giovedì 1 novembre 2012

Nell'ordine del mondo



"Ogni cosa è un unico segreto e un'unica luce,
che non ammette separazione di sorta."
(Moshe de Leon)

La tradizione dello dzogchen tibetano insegna che la sofferenza è causata dalle relazioni sbagliate che abbiamo con i 5 elementi primari che fondano la realtà materiale. Secondo i lama dzogchen, all'origine del mondo esisteva solo la "Grande Madre" da cui tutto proviene, e a cui tutto ritorna quando le cose si dissolvono. Nell’immenso spazio primordiale si alzarono i venti del karma e iniziò il movimento dell’energia primigenia, infatti iniziò il movimento del prana che i tibetani chiamano lung.

L'energia pranica si diffuse nello spazio sotto forma di energia sottile con natura indefinita e indifferenziata che viaggiava insieme alla Pura Consapevolezza primordiale che era ugualmente priva di differenziazione e di identità. Dalla Pura Consapevolezza e dall'energia primaria sorsero le 5 luci pure, cioè i 5 prana primari che sono alla base dei fenomeni fisici, sensoriali, mentali e spirituali dell'universo. Le 5 luci sono le forme e gli aspetti che assunse la luce primordiale, infatti esse furono le forme più pure e raffinate della luminosità primordiale.

Da queste forme di energia luminosa sorsero tutte le altre forme di energia, infatti questi elementi dovettero assumere delle qualificazioni distinte per poter essere discriminati e avere una sostanzialità definita. Gli elementi originari assunsero una consistenza concreta quando iniziano le interazioni reciproche, perciò in quel modo iniziò la manifestazione dei fenomeni sensibili compresa l'origine del soggetto che percepisce e dell'oggetto che viene percepito.

La nostra visione dualistica, insegnano i lama dzogchen, viene prodotta dalla differenziazione delle varie qualità che le pure luci originarie crearono. Da loro discendono le 5 qualità fondamentali, le 5 dimensioni dell'esistenza, e i 5 regni dell'esistenza in cui vivono gli esseri con forma e senza forma. Le 5 luci primordiali sono anche la base degli elementi più grezzi del mondo fisico oltre che l'origine degli elementi più raffinati.

La cosmogonia dzogchen ci insegna che l'uomo può discriminare e può costruire la sua realtà perché percepisce le differenze che esistono tra le cose, infatti le forme sono ciò che viene percepito dai nostri sensi quando vengono sollecitati dalle qualità delle diverse luci che si contrappongono una all'altra.

Conoscendo la vera natura delle luci che fondano il mondo si conosce l'inganno della visione duale, poiché la base della materia non ha una natura duale ma essa è pura. La cosmologia dzogchen non propone delle metafore simboliche ma offre alla nostra riflessione un significato molto profondo, poiché viene diffusa per eliminare l'ignoranza degli esseri che cercano l'illuminazione.

La consapevolezza sulla vera natura del mondo la vediamo quando entriamo nel bardo, cioè nello stadio intermedio tra la vita e la morte, infatti in quel momento vediamo chiaramente la vera base dell'esistenza, ma è nel corso della vita che dobbiamo sapere come poter evitare il ciclo del perenne samsara, e come poter entrare nel nirvana per diventare un Buddha.

Comunemente si crede che il Nirvana sia un luogo trascendente che esiste oltre la vita, ma il Nirvana è un luogo che inizia nella nostra mente, e che si può sperimentare già nel corso del vivere, cioè nel presente. La consapevolezza non è mai impura, perciò non è un fatto illusorio, ma sono le qualità del mondo reale che possono assumere una connotazione che può essere positiva oppure negativa. Queste due tipi di esperienze iniziano nella mente e si sperimentano nel pensiero.

Se l'uomo sa integrare la sua esperienza immediata con le luci pure può produrre la nascita di un Buddha, ma se coltiva le qualità impure può originare un essere samsarico, e questo avviene in ogni istante, perciò accade adesso. La storia dzogchen ci insegna che dobbiamo saper lavorare con la nostra esperienza concreta, perché ogni esperienza inizia nei livelli sottili, e poi diventa sempre grossolana. Questo fatto avviene ogni volta che nascono le nuove cose o le nuove entità, sia che si tratti della nascita delle idee o degli universi.

Anche la fisica insegna che l'universo nasce da un punto condensato e privo di dimensione, e che poi sorsero le strutture più complesse che divennero le stelle ed i pianeti. Secondo i lama dzogchen sono le tendenze karmiche e il condizionamento che subiamo che creano la qualità del mondo che abitiamo, perché il mondo esterno è sempre il riflesso del nostro mondo interiore.

Questa teoria spiega perché per alcuni uomini vivere nel mondo è come vivere in un paradiso, mentre per altri il vivere nel mondo è come essere all'inferno. Le filosofie bon e buddiste insegnano che tutte le cose e gli esseri sono privi di esistenza intrinseca e di sostanza, e anche la fisica dice che la materia viene prodotta dall’energia e dallo spazio. Certamente il mondo materiale ci mostra che le cose sono concrete e ben differenziate, perciò ogni realtà materiale va vista con occhio concreto, per questo motivo dobbiamo essere pronti a cambiare l'opinione sulla realtà dei fenomeni.

Dobbiamo cessare di reagire all'esperienza come se avesse una base concreta e distinta, altrimenti il mondo illusorio diverrà eterno. Se restiamo identificati alla qualità che vediamo nelle condizioni esterne non sapremo costruire una migliore qualità interna, perché le nostre identificazioni esteriori riguardano il lavoro, i nostri rapporti interpersonali, gli interessi pratici e la stessa percezione che abbiamo del nostro corpo.

Quando una delle identificazioni esterne crolla allora siamo perduti, perché una parte di noi era collegata con quelle cose, e noi non sappiamo più chi siamo e cosa vogliamo, perciò dobbiamo comprendere che corriamo il rischio di incatenarci alle inezie trascurando di coltivare le cose più importanti. Se riusciamo ad integrarci ai nostri elementi interiori in modo armonioso siamo liberati dall'esperienza esterna, e realizziamo la nostra vera natura senza ricercarla all'esterno, e in ciò che ci accade.

Entrando in rapporto con la nostra vera essenza interiore non dobbiamo cercare fuori di noi la causa dei nostri problemi e della nostra gioia. Il problema vero è in quello che accade all'interno e non ciò che avviene fuori, perciò non dobbiamo più identificarci con il falso problema. Dobbiamo imparare a saperci sostenere facendo l'esperienza del nostro vero essere, e non voler essere come gli altri ci vogliono, a non collegare il nostro valore a ciò che abbiamo oppure a quello che facciamo.

Dobbiamo imparare ad accettarci per accettare tutto quello che capita, in modo che le situazioni positive o negative diverranno delle cose relative, perché bisogna saper reagire in modo positivo anche nelle situazioni più negative. La differenza nel modo con cui viviamo il mondo è nel modo con cui reagiamo ai problemi, infatti le perdite più dolorose possono renderci fragili, impauriti e insicuri.

Dobbiamo imparare a reagire sapendo trascendere l'esperienza più penosa e saper estendere il nostro essere oltre quell'esperienza. La nostra vera identità è oltre tutte le nostre esperienze, anche se la mente si fa sempre distrarre da tutto ciò che nasce al suo interno, perciò essa tende ad identificarsi più sulle sua esperienze che sulla sua vera essenza di base.

Nello dzogchen si utilizza il concetto di squilibrio degli elementi come una metafora che spiega la malattia e l'infelicità umana, e per illustrare come sorgono le chiusure interiori che ci impediscono di sviluppare la pratica spirituale. Riportare in equilibrio gli elementi è la metafora che viene usata per indicare la guarigione conseguibile con lo sviluppo di qualità e di capacità positive, e con l'eliminazione di quelle negative.

Se un elemento è prevalente è necessario saper coltivare il suo opposto, perciò se siamo dominati dal fuoco dell'impazienza e dell'ansia è necessario coltivare la sensibilità dell'acqua o la fermezza della terra interna. Se ci domina l'impazienza dell'aria e siamo costantemente nervosi e irrequieti, se siamo incapaci di prestare attenzione per lungo tempo è necessario saper attivare la passività dell'acqua e la stabilità della terra.

La vita quotidiana ci offre molte occasioni e spunti per imparare a lavorare sul riequilibrio dei nostri elementi interni, perché quando siamo disidratati è naturale andare alla ricerca dell'acqua. Chiaramente molte concettualizzazioni dzogchen sono anche simboliche, ma il simbolismo degli elementi è molto antico e profondo, perché oltre ogni metafora essi rappresentano tutte le forme di energia con cui si può lavorare tramite le azioni fisiche, con i movimenti energetici e con il governo del flusso della nostra consapevolezza.

L'equilibrio che si ritrova garantisce una migliore qualità di vita, infatti tutte le funzioni del corpo devono essere entro dei parametri se non vogliamo che divengano anomali. Quando si esce dai valori ottimali iniziano gli effetti negativi, e quando lo squilibrio diventa troppo eccessivo inizia la malattia, perciò il corpo viene danneggiato e poi muore. Questo vale per tutte le dimensioni che sperimentiamo nella vita perciò anche per le emozioni, perché le emozioni sono ritenute normali se si mantengono entro un limite definito, ma poi diventano nocive.

Attualmente molte persone vivono dei periodi molto negativi e pieni di difficoltà, perciò vivono in profonda depressione, ma questa condizione penosa non si deve vivere per troppo tempo altrimenti il malessere interiore diventerà una sofferenza cronica intollerabile. La paura interiore è normale in situazioni che fanno paura, ma continuare a coltivare uno stato cronico di paura crea molti altri problemi, perché se la paura e l'ansia si cronicizzano creano delle condizioni troppo anormali e troppo debilitanti.

Il punto centrale non è quello di sopprimere le emozioni, perché anche gli dei devono vivere le emozioni, piuttosto il punto essenziale è come mantenere in equilibrio le nostre emozioni, perché è così che si inizia a diventare felici. E' necessario imparare a restare in equilibrio anche nei periodi più duri e quando si vive con poco denaro, con pochi amici e con una situazione esterna così instabile e insicura. E’ chiaro che dobbiamo vivere in una situazione che non piace, ma nei tempi difficili è necessario restare stabili, equilibrati e flessibili almeno a livello interiore.

Buona erranza
Sharatan


2 commenti:

Riyueren ha detto...

Carissima, non potevo che trovare pensieri utili da te, lo sapevo.Pensieri che generano in me riflessione e quindi altri pensieri ancora, molto più positivi di quelli che sto deponendo ora dalle mie spalle per merito delle tue considerazioni.Ti ringrazio.
Sereno fine settimana.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Ciao Susi,
sono sempre contenta quando mi dici che le mie cose ti rendono felice. Per quello che ti riguarda ho scaricato la foto del tuo cane-lupo meraviglioso che hai caricato in "Cruna di Stelle." Ogni cosa bella che gli amici si offrono produce sempre un benessere maggiore che ti ritorna indietro moltiplicato.
Ti abbraccio fortissimo