domenica 23 maggio 2010

Apprendere la conoscenza consapevole


“Riferisci qualunque cosa a te stesso”

(Aforisma buddista)


Si afferma come insita nella natura umana la scissione tra la volontà cosciente e l’inconscio dei sentimenti, perciò le esperienze emotive, e i marasmi interni diventano dei grovigli inestricabili e dei terremoti mentali, perché sono dotati del livello devastante dei cataclismi naturali. Tutto ciò avviene perché non siamo centrati su di un perno interiore in cui riconosciamo “cosa siamo veramente“ e “cosa siamo venuti a realizzare nella vita“ infatti, abbiamo smarrito ogni senso ed ogni essenza di una buona vita.

Nel taoismo si indica il Cielo per fare riferimento alla coscienza superiore collegata all’elemento yang, mentre si dice Terra per indicare il mondo terrestre e quotidiano, che è l’espressione di una forza yin; infatti tutta la realtà del mondo vede l’alternarsi di tale dualismo. Secondo l’alchimia taoista, sull’equilibrio yin/yang si lavora superando tre fasi pratiche: nella prima fase si promuove yang e si allontana yin, successivamente si fonde yin e yang e, alla fine, si supera la fusione per andare oltre yin e yang: è con questa pratica progressiva che acquistiamo il perfetto equilibrio.

L’uomo equilibrato possiede una combinazione armonica dei due elementi, poiché esso è nella condizione indicata dall’aforisma che prescrive di: “Essere al di là del mondo sapendo vivere in esso”. L’equilibrio da ricercare nella pratica, è la mediazione tra la dimensione umana, e la visione spirituale più ampia della nostra coscienza, senza per questo, tralasciare di essere fruttuosamente attivi nella realtà quotidiana: questo è uno dei metodi alchemici per fondere yin/yang, e per equilibrare l’Alto e il Basso situandosi in un livello intermedio.

In realtà questo equilibrio si può ottenere solo allontanandosi da yin, che è il rumore del mondo esterno, per fare prevalere yang, che è l’ascolto della superiore Volontà Celeste: è in questo modo che il nostro allineamento interno con lo spirito superiore prevale, in modo che la Coscienza Celeste guida l’orientamento della coscienza terrestre. Nel Commentario di Liu J-Ming, che è un maestro taoista vissuto tra 10. e 11. sec. durante la dinastia Qing, si afferma che è così che possiamo “seguire inconsciamente le leggi di Dio.”

Si rende necessario non farsi coinvolgere dall’aspetto mondano della mente, che si nutre dei pensieri e dei sentimenti a cui è abituata, piuttosto va aumentata la consapevolezza della mente celeste, che è la Fonte Primaria e Originaria di saggezza e di vita. Nell’alchimia orientale si indica il distacco dagli schemi abituali del pensiero per saper guardare con lucidità agli effetti di ritorno del pensiero attivo, perciò di osservare gli effetti prodotti dalle nostre azioni.

La centratura che viene insegnata è una quiete interiore in cui la valutazione degli avvenimenti è attuata escludendo ogni condizionamento mondano, soprattutto quando si valuta il nostro mondo, perché dobbiamo saperlo valutare con distacco e contemplarne solo gli esiti effettivi, cioè il risultato degli avvenimenti. Sapere apprendere un tale equilibrio tra il lato mondano e quello spirituale delle nostre azioni, è una fase indispensabile che nutre ottimamente l’Arte della vita.

Anche la psicologia moderna afferma che una grande massa di condizionamenti, cioè di associazioni e di reazioni automatiche e condizionate, sono in grado di inibire l’assorbimento delle informazioni sulla realtà in cui siamo immersi, perciò esse limitano fortemente la nostra capacità di comprendere la realtà, e di potere apprendere dalle esperienze. Se la persona è totalmente condizionata dai suoi pregiudizi e dalle sue categorie mentali, o dalle limitazioni del linguaggio, si costruisce una prigione mentale che limita tutti gli aspetti del vivere.

Tutto ciò che reprime le prospettive di un maggiore apprendimento, o l’allargamento degli ambiti della nostra esistenza, in realtà, sta limitando la nostra comprensione del mondo, e ogni manifestazione di autenticità naturale: e questo è un assioma fondamentale dell’insegnamento taoista. Se valutiamo come coerente questo insegnamento, allora si rende necessario rimettere tutto al palo, e rimodulare i nostri comportamenti, quindi dobbiamo esere maggiormente aperti e recettivi per migliorare la qualità di vita.

Nel motto “svuota la mente e riempi la pancia” viene indicata la pratica della continua pulizia dello spazio mentale, che va svuotato dalle farneticazioni e dalle preconcezioni accumulate nel tempo, poiché intasano il centro del nostro essere, che è il punto focale della nostra vita individuale: è così che ci riappropriamo della realtà facendo tacere tutte le urla del mondo che conserviamo nel nostro interno.

Il mondo con i suoi condizionamenti è una realtà a cui non riusciamo a sfuggire, e i condizionamenti non sono in sé malvagi perché la nostra malattia è celata nella loro fonte, cioè il male nasce quando il condizionamento è talmente esteso e ramificato al nostro interno da riuscire a soffocare il nostro potenziale di vita. Lo svantaggio dell’influsso del mondo è costituito dal fatto che i condizionamenti e le abitudini non ci permettono più di valutare chiaramente i nostri valori, perché le abitudini e i modelli mentali desueti vengono conservati, anche se non sono più utili o funzionali.

Ciò che dobbiamo raggiungere è una reale autonomia di giudizio per riconquistare la piena libertà d’azione e la manifestazione della nostra volontà, perciò dobbiamo saper rettificare quegli schemi e quei comportamenti che non sono più utili, poiché sono collegati a esperienze precedenti. Solo in questo modo assaporiamo la piena libertà di essere o di non essere, la libertà di fare o di non fare, solo così impariamo la capacità di saperci muovere fluidamente in tutte le occasioni, e in tutte le circostanze del nostro vivere.

E’ questo un modo concreto con cui l’adepto riesce a superare yin e yang, poiché riesce a discriminare obiettivamente e chiaramente in Sè: nel taoismo si usano delle espressioni come “essere né materiale, né vuoto” per definire che un vero seguace del Tao non vuole divenire un’eremita, ma neppure vivere come prigioniero del mondo. Il ritirarsi dal coinvolgimento mondano è uno strumento indispensabile per comprendere veramente la realtà del mondo.

Secondo lo “Zhong He Ji” la mente del Tao è una “mente brillante” mentre la mente umana è una “mente errante,” perciò è necessario placare la mente errante per concedere spazio alla mente brillante, e stabilizzarci radicalizzandoci nel perno interiore di una lucida coscienza. Sia la mente del Tao che la mente umana sono sintonizzate sulla vera conoscenza, che è sempre una conoscenza consapevole. La vera conoscenza è insita nell’animo umano, perché l’uomo sa istintivamente quello che vuole avere nella sua vita, perciò lui conosce intuitivamente ciò che lo rende felice.

Nello “Wu Zhen Pian,” che è uno dei classici fondamentali dell’alchimia taoista è scritto: “Quando le persone nascono, possiedono la sola essenza della vera coscienza, con la conoscenza innata e la capacità innata; non hanno ancora né la mentalità umana, né la mente del Tao. Solo dopo essere entrati nello stato di condizionamento avviene una divisione tra la mente umana e la mente del Tao […] la vera conoscenza significa non essere confusi.”

La conoscenza consapevole è la consapevolezza del quotidiano e della vita ordinaria per come viene articolata dalla nostra formazione personale, e dalla nostra reale esperienza. Si rende necessario perciò ampliare questo livello di consapevolezza per rendere innocue le abitudini mentali ed i pregiudizi, che sono delle esperienze fuorvianti della realtà: l’aforisma “rendere consapevole la vera conoscenza, e rendere vera la conoscenza consapevole” esprime perfettamente questo concetto.

La vera conoscenza e la consapevolezza sono sempre associate al “senso e all’essenza,” poiché l’essenza è quella fondamentale della coscienza, mentre il senso è la sua funzione, e il modo con cui l’essenza si manifesta all’esterno. Quando siamo condizionati la nostra vera essenza è imprigionata all’interno della nostra personalità e del nostro temperamento, mentre il senso di ciò che facciamo barcolla confuso, come un ubriaco, tra i fumi impetuosi dei nostri sentimenti.

L’obiettivo da conseguire afferma l’alchimia taoista, è nella congiunzione tra la nostra vera essenza, ed il senso che è contenuto nella manifestazione della nostra vera coscienza, poiché questa è nella fusione armoniosa di essenza e di senso. Sviluppare il senso della vera essenza della mente equivale al saper percepire la realtà direttamente dalla profondità della nostra coscienza, piuttosto che dalle raffigurazioni confuse della mente errante, che è sempre ingannata dai demoni e dai fantasmi.

Per comprendere la realtà in modo cosciente è evidente che non possiamo basarci sui racconti dei fantasmi, o sui timori dei demoni interiori del nostro passato, o sulle rimembranze: per poter conoscere, la nostra brillante mente va mantenuta aperta e fluida, affinché la coscienza sia lasciata libera di esaminare i suoi sentimenti soggettivi cercando di andare oltre le aberrazioni restrittive del meccanismo mentale.

L’unione di essenza e senso giunge con la conquista della coscienza flessibile che trova il suo centro di stabilità interna nella “saldezza della vera conoscenza” infatti, senza la conoscenza consapevole non esiste alcuna vera conoscenza, e senza tale conoscenza non esiste neppure la salda e obiettiva coscienza, che sarà capace di riconciliare i conflitti tra volontà e sentimento.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

Alberto ha detto...

Bellissimo post complimenti.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Ti ringrazio molto.
Un caro abbraccio

Sharatan