giovedì 11 settembre 2008

La pecora nera al mercato dei pensieri forti


Qualche tempo fa ho letto un articolo in cui si affermava che pensare fa male al cervello, e in un trafiletto riportato dal giornale “The Economist” si affermava: “Come un duro lavoro fisico lascia il segno sulle mani, pensare molto lascia il segno sul cervello”. Mi è venuto da ridere perché il mio pensiero è andato a Rita Levi Montalcini, una donna che il cervello non lo ha affatto risparmiato e che ne abusa brillantemente a 99 anni, con la pubblicazione del libro “L'asso nella manica a brandelli”, per la Baldini Castoldi Dalai, nel 2008. A 97 ha dichiarato alla giornalista di Repubblica "Credo che il mio cervello, sostanzialmente, sia lo stesso di quand'ero ventenne. Il mio modo di esercitare il pensiero non è cambiato negli anni. E non dipende certo da una mia particolarità, ma da quell'organo magnifico che è il cervello. Se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare". Io la penso esattamente come lei: il pensiero è un toccasana per la salute fisica, mentale e spirituale. Per adesso tale attività non è stata ancora proibita però viene continuamente dissuasa e disturbata perché pericolosa, noiosa ed estremamente demodé. Tutto cospira per convincerci che stare senza pensieri è più comodo, si vive meglio, al riparo da tante seccature e, soprattutto si appare meno barbosi. Non riesce facile avere rapporti con persone che vogliono sempre capire, sapere ed indagare. I bambini troppo vivaci vengono bollati come iperattivi e vengono normalizzati in modo forzoso, affermando che il loro squilibrio è endocrino e biochimico. Il Disturbo da deficit d'attenzione ed iperattività (ADHD) è un disturbo neuropsichiatrico che viene diagnosticato nei bambini e che viene curato con il il metilfenidato (Ritalin), o con suoi derivati. Questo medicinale, appartenente alla famiglia delle amfetamine, è, una sostanza stupefacente. In Italia fu ritirato dal commercio nel 1989, ma ora sembra si voglia reintrodurlo. In America vi è un’ampia documentazione di bambini vivaci curati con Ritalin, che sono morti per crisi cardiache e di adolescenti che si sono uccisi, a causa di forti crisi depressive collegate alla sindrome da astinenza dal farmaco stesso. Recentemente in America, è stata istituita una legge la quale stabilisce che, su tutte le confezioni di queste sostanze appaia ben grande e chiara, una scritta con un avvertimento dei pericoli che si corrono con la loro assunzione e inoltre, si prescrive che, prima di somministrare tali sostanze, il medico dovrà ottenere il consenso informato dal paziente. Il Movimento umanista italiano ha promosso una campagna contro l’uso di psicofarmaci sui minori, avvertendo che, contrariamente che in Canada, Australia, Giappone e Nuova Zelanda dove è stato proibito non solo il metilfenidato, ma tutti i psicofarmaci ai minori di 18 anni, in Italia molti bambini vengono già curati con il pericoloso farmaco sebbene sia inserito nella Tabella A degli stupefacenti. I metodi con cui questo viene fatto furono denunciati da una coraggiosa inchiesta di Report.
Chiaramente il gioco è nel controllo di tutti i fenomeni da normalizzare perché scomodi e incontenibili. “Il Ministero per la Salute vuole creare una ‘rete di controllo’ sui bambini, che verranno inquadrati e schedati per questi presunti problemi comportamentali, e poi verranno sottoposti a terapie a base di psicofarmaci stimolanti. Poi compileremo la lista dei morti come negli Stati Uniti. Lo voglio dire chiaramente: il Ministero non sa quello che fa ed a cosa andrà incontro”. Così si è espresso il prof. Giorgio Antonucci, psicoanalista e già collaboratore di Franco Basaglia, riguardo alla futura regolatoria italiana per l'immissione in commercio e i criteri di rimborsabilità del farmaco contro l'iperattività dei bambini, il metilfenidato, meglio conosciuto come Ritalin.
Il pensiero libero viene sconsigliato così fin dall’inizio, si preferisce insegnare che c’è chi può pensare per te, e può farlo anche meglio di te, e che pensare è faticoso e pericoloso, perché facendo indagini sul senso della vita, si rischia di essere infelice. Molto più facile ricorrere a fonti accreditate che, evitandoti noie, possano fornire un bel pensiero forte, cioé accreditato da ampio numero di consensi, condiviso da tanti, forte del numero se non della ragionevolezza, ma adeguato a fare da barriera e difesa alla massa. Molto peggio invece, assumersi la responsabilità di elaborare un pensiero genuino ed originale, quindi troppo personale ed autonomo, perché esso è debole, perchè sostenuto e rappresentato da una sola persona. Per questi motivi si tende a delegare l’atto del pensiero, per questo si disattiva il proprio “sistema per pensare” e si cerca di trovarne un altro più forte e condiviso, accettando così che faccia tutto al nostro posto. Per questo vi sono tanti maestri di pensiero di successo in giro, osannati e incensati sebbene vendano dei concetti e/o dei preconcetti desueti ed abusati. Tali stereotipi riscuotono ancora molti consensi, malgrado siano una congerie di stupidaggini e prodotti sottoculturali di stile sciatto, sguaiato, trasandato, all’insegna della rozzezza e della grossolanità: tutto si accetta se è “in” e nulla si attua se è“out.” Non è molto facile dunque reagire all’omologazione e ritrovare il gusto di pensare, di riflettere e di costruire delle idee che non siano affermate solo perché sostenute da molti. Senza dubbio è difficile pensare in solitudine e pensare in modo diverso, autonomo e anticonformista. Difficile è resistere alle mode, alle ideologie, alla massificazione, alla disumanità che avanza, alla corruzione del denaro che compra tutto. Difficile resistere alle minacce e alle persecuzioni, in paesi in cui l’indipendenza di pensiero assume toni politici e sociali di forte spessore, ancor più difficile resistere alle lusinghe e agli onori che si potrebbero conseguire dimostrandosi solo “un pochino più malleabile e collaborativa” o “meno Don Chisciotte” o “meno Bastian contrario.”
C’è bisogno di molto coraggio per entrare in disaccordo con le opinioni della maggioranza, per elaborare dei pensieri personali e per costruire profonde convinzioni, si viene tacciati di stravaganza, di irragionevolezza e boicottaggio. Difficile resistere alla forza della massa. Nel vocabolario di una nuova resistenza invece, possono entrare molti fattori di orgoglio, che possono rinforzare la nostra autonomia, una nostra audace concezione del mondo, un’audacia creativa e costruttiva sulla nostra realtà. Si può essere felici di non avere alleanze o amicizie millantate solo per convenienza e calcolo, felice di non essere un trombone che viene suonato da chiunque passi, sulle note di una marcetta che non ti piace ma che balli, perché così fan tutti. Felice di essere una pecora nera che va al mercato del pensiero forte e che decide che non c’è nulla che valga la pena di essere acquistato.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

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