputato allo sviluppo della facoltà di collegamento: viene associato a collo, spalle, braccia, mani e orecchie, cioè alle parti del corpo fisico coinvolte nella espressione e nella comunicazione. Il suo malfunzionamento causa laringiti, raffreddori, torcicollo e disturbi dell’udito.

Il chakra della base cerebrale si trova al centro del capo in corrispondenza del dorso nasale, e fisicamente si manifesta nell'epifisi che è l'orologio dell'organismo posto nel retro del cervello, all'altezza del dorso nasale. E' il Chakra della Luce, poiché regola le funzioni che consentono alla mente di vedere, infatti esso attiva "l'occhio della mente." Malgrado il mondo sia visto con gli occhi fisici, in realtà gli occhi vedono il movimento delle vibrazioni luminose riflesse dagli oggetti e il vuoto esistente nel corpo e tra i vari corpi.

I raggi luminosi si imprimono nella retina e attraverso il nervo ottico inviano i messaggi visivi fino al cervello dove sono codificati negli schemi strutturali forniti di significato. Questo chakra gestisce l'accesso ai sistemi di recupero dell'informazione esterna, infatti esso custodisce le forme e gli schemi di cui abbiamo fatto esperienza in passato. Esso permette che i modelli interni siano proiettati nello schermo mentale sotto forma di immagini. Questo chakra è la sede dell'immaginazione e del processo di rafforzamento che consente di trasformare l'impossibile in possibile, perciò tutti i disturbi oculari dimostrano il suo malfunzionamento.

Il chakra del sopracciglio è posto dietro la fronte, nell'arcata sopraccigliare e si manifesta fisicamente nell'ipofisi che è la ghiandola che regola tutto il sistema endocrino: per questo è detto il Controllore. L'ipofisi è alla base del cervello, essa è sopra la volta del palato cioè vicino al palato molle. Questo chakra viene associato all'intuito e all'intenzione, controlla la percezione e la sua attività, e la facoltà di dare un significato alla realtà materiale, perciò il malfunzionamento causa incertezza, confusione e indecisione.

Il chakra della corona è l'apice del sistema energetico ed è collocato sul capo agendo sull'epifisi, poiché è connesso alle facoltà superiori e all'orientamento nella vita che dimostra l'Anima, perciò è il chakra che è direttamente connesso con essa. Questo chakra è chiamato il "Loto dai Mille Petali" perchè come il loto nasce dal fango per fiorire nelle dimensioni superiori che offrono delle potenzialità illimitate: il suo malfunzionamento causa depressione, fastidio e apatia.

Quando il chakra della corona, quello del sopracciglio e quello della base cerebrale iniziano a funzionare all'unisono formano un vortice energetico che forma un ulteriore organo percettivo, cioè quello che viene detto il "terzo occhio" che anticamente veniva raffigurato come un occhio inscritto in un triangolo. Quando il corpo fisico entra in perfetta armonia con i corpi sottili, allora si raggiunge un livello di integrazione che permette questo sviluppo naturale.

Nonostante i chakra siano collegati con l'ipofisi e l'epifisi, il terzo occhio non è collegato alle ghiandole. Esso è un organo del corpo energetico che diventa operante quando si armonizza con i corpi sottili e si realizza l'integrazione totale. Più che uno sviluppo spirituale avviene un'integrazione totale che fonde parte fisica, mentale, emozionale e spirituale esistenti all'interno dell'uomo. L'attivazione del terzo occhio conferisce il potere della vista superiore e permette di vedere con un livello di consapevolezza molto più elevato di quello della realtà ordinaria e della consueta visione esistente nella consueta ecologia mentale.

Non è possibile che qualcuno possa stimolare lo sviluppo della visione superiore, dicono gli sciamani, perché il suo sviluppo avviene in modo naturale avanzando mentre procede l'integrazione dei corpi sottili. Un tale sviluppo può essere facilitato, ma non può essere forzato in alcun modo, perciò qualsiasi tentativo esterno di agire su queste facoltà può solo bloccarle o inibirle per il futuro. Molti vorrebbero avere questa facoltà per sfruttare le sue facoltà superiori e trarre dei vantaggi materiali dal loro controllo, ma i tentativi di farne un uso disonesto sono puniti e portano più danni che vantaggi, perché non si può mai abusare impunemente di queste facoltà.

Buona erranza
Sharatan


lunedì 22 ottobre 2012

Cecità



“L’essenziale è invisibile agli occhi.”
(Antoine de Saint-Exupéry)

Nell'Odissea si racconta che Ulisse, l'eroe simbolo della sagacia e dell'ingegno, scende nell'oltretomba per evocare Tiresia, l’indovino cieco, sul modo di tornare a Itaca. Comunemente l'opera di Omero sembra un racconto di avventure, ma essa è creduta anche un catalogo di miti e di concezioni molto più antiche del tempo in cui fu scritta. Nell'opera, secondo gli studiosi, sono stati inseriti dei miti e delle concezioni che esistevano prima della sua stesura, ma che erano trasmesse solo in forma orale.

Oggi possiamo leggerla in modo filologico, letterario o simbolico, ma leggendo in modo simbolico troviamo degli insegnamenti utili soprattutto nei passi più inconsueti come quello della discesa di Ulisse all'oltretomba. Secondo gli studiosi l'episodio è precedente, e certamente esisteva come racconto autonomo risalente probabilmente ad un'epoca precedente ad Omero che è attestato nell'ottavo secolo a. C. Nell'episodio del viaggio agli inferi si tratta della discesa introspettiva interiore dell'eroe, mentre il rituale del sacrificio usato per richiamare gli spiriti dei morti, ricalca i riti omologhi nei misteri celebrati a Eleusi, presso Atene.

Della conoscenza dei riti di Eleusi si diceva che "di tutte le cose divine concesse agli uomini, è quella che, insieme, dà più brivido e che rende più puri." Gli insegnamenti impartiti nel luogo sacro a Demetra erano tenuti segreti, perciò oggi ci resta poco e frammentario di essi, però sappiamo che vi erano insegnate le "cose più sacre." Il rituale del sacrificio con cui Ulisse richiama le anime dei morti, e l'uso del sangue del capro sacrificato per ridare la memoria ai morti viene testimoniata come tipica di quei riti nelle poche fonti scritte che sono giunte fino a noi, e che raccontano quello che conosciamo.

L'episodio di Tiresia che è inserito nell'opera è ritenuto un "inserto simbolico," poiché si giudica ben poco funzionale al resto del racconto. Molti commentatori ritengono che l'episodio dell'indovino sia astruso dal contesto narrativo, infatti l'aiuto concreto e più funzionale al ritorno di Ulisse viene da Circe che offre la nave e le istruzioni necessarie per il ritorno ad Itaca. Il racconto della discesa nell’Ade è creduta funzionale all'inserimento del simbolismo che si vuole tramandare e che è collegato alle conoscenze iniziatiche dei misteri eleusini che ammaestravano coloro che cercavano uno sviluppo spirituale.

L'episodio insegna in modo velato che l'inconsapevolezza è un difetto insito nella stessa natura umana, infatti la cecità è fatale anche nelle menti più acute. La cecità dell’uomo non è dipendente dall'efficacia della visione degli occhi fisici, infatti anche un cieco può essere veggente. L'incapacità di vedere è presente anche nell'acuto sguardo di Ulisse, che è il preferito di Athena, la dea dell’intelligenza che fu partorita dalla testa, ossia dall'intelligenza stessa di Zeus.

Nel racconto interpretato in chiave simbolica si afferma che, per vedere non è necessario avere una grande intelligenza, infatti anche il simbolo omerico della sagacia e dell'ingegno è carente. Il mito insegna che anche gli uomini scaltri non sanno usare i sensi in modo corretto, infatti essi credono che vedere sia un fatto ovvio, ma il vedere non è una competenza scontata. La cecità è una condizione che è insita nella nostra stessa natura: gli uomini vedono ciò che vogliono vedere e si rendono ciechi a ciò che li scomoda troppo.

La nostra incapacità di sostenere il peso della verità ci impedisce di affrontare la vera realtà. La percezione è sempre condizionata dalla nostra struttura mentale, infatti restiamo ciechi a quello che accade davanti agli occhi se la mente si rifiuta di accettare ciò che vede. Quello che la mente crede come inconcepibile diventa la realtà invisibile, perciò diventa un fatto impossibile. La percezione diventa il gioco dell'automatismo che restringe la panoramica dalla visuale, infatti vediamo in modo sempre più limitato, e l’orizzonte diventa più stretto maggiormente se la cosa sconvolge lo schema mentale abituale.

Gli occhi sono guidati e accecati dai nostri pensieri, dalle nostre aspettative e dalle nostre paure profonde. La nostra limitazione diventa più soffocante se la visione coinvolge la percezione che abbiamo di noi, oppure la percezione degli altri, ma soprattutto se è in entrambi le cose. La qualità della percezione rappresenta il nostro modo personale di essere in rapporto col mondo, infatti è la nostra relazione molto personale con la realtà. Nel modo in cui essa avviene, e nella qualità dell’impatto dei nostri sensi col mondo vediamo se la nostra facoltà percettiva è troppo limitata, oppure se abbiamo un'armoniosa relazione.

Ma se vediamo che scateniamo una guerra contro il mondo, ci possiamo giurare che tra noi e la dura realtà, l'impatto diverrà troppo duro per noi, e saremo noi gli sconfitti finali. Il mito omerico insegna che i sensi sani e la mente acuta e non sono dei requisiti sufficienti per conoscere. Per conoscere correttamente dobbiamo imparare a percepire l’essenziale che si nasconde dietro le apparenze di ciò che vediamo. La mente acuta sembrerebbe un vantaggio, ma può diventare un danno se la presunzione di sapere produce una struttura mentale rigida.

L'intelligenza si irrigidisce se diventa arrogante e presuntuosa, perché suppone di vedere, perciò diventa frettolosa nell'accumulare delle nuove informazioni. La fretta di concludere la raccolta dei dati, e la tendenza a creare etichette per controllare meglio le cose, le persone e le esperienze la spingono a chiedere troppo velocemente i lavori della mente, perciò le idee si comprimono troppo. Il processo del pensiero diventa la scacchiera di bianchi e neri, perciò il pensiero è ripetitivo, perciò i pensieri sono cristallizzati nel medesimo punto di vista.

Se restiamo affacciati alla stessa finestra come possiamo vedere un panorama diverso? Se crediamo una cosa così illogica come possiamo crederci intelligenti? Se siamo così, allora come possiamo negare la nostra cecità? Come possiamo negare che molto di rado ci fermiamo a riflettere sui fatti che crediamo di conoscere bene, e come negare che ci sembra impossibile che l’apparenza consueta possa essere diversa?

Il fenomeno non è strano, perché dimostra la disfunzione della nostra volontà a non sapere e non saper vedere la realtà con chiarezza, perché la paura causa l'incapacità di usare dei punti di vista diversi da quelli usuali. Nei fatti che ci riguardano preferiamo vedere solo ciò che siamo abituati a vedere, perciò delle cose più importanti cerchiamo una conoscenza più limitata, e tanto più ottusa diventa la nostra visione quanto più la realtà è vicina e personale.

Ogni giorno dovremmo imparare a guardare, ma dobbiamo imparare a guardare come se quello fosse il primo giorno in cui usiamo gli occhi, ma è necessario il coraggio di abbandonare gli schemi percettivi abituali. Dobbiamo imparare che è necessario raccogliere sempre delle informazioni più complete e più profonde sul mondo, e su noi stessi, soprattutto se vogliamo vedere per scegliere il meglio di quello che la vita offre.

Buona erranza
Sharatan



mercoledì 17 ottobre 2012

Sacralità



“E la sapienza donde viene,
e qual'é il luogo dell’intelligenza?”
(Giobbe 28,20)

Nella cultura tibetana si crede che la sostanza di tutte le cose e dei processi mentali sia fondata su 5 elementi, cioè sulla terra, sull'acqua, sul fuoco, sull'aria e sullo spazio. Il pensiero tibetano studia le relazioni che esistono tra questi elementi e indaga le loro relazioni, perché su di esse fonda la base della medicina, dell'astrologia, del calendario, della psicologia e delle tradizioni spirituali dello sciamanesimo, del tantra e del dzogchen.

I nomi degli elementi sono simbolici, ma essi definiscono delle qualità fondamentali dell'esistenza e delle modalità particolari d'azione. Queste metafore descrivono delle forze interne e delle forze esterne a cui sono attribuite delle precise proprietà fisiche, cioè: alla terra legano la solidità, all'acqua legano la coesione, al fuoco legano la temperatura, all'aria legano il moto, mentre lo spazio rappresenta la dimensione cosmica che accoglie e racchiude tutti gli altri 4 elementi.

Gli elementi sono messi in relazione con diverse emozioni, sentimenti, orientamenti, colori, gusti, tipologie fisiche, malattie, stili di pensiero e caratteri. Non esiste nessuna cosa e nessuna dimensione che non riceva la loro influenza e che non sia in relazione con questi 5 aspetti dell'energia. I processi degli elementi creano tutto l'universo, lo sostengono e lo distruggono, perciò essi creano anche tutti gli esseri viventi, quindi essi creano anche il corpo, la mente e la personalità degli uomini.

Con la morte la creazione operata dalla danza degli elementi si dissolve, perché gli elementi collassano uno all'interno dell'altro. I maestri Bon, cioè gli sciamani tibetani, dicono che gli elementi non si devono comprendere in modo astratto, ma che essi vanno usati in modo concreto, perché la loro profonda comprensione ci dona una diversa esperienza della vita. Le interazioni tra queste primigenie forme di energia si esplicitano in ogni realtà del mondo e nell'universo, infatti tutta la complessità del creato si forma con il dinamismo dei 5 elementi.

L'uso che facciamo di questi insegnamenti nella nostra pratica spirituale è diverso a seconda dell'approccio, ossia se vediamo il livello sciamanico, quello tantrico o quello dzogchen, ovvero se l'apprendimento avviene a livello esterno, interno oppure segreto. A livello esterno non dobbiamo vedere solo l'aspetto grossolano dei fenomeni così come viene percepito dai sensi, ma dobbiamo vedere che il livello è quello delle divinità, degli spiriti e degli altri esseri che sorgono dalle energie degli elementi primari.

La pratica di lavorare con le energie è tipica del Bon, infatti le pratiche degli elementi fanno parte dei primi 4 livelli dei 9 livelli complessivi degli insegnamenti spirituali del Tesoro Meridionale della tradizione Bon. A livello interno dobbiamo comprendere quello che rappresentano le forze energetiche che sono nascoste dietro le forme fisiche, perciò dobbiamo comprendere le energie che sono dietro al nostro funzionamento biologico, cioè vedere le energie sottili su cui si basa la nostra salute e la nostra vitalità, così come si presentano nei modelli energetici su cui agisce l’agopuntura.

Poi ci sono delle energie ancora più sottili che vengono attivate dallo yoga e dalla meditazione contemplativa. Esiste poi un livello energetico sottile che agisce oltre a quello del corpo, infatti esso scorre formando la dimensione energetica della terra che viene studiata nel feng shui, cioè nell’antica arte taoista dell’armonia con le forze dell’universo. Vi sono poi anche delle altre forze che entrano in gioco, e sono costituite dalla dimensione energetica di gruppo e del comportamento di massa che agisce e che viene studiata nel tantra.

Il tantra lavora con le energie interpersonali per orientarle correttamente all'interno del corpo, perciò agisce usando le tecniche yoga e la postura fisica, il respiro, la visualizzazione e i mantra: il tantra riconosce tutte le forme di energia come delle manifestazione di forze divine. A livello segreto agiscono le pratiche dzogchen, che riguardano la dimensione segreta dell'energia che non si descrive a parole, perché essa si trova oltre il dualismo ed è costituita dalla luminosità dell'essere.

Il dzogchen lavora con le "5 pure luci" che sono costituite dagli aspetti della luminosità dell'essere che emerge quando viene unita alla vacuità, che è la base della Grande Perfezione. Questi 3 aspetti di percezione e di pratica della scuola tibetana sono insegnamenti solo formalmente separati, perché è sbagliato pensare alle 5 energie basilari in modo settoriale, in quanto la dimensione esterna, interna e segreta non si escludono a vicenda ma si integrano reciprocamente, avvertono i maestri tibetani.

La confusione e la separazione concettuale fanno parte delle concezioni religiose che negano il corpo, sono insite nelle civiltà che negano la sacralità della terra, e vivono nelle culture che cercano il benessere materiale trascurando la realtà del cammino spirituale. Tutto quello che fa parte della vita è importante, perché tutto trae la sua origine da elementi sacri, infatti sia lo sciamanesimo, che il tantra e lo dzogchen considerano tutti gli elementi degli aspetti diversi della sacralità.

Tutto quello che proviene dagli elementi è sacro, perciò anche la natura e il corpo umano sono sacri. Gli elementi interni ed esterni ai fenomeni sono della stessa natura, perché l'acqua della terra è la stessa acqua del corpo. L'aria che respiriamo è la stessa aria che respira la terra e il cosmo, e la medesima aria scorre nello stesso spazio in cui volano anche gli uccelli.

Lo spazio che occupiamo è lo stesso spazio che occupano tutti gli oggetti, perciò è lo stesso spazio in cui sorgono i pensieri, ed è il medesimo spazio che forma tutto il cosmo. Tutto quello che esiste all'interno di questo spazio, siano delle entità sostanziali oppure entità non sostanziali, siano delle sostanze composte di materia oppure siano costituite di sostanza mentale, ricordiamoci che pur sempre il tutto è nato dai sacri elementi.

Poiché gli elementi che formano il corpo sono sacri, anche la coscienza umana, che è fatta della stessa sostanza del corpo è una cosa sacra. La saggezza e la passione, il sogno e l'incubo, la gioia e il dolore, perciò tutta l'esperienza di vita degli esseri senzienti è ugualmente la manifestazione di elementi sacri e di cose pure che interagiscono con la consapevolezza. La consapevolezza innata è anch'essa integrata con gli elementi fondamentali, perché essa è il più puro e il più sottile livello dei 5 elementi che sono in perfetto equilibrio: questa è la quintessenza della luminosità che è alla base dell'esistenza.

La consapevolezza innata è integrata con i 5 elementi, perciò la consapevolezza ci consente di entrare in contatto con il sacro, e se non siamo in grado di essere in contatto con la sacralità non potremo apprezzare nessuna forma di spiritualità. In Tibet si dice che colui che tratta ciò che lo ammaestra come un cane è come se volesse mangiare un cibo avariato, perciò mangia un cibo che non lo nutre, ma che lo avvelena: ricordiamoci che ogni esperienza della vita offre un grande insegnamento.

Se il nostro rapporto con il mondo naturale diventa un rapporto con qualcosa di vivo che è popolato di esseri fatti di elementi e di spiriti più elevati, anche il mondo naturale ci parlerà. Se ci rapportiamo alla vita e al mondo come a qualcosa di sacro, anche gli elementi naturali, il corpo e la mente diventano sacri. Imparare come essere in contatto con il sacro ci porta un senso più profondo di noi stessi, e fa emergere la parte di sacro che è racchiusa in noi.

E' in questo modo che gli sciamani che sono in contatto con la terra imparano come trovare dentro di loro il collegamento con la vita, con i poteri e con le forze che governano il mondo. Il rapporto con il sacro del mondo fa riscoprire il sacro che è racchiuso in noi, infatti riconoscere il sacro che ci circonda,e vedere il sacro che ci circonda risveglia e rafforza la parte di sacro che vive in noi: infatti le due parti si rispecchiano e si rinforzano reciprocamente.

La sacralità della vita si trova scoprendo il rapporto profondo con il tutto, infatti sebbene i rapporti di amicizia e di affetto possano aiutare e sostenere, la prima risorsa è avere dei rapporti appaganti con tutti gli aspetti del vivere. Dobbiamo sentire un rapporto sacro con l'ambiente, con le persone, con le immagini sacre, con i sentimenti più nobili, etc., perché non sentire queste sensazioni significa che la parte sacra che è vivente dentro di noi sta morendo lentamente, oppure che è già morta anche se ce ne siamo resi conto.

Ciò che non nasce dal nostro interno, ciò che non nasce dal nostro mondo interiore non ha trovato nulla all'esterno che lo abbia saputo sostenere e alimentare, perciò esso è diventato una cosa morta. Nel mondo moderno è avvenuta una cosa di questo genere, perché il contatto con il mondo naturale è diventato qualcosa che abbiamo rinchiuso nei parchi che sono assediati dal cemento. Per quanto riguarda i rapporti tra gli uomini sono sempre più collegati all'egoismo e allo sfruttamento dei singoli al danno dei più indifesi: l'amicizia e l'amore sinceri sono sempre più rari a favore di un sentimentalismo ipocrita.

La nostra civiltà è diventata una tecnologia meravigliosa priva di ogni sacralità, perciò viviamo una vita artificiale che si è ridotta a una reazione di sostanze chimiche, infatti vediamo un mondo di plastica che è scintillante di apparenze ma falso, perché è privo di vita. Il nostro mondo è diventato un paese dei balocchi che accalappia i grulli con i divertimenti, perché il divertimento è la sola fonte di soddisfazione per troppe persone: questo è il prezzo che paghiamo per un progresso che è in crisi!

La perdita del senso del sacro è diventata l'ostacolo sul cammino della spiritualità, perché anche le teorie sciamaniche sono diventate dei simboli vuoti che servono come aride tecniche di autosuggestione per aggiustare i processi psicologici difettosi. Nel mondo della crisi che vediamo intorno abbiamo veramente bisogno di rivolgerci a qualcosa di più grande e di maggiore che vada molto oltre l'aiuto che possono offrire gli amici.

Nel mondo tumultuoso in cui viviamo siamo molto fortunati se in noi è riuscita a sopravvivere un'inclinazione per la vita spirituale, e se riusciamo a trovare l'aiuto appropriato in una tradizione viva, perciò siamo fortunati se riusciamo ad aprirci alle energie sacre che ci guariscono e ci benedicono. Oggi sappiamo che il benessere non dipende più soltanto dal mondo, ma che abbiamo bisogno anche di sentire la forza di qualcosa di più grande. Queste concezioni sono riconosciute come un qualcosa di grande e di vivo: così sentiamo di poter entrare in comunione con delle forze vive e creative che si manifestano nella nostra vita.

Ma come sentire e sviluppare il senso del sacro? Possiamo ricordare che tutto è sacro, ricordare in ogni momento che lo spazio e la luce sono sacri, ricordare che ogni apparenza è bella se superiamo il pregiudizio di ciò che ci appare, e se riconosciamo la natura vibrante e radiosa che è esistente anche nei fenomeni. Ricordiamo sempre che in tutti gli esseri vive la natura del Buddha. Ogni giorno dobbiamo aprirci alla bellezza del mondo, dobbiamo aprire il nostro cuore e la nostra mente alle prospettive grandi che vanno oltre le nostre preoccupazioni quotidiane: questo significa fare esperienza del sacro.

Quando si lavora con gli elementi del sacro si lavora sull'esperienza della vita, perciò conoscere gli elementi naturali, vedere la loro bellezza e saper apprezzare i loro rapporti reciproci significa riconoscere la loro bellezza e riconoscere che non siamo lasciati mai da soli: e questo significa entrare nella sacra danza degli elementi. Vivere così significa sentire che abitiamo in un mondo vivo, in un mondo ricco di mistero, e questo ci dona delle potenzialità sempre più elevate.

Buona erranza
Sharatan



domenica 14 ottobre 2012

Fusione di caldo e di freddo



"Chi è il più forte?
Colui che conquista le proprie inclinazioni."
(Aforisma cabalistico)

Nella tradizione cabalistica si dice che l'unità nel "Omed Hashem" ossia nel "Servitore del Signore" si realizza quando egli collega tutti i suoi organi in modo armonioso, e soprattutto quando fonde il caldo e il freddo che ospita internamente. Nell'uomo deve esistere un rapporto tra il freddo cervello che è pesante e glaciale e che ordina di seguire le prescrizioni con rigore e rigidità agendo solo per timore di Dio, e il cuore che è caldo e ardente perciò incita a compiere i precetti per bontà ed entusiasmo, ossia lo spinge ad agire per amore di Dio.

Nella cabala si usa l'immagine dell'acqua fredda che sorge dal cervello per giungere al cuore senza riuscire a spegnere il fuoco ardente che vi brucia, e la metafora cabalistica esprime questo fondamentale concetto. L'acqua che raffredda e il fuoco che riscalda si devono integrare a vicenda, infatti la correlazione tra cervello e cuore sono i fattori essenziali del progresso spirituale, ma il progresso diventa possibile solo se facciamo una fusione equilibrata tra le loro proprietà opposte. La fusione è necessaria in tutti gli organi doppi, perché ogni opposizione stimola l'esercizio delle tendenze avverse.

Il cervello possiede due emisferi per comprendere la ragione e il sentimento, infatti un emisfero è più artistico e intuitivo, mentre l'altro è logico e razionale. La stessa divisione esiste nel cuore, infatti una parte del cuore trasporta il sangue ricco di ossigeno, mentre l'altra parte fa defluire il sangue che ha filtrato le scorie del corpo.

La divisione del cuore è collegata, nel lato destro al sentimento nobilitato dallo Spirito, mentre nel lato sinistro alle inclinazioni più istintuali dell'Anima animale. I due lati sono collegati pur avendo delle facoltà opposte, delle diverse inclinazioni e diverse tendenze e ambizioni: si è equilibrati quando esiste l'armonia tra gli opposti che essi rappresentano.

Nel cervello vi è la sede dell'Anima divina, ma esso deve collaborare con il cuore per avere il calore della sua tenerezza, perché un cervello caldo diventa una ragione che viene potenziata dal sentimento. Un cuore caldo va mitigato dal cervello che tempera il suo calore eccessivo, perciò lo aiuta a riflettere. Quando il cuore sa ascoltare il cervello diventa saggio perché pensa, infatti diviene un cuore che sente e che conosce mentre comprende.

Secondo la cabala la differenza tra l'Alto e il Basso è illustrata nella struttura fisiologica del corpo umano, infatti "il cervello non rappresenta solo la sede del pensiero logico e razionale cioè freddo ed analitico, ma è la sede dell'intuizione e della profezia mistica, del calore del desiderio di conoscere Dio e i segreti della sua Creazione.

Nel cuore vi è la sede delle emozioni più nobili e intense: l'amore e il timore, la commozione, la speranza, l'afflato creativo e la sensibilità. Nel fegato vi è il luogo in cui risiede l'emotività istintuale, il desiderio di potere, la vitalità fisica, gli istinti e i bisogni più egocentrici, la tendenza alla rabbia e alle emozioni negative" come scrive Nadav Crivelli.

Nella cabala non si vuole eliminare nessuna parte dell'uomo, infatti non si vuole eliminare la natura di nessuna delle nostre parti, ma si vuole ripristinare il giusto ordine in cui devono stare tutte le parti del corpo umano. Questi organi sono i centri di controllo delle varie tendenze, perciò questi centri di coscienza e di motivazione devono avere un loro giusto equilibrio e una corretta gerarchia di priorità.

Le conoscenze superiori aiutano a fare il riordino delle idee e delle tendenze umane, perché lo scopo dell'uomo non è quello di soffocare nessuna delle parti che furono donate dal Creatore, ma è quello di elevare la natura umana al livello superiore agendo al meglio delle possibilità.

Tutte le opposizioni esistono perché sono necessarie, infatti furono create affinché in noi fossero conciliate due creature opposte. Nel Libro della Genesi è scritto che il modellamento dell'uomo fu prodotto dallo sdoppiamento della prima lettera nella sua prima radice, infatti è detto che l'uomo fu il prodotto di due "Yetsarim" cioé del raddoppio della lettera yod. La yod (che assomiglia alla virgola) è la lettera più piccola e più condensata di tutto l'alfabeto ebraico, ed è la lettera più piccola tra quelle che furono usate per scrivere la Torah e per fare la creazione del mondo.

Lo yod è il punto che sorge dal nulla rivelando il primo pensiero del Creatore, ossia l'intenzione originaria che presiede alla creazione del "mondo supremo" cioé del mondo a venire, che è la meta futura del nostro mondo. Lo yod è il principio e il fondamento del mondo, infatti è la prima lettera delle quattro che formano il nome divino, perciò lo yod personifica anche l'uomo e l'allenza tra l'uomo e il suo Dio.

Nell'uomo ci sono due "yetsarim" cioé due creature, infatti il lato destro è dominato dallo "Yetser Tov" cioé dalla creatura buona, mentre nel lato sinistro vive lo "Yetser Hara" cioè una creatura suscettibile di divenire malvagia. Sebbene essa non sia malvagia sin dall'origine può deteriorarsi e tendere al male. Essa possiede la tendenza a cambiare il suo volto volgendosi verso l'altro lato, infatti possiede la possibilità e la libertà di poter scegliere il male. Se l'uomo si degrada, dicono i cabalisti, avviene per l'azione che è stimolata dalla creatura del lato di sinistra, la quale corrompe la natura umana che nasce buona per natura fondamentale, poiché tutto ciò che viene da Dio, e ciò che Lui ha creato è sempre Bene e buono.

Secondo i cabalisti se l'uomo diventa succube di immagini e di suggestioni esterne, perché si fa condizionare dagli influssi esterni senza saperli filtrare risveglia il secondo "Yetser" e lo rende una creatura attiva, perciò in lui prevarrà "la creatura cattiva." La natura del "Yetser Tov" cioé della creatura buona non viene contaminata avendo un'essenza indelebilmente buona, infatti la sua essenza è "Tov" buona, pur non essendo il sommo bene. Le due creature sono create assieme per vivere all'interno dell'uomo, ma la debolezza d'animo e la scarsa consapevolezza dell'uomo non le fanno convivere in pace e in armonia.

Le due opposte creature vivono ognuna nella sua abitazione, ma si agitano e si scagliano una contro l'altra, perché litigano per dominare l'uomo. Lo "Yetser Hara" e lo "Yetser Tov" sono come due avversari nel campo di battaglia costituito dal corpo dell'uomo, perciò è l'uomo che deve avere l'iniziativa per decidere la parte che deve vincere e dominare dentro di lui.

Lo "Yetser Hara" attacca quando l'uomo è vinto dalle sue cattive inclinazioni e quando scatena gli istinti, perciò vince quando l'uomo è pronto a tutto per ottenere il suo piacere e la sua delizia. Quando esiste il disinteresse per il bene altrui, e quando prevale l'egoismo della salvezza e del benessere personale a scapito di tutto vediamo in azione l'altro lato del bene, cioè vediamo il male che si realizza.

Riconosciamo il bene solo quando abbiamo conosciuto il male, infatti per sviluppare la morale dobbiamo conoscere la differenza tra i due soppesando le ragioni opposte sui due piatti della bilancia. Ma questa azione serve solo per soppesare il male, perché solo il male necessita di fare la scelta. Nessuna selezione esiste nel bene, perché nel bene non esistono opposizioni, infatti il bene non ha mai bisogno di valutazioni morali: il bene non ha bisogno del libero arbitrio. La Genesi dice che Elohim vedendo il Creato pensò che era "una cosa buona," perciò volle perfezionare la sua creazione e la Creatura, cioè l'uomo facendoci "completi tanto in Cielo quanto in Terra."

L'uomo raggiunge l'armonia delle opposizioni quando lavora alla scelta della qualità della sua vita, infatti giorno per giorno si deve sforzare di conciliare il fattore spirituale con il fattore materiale del mondo. Secondo L'Arizal questo conflitto ci consente di scegliere liberamente la nostra vocazione, perciò ci permette di scegliere il dosaggio giusto e la nota fondamentale che deve risuonare al nostro interno.

Questa realtà è assieme una gioia e un onore che è stato donata all'uomo dal suo Dio. Il nostro Creatore ci ha posto, fin dall'inizio del mondo in uno stato di tensione e in una posizione di dilemma, perciò l'uomo è stato posto intenzionalmente in una condizione incerta ed instabile per offrirgli l'occasione e il privilegio di poter scegliere il suo equilibrio dinamico.

La necessità di superare lo stato di instabilità interna senza poterlo sopprimere, è il modo migliore per esercitare il libero arbitrio ed è l'occasione per affermare liberamente la nostra volontà. Usando l'intelligenza e la volontà possiamo sviluppare la nostra qualità fondamentale, e possiamo chiedere l'aiuto del Creatore che non abbandona la sua creatura quando vede che avanza coraggiosamente lungo la sua strada.

In questo modo diventiamo degli esseri liberi, perché lavoriamo al perfezionamento del nostro essere, perciò diventiamo come Dio. Il Creatore dà forza allo Yetser, cioé alla creatura che si risveglia soprattutto quando la espone al male, perché è Lui che la spinge verso le tenebre affinché il suo rovescio, cioè il bene, possa fondersi sempre più profondamente al nostro interno.

Buona erranza
Sharatan



martedì 9 ottobre 2012

L'apprendista del Tao



Wang era un giovane di buona famiglia educato agli studi di storia e letteratura classica, ma quei testi gli avevano riempito la testa di storie mirabolanti sugli Immortali taoisti. Quando arrivò il momento di intraprendere la brillante carriera di funzionario imperiale come era nella tradizione di famiglia, Wang decise di seguire la sua vera passione. Senza curarsi del dispiacere che dava ai genitori e ai parenti lasciò gli studi per gli esami da mandarino, e decise di andare sul monte Laoshan, la montagna sacra che era il luogo preferito per il ritiro degli Immortali taoisti.

Aveva sentito dire del piccolo e sperduto monastero in cui insegnava un maestro dalla reputazione eccezionale, perciò decise di tentare l'ammissione in quella scuola prestigiosa. Dopo aver fatto un viaggio pericoloso lungo dei sentieri a strapiombo ostici da percorrere anche per le capre, finalmente arrivò al monastero. Quando Wang entrò nel sacro recinto vide il grande maestro seduto sotto la veranda del tempio che riceveva personalmente i nuovi adepti. Il taoista era seduto immobile sopra una stuoia di paglia, era vestito in modo molto semplice, aveva dei lunghissimi capelli bianchi che ondeggiavano al vento e guardava tutti i nuovi arrivati con un lieve sorriso che gli illuminava il viso sereno.

Wang si inchinò profondamente e disse con umiltà: "Illustre maestro, ho fatto un viaggio pericoloso, ho attraversato dei fiumi impetuosi, ho superato dei sentieri che mettevano a rischio la mia vita solo per venire da voi a essere illuminato sui misteri del Tao." Il taoista rispose: "La Via è lunga e pericolosa, perciò qui si segue una disciplina molto dura. Sei sicuro di voler sostenere molti sacrifici? Sei certo di essere pronto per affrontare la vita che facciamo nel mio monastero?" Wang si gettò in ginocchio e lo supplicò disperato: "Sono sicuro che la vostra guida mi indicherà la Via. Vi prego di mettermi alla prova!"

Il patriarca tacque e poi fece un cenno di assenso, quindi invitò Wang ad unirsi al gruppo dei novizi che erano in attesa nel cortile del tempio. Da quel giorno si ritrovò con gli altri novizi a svolgere dei lavori sgradevoli e faticosi, infatti veniva impiegato per raccogliere la legna per le stufe dei dormitori, puliva le latrine e lucidava i pavimenti delle cucine. Wang aveva letto nei testi classici del duro apprendistato a cui erano sottoposti tutti i novizi taoisti, perciò sopportava tutte quelle fatiche senza mai lamentarsi. In casa sua era stato abituato a non fare nulla, perciò in capo a una settimana aveva tutte le ossa rotte, i muscoli doloranti per la fatica, e le mani rovinate e piene di calli, di graffi e di vesciche.

Dopo un mese di quello spietato regime era al limite del crollo fisico, e tutte le sere stramazzava sul suo duro giaciglio e si addormentava come un sasso. Molte volte pensò di rinunciare per tornare alla comoda vita a cui era abituato, ma l'orgoglio prevalse sempre. Wang non voleva ammettere il fallimento, e non voleva tornare dal padre con la vergogna dell'esclusione da quella scuola prestigiosa. Il fatto di superare la prova di ammissione nel monastero dell'Immortale era diventato una questione di principio ancor prima che la realizzazione del suo sogno d'infanzia, perciò stringeva i denti e lavorava duramente.

L'Immortale osservava tutti i nuovi allievi con attenzione, quindi si accorse che Wang era arrivato quasi al crollo fisico, perciò gli concesse qualche giorno di riposo e gli fece spalmare degli unguenti curativi sulle ferite prescrivendogli anche un cordiale per lenire un poco la stanchezza. Dopo il breve riposo, Wang ritornò al suo duro lavoro, e si accorse che tutto procedeva un pochino meglio, infatti il maneggio dell'ascia, della vanga, della zappa e della ramazza era più agevole. Ormai i suoi muscoli si erano ben rinforzati, perciò dopo qualche mese lavorava tutto il giorno e il suo corpo era tonico e rinforzato.

Così trascorsero ancora altri mesi e Wang notò che non stava ricevendo nessun insegnamento sulla Via o sui misteri del Tao, perciò pensò che stava perdendo tempo, e che i racconti sui taoisti fossero solo delle favole per sciocchi, come gli ripeteva sempre suo padre. Pensò che lavorava come una bestia da soma e che il monastero truffava e sfruttava gli allievi, che si addormentava sfinito dalla fatica mentre veniva truffato con i suoi sogni, perciò avevano proprio ragione i suoi genitori che beffavano la sua passione.

Una sera rifletteva su tutte queste cose mentre raccoglieva la legna nel bosco dopo un'altra giornata di fatica, ma quella sera sentì di più l'ironia amara della beffa e decise di andarsene il giorno dopo. Decise mentre raccoglieva la legna, perciò si perse nei suoi pensieri, si attardò e smarrì la strada. Siccome non era esperto dei luoghi girò a lungo per ritrovare il sentiero che conosceva, e quando riuscì a tornare al monastero era ormai notte fonda, e tutto era buio. Entrando del monastero Wang si accorse che non tutti dormivano, infatti vide una luce fioca sotto il portico e si accorse che due stranieri che sembravano dei taoisti erranti stavano parlando con il maestro al chiarore del lume ad olio.

Wang venne incuriosito dallo strano incontro notturno e pensò di osservare la scena nascosto dietro una colonna, perciò sentì che uno dei forestieri diceva agli altri: "Non vi sembra che si sia fatto un po' troppo buio?" Il suo maestro ammise: "Hai proprio ragione, questa notte c'è poca luna, credo che staremmo meglio se ci fosse una bella luna piena. Provvedo subito, lasciate fare a me." Fu detto e fatto, infatti l'Immortale ritagliò con le forbici un grande tondo da un pezzo di carta e attaccò quel cerchio al muro, e immediatamente il cerchio s'illuminò come una luna piena. Il portico fu illuminato da una splendida luce d'argento, e con quella luce i taoisti iniziarono un allegro banchetto.

Con la luce che illuminava così bene, Wang notò che i tre sembravano dei vecchi amici, perciò la loro cena si svolgeva in allegria, finché uno dei commensali disse: "Alla nostra festa manca solo un piacevole svago musicale. Se permettete vorrei invitare a bere con noi le Damigelle della Luna." Fu detto e fatto, infatti il taoista posò la ciotola sul tavolo e lanciò le sue bacchette contro il disco lunare di carta, perciò le bacchette ricaddero diventando due piccole sagome sul pavimento della veranda.

Le due sagome iniziarono a crescere prendendo la forma di due dame di proporzioni normali, graziose come statue di porcellana, che indossavano dei preziosi vestiti di seta ricamati con splendidi fiori e uccelli multicolori. Una delle Dame lunari aveva un liuto, mentre l'altra teneva in mano un mazzo di nastri di seta colorata. I tre convitati le invitarono al loro banchetto, infatti una delle Dame sedette e iniziò a suonare il suo liuto con le manine aggraziate, mentre l'altra damigella iniziava una danza incantevole facendo volteggiare i nastri colorati.

Il festino proseguì allegramente poi la musica tacque e le Dame della Luna saltarono sul tavolo tornando ad essere due bacchette di legno sotto gli occhi sbalorditi di Wang che aveva visto tutto di nascosto. Gli immortali erano molto più allegri dopo l'intermezzo musicale, ed erano molto più euforici anche per merito delle abbondanti libagioni, perciò se la ridevano di cuore. Alla fine uno dei forestieri disse: "Nel mio laboratorio alchemico ho distillato un digestivo delizioso. Venite da me per assaggiarlo, avrei piacere di sapere cosa vi sembra della mia mistura."

L'allegra comitiva si allontanò per continuare la festa altrove, mentre il disco lunare di carta si spegneva, e il portico tornava nella penombra del lume a olio. Wang si avvicinò per vedere se avesse sognato, ma sul tavolo vide abbandonate tre ciotole vuote e due bacchette di legno. La scena lo dissuase dal proposito di partire e lo convinse che era meglio pazientare per imparare a fare i prodigi che aveva visto. Coltivando quella speranza Wang passò altri due anni facendo le stesse cose che aveva sempre fatto, cioé faticando senza imparare nulla finché decise di nuovo di andarsene via, perciò andò dall'Immortale dicendo che se ne andava a casa per vedere come stava la sua famiglia.

Il maestro si mostrò dispiaciuto e gli disse: "E così te ne vai. E' un vero peccato. Proprio adesso che ti eri così bene avviato ad imparare la pazienza, che è il primo requisito per intraprendere la Via. Ma se lo vuoi torna a vivere la vita dell'uomo di mondo. Forse in seguito vorrai tornare." Wang prese il coraggio a due mani e gli chiese: "Mio Venerabile maestro, posso chiedere un favore? Ritorno a casa, ma non voglio sembrare uno sciocco che è stato sconfitto. Vorrei conoscere uno dei trucchi mirabolanti che vi ho visto fare. Cosa penserebbero in famiglia vedendo che in questi anni non ho imparato nulla?"

Il maestro gli chiese: "E che potere vorresti imparare?" Wang riflettè un pochino poi gli rispose: "Ho notato che i muri di pietra per voi non sono un problema, infatti li attraversate agevolmente. Ho notato che non usate mai le porte per entrare nelle stanze." Il maestro sembrò dubbioso poi disse: "Io dubito che tu sia pronto per fare questo tipo di prodigi. E' necessario che ti trattenga ancora altro tempo se vuoi acquisire la tecnica, perché è necessario pronunciare una formula magica senza pensare a nulla. E questo è molto più difficile di quanto possa sembrare."

Malgrado tutti i suoi dubbi il maestro gli insegnò le parole magiche, gli insegnò come trovare il ritmo giusto nella pronuncia, e gli illustrò le esatte tecniche per mettere in moto la vibrazione sonora necessaria a fare il prodigio. L'apprendista del tao passò molti giorni a ripetere le formule, e provò ripetutamente tutte le sonorità giuste per riprodurre la vibrazione sonora che era necessaria allo scopo. Alla fine riuscì a creare il vuoto interiore affinché la formula vibrasse nella sua gola e agisse correttamente a livello fonetico.

Una volta che fu certo di avere acquisito la giusta base teorica, Wang arrivò al momento di fare la pratica davanti al muro di pietra, e qui iniziarono i veri dolori. E dolori furono in tutti i sensi, infatti il muro restava impenetrabile persino quando il maestro gli consigliò di lanciarsi fiducioso contro di esso. Prova e riprova, ma la testa di Wang si ornò solo di grossi bernoccoli, perchè andava sempre a sbattere contro le pietre del muro sempre più impenetrabile. Passarono altri sei mesi in cui Wang fece una collezione di bernoccoli in testa e di ferite in faccia senza riuscire nell'impresa.

Andò dal maestro a chiedere dei consigli per riuscire, e l'Immortale lo portò davanti al muro e gli disse: "L'ostacolo non è mai il muro fisico, il vero muro è quello mentale. Finché vedrai un muro e gli darai questo nome non sarai in grado di oltrepassarlo." Alle parole del maestro, Wang sentì l'intuizione di qualcosa che gli scattò dentro, perciò si lanciò contro il muro e lo oltrepassò per la prima volta. La sua gioia fu immensa, e anche il maestro si complimentò con lui: "Vedo che hai fatto un bel passo verso la Via. Se lo desideri ora puoi tornare a casa. Ricorda che non devi abusare mai dei poteri che hai conquistato, altrimenti potresti perdere tutto."

Dopo questa raccomandazione Wang si mise in viaggio, e discese dal monte Laoshan per tornare a casa. Una volta ritornato a casa, in obbedienza alla tradizione, andò a salutare per primi i suoi genitori e raccontò dell'iniziazione ricevuta al monastero. Per dimostrare ciò che sapeva fare fece una dimostrazione concreta del potere di attraversare i muri. Il prodigio gli riuscì perfettamente mentre sua madre gridava per l'ammirazione e gli diceva delle parole di lode e di affetto. Wang volle dimostrare le sue capacità miracolose anche alla moglie, perciò entrò in casa sua attraversando il muro, e trovò la donna nel salone con le spalle girate rispetto alla parete.

Quando la donna lo vide sobbalzò spaventata, e gli disse: "Mi hai spaventato! Non ti ho sentito arrivare. Cosa hai fatto così a lungo lontano da casa?" Wang orgoglioso rispose: "Sono stato alla scuola di un Immortale. Ho acquisito un grande potere, infatti non mi hai visto entrare perché ho imparato ad attraversare i muri, per questo non sono entrato dalla porta." La moglie fece una sonora risata: "Ma che storiella mi vieni a raccontare marito? Credo che la verità sia che sei stato anni a vagabondare e bere nelle taverne. Credo che hai perso tutto il tempo a gozzovigliare con i vagabondi come te, e ora torni e racconti una storia ridicola."

Wang restò molto piccato da quelle parole offensive, perciò prese la rincorsa e attraversò il muro di casa davanti allo sguardo stupito della moglie. La donna restò ammirata, e tutta eccitata corse dai vicini di casa per invitarli a vedere i prodigi che il marito aveva imparato dagli Immortali. Wang si pavoneggiava come un gallo nel pollaio mentre tutto il vicinato si era riunito per l'esibizione. Davanti al pubblico in attesa prese una forte ricorsa e si lanciò contro il muro, e nell'ilarità generale andò a cozzare contro il duro ostacolo. E per fortuna che il muro era fatto di legno, perché se fosse stato di pietra si sarebbe spaccato la testa invece di ritrovarsi con un bernoccolo sulla fronte. Questa storia spiega il detto cinese che dice: "Più in alto sale la scimmia, e più mostra il suo didietro."

Buona erranza
Sharatan

sabato 6 ottobre 2012

Il mondo mentale



"Se qualcuno mi comunica alcunché,
ed io l'accolgo sotto l'impero della sua autorità,
allora non sono libero."
(Rudolf Steiner)

Il corpo mentale è associato alla mente e all'attività del pensiero. Esso è collegato al corpo eterico ossia al corpo delle energie, e al corpo fisico e al cervello tramite il chakra del plesso solare e il chakra della gola. Il corpo mentale è il veicolo che trasporta la personalità cioè l'insieme delle caratteristiche personali, infatti la personalità è il risultato delle peculiarità, degli attributi e dei sentimenti che ci appartengono, e con i quali esprimiamo la nostra individualità.

La combinazione dei modelli energetici che contribuiscono a formare la personalità sono associati agli individui fin dalla nascita, e per mezzo di essi noi esprimiamo la nostra unicità nel corso della crescita. Nello sciamanesimo si crede che il modo con cui impariamo ad usare i nostri modelli energetici plasma il carattere, perciò noi siamo il risultato congiunto dell'impronta genetica assieme alla selezione di qualità compiuta dall'Anima prima dell'incarnazione, poiché la selezione viene fatta valutando gli attributi più adatti per sviluppare lo Spirito.

L'ambiente influisce sulla formazione della personalità e sul carattere soprattutto nell'infanzia, ma è importante anche il luogo e il momento della nascita, perché alcuni dei nostri modelli energetici provengono dalla configurazione delle forze cosmiche che si uniscono all'influsso delle forze naturali della terra che prevalgono in una certa stagione e in un certo periodo dell'anno. Il cervello non è l'organo fisico che viene usato dalla mente, perché esso è come un computer che computa, localizza e misura, perciò è solo la parte organica della struttura del cervello, ma la mente è qualcosa di molto più intelligibile della componente fisica.

La mente è la sede della coscienza e delle emozioni, perciò non sappiamo cos'è, ma sappiamo come funziona: essa non è un organo, non è un oggetto e non è una macchina. La mente è un processo o meglio la mente è un processore delle informazioni che raccogliamo dal mondo. La mente elabora tutte le informazioni, perché questo è il suo compito e il suo obiettivo, perciò il pensiero rappresenta un movimento di modelli energetici all'interno del corpo mentale.

Questo modello sostiene la forma che assume la nostra realtà fisica, perciò se modifichiamo il modo con cui elaboriamo le informazioni è possibile modificare anche le esperienze della vita. Vedendo la mente come un processo e come un'attività, e non come un oggetto o un contenitore di dati cognitivi, allora il suo ruolo diventa più chiaro e diventa ovvia anche la sua vera identità. La mente è un processo al servizio dello Spirito e viene usata per mediare tra lo Spirito e la materia, infatti secondo lo sciamanesimo la mente è attiva in un livello che è posto tra le frequenze vibratorie di queste due dimensioni.

La mente è originata con un modello di spirale a doppia elica come quella del DNA, poiché entrambi contengono le informazione degli schemi fondamentali della formazione del corpo, perciò lo stesso modello è contenuto in ogni cellula. La struttura del DNA garantisce la continuità dei modelli ereditati dagli antenati che sono in maggiore sintonia con l'Anima, perciò essa ci permette di perpetuare le potenzialità umane che possono trovare una compiuta espressione.

La mente unita al corpo fisico inizia a collaborare per elaborare le informazioni che esso deve recepire, perciò elabora le forme di pensiero che il corpo fisico accoglie e, conseguentemente, manifesta i modelli di pensiero che sono più confacenti allo Spirito. Il modello mentale trae sostanza dalla dimensione mentale così come il corpo fisico è tratto dalla materia fisica, perciò come quello fisico anche il corpo mentale si modifica e si sviluppa con la crescita. La sostanza mentale è molto malleabile e plasmabile, perciò si lascia forgiare in modelli e forme complesse che sono stimolate dalle informazioni che provengono dalla coscienza mentale, ma la sostanza mentale è maggiormente sottoposta al cambiamento rispetto alla sostanza fisica: la sostanza mentale è in costante mutamento.

Per questa ragione la sostanza mentale è paragonata all'aria e al movimento dell'aria, anche se comunemente si crede che una sostanza sia solo materiale, ma lo sciamanesimo crede che una sostanza sia qualsiasi cosa attraverso cui l'energia può fluire, in quanto l'energia non scorre nel vuoto, perché altrimenti cesserebbe di esistere. L'essenza delle sostanze cambia nel passaggio da una dimensione all'altra, e il cambiamento è dipendente dal nostro modo di rapportarci alle energie tipiche di quella dimensione. Il corpo mentale metabolizza le informazioni che riceve, perché le tratta come un nutrimento sotto forma di modelli energetici che definiamo "idee" o "pensieri," così come il corpo fisico metabolizza il cibo che usa per sostentarsi e per crescere, per curarsi e tenersi in vita, ossia per godere la vita.

Anche la mente è come il corpo, perciò ha necessità di sostentarsi, in quanto anche la mente assorbe energie, anche se il cibo della mente non è fisico ma è mentale, perché è composto di immagini, pensieri, idee, concetti e opinioni. L'effetto di questi cibi mentali diventa ancor più potente quando queste sostanze trasportano una carica energetica che è rinforzata dalle emozioni che producono anche delle sensazioni a livello fisico. Per questo motivo l'immissione di cibi mentali pieni di odio, crudeltà, violenza, brutalità e trascuratezza sono un pericolo per la salute mentale, così come un cibo guasto avvelena il corpo fisico.

Con il passare del tempo il corpo mentale accumula delle tossine che intossicano sebbene abbiamo anche delle strutture deputate ad espellere i veleni presenti nei cibi: così avviene anche nella struttura del corpo mentale. Per questo motivo va fatto sempre un vaglio accurato di ciò che entra nella mente sotto forma di seduzione o di manipolazione, perché la mente è un processo, ma è anche un ricettacolo che è veloce ad accogliere tutto ciò che gli proviene dall'esterno. La mente forma la sua dimensione e si costruisce un suo universo mentale, perciò come ogni universo esso è unico e personale.

Come esiste l'ecologia dell'ambiente esiste anche l'ecologia della mente, infatti l'ecologia deve essere praticata anche nella dimora della mente e nel nostro universo mentale. Come non si deve insudiciare il mondo esterno accumulando l’immondizia, così non si deve contaminare la mente con i rifiuti che qualcuno vi vorrebbe lasciare dentro. Per questo motivo dobbiamo reagire contro chi inquina il nostro mondo mentale, perché il compito di tenere pulita la mente è solamente nostro essendo noi i soli padroni del nostro mondo mentale.

La qualità che troviamo nel nostro mondo mentale è sempre proporzionale a quello che viene depositato e dalla qualità di quello che la feconda, perché l'interno riflette sempre l'esterno. Il mondo esterno "collettivo" è sempre il riflesso del mondo interno della "mente collettiva," perciò ciò che vediamo di degenerato, ingiusto e violento, e tutto quello che maltratta, opprime, corrompe e sfrutta il prossimo solo a proprio vantaggio è il frutto di ciò che è stato condiviso collettivamente a livello mentale: la libertà non è mai distinta dalla responsabilità, e questo vale sia nel dare che nel ricevere.

I pensieri e le immagini mentali sono dei modelli energetici molto mobili che si muovono velocemente nel mondo mentale, perciò come la materia essi possono assumere una forma, con la sola differenza che la materia è tangibile, mentre la sostanza mentale è molto più impalpabile e instabile di quella fisica. Questo spiega perchè i pensieri scorrono con tanta facilità e velocità, ma le forme-pensiero collettive sono più stabili e durevoli. Esse sono plasmate con sostanza mentale dall'immagine cioè da un modello di energia che viene creato dall'attività mentale e che viene caricato e potenziato dall'emozione.

L'emozione è la consapevolezza del movimento di energia all'interno del corpo mentale, ed essa nasce per l'azione dell'influsso di un fattore esterno che agisce a livello mentale, perciò l'emozione si può definire un pensiero che viene potenziato dal sentimento. L'emozione può raggiungere un grado di intensità tale da produrre un piacere oppure un dolore, perciò l'emozione è molto fluida ed instabile, mentre l'emozione che diventa durevole diventa uno stato d'animo.

Le forme-pensiero hanno un potere tale che le persone molto sensibili le possono percepire, perciò tutte le forme di energie sottili vengono assorbite, e sono assimilate e questa l'assimilazione crea una sorta di "zona velata" in cui la vera natura delle formazioni energetiche diventa indecifrabile per la nostra coscienza. Quando le forme di pensiero non sono correttamente discriminate esse rinforzano il loro potere assorbendo l'energia della persona fino ad assumere una forma propria e una vita autonoma: a questo livello si colloca la suggestione e la manipolazione del pensiero.

Non si deve pensare che la suggestione mentale sia sempre negativa, infatti molte tecniche di guarigione si basano sul condizionamento mentale, perché il corpo fisico può trarre dei vantaggi soprattutto quando, nella tecnica di cura si rinforza la fiducia nella guarigione. Molti terapeuti usano delle suggestioni condizionando il pensiero dei malati e sostituendo la paura della malattia con la certezza della guarigione. Con queste tecniche i medici trasformano i sentimenti negativi della paura del male che i pazienti inviano al corpo con la positività del pensiero di guarigione. Questo è un esempio di influsso positivo e di suggestione benefica che sfrutta la parte inferiore del livello mentale, cioè la base istintiva ed emotiva presente nel campo mentale.

Esistono però anche delle forme di suggestione negativa come quelle delle forme-pensiero collegate ai sentimenti negativi che sono presenti nella mente come la rabbia e la paura, l’odio etc., che si rafforzano con lo stesso meccanismo. Gli sciamani dicono che le forme-pensiero si rafforzano sul piano astrale, poiché il piano astrale è quello degli ideali. Le onde emotive che vengono generate sono assorbite da tutti quelli che vi aderiscono nutrendosi dei sentimenti e delle emozioni di chi aderisce a loro, poiché il pensiero funziona come un magnete che attira la sua stessa polarità.

Le masse di individui che aderiscono alle ideologie contribuiscono al rafforzamento di quegli ideali, perciò le idee diventano degli aggregati mentali che entrano a far parte della mente di gruppo che è sempre molto più potente della mente individuale. Questo ci dovrebbe far riflettere sulla pericolosità di coltivare una mente gregaria che aderisce acriticamente al modo di pensare collettivo senza sottoporlo al vaglio critico della propria coscienza. L’effetto di questi modi di pensare è potenziato dalla carica emotiva collettiva che vediamo nelle sommosse, nelle orde e negli eserciti che sono mossi dalla rabbia o dalla paura diventando inarrestabili: il contenuto degli ideali può essere molto diverso ma il meccanismo con cui la mente viene condizionata è identico, e questo rende incontrollabile la mente di massa.

Le teorie sciamaniche potrebbero sembrare fantastiche o irreali se il meccanismo che viene descritto non fosse lo stesso che viene usato per spingerci al consumo di beni e servizi tramite la pubblicità, e se esso non fosse il medesimo usato dalla propaganda politica per captare il nostro consenso. Dobbiamo fare attenzione quando altre persone usano la nostra immaginazione per stimolare un'attività che sembra tanto viva da sembrare vera per suscitare i sentimenti e delle emozioni, infatti essi agiscono operando nel nostro corpo mentale. Costoro tagliano fuori l'azione che la consapevolezza dove fare, poiché essi agiscono escludono il compito della nostra consapevolezza che deve sempre comunicare le proprie reazioni agendo attraverso il filtro della coscienza. Ricordiamo che il corpo mentale si nutre dei suoi contenuti, perciò vigiliamo sulla qualità delle immagini che vengono impresse nella nostra mente a nostra insaputa.

Buona erranza
Sharatan