martedì 9 ottobre 2012

L'apprendista del Tao



Wang era un giovane di buona famiglia educato agli studi di storia e letteratura classica, ma quei testi gli avevano riempito la testa di storie mirabolanti sugli Immortali taoisti. Quando arrivò il momento di intraprendere la brillante carriera di funzionario imperiale come era nella tradizione di famiglia, Wang decise di seguire la sua vera passione. Senza curarsi del dispiacere che dava ai genitori e ai parenti lasciò gli studi per gli esami da mandarino, e decise di andare sul monte Laoshan, la montagna sacra che era il luogo preferito per il ritiro degli Immortali taoisti.

Aveva sentito dire del piccolo e sperduto monastero in cui insegnava un maestro dalla reputazione eccezionale, perciò decise di tentare l'ammissione in quella scuola prestigiosa. Dopo aver fatto un viaggio pericoloso lungo dei sentieri a strapiombo ostici da percorrere anche per le capre, finalmente arrivò al monastero. Quando Wang entrò nel sacro recinto vide il grande maestro seduto sotto la veranda del tempio che riceveva personalmente i nuovi adepti. Il taoista era seduto immobile sopra una stuoia di paglia, era vestito in modo molto semplice, aveva dei lunghissimi capelli bianchi che ondeggiavano al vento e guardava tutti i nuovi arrivati con un lieve sorriso che gli illuminava il viso sereno.

Wang si inchinò profondamente e disse con umiltà: "Illustre maestro, ho fatto un viaggio pericoloso, ho attraversato dei fiumi impetuosi, ho superato dei sentieri che mettevano a rischio la mia vita solo per venire da voi a essere illuminato sui misteri del Tao." Il taoista rispose: "La Via è lunga e pericolosa, perciò qui si segue una disciplina molto dura. Sei sicuro di voler sostenere molti sacrifici? Sei certo di essere pronto per affrontare la vita che facciamo nel mio monastero?" Wang si gettò in ginocchio e lo supplicò disperato: "Sono sicuro che la vostra guida mi indicherà la Via. Vi prego di mettermi alla prova!"

Il patriarca tacque e poi fece un cenno di assenso, quindi invitò Wang ad unirsi al gruppo dei novizi che erano in attesa nel cortile del tempio. Da quel giorno si ritrovò con gli altri novizi a svolgere dei lavori sgradevoli e faticosi, infatti veniva impiegato per raccogliere la legna per le stufe dei dormitori, puliva le latrine e lucidava i pavimenti delle cucine. Wang aveva letto nei testi classici del duro apprendistato a cui erano sottoposti tutti i novizi taoisti, perciò sopportava tutte quelle fatiche senza mai lamentarsi. In casa sua era stato abituato a non fare nulla, perciò in capo a una settimana aveva tutte le ossa rotte, i muscoli doloranti per la fatica, e le mani rovinate e piene di calli, di graffi e di vesciche.

Dopo un mese di quello spietato regime era al limite del crollo fisico, e tutte le sere stramazzava sul suo duro giaciglio e si addormentava come un sasso. Molte volte pensò di rinunciare per tornare alla comoda vita a cui era abituato, ma l'orgoglio prevalse sempre. Wang non voleva ammettere il fallimento, e non voleva tornare dal padre con la vergogna dell'esclusione da quella scuola prestigiosa. Il fatto di superare la prova di ammissione nel monastero dell'Immortale era diventato una questione di principio ancor prima che la realizzazione del suo sogno d'infanzia, perciò stringeva i denti e lavorava duramente.

L'Immortale osservava tutti i nuovi allievi con attenzione, quindi si accorse che Wang era arrivato quasi al crollo fisico, perciò gli concesse qualche giorno di riposo e gli fece spalmare degli unguenti curativi sulle ferite prescrivendogli anche un cordiale per lenire un poco la stanchezza. Dopo il breve riposo, Wang ritornò al suo duro lavoro, e si accorse che tutto procedeva un pochino meglio, infatti il maneggio dell'ascia, della vanga, della zappa e della ramazza era più agevole. Ormai i suoi muscoli si erano ben rinforzati, perciò dopo qualche mese lavorava tutto il giorno e il suo corpo era tonico e rinforzato.

Così trascorsero ancora altri mesi e Wang notò che non stava ricevendo nessun insegnamento sulla Via o sui misteri del Tao, perciò pensò che stava perdendo tempo, e che i racconti sui taoisti fossero solo delle favole per sciocchi, come gli ripeteva sempre suo padre. Pensò che lavorava come una bestia da soma e che il monastero truffava e sfruttava gli allievi, che si addormentava sfinito dalla fatica mentre veniva truffato con i suoi sogni, perciò avevano proprio ragione i suoi genitori che beffavano la sua passione.

Una sera rifletteva su tutte queste cose mentre raccoglieva la legna nel bosco dopo un'altra giornata di fatica, ma quella sera sentì di più l'ironia amara della beffa e decise di andarsene il giorno dopo. Decise mentre raccoglieva la legna, perciò si perse nei suoi pensieri, si attardò e smarrì la strada. Siccome non era esperto dei luoghi girò a lungo per ritrovare il sentiero che conosceva, e quando riuscì a tornare al monastero era ormai notte fonda, e tutto era buio. Entrando del monastero Wang si accorse che non tutti dormivano, infatti vide una luce fioca sotto il portico e si accorse che due stranieri che sembravano dei taoisti erranti stavano parlando con il maestro al chiarore del lume ad olio.

Wang venne incuriosito dallo strano incontro notturno e pensò di osservare la scena nascosto dietro una colonna, perciò sentì che uno dei forestieri diceva agli altri: "Non vi sembra che si sia fatto un po' troppo buio?" Il suo maestro ammise: "Hai proprio ragione, questa notte c'è poca luna, credo che staremmo meglio se ci fosse una bella luna piena. Provvedo subito, lasciate fare a me." Fu detto e fatto, infatti l'Immortale ritagliò con le forbici un grande tondo da un pezzo di carta e attaccò quel cerchio al muro, e immediatamente il cerchio s'illuminò come una luna piena. Il portico fu illuminato da una splendida luce d'argento, e con quella luce i taoisti iniziarono un allegro banchetto.

Con la luce che illuminava così bene, Wang notò che i tre sembravano dei vecchi amici, perciò la loro cena si svolgeva in allegria, finché uno dei commensali disse: "Alla nostra festa manca solo un piacevole svago musicale. Se permettete vorrei invitare a bere con noi le Damigelle della Luna." Fu detto e fatto, infatti il taoista posò la ciotola sul tavolo e lanciò le sue bacchette contro il disco lunare di carta, perciò le bacchette ricaddero diventando due piccole sagome sul pavimento della veranda.

Le due sagome iniziarono a crescere prendendo la forma di due dame di proporzioni normali, graziose come statue di porcellana, che indossavano dei preziosi vestiti di seta ricamati con splendidi fiori e uccelli multicolori. Una delle Dame lunari aveva un liuto, mentre l'altra teneva in mano un mazzo di nastri di seta colorata. I tre convitati le invitarono al loro banchetto, infatti una delle Dame sedette e iniziò a suonare il suo liuto con le manine aggraziate, mentre l'altra damigella iniziava una danza incantevole facendo volteggiare i nastri colorati.

Il festino proseguì allegramente poi la musica tacque e le Dame della Luna saltarono sul tavolo tornando ad essere due bacchette di legno sotto gli occhi sbalorditi di Wang che aveva visto tutto di nascosto. Gli immortali erano molto più allegri dopo l'intermezzo musicale, ed erano molto più euforici anche per merito delle abbondanti libagioni, perciò se la ridevano di cuore. Alla fine uno dei forestieri disse: "Nel mio laboratorio alchemico ho distillato un digestivo delizioso. Venite da me per assaggiarlo, avrei piacere di sapere cosa vi sembra della mia mistura."

L'allegra comitiva si allontanò per continuare la festa altrove, mentre il disco lunare di carta si spegneva, e il portico tornava nella penombra del lume a olio. Wang si avvicinò per vedere se avesse sognato, ma sul tavolo vide abbandonate tre ciotole vuote e due bacchette di legno. La scena lo dissuase dal proposito di partire e lo convinse che era meglio pazientare per imparare a fare i prodigi che aveva visto. Coltivando quella speranza Wang passò altri due anni facendo le stesse cose che aveva sempre fatto, cioé faticando senza imparare nulla finché decise di nuovo di andarsene via, perciò andò dall'Immortale dicendo che se ne andava a casa per vedere come stava la sua famiglia.

Il maestro si mostrò dispiaciuto e gli disse: "E così te ne vai. E' un vero peccato. Proprio adesso che ti eri così bene avviato ad imparare la pazienza, che è il primo requisito per intraprendere la Via. Ma se lo vuoi torna a vivere la vita dell'uomo di mondo. Forse in seguito vorrai tornare." Wang prese il coraggio a due mani e gli chiese: "Mio Venerabile maestro, posso chiedere un favore? Ritorno a casa, ma non voglio sembrare uno sciocco che è stato sconfitto. Vorrei conoscere uno dei trucchi mirabolanti che vi ho visto fare. Cosa penserebbero in famiglia vedendo che in questi anni non ho imparato nulla?"

Il maestro gli chiese: "E che potere vorresti imparare?" Wang riflettè un pochino poi gli rispose: "Ho notato che i muri di pietra per voi non sono un problema, infatti li attraversate agevolmente. Ho notato che non usate mai le porte per entrare nelle stanze." Il maestro sembrò dubbioso poi disse: "Io dubito che tu sia pronto per fare questo tipo di prodigi. E' necessario che ti trattenga ancora altro tempo se vuoi acquisire la tecnica, perché è necessario pronunciare una formula magica senza pensare a nulla. E questo è molto più difficile di quanto possa sembrare."

Malgrado tutti i suoi dubbi il maestro gli insegnò le parole magiche, gli insegnò come trovare il ritmo giusto nella pronuncia, e gli illustrò le esatte tecniche per mettere in moto la vibrazione sonora necessaria a fare il prodigio. L'apprendista del tao passò molti giorni a ripetere le formule, e provò ripetutamente tutte le sonorità giuste per riprodurre la vibrazione sonora che era necessaria allo scopo. Alla fine riuscì a creare il vuoto interiore affinché la formula vibrasse nella sua gola e agisse correttamente a livello fonetico.

Una volta che fu certo di avere acquisito la giusta base teorica, Wang arrivò al momento di fare la pratica davanti al muro di pietra, e qui iniziarono i veri dolori. E dolori furono in tutti i sensi, infatti il muro restava impenetrabile persino quando il maestro gli consigliò di lanciarsi fiducioso contro di esso. Prova e riprova, ma la testa di Wang si ornò solo di grossi bernoccoli, perchè andava sempre a sbattere contro le pietre del muro sempre più impenetrabile. Passarono altri sei mesi in cui Wang fece una collezione di bernoccoli in testa e di ferite in faccia senza riuscire nell'impresa.

Andò dal maestro a chiedere dei consigli per riuscire, e l'Immortale lo portò davanti al muro e gli disse: "L'ostacolo non è mai il muro fisico, il vero muro è quello mentale. Finché vedrai un muro e gli darai questo nome non sarai in grado di oltrepassarlo." Alle parole del maestro, Wang sentì l'intuizione di qualcosa che gli scattò dentro, perciò si lanciò contro il muro e lo oltrepassò per la prima volta. La sua gioia fu immensa, e anche il maestro si complimentò con lui: "Vedo che hai fatto un bel passo verso la Via. Se lo desideri ora puoi tornare a casa. Ricorda che non devi abusare mai dei poteri che hai conquistato, altrimenti potresti perdere tutto."

Dopo questa raccomandazione Wang si mise in viaggio, e discese dal monte Laoshan per tornare a casa. Una volta ritornato a casa, in obbedienza alla tradizione, andò a salutare per primi i suoi genitori e raccontò dell'iniziazione ricevuta al monastero. Per dimostrare ciò che sapeva fare fece una dimostrazione concreta del potere di attraversare i muri. Il prodigio gli riuscì perfettamente mentre sua madre gridava per l'ammirazione e gli diceva delle parole di lode e di affetto. Wang volle dimostrare le sue capacità miracolose anche alla moglie, perciò entrò in casa sua attraversando il muro, e trovò la donna nel salone con le spalle girate rispetto alla parete.

Quando la donna lo vide sobbalzò spaventata, e gli disse: "Mi hai spaventato! Non ti ho sentito arrivare. Cosa hai fatto così a lungo lontano da casa?" Wang orgoglioso rispose: "Sono stato alla scuola di un Immortale. Ho acquisito un grande potere, infatti non mi hai visto entrare perché ho imparato ad attraversare i muri, per questo non sono entrato dalla porta." La moglie fece una sonora risata: "Ma che storiella mi vieni a raccontare marito? Credo che la verità sia che sei stato anni a vagabondare e bere nelle taverne. Credo che hai perso tutto il tempo a gozzovigliare con i vagabondi come te, e ora torni e racconti una storia ridicola."

Wang restò molto piccato da quelle parole offensive, perciò prese la rincorsa e attraversò il muro di casa davanti allo sguardo stupito della moglie. La donna restò ammirata, e tutta eccitata corse dai vicini di casa per invitarli a vedere i prodigi che il marito aveva imparato dagli Immortali. Wang si pavoneggiava come un gallo nel pollaio mentre tutto il vicinato si era riunito per l'esibizione. Davanti al pubblico in attesa prese una forte ricorsa e si lanciò contro il muro, e nell'ilarità generale andò a cozzare contro il duro ostacolo. E per fortuna che il muro era fatto di legno, perché se fosse stato di pietra si sarebbe spaccato la testa invece di ritrovarsi con un bernoccolo sulla fronte. Questa storia spiega il detto cinese che dice: "Più in alto sale la scimmia, e più mostra il suo didietro."

Buona erranza
Sharatan

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