martedì 18 gennaio 2011

Il lavoro umano


“Colui che rileva i tuoi errori
non sempre è tuo nemico;
colui che parla dei tuoi pregi
non sempre è tuo amico”

(Sun tzu)


Che l’uomo abbia quattro tipi di corpo dovremmo apprenderlo solo a livello intellettuale, dice Gurdjieff, perché è una verità, ma essa non è utile per quanto riguarda quello che l’uomo può fare. Per quanto riguarda quello che l’uomo può fare dovremmo imparare che l’uomo possiede solo il corpo fisico per lavorare su sé stesso, anche se è esistito chi ha saputo avere più corpi, ma questo non serve saperlo se non come dato oggettivo e caratteristico di quegli uomini superiori e rarissimi che hanno oltrepassato ogni natura umana per assurgere alla natura sovrumana prossima alla Divinità

Perciò, dice Gurdjieff, ognuno deve pensare a lavorare per sé stesso, poiché non possiamo fare alcun affidamento sugli altri, infatti non possiamo consolarci per le conquiste altrui, ma dobbiamo lavorare ognuno sulle nostre caratteristiche personali, tralasciando di giudicare o misurarci, in quanto ad ognuno tocca il suo lavoro. Ognuno lavora in base a ciò che è, perché ogni animale lavora secondo la sua natura costitutiva perciò tutti lavoriamo, chi più e chi meno, al nostro perfezionamento.

Alcuni lavorano e sono più atti a questo lavorare, mentre altri sono meno idonei, ma il valore del nostro lavoro non è nella quantità ma nella qualità, perciò si deve lavorare in modo soddisfacente: infatti tutta la qualità del lavoro dipende dal cervello che vi sovrintende, dice Gurdjieff, perché in ogni animale possono esistere fino a più cervelli. L’uomo è stato creato con una costituzione che gli impone di fare uno sforzo fino ad oltrepassare tutti i limiti della sua costituzione naturale, ed il lavoro umano ha valore soltanto se si oltrepassa la scissione dei suoi corpi perciò, normalmente, il lavoro dell’uomo richiede la partecipazione del sentimento e del pensiero, e se l’uomo vuole imparare a lavorare come un uomo deve accettare di imparare.

“Lavorare come un uomo - dice Gurdjieff - vuol dire che un uomo sente ciò che sta facendo, e contemporaneamente, pensa al motivo per cui lo fa, al modo in cui lo sta facendo, come avrebbe dovuto farlo il giorno prima, come lo deve fare oggi, come dovrà farlo domani, qual è in genere la maniera migliore di farlo, e se per caso non c’è una maniera ancora migliore. Chi lavora in modo corretto riuscirà a lavorare sempre meglio.” Secondo Gurdjieff, tutto questo è possibile perché nell’uomo vi è tutta la strumentazione adeguata per potersi sforzare, perché per l’uomo è possibile fare ogni cosa, ed il talento ed il genio non hanno alcun senso, perché il lavoro perfetto riesce se si riesce a fare tutte queste cose da vero uomo.

Nella vita è solo questione di tempo, infatti quello che può fare un individuo è alla portata di tutti gli altri esseri umani, magari qualcuno è più lento e altri sono più veloci nel procedere lavorando, ma una volta imparato, è un procedere tranquillamente e senza problemi con qualsiasi tipo di lavoro. Nell’uomo esistono 3 centri motori, per cui la macchina umana funziona con il centro intellettivo, il centro emozionale e il centro motore per svolgere le sue funzioni fondamentali. Il nostro lavoro inizia con la consapevolezza che la macchina umana si può osservare in tutti i suoi ingranaggi.

Lo studio della macchina ci richiede l’atteggiamento mentale di colui che esamina degli ingranaggi, e che ne apprende i meccanismi con cui avviene il suo funzionamento poiché l’unico segreto del lavoro umano è quello di imparare a lavorare in modo corretto con l’uso simultaneo dei 3 centri fondamentali. Riuscire a centrare i 3 cervelli del meccanismo umano è il vero lavoro dell’uomo, in cui si può raggiungere la perfezione, anche se perfetto è il nostro modo di saper lucitare un pavimento, ci ricorda Gurdjieff.

Ma, prima di poter centrare i 3 cervelli per poterli dirigere ad un obiettivo ed uno scopo specifico è necessario conoscere quali meccanismi condizionano i nostri 3 cervelli, come si possano attivare e plasmare, e quali elementi li condizionano. Il più disponibile a collaborare, se viene stimolato, perciò la parte più influenzabile dell’uomo è il suo centro motore che è governato dalle sensazioni che giungono dall’ambiente esterno. Poi è collaborativo il centro intellettuale che può essere pervaso dalle idee che vengono instillate nella mente come semi che germogliano, nel corso del tempo, perciò la persuasione della mente deve essere costante e lungamente ripetuta.

Comprendiamo facilmente perché il lavoro sulle menti degli uomini sono costanti, lente e protratte con un ritmo ipnotico e ripetuto che permette l’abitudine e lo stato ipnotico dell’uomo. La parte più ostica ad essere convinta è il nostro centro emozionale in cui abitano i nostri sentimenti che sono il lato più viscerale, perciò il più difficile da rinnegare. Il nostro obiettivo non è quello di plasmare questi 3 cervelli, ma è quello di non dipendere più dalle associazioni che questi cervelli sono abituati a fare con i pensieri, le emozioni ed i sentimenti consueti così da convincerci che tutto resta immutabile nel tempo.

Il lavoro dell’uomo deve venire applicato nella nostra vita pratica anche se non avviene affatto, infatti la gente vive ma non lavora su sé stessa in quanto agisce come se fosse un operaio che viene pagato alla giornata e che viene incatenato ad una catena di montaggio che macina della materia umana. Alcuni non traggono alcun disagio da queste condizioni, dice Gurdjieff, perciò neanche le notano, e altre condizioni non desiderano affatto perciò neppure le cercano. Ma coloro che cercano davvero devono sapere che essere consapevoli che siamo degli egoisti nel volere fare il lavoro ci permette di diventare anche più altruisti in futuro: il fatto è che nel disseminare la conoscenza si viene arricchiti dal ritorno di tutto il bene e di tutta la luce che diffondiamo, poiché dall’amore ritorna solo l’amore.

Ogni categoria mentale va saputa lasciare da parte perché l’unica cosa che conta è capire che dobbiamo saperci mettere a nudo in tutti i nostri aspetti peggiori affinché essi vengano ripuliti per divenire le “bellezze nascoste” che finalmente diventano visibili. Non comprendere questa necessità di riparazione che è insita in ognuno di noi ci dona l’arroganza di valutare come dementi ed imbecilli tutto il resto del mondo senza comprendere che essi sono solo specchi di noi stessi, infatti noi possiamo riconoscere solo ciò che ci è familiare.

Noi vediamo tutti i nostri vicini come degli “esseri nudi” nei loro difetti e nei loro limiti, perché essi sono come noi, perciò tutti abbiamo limiti e difetti e noi non potremmo saperlo se non vedessimo quelli degli altri. Gli altri ci aiutano ad affrontarli dandocene una esperienza esterna e più chiara della percezione interna che è cieca, perché non può vedersi senza l‘aiuto di uno specchio che la riflette a noi stessi. Nessuno può giudicare interiormente le qualità e i difetti e le limitazioni altrui, perché quelle sono le nostre stesse limitazioni ed i medesimi difetti, perciò dovremmo sempre comprendere che anche noi, nella medesima situazione, forse ci saremmo comportati come loro.

Da ogni situazione, che sia bella o che sia brutta dobbiamo saper trarre le risorse per evolvere e saperci comportare in modo adeguato facendo del nostro meglio, perciò possiamo considerarci fortunati quando possiamo usufruire dell’esperienza e dell’esempio degli altri, usando l'esempio della vita delle persone che incontriamo nella nostra vita. Quando possiamo servirci degli altri in tutti gli aspetti migliori e peggiori, noi abbiamo un privilegio e un contributo prezioso, perciò dobbiamo essere felici di poter aiutare gli altri usando i nostri aspetti migliori e peggiori facendo tutto il possibile, senza giudicare e condannare nessuno se non riesce a lavorare più velocemente.

Le persone sono tutte fallibili, perciò siamo tutti uguali ma possiamo comportarci anche in modo differente perché siamo unici e diversi, in quanto ogni essere umano è sempre ben differenziato, perciò siamo sempre liberi di fare. Nel vivere, dice Gurdjieff, tutti abbiamo bisogno dell’aiuto reciproco, perciò è necessario aiutare gli altri non per loro stessi, ma perché così anche loro ci aiutano, perciò ogni altruismo diventa il più sublime egoismo. Un secondo vantaggio del lavoro umano è offerto dall’evidenza che attraverso gli altri noi aiutiamo ancor di più noi stessi, perché essi ci insegnano sempre qualcosa che era sconosciuto di noi stessi.

Nell’altro noi "riportiamo a casa lo straniero" che era esiliato dalla coscienza, e questo guadagno noi lo conserviamo sempre in noi, e lo possiamo spendere con tutti coloro che incontreremo nella nostra vita futura. Le sole domande che orientano l’uomo che vuole lavorare su sè stesso sono: "Perché sono qui? Vale la pena di restare?" Quando siamo giunti nel mondo noi sapevamo, ed è giunto il momento che il "ricordo di ciò che siamo" si risvegli per fornire il percorso giusto, e per indicare il vero senso del nostro percorso.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

Alberigo Timioni ha detto...

ciao, mi piace molto il tuo blog e mi permetto di aggiungerlo tra i miei preferiti.
Se ti va, dai un'occhiata al mio, non è come il tuo ma è simpatico lo stesso.

arazziescazzi.blogspot.com

Sharatan ain al Rami ha detto...

Ti ringrazio Alberigo e ti verrò a leggere sul tuo blog.

Un caro saluto
Sharatan