venerdì 31 gennaio 2014

Sciamani beffardi



“Aprire gli occhi su qualcosa è sempre
una faccenda molto personale.”
(don Juan Matus)

Nel 1960 il giovane antropologo Carlos Castaneda viaggia tra il deserto messicano di Sonora e l’Arizona per cercare notizie utili alla sua tesi in Antropologia nell’Università della California a Los Angeles. Alla stazione degli autobus incontra don Juan Matus, un vecchio indios Yaqui esperto di peyote che rivede molte volte per raccogliere informazioni sulle piante medicinali usate dagli indiani messicani.

Dopo un anno di incontri e interviste, il vecchio indiano gli concede la sua fiducia e lo introduce nel suo mondo. Don Juan gli rivela che lui è un nagual come pure Carlos, perciò lo prende come suo apprendista. Castaneda affronta un addestramento lungo 15 anni che descrive nei 13 libri che raccontano le sue esperienze con don Juan.

La storia degli antichi toltechi inizia prima degli spagnoli, dice don Juan, infatti in Messico vivevano degli "uomini di conoscenza" che sapevano fare delle cose straordinarie e che sapevano padroneggiare la percezione. Costoro sapevano come attrarre e paralizzare la mente delle loro vittime e sapevano come fissarla su ciò che volevano.

Don Juan dice che la sua stirpe non è come quella dei cupi stregoni antichi. Lui è un guerriero che “vede” ossia è un nuovo veggente, mentre gli antichi veggenti erano degli stregoni oscuri e ossessivi. Per un guerriero veggente del suo livello diventare uno stregone sarebbe come “entrare in un vicolo cieco.”

Gli antichi veggenti fecero le loro scoperte mangiando le piante di potere, e forse le mangiarono per caso o per sbaglio, ma quando le piante fecero effetto, essi iniziarono a scoprire mondi prodigiosi. Essi vivevano all’interno del paese cioè nelle zone nord e sud del deserto messicano. Si dedicavano a guarire, fare incantesimi, formulare oracoli, narrare storie, danzare e preparare i cibi e le bevande, perché queste occupazioni favoriscono la conoscenza che rende diversi dagli uomini comuni.

Erano inseriti nelle loro società come medici, artisti, insegnanti, sacerdoti e commercianti e lavoravano all’interno di confraternite ben organizzate. In quel modo finirono per diventare talmente potenti da divenire i sovrani dei loro paesi anche perché, dopo aver usato per molti secoli le piante di potere, avevano iniziato a “vedere.”

Il “vedere” è “una sensazione particolare del sapere, infatti è sapere qualcosa senza il minimo dubbio” spiegò don Juan. A causa di questo potere, molti veggenti iniziarono ad essere ossessionati dal “vedere” e trascurarono la conoscenza. Gli antichi smisero di essere uomini di conoscenza e divennero esperti di veggenza e maestri dell’arte di dominare i mondi che esploravano nelle visioni: il loro orgoglio fu fatale.

Il “vedere” li rese deboli e ridusse il loro potere, infatti divennero ossessionati dal potere della veggenza. Alcuni furono immuni dalla sciagurata vicenda e rimasero degli uomini di conoscenza e con la loro guida altri poterono fuggire nei mondi che esploravano, e non tornarono più indietro. I veggenti credevano che “vedere” li rendesse invincibili, perciò quando furono conquistati dagli altri indiani erano troppo indeboliti e furono sterminati.

I vincitori presero il sapere degli vinti, ma non impararono mai a “vedere.” Essi sapevano solo imitare le tecniche, ma non avevano la conoscenza che si deve accompagnare a questo potere. I discendenti dei vincitori divennero degli stregoni che sono attivi anche oggi, ma essi sanno solo imitare i toltechi senza saper fare nulla di buono.

Gli spagnoli vennero molti secoli dopo la scomparsa dei veggenti più antichi, perciò gli spagnoli trovarono la stirpe dei nuovi veggenti. La nuova stirpe era nata dopo la distruzione dei vecchi veggenti. I pochi sopravvissuti alla prima conquista indiana si erano isolati per analizzare le tecniche e i metodi che gli antichi conoscevano.

Primariamente decisero che l’agguato, il sogno e l’intento erano le tecniche-chiave, poi decisero di smettere l'uso delle piante di potere. Questo deve far capire l’effetto che le piante di potere avevano sugli antichi veggenti, e il legame che essi avevano sviluppato con quelle piante.

Gli spagnoli distrussero quelle civiltà, ma i nuovi veggenti erano già pronti a fronteggiare l'eventualità: dopo tante esperienze dolorose erano diventati esperti praticanti dell’arte dell’agguato. I secoli trascorsi nella totale sottomissione e nella violenza gli avevano fatto sviluppare l'ingegno necessario a raffinato la loro abilità.

Non fecero mai capire ciò che erano, perché volevano essere liberi di proseguire in segreto con le loro pratiche. Il loro numero si era ridotto drasticamente per lo sterminio degli spagnoli. Ma i nuovi veggenti sapevano come trasformare l'infelice condizione che vivevano in una preziosa opportunità.

Ancora al tempo presente, disse don Juan, i veggenti si dividono in due gruppi. Ci sono i veggenti di stampo antico che usano solo gli aspetti specifici della conoscenza come curare, danzare, fare incantesimi e parlare. Poi ci sono anche le stirpi dei nuovi veggenti che si addestrano nell'arte dell’agguato, del sogno e dell’intento per evolvere più velocemente.

Al tempo dei conquistatori spagnoli tutti quelli che si erano nascosti avevano fondato delle stirpi guidate da un nagual. Ma molte stirpi si estinsero nel corso dei tempi della dominazione. Verso la fine del 16° secolo, ogni nagual si era isolato volontariamente insieme al suo seguito di veggenti e di guerrieri, perché non volevano avere contatti con altre stirpi.

Questo fatto segnò la nascita di stirpi individuali. La stirpe di don Juan aveva 14 nagual e 126 veggenti, perché un nagual può avere un seguito di 7, 11 o anche 15 veggenti. Gli antichi lasciarono alle stirpi successive il frutto del loro sapere, perciò tutto ciò che i nuovi veggenti sanno lo devono alle conoscenze dei veggenti antichi.

I nuovi veggenti eliminarono gli errori precedenti, ma la base del loro sapere risale ai tempi degli antichi toltechi. La scoperta più importante di quei saggi fu la basilare teoria che l’uomo possiede due tipi di consapevolezza che gli antichi chiamarono lato destro e lato sinistro dell’uomo.

Essi sapevano che la migliore maniera per insegnare era far passare i loro apprendisti al lato sinistro della consapevolezza intensa. Questo è l'unico luogo in cui può avvenire l’apprendimento, ma questa scoperta fu ottenuta al prezzo di errori e dopo molti secoli di sforzi infruttuosi.

La consapevolezza intensa offre la chiarezza e la libertà necessarie per eliminare la razionalizzazione, le difese, l’ira e la paura che limitano la consapevolezza comune. Perciò i nuovi veggenti usarono questa forma di coscienza per instillare nei loro apprendisti la ferma convinzione che si possano fare anche le imprese più inconcepibili.

Però, i nuovi veggenti avvertono che dobbiamo eliminare ogni forma di importanza personale, perché questo è il peggior nemico. Con la considerazione esagerata per la nostra persona sciupiamo la vita a preoccuparci di quello che fanno e pensano gli altri. Ci indeboliamo per restare offesi dai fatti e dei misfatti del nostro prossimo, perciò fatichiamo molto senza avere nulla in cambio.

I nuovi veggenti dicono che eliminando l’importanza personale siamo invulnerabili. L'importanza personale è l’impiccio rappresentato dall’amor proprio. Questo amore falso possiede due aspetti, perché è il nucleo di quello che ha più valore per noi, ma contiene anche il marciume che non vogliamo eliminare.

Eliminare l’importanza personale richiede la strategia suprema che i veggenti antichi e moderni hanno sempre ammirato. Tutte le stirpi di veggenti nutrirono i più sinceri apprezzamenti per quelli che seppero uccidere la propria importanza personale. Perciò i veri guerrieri combattono per una questione strategica, e non per fede o dottrina.

I guerrieri non agiscono per fini morali ma per sviluppare l’impeccabilità che è la capacità di usare in modo adeguato le proprie energie. Chiaramente anche i guerrieri fanno degli inventari strategici in cui elencano tutte le loro attività e interessi. Poi decidono ciò che devono cambiare per avere una pausa nel dispendio delle energie.

Gli inventari strategici riguardano modelli di comportamento che non sono essenziali alla loro sopravvivenza e al loro benessere. Negli inventari, l’importanza personale figura sempre al primo posto di ciò che va eliminato, perché è l’attività che consuma più energia con il minor guadagno.

La prima preoccupazione del guerriero è quella di liberare l’energia sprecata in attività inutili o dannose per poterla canalizzare nello sforzo di affrontare l’ignoto. L’azione di saper economizzare e canalizzare le proprie energie mostra l’impeccabilità del guerriero. Seppure possa sembrare strano, la strategia più efficace fu elaborata proprio dai veggenti che subirono la conquista e la colonizzazione.

I veggenti che vissero quei fatti divennero i maestri infallibili dell’arte dell’agguato. Sottoposti alla crudeltà seppero sviluppare i 6 elementi che hanno influenza reciproca tra loro. I primi attributi furono le 5 qualità cioè controllo, disciplina, equilibrio, tempismo e l’intento. Gli elementi primari sono attributi del mondo privato del guerriero che combatte l’importanza personale.

Il 6° elemento è quello più importante ma dipende dal mondo esterno, perciò i veggenti usarono i tiranni per questo scopo. I tiranni sono torturatori, sono persone che si arrogano il potere di vita e di morte sul guerriero, perciò gli rendono impossibile la vita. I veggenti fecero una classificazione dei tipi di tiranni e la loro classificazione non manca di umorismo.

Don Juan spiegò che l’umorismo è l’unico strumento per combattere l’umana costrizione di fare le classificazioni e gli inventari. I nuovi veggenti misero in cima alla loro classifica, la fonte primaria dell’energia cioè il sommo sovrano dell’universo. Essi lo chiamarono il tiranno, perché lui è l’unico che può dirsi tale senza vantarsi del potere assoluto di vita e di morte che possiede.

Di fronte alla sua grandezza tutti i despoti umani diventano come buffoni, sono uomini da nulla ossia dei tiranni meschini. Essi sono uomini meschini che si arrogano il diritto di perseguitare, danneggiare, opprimere e anche uccidere i loro simili anche senza avere il diritto di farlo.

Al livello inferiore abbiamo meschini tirannucci che perseguitano e danneggiano senza avere il coraggio di uccidere nessuno. Più in basso ancora ci sono meschinetti tirannucci cioè gli esseri infimi in cui mettiamo anche quelli che esasperano e molestano oltre ogni limite. I nuovi veggenti erano favolosi nelle classificazioni, perché avevano una profonda conoscenza dell’animo umano.

Perciò descrissero 4 categorie inferiori di meschini tirannucci. Una categoria è quella di chi usa la brutalità e la violenza per tormentare gli altri. Poi c'è la categoria di quelli che tormentano usando un’insopportabile apprensione. Poi abbiamo la categoria di quelli che opprimono con la tristezza oppure facendo infuriare.

I nuovi veggenti erano geniali, perciò svilupparono una strategia ingegnosa per sfruttare i loro tiranni. Li usarono per eliminare la loro importanza personale e per acquisire l’impeccabilità necessaria. Essi sapevano che l'impeccabilità è l’unica qualità veramente utile sulla via della conoscenza. La strategia dei nuovi veggenti era equivalente ad una manovra mortale, perché la posta in gioco era la loro vita.

Nella geniale strategia il tiranno meschino diventava come una vetta rocciosa che va scalata, e gli attributi interiori del guerriero erano gli strumenti da usare per l’arrampicata. In genere, disse don Juan, la vita fa sviluppare i 5 attributi del guerriero ossia il controllo, la disciplina, l'equilibrio e il tempismo, ma resta l’intento che è la qualità che sviluppiamo per ultima.

L’intento, contrariamente alle qualità che fanno parte dell’ambito umano, si conquista per ultimo perché appartiene alla sfera superiore. L’intento fa parte della dimensione dell’ignoto, mentre i primi 4 attributi fanno parte della dimensione umana in cui vivono gli uomini meschini che si trasformano nei torturatori dei loro simili.

Quello che trasforma gli uomini da poco in oppressori è l’ossessiva manipolazione di tutto quello che essi conoscono. Perciò, solo i veggenti che sono anche dei guerrieri impeccabili, e solo i guerrieri impeccabili che hanno sviluppato anche il controllo dell’intento ottengono il collegamento dei 5 attributi, la quintessenza. Ma un’azione così elevata non si realizza al livello umano e neppure nella vita ordinaria.

Per trattare con i tiranni peggiori è sufficiente avere 4 requisiti, ma un meschino tiranno che diventa l’elemento esterno incontrollabile fornisce l’elemento più importante. Il maestro di don Juan diceva sempre che il guerriero che incontra un tiranno meschino è un guerriero molto fortunato, perciò l’occasione preziosa non va mai sprecata.

Il maggior progresso dei veggenti dell’età coloniale fu la conquista dello schema di progressione a trifase. Infatti i nuovi veggenti avevano approfondito la conoscenza della natura umana, perciò dissero che se uno sa cavarsela con un meschino tiranno certamente può farcela anche contro l’ignoto, e può sopravvivere anche davanti all'inconcepibile.

La reazione più normale sarebbe quella di pensare che sia vero il fatto opposto. Molti credono che un veggente che sa come affrontare l’ignoto non abbia paura di affrontare un meschino tiranno, però non avviene così. Quello che distrusse gli antichi veggenti fu proprio il fatto di aver avuto questa presunzione.

Oggi sappiamo che nulla può temprare il guerriero più di essere costretto a trattare con persone impossibili che occupano posizioni di potere. Gli spagnoli furono perfetti per sviluppare le abilità dei veggenti. D’altro conto, ammise don Juan, è innegabile che "l’ingrediente perfetto per produrre un perfetto veggente è un tiranno meschino dalla sovranità illimitata".

Buona erranza
Sharatan

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