martedì 27 novembre 2012

I frammenti dell'anima



"Credo che tutta la sofferenza sia causata dall'ignoranza.
La gente infligge dolore agli altri per inseguire egoisticamente
la propria felicità o soddisfazione."
(Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama)

La discesa nella materia riduce le potenzialità dell'anima, infatti il sistema energetico dell'anima che è immortale, viene limitato nello spazio della materia e nel tempo di pochi decenni, ma l'anima accetta di subire la doppia limitazione perché la vita sulla terra permette di fare le esperienze che la completano. La personalità viene formata mettendo assieme dei frammenti d'anima completi e altri da risanare e completare, perché l'incarnazione è basata sulla legge che prescrive un arricchimento dell'anima che viene suddiviso in più vite successive. Nell'incarnazione sperimentiamo l'applicazione spirituale della legge fisica di causa e effetto, e la regola è comunemente conosciuta come applicazione della legge del karma.

La legge karmica si basa sull'apprendimento sperimentato in modo personale e concreto, perciò la dinamica karmica ci mostra le conseguenze dei nostri comportamenti rivolgendo l'effetto di essi su colui che ha compiuto l'azione. La legge prescrive che è necessario ottemperare gli impegni che abbiamo contratto prima di poterci liberare dall'obbligo del ritorno nell'esistenza terrena, perciò dobbiamo fare esperienza. Ripetendo le vite, nelle varie esistenze viene cambiato solo il ruolo dell'attore karmico ma la lezione resta invariata, per cui il carnefice del passato rinasce come vittima di chi fu perseguitato: ricordiamo che la lezione dell'amore e della compassione è la base dell'apprendimento per tutti gli uomini.

Esiste un destino generale che è alla base dell'apprendimento necessario per essere definiti uomini che è rivolta a tutti, e riguarda il duro lavoro interiore che è necessario per acquisire le qualità umane di grande nobiltà interiore. Ma esistono anche dei compiti particolari che sono inerenti all'evoluzione del singolo che sono collegate alle variabili personali, e sono inerenti agli emendamenti delle carenze che abbiamo accumulato vivendo in molte vite. Il meccanismo karmico funziona con lo stesso meccanismo sia per i debiti che per i crediti che abbiamo accumulato definendo un bilancio personale del dare e dell'avere, e la dimostrazione di talenti e di attitudini che fanno parte delle nostre peculiarità.

Quando vediamo delle carenze e dei difetti in esseri che opprimono altri esseri senza un motivo effettivo vediamo delle difficoltà che si trascinano karmicamente da una vita precedente, e similmente avviene per le virtù. Sia i difetti che le virtù possono perdersi, perché ogni nuova rinascita serve per riconfermare e dimostrare i vizi, le virtù e le nostre attitudini, perciò ogni volta riprendiamo l'apprendimento dal punto in cui eravamo. L'apprendimento è come una riconquista di ciò che avevamo nella vita precedente e di quello che eravamo, però la ripetizione dimostra sempre un maggiore livello di abilità. Un esempio tipico è quello di Mozart che a pochi anni compose sinfonie perfette, poiché imparò l'esecuzione e la composizione con una velocità che dimostra come la sua anima certamente traeva da vite precedenti quelle geniali capacità musicali.

Tanti esempi che vediamo ovunque ci mostrano che alcuni sono molto più brillanti di altri, infatti molte forme di genialità sono collegate ai talenti che abbiamo già sviluppato. Solitamente vediamo le attitudini nel momento in cui si acquisiscono, mentre è molto più facile vederne l'ulteriore maturazione nelle vite seguenti. Rinascendo si conferma quello che è stato consolidato già in precedenza, ma dopo aggiungiamo apprendimenti ulteriori che sviluppano altre attitudini collegate alle tematiche che dobbiamo risolvere nell'incarnazione attuale. La regola mostra il possesso di un nucleo innato che viene sempre più consolidato, e che viene intessuto di pregi e di difetti, ma il fatto non ci deve stupire in quanto una virtù non è altro che l'opposta polarità e un diverso dosaggio del difetto.

Questo nucleo misto compone l'Io che progressivamente andiamo formando e migliorando, perciò le varie parti coesistono assieme nel nucleo interiore. Queste parti devono lavorare nella materia per integrarsi meglio, perciò la personalità attuale è un mandala composto da parti sane, parti insane e future potenzialità. La personalità attuale deve equilibrare tutti i suoi frammenti, perciò nella personalità si nascondono le sofferenze e le risorse che motivano la vita attuale. Le parti malate e le parti insane vivono assieme, ma sono divise dalle parti di grazia e d'amore che l'anima possiede perché queste sono la capacità possedute dall'anima di saper dimostrare l'amore, perciò sono una capacità sana della nostra personalità.

L'anima è molto ampia, perciò può ospitare molte parti, infatti ospita molte componenti diverse e molti nuclei diversi nello stesso Io. L'anima può ospitare contemporaneamente la parte che ama, la parte che soffre, la parte che ha paura, la parte che sa offrire conforto, la parte amorevole e la parte compassionevole, e così via. Se l'insieme delle parti non viene integrato in un armonico fluire vediamo una disgregazione, oppure vediamo parti incomplete le cui funzioni disturbate creano una personalità disarmonica. Una personalità viene sviluppata in modo equilibrato se l'anima riesce a fluire armoniosamente attraverso tutte le sue componenti interiori mentre esse entrano a contatto con la componente fisica nell'interazione con l'esterno.

Questo spiega la necessità del lavoro sulla personalità, perché una personalità perfettamente equilibrata è molto rara, infatti la personalità si ammala e può soffrire di fobie e può riversare la sua sofferenza anche nella parte animica. La vita dell'anima inizia prima della vita fisica e va oltre la vita, perché prosegue l'evoluzione ma può venire rallentata. Un'anima può rallentare vivendo delle esistenze che non sembrano portare una maturazione spirituale, ma non sappiamo mai la vera realtà dell'evoluzione altrui, e il loro modo di perseguire un perfezionamento. L'apparenza inganna nel mondo concreto e lo stesso avviene nel mondo spirituale, perciò non si deve giudicare la qualità del destino degli altri, perché non possiamo vedere quello che c'è dietro l'apparenza.

Tutte le difficoltà personali che sentiamo come ingiuste e immeritate sono conseguenze di nostre azioni passate, perciò se riscattiamo il passato andiamo verso la libertà futura. La personalità è plasmata per diventare lo strumento ottimale per l'evoluzione dell'anima, e l'involucro fisico sensoriale è lo strumento che filtra l'energia e offre l'apprendimento, perché questa è il senso dell'esperienza. Ogni personalità assume la sua tonalità particolare e la sua sfumatura specifica, perciò ogni configurazione dipendente da molti fattori. Ciò che ripetiamo è la dominante peculiare che abbiamo nella sfumatura energetica che esprimiamo nelle nostre manifestazioni, perciò quello che siamo viene mostrato dal nostro modo di agire. Il nostro tratto peculiare viene rivelato dalle nostre azioni, perché in esse traspare la nota dominante che dimostra la nostra essenza.

Una considerazione ulteriore merita la qualità del copione interpretato dall'attore karmico che vive nell'anima, perciò il ruolo che il soggetto ha deciso di interpretare. La personalità risulta da tutti i frammenti che vengono integrati nella dominante interiore quando essi sono modulati meglio e sono fusi dall'amore e dalla compassione, perciò vediamo l'entità umana che vive nella vita che è più funzionale alle sue finalità evolutive. L'anima accetta di vivere le condizioni migliori per riuscire a risanare le sue carenze, e rafforzare le sue qualità. La vita che ne risulta è il progetto che viene tracciato dall'entità in accordo con le forze spirituali che definiscono l'evoluzione umana singola e collettiva.

Nella parte che va reintegrata vediamo la dimensione che sperimenta il dolore, la malattia mentale, la psicosi e altri dolori, perché è il dolore delle parti malate che limita la gioia di vivere. Il problema è nella personalità che si riveste della forza dell'ego e non della forza dell'anima per trovare la fonte da cui ricavare l'energia da usare nella vita, perciò la personalità viene sommersa se usa le tendenze egoiche che soffocano la vera natura dell'essere. Solo quando la personalità entra nella sua parte più profonda si collega alla vera forza dell'anima, infatti la coscienza vive nell'interiorità più profonda e non è mai visibile nella maschera con cui nascondiamo il nostro essere vero.

Molti non trovano l'equilibrio interno perché la loro personalità vive scissa dall'anima, perciò non riceve la forza della sua vitalità, infatti percepisce questo malessere profondo. Queste persone soffrono, perché hanno smarrito il rifugio sicuro che può offrire l'anima e non ricevono il solo conforto che può ritemprare la gioia di vivere. Questa condizione è in coloro che non hanno un solido punto di riferimento interiore, perciò essi agiscono esteriormente in modo illogico muovendosi contro il loro stesso tornaconto. Queste persone si sono smarrite rinnegando la forza dell'anima perdendo ogni legame con la loro vera origine, perciò sono diventati degli esclusi della vita.

Quando una persona è equilibrata non traccia dei confini tra la sua personalità e la sua anima, perciò vive sentendo questa completezza nell'esperienza di appagamento sentendo una forza da cui attinge risorse utili per realizzare la vita. Una persona così rinforzata si sente in grado di assumersi il governo della sua vita, perciò si sente completamente responsabile di sé e delle sue azioni. Per diventare così forti è necessario faticare molto tempo, perché è necessaria grande maturità e molto coraggio per riconoscere che ogni comportamento comporta di saper affrontare le conseguenze di ciò che facciamo. E' necessario molto tempo per imparare che se ciò che produciamo non ci piace dobbiamo cambiare le azioni, perché questa è una lezione molto difficile.

Comprendere che dobbiamo modificare le azioni che portano gli effetti che non piacciono è un processo lento e faticoso che viene compiuto facendo un percorso che può essere colmo di errori. La densità della materia è il fattore più utile per questo scopo, infatti la lentezza delle ripercussioni delle azioni materiali è un fattore che gioca in nostro favore offrendo il tempo necessario per comprendere meglio, e per modificare lo schema delle azioni sbagliate. L'esperienza materiale permette di provare e di riprovare più volte, perciò permette un lento maturare del peso delle nostre azioni, perciò la materia evita lo svantaggio dell'eccessiva velocità.

La conoscenza nel mondo diventa un ostacolo all'apprendimento quando l'azione viene ripetuta troppe volte senza nessuna maturazione, e l'anima ripete inutilmente molte incarnazioni. Spesso lo sguardo rivolto solo alle apparenze vede le conseguenze delle azioni come delle ingiustizie patite, perciò la persona diventa rabbiosa e ostile alla vita arrivando a rinnegare i suoi errori vedendoli come delle cose non gli appartengono. Il passato non può essere modificato, ma deve essere digerito ed essere metabolizzato, perciò va riconosciuta la qualità delle reazione del passato. La liberazione dal passato inizia quando comprendiamo che dobbiamo modificare il presente, perché la cosa importante non sono gli eventi trascorsi ma sono le nostre reazioni presenti.

La reazione di causa e di effetto riflette il funzionamento del mondo fisico e del mondo spirituale, infatti la legge karmica ha la stessa dinamica della legge fisica. Il destino umano è una dinamica prodotta in scala minore simile all'armonica universale che avviene su una scala molto maggiore, però tutte le forme di riequilibrio energetico funzionano allo stesso modo. Come vediamo lo svolgersi di compiti karmici nei destini dei singoli uomini dobbiamo sapere che esistono dei compiti che devono essere svolti dai singoli popoli e dalle varie razze umane, perché tutti si devono assumere dei compiti per far progredire l'evoluzione generale della terra, e che tutto è inserito nel quadro dell'evoluzione cosmica.

Il karma segue la regola della terza legge fisica della dinamica nella quale è postulato che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, perciò il karma è la legge universale essenziale per regolare gli squilibri dinamici del cosmo. Questa legge è una regola essenziale per ripristinare l'equilibrio delle cose, perciò dobbiamo imparare a vederla come una regola di tipo impersonale. Noi vediamo l'applicazione personale quando la forza dell'intenzione emessa ritorna alla fonte che ha emesso la forza, perciò vediamo chi ha emesso l'energia che sperimenta la qualità delle reazioni alle sue azioni, perché l'apprendimento concreto è la forma migliore di insegnamento, e fa sperimentare meglio la qualità delle energie.

Chi prova odio per gli altri uomini vede l'odio che gli ritorna indietro, e chi prova l'amore vede tornare tutto l'amore che ha inviato, perciò chi vive con amore viene circondato dall'amore di chi gli vuol bene. La regola karmica guida i nostri comportamenti quando ci insegna che dobbiamo considerare il mondo come se fosse una parte di noi: l'affermazione della legge ci dice che si raccoglie sempre quello che si è seminato. Per la verità il karma non possiede delle connotazioni personali perché la morale fa parte della dimensione umana, infatti una morale diventa una dimensione che può variare con il mondo, mentre il karma è una regolamentazione imparziale degli squilibri energetici del cosmo.

Il karma è lo strumento che aiuterà l'umanità a diventare più consapevole e responsabile dei suoi comportamenti, perché è un maestro che non fa favoritismi e che non è soggetto alle simpatie e alle antipatie personali. Quando vediamo che la regola sembra disattesa ricordiamo che l'apparenza è sempre ingannevole, perché un ritardo nella reazione dimostra solo che la catena di cause non si è ancora conclusa. Nel ritardo dobbiamo vedere solo che lo squilibrio non si è completamente attuato, perciò che non si è ancora maturata la situazione che richiede il pareggio nell'azione del riequilibrio.

Se una causa non finisce di produrre i suoi effetti è evidente che non si può avviare nessun riequilibrio delle forze perturbate. Se valutiamo l'aspetto karmico personale vediamo che un pareggio dei conti nel riequilibrio del bilancio personale non può essere attuato in una sola vita, perciò il karma viene sempre pagato a rate, infatti tutto il conto viene saldato nel corso di molte esistenze. La libertà è una merce molto rara e costosa, perciò non possiamo saldarla in una sola vita, infatti non è possibile conquistata in una volta e pagarla interamente, perciò diventiamo liberi sempre più se in ogni giorno acquistiamo un pezzetto di quello che ci garantisce un futuro di libertà.

Buona erranza
Sharatan



giovedì 22 novembre 2012

L'essenza naturale



“La vita è solo un’altra morte.
La morte non è la fine,
ma è l’inizio della vita.”
(F. Hebbel - Diari)

La mente è abituata a muoversi veloce perciò se la sua attenzione viene attratta dagli oggetti li insegue, li afferma e li usa per formare i concetti a cui resta impigliata. Questa è la realtà del samsara ed è la realtà che abbiamo sperimentato in tutte le vite vissute fino alla presente. I legami sono le dinamiche usate dalla mente che è inconsapevole della sua vera natura, perciò queste strutture creano il pensiero e la mente concettuale.

Il funzionamento della mente non segue uno stato naturale, perché la mente usa la struttura duale che percepisce la realtà solo se vede gli opposti del soggetto che osserva e dell'oggetto che viene osservato. La struttura duale viene unita alle emozioni che disturbano la mente a cui si unisce il karma creato dalle forze che causano le condizioni che ci portano da una vita all'altra.

La dualità ci impedisce di vedere la natura interiore vuota increata che conosce: l'assieme di vuoto e di conoscenza è la vera base della nostra mente originaria ed è la sola realtà che non ci verrà mai meno. Ciò che abbiamo perduto è il ricordo dello stato originario della mente che vive nella fusione di spazio vuoto e di conoscenza esistente all'interno di noi. La nozione essenziale ci sfugge perché la mente insegue e cerca cose diverse da ciò che essa è, infatti si impegna a cercare fuori da lei quello che già possiede dentro: è la corsa ottusa che crea le catene del samsara.

Il segreto della nostra natura è percepito nella piena presenza mentale, perché la nostra essenza fondamentale è la natura del buddha, ma gli esseri samsarici ignorano il segreto che li può liberare dalla condanna del ritorno. Se non fosse vissuto il principe di Kapilavastu saremmo tutti esseri condannati, ma il Buddha indicò la nostra salvezza. I suoi insegnamenti ci dicono come fuggire sebbene la sua via venga descritta con i nomi strani di Grande Perfezione o Grande Via di Mezzo.

La nostra risorsa migliore proviene dalla luminosità interiore che non conosciamo e che non sappiamo di avere, perciò il suo ricordo e l'illuminazione vanno riconquistate. Secondo i lama dobbiamo allenarci al riconoscimento e dobbiamo raggiungere la stabilità interiore ridestando la mente del Buddha che vive in noi. La condizione esiste già nella fusione di corpo, mente, parola, qualità e attività in cui tutti i buddha si completano. Una totale espressione viene nelle qualità e nelle prerogative che sorgono nel corpo, nella parola, nella mente e nelle qualità buddhiche che possono salvare gli esseri senzienti.

Ogni essere ha la stessa origine del Buddha, perché tutti abbiamo il corpo, le parole, la mente e gli stessi attributi posseduti dagli esseri che hanno saputo raggiungere l’illuminazione. Un corpo, una parola e una mente illuminata non possono nascere dalle pietre o dalle materie inanimate, perché esse sorgono solo dalla qualità immutabile del vajra che è lo stato luminoso come il fulmine, e puro e indistruttibile come il diamante.

Entrando nell'involucro di carne e di sangue dimentichiamo la nostra natura, perché la densità materiale ci acceca e lega, perciò siamo intrappolati nel flusso che avanza a singhiozzi. Restiamo intrappolati nel meccanismo difettoso che funziona in modo ripetitivo, perciò usiamo i ritmi ossessivi della mente duale. Mancando il risveglio nel momento presente vediamo la fuga della mente nei concetti impermanenti che inseguono pensieri impermanenti che creano il ciclo samsarico. Il samsara va spezzato, ma lo facciamo solo se lo vogliamo, e non possiamo farlo se restiamo esseri incapaci di pensare: per trovare la pace dobbiamo fermare il pensiero concettuale.

Il modo giusto è rifugiarsi nella nostra vera natura, ma non crediamo nella nostra essenza interiore sebbene il fatto di avere un Buddha interno sia il più prezioso e appagante bene del mondo. Il Buddha ci insegna che ogni essere ha già bevuto tutti i liquidi incandescenti dei 18 inferni esistenti, ma tutta la sofferenza provata non ci ha insegnato ancora a desiderare la salvezza.

Se non realizziamo la vera natura della mente non ci possiamo liberare se non crediamo che la forza della nostra mente sia la forza maggiore che abbiamo. E' la mente che fa percepire e sperimentare la vita, perché non avremmo nessuna realtà materiale se la mente non ci facesse conoscere il mondo. Non ci sarebbe nessun universo e nessun corpo se non ci fosse una coscienza. Gli elementi della mente, del corpo e del mondo sono identici, perciò la mente del Pensatore può unire quello che percepisce.

Se non ci fosse la mente e la coscienza collegate ai sensi non ci sarebbe nessuna percezione, perciò senza la mente anche il mondo sarebbe privo di sostanza. Neppure la materia potrebbe esistere senza la mente pensante, perché la materia è priva di coscienza. Non c’è nulla di più indispensabile e importante della mente, perché la mente è la realtà interiore di tutti gli esseri senzienti. La realtà mentale esiste nel più piccolo organismo come nel più grande, perché un essenza fondante è in tutti gli esseri, perciò la mente e la natura del buddha sono realtà identiche.

Ridestare la buddhità significa essere presenti nello stato che precede il pensiero duale, perché dai pensieri concettuali nascono gli esseri confusi e non crescono gli esseri senzienti. I buddha realizzano la loro vera natura e conoscono la via che porta fuori dal samara, ma gli esseri ignoranti perdono la strada. La via di fuga è unica ma siamo liberi di scegliere di percorrere vie diverse, infatti possiamo scegliere la via che porta alla meta, oppure possiamo scegliere di percorrere la via che porta allo smarrimento di noi stessi nel flusso incessante del samsara.

Secondo i lama dzogchen, lo spazio cosmico illustra la natura della mente illuminata, infatti essa è vuota e infinita come il cosmo e dove c'è lo spazio c'è anche una mente, perciò in ogni spazio esistono degli esseri senzienti. La mente umana è infinita e vuota come uno spazio cosmico, perciò essa può creare cose meravigliose. La mente crea cose stupende, ma non può venire illuminata se vuole restare aggrappata alle cose che ha creato, perciò la mente aggrappata non può avere l'illuminazione.

Tutte le vite che si susseguono alla morte provengono dalla mente, perché la mente è l'unica realtà immortale che abbiamo, infatti le forme, le sensazioni, i concetti e le coscienze che si ripetono creando i corpi che scendono più volte nei 3 regni per impersonare le 6 categorie di esseri. Rinascendo più volte nella materia rinnoviamo il medesimo processo nefasto, perciò nulla cambia se il nostro meccanismo resta invariato. La nostra strada ha sempre un bivio, ma possiamo scegliere se svoltare nella via che porta all'alto, oppure in quella che porta al basso.

Riconoscendo la vera essenza mentale possiamo diventare un Buddha oppure tornare nel samsara, e questo accade perché il karma negativo non richiede alcuno sforzo. La mente attaccata a ciò che la attrae resta istupidita e rinnova il karma negativo del samara, perciò la virtù è credere nel buddha interiore che ottiene l'illuminazione. Queste sono le uniche vie percorribili, perché esistono solo due scelte possibili: la prima è percorrere la via della conoscenza e l'altra è restare nella realtà duale.

La mente samsarica vede degli oggetti da catturare, mentre lo yogi praticante non vede i soggetti e gli oggetti ma riconosce l’essenza vera del soggetto. La mente dell'essere senziente è assieme uno spazio vuoto e una realtà conoscitiva, perché una parte conoscitiva riconoscere e un vuoto ospita la vera natura. Tutti diventeranno un Buddha, perché ogni essere avrà l’illuminazione e realizzerà pienamente la sua natura originaria: è solo questione di tempo.

Gli esseri che riescono a farlo appaiono in forme diverse, perché hanno diverse manifestazioni. L’illuminazione possiede tre corpi o Kaya che sono la sintesi delle molte qualità accumulate che si condensano nell’unità del Buddha, perciò in essi vediamo il dharmakaya che è lo stato della mente che vive nella vacuità priva di separazioni concettuali. La natura primordiale si manifesta senza sforzi e senza necessità, perché essa dimostra naturalmente tutto quello che è, perciò manifesta la sua essenza naturale.

La natura che è percepita è la vacuità che non è l'assenza del vuoto, ma è una sensazione di vuoto presente nell’appagamento totale proveniente dalla radiosità del sambhogakaya, cioè nascente dal corpo di gioia e beatitudine donato dalla buddhità: i due aspetti sono contemporanei al risveglio della natura buddhica. Tutti i Buddha si manifestano nel nirmanakaya, cioè hanno un corpo fisico che vive nella realtà dei fenomeni per un certo lasso di tempo: dalla sintesi di queste essenze, delle qualità e dalle conoscenze accumulate sorge una pura qualità essenziale.

Anche la realtà che sembra scissa possiede degli aspetti unitari che sono solo apparentemente opposti che sono come la fiamma che è inseparabile dal calore che emana. Come non si può separare la fiamma dal calore non possiamo separare la conoscenza e il riconoscimento del nostro vero volto naturale, che viene detto svabhavikakaya, e che è l’aspetto consapevole dell’inseparabilità dei 3 kaya.

Il lama Dilgo Khyentse Rinpoche dice: ”A livello Dharmakaya la sua mente è l'immensa estensione dell'onniscienza che conosce tutte le cose esattamente come sono. Al livello Sambhogakaya che trascende la nascita e la morte, egli gira ininterrottamente la Ruota del Dharma. Al livello Nirmanakaya egli ha raggiunto la piena illuminazione vicino all'Albero della Bodhi a Vajra Asana, in India. Dopodiché ha girato la ruota del Dharma tre volte per il beneficio degli esseri senzienti.”

Lo stato naturale della mente è l’aspetto che tutti abbiamo e va coltivato, perché il coinvolgimento nel pensiero concettuale deve diventare un legame sempre più debole. L'intervallo tra i pensieri deve diventare più lungo, perché i pensieri non devono avere modo di creare i collegamenti con i concetti, ma un pensare simile non deve apparire il pensare a vuoto, ma deve diventare la prerogativa del pensare libero e consapevole del vero essere senziente.

I pensieri somigliano alle nuvole che oscurano il sole, ma l’essenza della mente è come un cielo limpido, mentre la capacità conoscitiva della mente somiglia al sole che illumina quel cielo. Il natura del cielo non cambia anche il sole sembra oscurato dalle nuvole che possono giungere, infatti la presenza è la saggezza che assomiglia al sole che brilla oltre le nuvole che lo oscurano.

E' necessario allenare alla desta presenza la nostra mente, perché essere desti è l'unico modo per riconoscere la vera essenza che sa dissolvere le emozioni disturbanti e può sciogliere il karma negativo. Il Buddha disse che gli uomini sono simili a dei vasi colmi di latte da cui si può ricavare dell'ottima panna, perché la potenzialità del miglioramento è insita nella condizione della nostra mente originale.

Per ottenere la panna dobbiamo agitare a lungo il vaso di latte battendolo con una zangola, finché non otteniamo il prodotto che vogliamo. Ma il Buddha ammonisce che agitare il latte non è come frullare l'acqua, perciò se trascuriamo la qualità del prodotto contenuto dal vaso rischiamo di perdere tempo a frullare acqua, e l'acqua può essere frullata anche per secoli nei più dolorosi regni del samsara, ma non potrà mai produrre un'ottima panna.

Buona erranza
Sharatan


sabato 17 novembre 2012

Le esperienze dell’anima



“Non è la specie più forte a sopravvivere,
né la più intelligente,
ma quella più pronta al cambiamento.”
(Charles Darwin)

Darwin nella sua opera sull’evoluzione della specie dice che la specie che prevale in natura non è la più forte, ma quella che è più veloce ad adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente, perciò quella che cambia quando si modificano le condizioni del suo ambiente. Secondo la teoria darwiniana, l’organismo più evoluto è quello che matura maggiori capacità e complessità organizzative in grado di armonizzarlo al suo contesto vitale. In questa identica prospettiva si muove anche l’anima, infatti ogni anima partecipa ai vari cicli evolutivi che attraversa la nostra specie, infatti il concetto di reincarnazione ha pure un livello collettivo.

La reincarnazione non ha senso se immaginiamo che le rinascite siano finalizzate solo al perfezionamento del singolo, infatti rinasciamo per evolvere come individui, ma anche per cooperare all'evoluzione dell'intero cosmo. L’anima non è l’entità limitata alla forza divina che agisce dall’interno del nostro essere, infatti con l’atto della morte ogni individualità può portare via con sé solo l'estratto del corpo eterico, ma deve lasciare il residuo della materia astrale con cui è stato intessuto nel prana universale. La parte eterica che non siamo riusciti a rendere immortale, e che non siamo riusciti a fondere all'interno della nostra individualità ritorna a far parte dell'energia del serbatoio energetico universale.

La nostra personalità e il nostro corpo sono i mezzi che usiamo per fare l'evoluzione personale, infatti dalle nostre scelte e dalle nostre decisioni a cui seguono delle determinate forme di azione dipende la qualità del nucleo che si solidifica intorno al nostro Io. Anche le intenzioni che sono celate dietro alle varie azioni concorrono alla qualità del nostro processo evolutivo, perciò anche le scelte inconsapevoli concorrono al processo evolutivo, poiché tutto ha una sua tonalità e qualità. L'evoluzione dell'uomo procede anche a prescindere dal suo consenso, ma la collaborazione della coscienza accresce la qualità del processo evolutivo

La nostra personalità influenza la qualità della nostra esperienza, infatti è la personalità che decide se sperimentare delle emozioni violente, delle emozioni colme di paura, oppure delle emozioni piene d'amore e di positività. E' la personalità che decide se vuole manipolare o vuole giocare con il mondo, decide se vuole sfruttare o se vuole amare il prossimo, perciò scegliamo noi il tipo di relazione che abbiamo con noi stessi e con gli altri. Si dice che se cerchiamo il potere o il controllo questo avviene perché la personalità egoica ci predomina, mentre se scegliamo dei rapporti d'amore e di compassione avviene perché sono attive delle esperienze che sono guidate dall'anima

L'anima è la parte immortale che portiamo dentro di noi nel corso di tutte le nostre vite terrene, perciò imparare come avere percezione dell'anima non può avvenire nel campo delle esperienze di una vita e nella percezione di sensazioni che sono limitate ai 5 sensi consueti. L'anima ha degli organi di senso molto sviluppati e complessi, infatti i suoi organi percettivi sono multidimensionali, perciò non è facile imparare ad usarli. Poi c'è anche il problema che molti negano l'anima, perciò ne soffocano la voce, infatti si chiudono alla sua percezione limitando la loro esperienza percettiva a quella che è conoscibile dalla sensibilità sensoriale comune.

La multisensorialità dell'anima si ridesta se ascoltiamo le intuizioni, perciò la conosciamo nelle sensazioni delicate e nella voce impercettibile dei presentimenti, perché l'anima usa sempre le forme più gentili di comunicazione. La comunicazione che usa l'anima ha una dimensione percettiva molto sottile, infatti l'anima è abituata a leggere quello che si nasconde oltre la materia, perché l'anima legge nelle orme lasciate dalle cose. L'anima riesce a vedere il cuore caldo e generoso che è nascosto oltre l'apparenza più chiusa, come sa vedere il cuore arido e freddo che viene dissimulato dal sorriso gentile e cordiale.

L'anima sa riconoscere la qualità delle correnti energetiche che sente oltre le cose che osserva, infatti l'esperienza delle vite più volte ripetute serve per imparare le manifestazioni della rabbia, l'odio, la violenza, l'amore, la compassione, l'armonia e così via. L'anima giunge nel mondo per imparare a riconoscere la qualità di questi flussi energetici che scorrono nell'organismo in cui è collocata, anche se non è sempre facile saper vedere la vera qualità dei vari flussi energetici.

Riconoscere l'energia che scorre in noi non è un fatto semplice, perché l'energia va riconosciuta, va accettata e poi va saputa plasmare per ottenere una migliore personalità. L'uomo non è stato messo in un carcere, diceva Steiner, ma in un campo d'azione bello e dentro una casa meravigliosa, ma dipende dall'individuo il fatto di sentire di appartenere pienamente a questa dimensione, e di percepire la bellezza e la grandiosità del corpo in cui ci sentiamo adatti.

Tutto dipende dalle condizioni dell'adattamento e non dipende dalla casa, infatti la figura umana è un'opera straordinaria perché è l'immagine della Divinità, e il funzionamento del corpo umano è grandioso. Forse è questa magnificenza che rende la condizione umana così deprimente, perciò il corpo diventa una prigione per l'essere meno evoluto che non sa adattarsi e che si sente vincolato in esso. Costui pensa che vive in una casa molto bella, ma che vi si trova rinchiuso impotente come dentro una prigione

Nell'apertura ad una sensibilità sensoriale più estesa vediamo che al nostro interno esistono molte correnti diverse, perciò l'esperienza che ne facciamo ci insegna a distinguerle tra loro, perciò impariamo gli effetti dell'emozione e delle strutture psicologiche e fisiche con cui reagiamo. In questo modo impariamo a comprendere quali correnti interne producono pensieri costruttivi o distruttivi. Con il trascorrere del tempo e con l'esperienza impariamo ad identificarci solo con i pensieri che sono capaci di ricostruire e di guarire. Nel tempo impariamo a riconoscere e ad abbandonare ciò che in genera la negatività e che dimostra una mancanza di armonia interiore, con il tempo impariamo ad identificarci pienamente con la forza costruttiva dell'anima

Se si vuole riconoscere la propria anima è necessario ammettere che questa parte di noi esiste e che possiamo entrare in relazione con la sua dinamica. Dobbiamo imparare ad accettare tutto ciò che l'anima produce e darle ciò che essa vuole senza volerla giudicare, perché se l'anima viene riconosciuta e valutata si sente considerata, perciò inizia a collaborare volentieri con la personalità. Nel momento in cui la nostra personalità riceve completamente l'energia dell'anima, anche la personalità ottiene un pieno potere. Questo è lo scopo del nostro processo evolutivo, perciò ogni esperienza che viviamo viene per favorire la costruzione dell'armonia tra la personalità e l'anima.

Tutto quello che ci accade serve per attivare questa dimensione, infatti tutte le circostanze e tutti gli avvenimenti servono per farci fare un percorso che permette all'anima di brillare attraverso la nostra personalità. Il vero potere è quello di trovare la sintonia tra la personalità e l'anima, perciò questa è l'unica evoluzione che valga la pena di cercare nella vita. Questa convinzione fa capire che il progresso non si può limitare al lavoro di una sola vita, perché il tempo limitato di un ciclo così breve è insufficiente per sperimentare tutte le potenzialità dell'anima immortale.

La durata di una sola vita è troppo breve per una componente che può vivere al di là del tempo, infatti la prospettiva dell'anima è immensa e la sua percezione va sperimentata anche oltre i limiti dell'interpretazione fatta dalla singola personalità. L'anima scende nella dimensione fisica più volte, infatti si reincarna sempre per sperimentare le energie delle diverse forme fisiche e psichiche, perciò in ogni incarnazione l'anima crea un corpo e una personalità diversi in cui si ammanta.

Nel corso della vita l'anima percepisce attraverso i sensi fisici consueti, perché quegli strumenti sono la dotazione più idonea a quel ciclo particolare. In ogni vita si manifestano delle attitudini e delle abitudini che sono collegate alle lezioni che dobbiamo imparare quando abbiamo definito di rivestire una certa personalità. La personalità è la maschera che viene indossata dall'attore dell'anima per recitare il ruolo che è considerato ottimale per contribuire all'evoluzione singola e collettiva.

Le nostre vite sono fatte da esperienze diverse con cui sperimentiamo l'amore, l'odio, la paura, la perdita, il guadagno, la tenerezza, il conflitto, il vuoto, l'abbondanza, la solitudine e così via: e tutte queste esperienze contribuiscono ad ampliare l'evoluzione dell'anima. Ogni nostra caratteristica fisica, emozionale e psicologica è adatta a farci costruire delle nuove qualità, perciò ogni talento che abbiamo è funzionale agli scopi evolutivi della nostra anima.

A volte abbiamo un corpo forte, a volte abbiamo un corpo debole e malato, a volte abbiamo un'intelligenza acuta, altre volte ne siamo privi, alcune volte moriamo vecchi e altre volte moriamo giovani, oppure sentiamo una predisposizione alla felicità o all'infelicità, ma tutto quello che proviamo è finalizzato all’ampliamento delle esperienze dell'anima perché nulla è mai casuale nella vita. Ognuna delle esistenze che abbiamo vissute viene conservata nell'anima, perciò tutte le nostre esistenze e le esperienze contribuiscono a creare il tono particolare emesso dalla nostra essenza.

La cosa notevole non è il tipo di esperienza che viene vissuta, ma nella polarità che scegliamo di usare nel vivere l’esperienza, perciò dobbiamo sapere che se sappiamo abbandonare la negatività, questo fatto aiuta l'anima nel vivere il presente, e giova anche nelle incarnazioni future. L'anima non viene limitata dal tempo ma viene limitata dalla qualità della sua percezione, infatti la negatività comprime la consapevolezza, in quanto la dinamica della paura e del dubbio limitano le potenzialità energetiche del corpo e della mente.

Anche l'attivazione della percezione superiore ai sensi ordinari amplia la coscienza, perciò andare oltre questa limitazione percettiva offre un'esperienza di vita più felice e di maggiore valore. La personalità e il corpo sono gli aspetti esteriori, sono le maschere usate dall'anima, e una volta che hanno esaurito lo scopo vengono abbandonati. L'evoluzione non finisce dopo il ritorno dell'anima nella dimensione spirituale, infatti l'evoluzione dell’anima continua a progredire anche nella dimensione superiore.

Buona erranza
Sharatan



domenica 11 novembre 2012

Il riequilibrio della polarità



"Se conosci il trucco, c'è felicità anche all'inferno"
(Proverbio tibetano)

I tibetani insegnano che un Buddha può apparire in ogni regno dell'esistenza anche nei regni infernali, infatti possiamo trovare la chiara natura del Buddha in ogni forma di esperienza, perché questa condizione è insita anche nella negatività dell'odio e dell'avidità. Il tantra afferma che la realtà è ciò che appare nel risultato della interazione degli elementi, perciò comprendere il meccanismo della realtà può modificare la qualità della vita.

Se riusciamo a cambiare la percezione del mondo possiamo cambiare anche la realtà che vi è collegata: se il nostro mondo interiore nasce dal flusso dei fenomeni possiamo imparare ad annullare i flussi negativi per valorizzare quelli positivi. Per fare questo processo dobbiamo ipotizzare che ciò che pensiamo come mondo reale potrebbe non essere tale, infatti molte cose del mondo sembrano vere ma sono false. Tanti insegnamenti dicono che la vita va vissuta vedendo l'aspetto migliore che essa possiede e rifiutandone il lato peggiore, perché la felicità appartiene a chi sa gustare e valorizzare il meglio di ciò che possiede.

La vita viene paragonata alla partecipazione a un banchetto in cui non è bene mangiare tutto quello che è stato imbandito, perché alcuni cibi offerti sono indigesti, dei cibi sono nocivi e altri sono inadatti al nostro palato, perciò questo banchetto prevede una selezione delle pietanze. Se la nostra percezione della qualità diventa adeguata è evidente che anche il nostro vivere diventa un buon mangiare, in quanto impariamo a cercare i cibi migliori.

Una buona pratica spirituale è la migliore difesa contro la negatività, infatti il bon e il buddismo tibetano insegnano che tutti i 6 regni dell'esistenza ciclica esistono negli uomini. Al nostro interno sono depositati tutti i semi che si possono creare, e le varie forme di esistenza che è possibile sperimentare. Tutti i tipi di semi esistono come potenzialità, perché le tracce karmiche delle vite passate ci hanno lasciato delle tracce che possiamo reiterare o meno. Le nostre energie sono state strutturate dal nostro passato atavico causando una abitudine preferenziale ad attivare una determinata polarità dei chakra, perciò dobbiamo imparare a coltivare le nostre caratteristiche innate modificando al meglio la nostra polarità interiore.

Per evitare il perpetuarsi della negatività dei nostri depositi karmici ci sono pratiche per purificare le tracce e per impedire la rinascita infelice nei regni inferiori. Le pratiche tantriche insegnano a purificare le emozioni negative e a valorizzare il nostro aspetto positivo, perché ogni chakra può funzionare sul polo positivo oppure su quello negativo. Nei chakra abbiamo la capacità di attivare il tipo di esperienza desiderata se impariamo a fissare l'attenzione sull'esperienza relativa, infatti l'attenzione e la concentrazione hanno la capacità di caricarci magneticamente come dimostra la pratica yoga.

Molte tecniche yogiche evocano le qualità che sostengono un determinato aspetto mentale del soggetto se la sua coscienza è concentrata su un punto specifico, infatti essa rinforza quelle tipiche sfumature. Noi facciamo esperienza dei due poli opposti dell'esistenza, cioè del lato positivo o negativo della vita quando sentiamo le percezioni del corpo, poiché le sensazioni corporee sono condizionate dai sentimenti. Seppure la mente non venga determinata solo dalla percezione del corpo è pur vero che ogni cambiamento della nostra condizione mentale si ripercuote sempre sul corpo.

Non si tratta di imparare solo a fare spazio all'esperienza interiore ridestata dall'attivazione dei chakra, ma si tratta di trasferire l'esperienza percettiva sul polo positivo dei chakra perché essi sono dei trasformatori, perciò dobbiamo farli funzionare attivando il polo positivo piuttosto che il negativo. Questo spiega perché la mente che viene continuamente concentrata sulla positività trova delle forze che sostengono la gioia di vivere, mentre quella attratta dal negativo subisce l'influsso della negatività.

Gli insegnamenti dicono che la mente viene protetta se è concentrata su cose belle o sacre, perché le immagini sacre, i mandala e le preghiere sono considerate delle potenti forme di protezione mentale. Secondo tante concezioni, il Bello e il sacro sostengono la bellezza della vita, mentre il dolore e la paura deprimono le forze fisiche e le risorse interiori. Sebbene il dolore sia una condizione inevitabile del vivere non dobbiamo essere addolorati più del tempo necessario, infatti non dobbiamo indugiare nel dolore. Anche per la morte di una persona cara dobbiamo mantenere il lutto solo per il tempo di superare il trauma, ma il crogiolarsi nel dolore alimenta la negatività.

Anche l'amore per la violenza e per la cronaca nera non fa che aumentare il gusto per la parte peggiore dell'indole umana. E' evidente che non possiamo essere indifferenti agli scandali, alla corruzione, ai delitti e alle guerre, perché non possiamo essere ciechi davanti alla bruttezza del male. Ma il rischio da evitare è quello di credere normale la condizione del male e la bruttezza, perché questo guasta la sensibilità rendendola grossolana, perciò arriviamo a credere come normali e umane delle azioni molto spregevoli.

Guardando il male ricordiamo che viviamo nel Samsara, perciò vediamo il male come l'elemento del regno del dolore e dell'imperfezione in cui viviamo, ma dobbiamo rinforzare solo la positività della nostra indole e la nostra gioia di vivere. La mente deve sentire la bellezza di vivere se vuole avere la forza di superare tutto il negativo del mondo. Solo la mente che viene continuamente rinforzata dalla gioia può annullare l'amarezza, infatti la mente che non crede nella bellezza di vivere diventa una mente debole e confusa, perciò diventa più indifesa davanti alla negatività.

Le energie vengono attratte dai chakra che assomigliano a ruote con raggi formati dai petali del fiore di loto, perciò la condizione di apertura e la qualità energetica che i chakra sanno captare influisce sulla qualità delle nostre esperienze, infatti i chakra sanno captare tutte le esperienze dei 6 regni dell'esistenza. Molte pratiche insegnano ad agire sui canali in cui circola il prana per stimolare la circolazione di un certo tipo di energia, perciò insegnano ad attivare uno specifico funzionamento che è finalizzato ad attirare le qualità positive per sfuggire a quelle negative.

Sappiamo che la negatività si ripete ogni volta che ci colleghiamo ai simboli e alle immagini negative che ci allontanano dal contatto con la mente naturale, in quanto la mente funziona come un magnete che attira la qualità della sua medesima polarità: il polo positivo attira il positivo, mentre il polo negativo attira la negatività. E' chiaro che la vita migliore è quella che piace, ma se non c'è scelta dobbiamo imparare a trasformandolo la vita in senso positivo. Molti credono che coltivare la positività sia vedere il bello anche dove non c'è, ma questo pensiero sarebbe un sintomo di idiozia e non di spiritualità.

Dobbiamo comprendere che essere fragili interiormente ci rende indifesi davanti alle cattiverie, perciò diventiamo recettivi alla rabbia o dell'angoscia: questo è il significato dell'essere vittime della negatività. Quando questo accade si diventa più vulnerabili alla malattia, alla depressione e alla distruttività, perché un prana che si è indebolito rende fragile il corpo e la mente. Quando la mente resta a rimuginare sul lato peggiore della vita diventa una mente che affoga nella negatività e nel rancore dei torti ricevuti: questo è il significato di reiterare la negatività.

Il maestri insegnano che il regno infernale dell'odio e della rabbia è collegato al chakra del centro del piede, il regno degli spiriti affamati nasce dall'avidità che è collegata al chakra segreto che si trova dietro ai genitali, il regno animale nasce nell'ignoranza collegata al lato negativo del chakra dell'ombelico. Il lato negativo del regno umano è la gelosia collegata allo sviluppo malsano del chakra del cuore, mentre il regno dei semidei o asura malvagi viene nell'orgoglio e nell'arroganza collegata allo squilibrio del chakra della gola, e il regno degli dei malvagi che amano la distrazione piacevole è collegato allo squilibrio del chakra della corona.

Le pratiche tantriche insegnano a concentrare l'attenzione sui chakra per rinforzarne le caratteristiche migliori poiché il prana e la mente si muovono assieme, perciò si dice che orientando l'attenzione in una direzione, si dirige e orienta in quella direzione anche l'energia. I maestri tantrici dicono che la realtà diventa la fusione perfetta dei due opposti di forma e vacuità, di beatitudine e di vacuità, di consapevolezza e di vacuità quando la nostra percezione filtra equilibrata nel canale centrale e rappresenta la nostra esperienza usando i due aspetti del vivere che sembrano in opposizione, ma che sono due aspetti inseparabili della vita.

Solitamente il prana scorre vigoroso in entrambi i canali laterali, e questo flusso trasporta un prana karmico che può avere la connotazione neutra, positiva o negativa: questo è il prana indifferenziato che forma il substrato di tutte le esperienze dualistiche percepite. In questo modo abbiamo la possibilità di fare esperienze che possiedono una connotazione neutra, positiva o negativa, perché nel canale centrale, che è molto sottile, scorre il prana indifferenziato che sa usare la consapevolezza non duale o "rigpa."

Nelle pratiche dei venti e dei canali sottili si impara ad aprire i chakra principali per portare la circolazione del prana dai canali laterali fino a quello centrale, in modo che le esperienze energetiche possano circolare in modo equilibrato. Ma, per fare la modifica della circolazione pranica è necessario essere disposti a rinunciare alla nostra abituale concezione duale, perciò è necessario imparare a dimorare nella mente che possiede la consapevolezza non duale del rigpa.

E' nel livello corporeo che il prana viene avvertito per il suo movimento e per gli effetti che produce, perciò questo è il livello in cui il tantra lavora maggiormente per renderci sensibili al prana, perciò il tantra usa la mente, l'immaginazione, la postura, il respiro e il movimento. Se sappiamo orientare le energie grossolane verso le dimensioni più raffinate possiamo apprezzare i livelli sottili delle esperienze, perché accrescendo la sensibilità percettiva sperimentiamo il livello di una vita migliore.

Riequilibrando il lato negativo del chakra della corona passiamo dalla distrazione piacevole alla compassione, uscendo dal negativo del chakra della gola cioè dall'orgoglio andiamo nella mitezza e nell'umiltà. Dal lato negativo del chakra del cuore cioè dalla gelosia passiamo all'apertura e alla disponibilità verso tutti gli esseri, perciò eliminando il negativo del chakra dell'ombelico cioé l'ignoranza si acquisisce la saggezza e la giusta discriminazione.

Dal negativo del chakra segreto, cioé dall'avidità passiamo alla generosità, come dal negativo del chakra della pianta dei piedi cioè dall'odio e dalla rabbia passiamo all'amore. Trovando l'amore evitiamo l'inferno, coltivando la generosità evitiamo la fame insaziabile, e acquisendo saggezza e discriminazione fuggiamo dal regno animale. Se sentiamo l'apertura dell'amore per tutti gli esseri viventi possiamo definirci dei veri esseri umano, se diventiamo umili e miti diventiamo semidei che ascendono tra gli asura, perciò provando la compassione siamo deva, cioè diventiamo come gli dei.

Questa è la correlazione tra la polarità giusta dei chakra e la qualità della vita, ma la modifica non è possibile con la sola comprensione mentale di un modo di essere e sentire. La rispondenza piena si ottiene solo se la consapevolezza e la presenza mentale all'obiettivo sono indissolubili, infatti la condizione deve essere una condizione totale e costante. La verità di questi obiettivi deve essere fusa con la base dell'essere e con la nostra mente affinché la finalità divenga indissolubile, e il lato negativo non abbia più il sopravvento.

E' necessario che il rapporto con l'idea divenga una costante idealità mentale, e l'esperienza positiva sia una condizione sostenuta anche quando le esperienze della vita la potrebbero far vacillare. L'immaginazione va collegata all'esperienza, perciò può avvenire che giungano delle emozioni negative ma non vanno negate o combattute, perché vanno accettate per quello che sono, cioè come stati momentanei e transitori che vanno lasciati svanire.

Una metafora dice che le emozioni sono come gli uccelli che si posano sugli alberi, perché sono come le creature che volano nel cielo e vengono per dirci ciò che non va, infatti le emozioni devono essere solo dei messaggeri. Non è necessario reprimere le emozioni, perché quando esse si dissolvono lascia uno spazio vuoto maggiore. Se guardiamo ciò che resta dopo che l'emozione è passata troviamo uno spazio che deve ospitare una consapevolezza maggiore. Ciò che resta dopo è solo un vuoto destinato a ospitare qualcosa di maggiore, cioè un vuoto adatto a contenere una maggiore consapevolezza.

Ogni cosa che segue un ciclo cosmico prevede uno vuoto in cui sorge l'essenza, infatti esiste sempre un spazio vuoto che è destinato ad ospitare delle nuove forme di vita: questa essenza è la base dell'esistenza cosmica. La base essenziale del vivere è riconoscere che lo spazio interiore e la maggiore consapevolezza sono due realtà inseparabili che devono essere integrabili tra loro. Ma lo impariamo solo se siamo persuasi che la nostra unica possibilità evolutiva sia nel trovare uno spazio e le strategie migliori per coltivare le qualità migliori della nostra essenza.

Buona erranza
Sharatan


mercoledì 7 novembre 2012

Evento prezioso



Io sono un evento prezioso
e non ho molto tempo.

Noi, siamo un evento prezioso.
Finché penseremo di averlo,
non abbiamo molto tempo.

Troppo tempo è troppo sprecato
a correre
da una faccia all'altra
Domandando: "Come mi chiamo?"

Se ancora non lo sai
o te lo sei dimenticato
allora fermati, entra
e rispondi.

Tu sei un Evento Prezioso
dicci il tuo nome.

(Em Claire)

domenica 4 novembre 2012

La natura della mente



"Quando un fatto interiore non viene reso cosciente,
si produce fuori, come destino."
(Carl Gustav Jung)

Secondo i lama tibetani ogni uomo nasce come una manifestazione unica delle energie fondamentali dell’universo, infatti i vari prana vengono mescolati in modo particolare nei vari individui, e questo avviene perché conserviamo in noi delle determinazioni karmiche che ci provengono dalle precedenti incarnazioni. L'uomo porta in sé un estratto del corpo eterico che gli orientali chiamano linga-sarira, in cui restano depositati i residui delle vite passate. Non sappiamo quello che è restato scritto nel corpo eterico, ma ciò che è stato scritto si manifesta influenzando le nostre tendenze e gli impulsi che sentiamo interiormente.

Le tendenze e le determinanti karmiche hanno delle caratteristiche specifiche che si manifestano fin dalla nascita nella dimostrazione dei nostri tratti specifici, e le tracce karmiche non sono equilibrate altrimenti nasceremmo perfetti come Buddha. Solitamente gli esseri comuni nascono imperfetti perché portando degli squilibri accumulati a livello karmico, e gli squilibri divengono molto evidenti negli stili di vita. I lama dicono che le combinazioni dei prana interiori causano le combinazioni che creano le diversità dei temperamenti, le diverse facoltà mentali e le strutture del corpo fisico.

Dopo la nascita, le nostre tendenze naturali si intrecciano con l'ambiente e con l'educazione mischiandosi in modo armonioso o disarmonico con lo stile personale con cui ognuno reagisce alle varie dinamiche che legano tutti questi fattori. Secondo i lama tibetani qualsiasi avvenimento, dal più piccolo al più grande, riesce a causare una reazione negli elementi che ci compongono, infatti ogni azione influisce sulle nostre combinazioni interiori, e influisce su di noi indebolendo o rinforzando alcune nostre tendenze basilari.

Con il tempo, le azioni e reazioni individuali sviluppano delle caratteristiche peculiari a scapito di altre, perciò alcuni fattori si rinforzano mentre altri indeboliscono, poiché l’ambiente può influire a vantaggio o a svantaggio dell'uomo. Lo squilibrio può essere momentaneo o duraturo, infatti la minima perturbazione può influenzare tutti gli elementi interiori. In verità, gli squilibri prodotti non sono sempre drammatici come si può pensare, e si può ritrovare l'armonia dell'equilibrio interiore facendo una dieta adeguata, frequentando le giuste compagnie, facendo buone letture e preferendo delle esperienze gioiose che tolgono lo squilibrio e risanano il mondo interiore.

Alcuni squilibri sono più gravi e altri più leggeri, infatti è diverso l’effetto a seconda che i fatti agiscano sui tratti caratteriali di vecchia data, oppure se attivano delle inclinazioni più attuali. Perciò vediamo nelle persone dei tratti caratteriali che sono sempre dominanti perché sono vecchie strutture del loro carattere, mentre altri tratti caratteriali emergono solo quando si verificano un determinato tipo di eventi. Perciò osserviamo che esistono individui che sono più equilibrati e armoniosi, infatti alcune persone sono più serene e solide avendo un maggiore equilibrio interiore, perché sanno esprimere l’amore, la compassione, la generosità, etc.

Infatti tutti conosciamo delle persone sane e felici che sanno avere delle relazioni serene e stabili, e che sanno usare anche gli avvenimenti più dolorosi della loro vita traendo da essi delle risorse per maturare un carattere migliore. Per tutti gli esseri umani esistono dei fatti in cui un disagio o una tragedia dolorosa crea una crisi profonda del senso del vivere. In quei frangenti gli elementi diventano tutti sbilanciati e si perde la pace interiore, infatti alcuni elementi prevalgono sugli altri, perciò prevale la tristezza, la rabbia, la depressione, la distrazione, e si diventa l'estraneo che è distante da tutto il mondo.

La sofferenza dimostra sempre una disarmonia interiore, perciò indica la necessità e l'urgenza di una tecnica di guarigione coltivando un elemento nuovo, eliminando un elemento vecchio o aumentando la gioia di fare attività migliori. In questi casi si lasciano le vecchie abitudini per fare cose nuove, e spesso osserviamo cambiamenti personali in cui emergono caratteristiche e abitudini che prima non erano evidenti. Nei momenti destabilizzanti è facile iniziare le pratiche ed i percorsi spirituali, infatti queste sono tutte modalità comuni di reagire alla sofferenza dello squilibrio interiore.

Nella medicina tibetana si dice che i problemi hanno sempre l'aspetto fisico, l'aspetto mentale, l'aspetto emotivo e il tratti energetico, perciò si dice che tutti i disagi si manifestano in tutti i livelli e si curano con tecniche diverse. Le loro diagnosi usano competenze molteplici, perciò alla medicina si associa l'indagine divinatoria, l'intuizione, l'analisi dei sogni e l'analisi del quadro astrologico. I rimedi sono molteplici, e alle cure fisiche si affiancano le tecniche di esorcismo, vari tipi di purificazione, le tecniche di recupero dell'anima, si lavora sulla forza dei prana, si usano gli esercizi di yoga assieme alle pratiche meditative, alla contemplazione e alla preghiera.

I terapeuti usano vari strumenti e metodi, però si inizia la cura riconoscendo la vera natura della mente individuale per sapere come dimorare in essa per risanarla. Solo conoscendo la natura della mente individuale possiamo usare l'ottica giusta, altrimenti applicheremmo la tecnica sbagliata. Nelle situazioni ogni analisi va sempre adeguata al contesto, perché è necessario conoscere i livelli più sottili delle cose per comprendere il livello grossolano della manifestazione delle cose. Le energie vengono associate alle emozioni, ai tipi di personalità, agli stili cognitivi ed esperienziali delle persone, perciò da essi vediamo come le forze si manifestano nella mente e nella vita.

L’elemento della terra rappresenta il fondamento dell’essere umano, perciò nella tradizione sciamanica la terra viene posta al centro del mandala, mentre nel tantra e nello dzogchen è lo spazio che è collocato al centro dell’essere come base e fondamento di tutti gli altri elementi. L'elemento della terra indica le qualità interiori di pesantezza, di solidità, di compattezza e di sicurezza che sono collegate alla gravità del corpo. La terra diventa fertile e ricca se riesce a vivere in armonia con tutti gli altri elementi, cioè se riceve l’umidità e il calore adeguati a nutrirla e fecondarla.

Per avere una terra fertile è necessario avere il calore del sentimento e l’aria raffinata di un ottimo livello mentale, perché altrimenti la nostra terra interiore diventa come una landa priva di vita e calore. La persona arida è come una terra riarsa dalla scarsità affettiva e mentale, soprattutto se vi unisce una carenza di sensibilità e di sentimento, infatti la desolazione totale si vede è nella carenza congiunta dell'affetto e dell'intelletto.

Se la terra interiore è un luogo armonico si è saldi e affidabili, perciò se c'è anche un giusto apporto dell'acqua esiste l'equilibrio della terra che possiede la serenità esteriore e interiore: In questa armonia si diventa fluidi e si sa come avanzare nella vita e nei rapporti avendo molta sicurezza e scioltezza, perché se la terra viene unita armoniosamente all'acqua diventa il territorio gioioso in cui si vive bene in tutte le situazioni. Nella dimensione superiore, la terra ci dona la gioia di vivere e la contentezza di essere al mondo, e questa gioia è un dono innato che non dipende dall'esterno, ma è la gioia che traspare e che si porta ovunque, perché è la gioia di chi sa godere sempre della gioia di vivere.

Solitamente questa gioia si perde per la sofferenza dell'esistenza duale, perciò si crede che essa si possa ritrovare nelle situazioni esterne inseguendo un nuovo lavoro, un nuovo amore, una maggiore ricchezza, una promozione sul lavoro oppure la soddisfazione di qualsiasi altro desiderio. Si crede che queste cose esterne siano sufficienti per accrescere il nostro benessere interno, infatti si crede di poter ritrovare la gioia nell'avere e nel fare, piuttosto che nell'essere.

La predominanza dell'elemento dell’acqua dona l’abbondanza dei sentimenti e delle emozioni, ma sviluppa la tendenza a lasciarsi condurre con inerzia dalla vita. L'abbondanza di acqua rischia di evidenziare un egoistico benessere interiore, perciò può sviluppare una perdita di presenza nei riguardo dell'esistenza e una tendenza ad accontentarsi di tutto quello che si possiede trascurando la volontà di una evoluzione di livello maggiore. La prevalenza dell'acqua causa la tendenza a non volersi impegnare in ciò che è difficili o impegnativo, perciò sviluppa una sorta di rinuncia nella ricerca di cose migliori e di prospettive superiori.

Nella pratica della meditazione l'eccesso di sentimentalismo dell’acqua produce un eccessivo languore interiore e una sognante inerzia, perciò l’individuo si perde troppo nell'analisi delle sue emozioni. Quando avviene un eccessivo sviluppo di sensibilità personale si rischia di diventare degli individui piagnucolosi e di essere vittime dell'autocommiserazione, perciò il rischio proviene da una forma eccessiva di autocompiacimento della propria persona e nel subire troppo intensamente il flusso e di riflusso delle proprie emozioni.

Una carenza di acqua comporta un disagio interiore per la mancanza della gioia, così come la preponderanza di terra fornisce una solidità che diventa arida non essendo capace di provare il piacere e l'apprezzamento delle gioie della vita. Nella pratica meditativa la carenza d'acqua causa una scorsa gioia e propensione per il cammino spirituale, perciò ogni pratica spirituale che viene attuata diventa sterile e arida. La positività dell'acqua si accentua nell'apertura del cuore e del sentimento, perciò nello sviluppo dell'amore e della compassione che sono le basi indispensabili per ogni via spirituale.

L'aspetto positivo del fuoco è quello creare e progettare con creatività, perché il fuoco è collegato all'intuizione, all'entusiasmo e all'eccitazione, infatti nel fuoco equilibrato vediamo le iniziative felici e la realizzazione delle idee. Il fuoco è collegato alla beatitudine, alla gioia e all'entusiasmo, perciò il fuoco offre la gioia del benessere del corpo, infatti il livello superiore del fuoco ci offre la beatitudine dell'essere e la saggezza della discriminazione.

L'eccesso di fuoco interiore comporta una mancanza di stabilità, perciò rende i movimenti veloci, causa irrequietezza e agitazione interiore, infatti non si riesce a restare fermi a lungo e si tende a voler fare sempre qualcosa. Il silenzio e l'immobilità risultano noiosi, perciò è facile avere difficoltà ad addormentarsi, inoltre c'è molto gusto di parlare e molta velocità di elaborazione mentale.

Nella pratica della meditazione al fuoco manca la calma e la tranquillità, infatti c'è irrequietezza e agitazione soprattutto con una concomitante carenza dell’elemento d’acqua, e l'instabilità si accentua con una carenza dell’elemento della terra. Nel cammino spirituale l'insufficienza del fuoco causa carenza di energia e ispirazione, perciò offre ben poca felicità nel praticare, poiché tutto viene fatto in modo meccanico e poco ispirato.

Quando ci manca il fuoco interiore manca la vitalità e la creatività, perciò non si avverte il piacere di nulla, non c'è il minimo entusiasmo e la vita è vissuta come un fatto meccanico e abituale, perciò ogni vita è faticosa e pesante. Le pratiche per sviluppare il calore interno sono quelle del tummo, che è la tecnica famosa per le immagini dei praticanti che sedendo nella neve riescono ad asciugare gli asciugamani bagnati con il calore creato dal corpo, la pratica del rushen esterno e alcune forme di yoga fisico.

L'aria è l'elemento che facilita il cambiamento, perciò rende molto ariosi e capaci di trasformare facilmente il negativo in positivo, l'odio in amore, la gelosia in apertura, l'avidità in generosità e così via. L'aria viene collegata alla curiosità, all'apprendimento, alla duttilità dell'intelletto, perciò il suo aspetto più elevato è la saggezza della realizzazione.

Se l'aria domina troppo riduce le qualità positive della terra e dell'acqua, perciò manca stabilità e serenità interiore, perciò diventa difficile applicarsi alle cose. Ogni volta che viene raggiunto un luogo si vuole raggiungere un altro luogo, infatti si vuole essere altrove non trovando la pace di un giusto adattamento alle situazioni in cui ci si trova.

Si diventa troppo nervosi, incapaci di concentrazione, preoccupati e molto instabili, perciò il minimo inconveniente porta l'infelicità. La determinazione interiore cede all'incertezza e le convinzioni sono demolite con facilità, perché manca il centro di gravità interiore e le influenze esterne condizionano troppo l’equilibrio interiore.

Una carenza d’aria da immobilismo, si combina poco e ogni preoccupazione diventa persistente, perciò si tende a crogiolarsi nel malessere interiore. Quando l'aria va in equilibrio si trovano facilmente le soluzioni alle ansie e alle preoccupazioni, perciò si resta sereni anche se tutto non va bene. L'aria permette alla mente di cambiare velocemente la sua direzione, e permette di acquisire velocemente delle nuove prospettive.

La rapidità di trasformare il negativo in positivo dipende dal livello di sviluppo dell'aria che abbiamo, perchè l'aria è il prana che sostiene la mente, perciò il tantra e il dzogchen raccomandano degli esercizi specifici per rinforzare questo elemento in tutti. Se l’elemento è disturbato è difficile restare in meditazione, perché c'è troppa impazienza: si sentono troppi interrogativi e domande, perciò l’eccesso impedisce di fare l'esperienza del khunzi, che è la vacuità che esiste alla base delle cose, perché la mente e l'energia sono in perenne movimento.

Alcuni tantra dicono che l'aria è l’elemento collegato ai poteri magici, perché la magia è una trasformazione, e senza l'energia dell'aria non esiste trasformazione, perciò tradizionalmente si dice che la carenza d'aria impedisce ogni pratica spirituale. Le pratiche dell'aria sono collegate al lavoro sui prana e sui canali, e tra le tecniche superiori c'è la tecnica del pho wa, ossia del trasferimento di coscienza tra un uomo all'altro, e la respirazione contemplativa che apre il canale centrale con il respiro. Le pratiche dell'aria sono quelle che separano il prana puro dall'impuro, cioè le pratiche che separano gli stati mentali puri dagli impuri, perché l'aria è l'elemento più adatto a separare questi aspetti.

Lo spazio è il luogo da cui tutto nasce e in cui tutto torna, perciò questo elemento viene collegato alla consapevolezza, infatti l'esperienza dello spazio sorge dalla consapevolezza, è il contenuto della consapevolezza e il suo concetto è uguale alla consapevolezza. Se lo spazio possiede l'equilibrio si vive nell'equilibrio che sa accogliere ogni cosa, perciò tutto quello che avvenire viene accolto, perché c'è sempre abbastanza tempo, pazienza, tolleranza e forza per accogliere ogni aspetto e ogni tipo di esperienza. Siamo in grado di essere abbastanza vicini e abbastanza distanti dalle esperienze per poterle esaminare restando radicati in noi stessi e in ciò di cui facciamo esperienza.

Se lo spazio interiore ci predomina restiamo troppo distaccati e siamo troppo eterei, perciò non sappiamo integrarci con la natura della mente, infatti perdiamo facilmente il contatto con la mente. E' in questo modo che accade una perdita di senso, perché il rapporto con la vita diventa superficiale, perciò si vive come privi di radici e in balia della corrente. L'eccesso di spazio causa la mancanza di consapevolezza e di presenza mentale, mentre la sua carenza rende la vita troppo solida e impenetrabile, perciò la vita tende a sopraffarci fino a distruggerci.

Uno spazio interiore equilibrato permette di lavorare a tempo pieno, permette di avere famiglia e di prendersi cura di tutto senza tralasciare nulla, perché lo spazio interiore diventa un luogo abbastanza comodo per accogliere e contenere tutto. Chi sente che il suo spazio interiore è troppo ridotto non sa farlo, perché tutto diventa un peso e il tempo diventa insufficiente per fare tutto. Se lo spazio diventa troppo preponderante ci ingloba e tutto diventa indifferente e privo di senso, perciò si vive senza assaporare quello che si sta facendo.

Solitamente gli uomini si identificano troppo con le cose esterne e con i contenuti dello spazio, perciò diventano l'esperienza esterna piuttosto di essere colui che fa l'esperienza: così viviamo a metà e restiamo incompiuti in tutte le cose. Se sappiamo come integrandoci nello spazio conosciamo la natura della mente, perciò diventiamo liberi e non siamo più vincolati a ciò che viene dall'esperienza, perciò realizziamo la nostra vera natura, e non cerchiamo noi stessi nelle situazioni esteriori.

Noi diventiamo gli esseri in rapporto con l'essenza interiore che non cercano la gioia e la causa dei problemi altrove. Se sappiamo che i problemi si manifestano nello spazio non abbiamo più bisogno di identificarci con quei problemi. Noi sappiamo come sostenerci con l'esperienza dell'essere più profondo e non siamo dipendenti dal modo con cui gli altri ci vedono. Le nostre sicurezze non dipendono da ciò che possediamo, da quello che facciamo: ci accettiamo pienamente e accettiamo tutto ciò che viene, perché abbiamo tutte le risorse interiori per affrontarlo.

Le esperienze positive o negative dipendono dal modo con cui reagiamo ad esse, perciò esiste la possibilità di fare una scelta. Esiste in tutti la capacità di legarsi alle esperienze più dolorose, oppure di scegliere di potersi estendere oltre il problema e il dolore. Per questo motivo il dzogchen attribuisce tanta importanza allo spazio, in quanto lo spazio interiore si realizza mano a mano che gli elementi si riequilibrano, infatti la saggezza della vacuità dell'esistenza è sempre in relazione con lo spazio interiore.

Buona erranza
Sharatan