venerdì 20 settembre 2013

La paura e l’istante



“Così non viviamo mai ma speriamo di vivere;
e disponendoci sempre a essere felici,
è inevitabile che non lo siamo.”
(Blaise Pascal)

“La paura ci intima l’ordine di fuggire un oggetto o una situazione. Ma è sempre la nostra sensazione, la nostra esperienza che vogliamo fuggire. Affrontare, sentire, essere presenti a se stessi è una vittoria sulla paura. Se avessimo accettato di sentire (noi stessi) non avremmo lasciato che le cose fossero andate tanto in là, ci sarebbe meno sofferenza, nel mondo.

Non lasciare che la tua attenzione si distolga dalla situazione di insieme, sorveglia la sua evoluzione globale, non perdere di vista la totalità, conserva la tua presenza di spirito, affronta tutta la realtà. La nobiltà nel comportamento – il “portamento” – viene dalla sincronia tra corpo e mente. Fisicamente presente, la persona nobile abita il suo corpo. Mette il peso della sua presenza in ogni suo gesto.

La tattica infallibile dell’avversario è renderti assente a te stesso, anche solo per un istante. Non appena la tua mente lascia il tuo corpo, sei perduto. La comunicazione tra le truppe e lo stato maggiore è interrotta. Ecco il panico.

La radice della vigliaccheria è la fuga fuori dal corpo, il tirarsi indietro davanti alla situazione. La mente del vero guerriero accompagna sempre il suo corpo. È lì all’erta, presente, calma, vigile. La bassezza è nella distrazione, la disattenzione verso di sé e gli altri. Un essere si abbassa quando il suo corpo non gli appartiene, quando la sua mente diserta.

Il coraggio risiede nella determinazione di far fronte, di assumere la propria presenza qui e ora, di non sottrarsi con la mente. Nelle arti marziali, perdere equivale a smettere, anche solo per un istante, di mantenere l’armonia tra corpo e mente. Si fallisce perché ci si assenta nei calcoli, nei piani, nei progetti invece di osservare e di affrontare ciò che è di fronte a noi.

La paura è una volontà di fuggire, un insopprimibile desiderio di non esserci. Il vigliacco non abita il suo corpo. L’avversario vuole “farti paura” ovvero vuole dissociare il tuo corpo e la tua mente. Cosa significa essere presenti? Abitare il proprio corpo e proteggere la propria mente.

Essere presenti è la disciplina più semplice e più difficile. Perché è così difficile? Perché, se sono presente, veramente presente, senza fuggire, divento vulnerabile. Fuggiamo l’istante presente perché ne abbiamo paura. Ma è proprio la paura a rendercelo insopportabile. Sei l’istante, nient’altro che questo.” (Pierre Lévy – Il fuoco liberatore – Sassella ed., 2006)

2 commenti:

luca ha detto...

MOlto vero....nei momenti di paura o panico o forte disagio si avverte proprio fisicamente la sensazione di qualcosa che ci abbandona, esce fuori e ci lascia lì in balia degli eventi.....
Dopo un pò di tempo quando torniamo un minimo presenti a noi stessi la sensazione è proprio di essere rimasti lì inebetiti, dovremmo avere la forza di provare qualche volta a non far scappare niente, a restare lì presenti nonostante tutto...prossima volta spero di ricordarmente....

Sharatan ain al Rami ha detto...

In quei momenti siamo de-concentrati da noi stessi, siamo spiazzati. La paura disgrega e disperde le energie.

Se cerchiamo di fronteggiare le nostre paure, al di là del risultato rinforziamo la nostra autostima. Questo ci permette di diventare coraggiosi. Il punto non è non provare paura - che sarebbe ottimale - ma il punto è quello di agire senza farsi dominare dalla paura e dalle difficoltà.

Non è facile, ma vale la pena di provare :-)
Un caro abbraccio