sabato 8 novembre 2008
Lo voglio anche io un presidente meticcio!
Questa mattina, mentre mi preparavo il caffè, ascoltavo in tv la notizia che Obama, onorando la promessa che aveva fatto alle figlie, gli permetterà di adottare un cane. Il prossimo inquilino a quattro zampe, dopo Socks, il gatto clintoniano e dopo Barney, il cane della Casa Bianca, che ieri ha morso il dito del corrispondente della Reuters, John Becker, mentre questi cercava di accarezzare il first dog, sarà sicuramente un cane di stirpe incerta e modesta. Infatti Obama ha posto le due condizioni: che il cane sia preso in un canile e che sia un bastardino come lui, insomma un meticcio. Allora ho pensato che lo vorrei tanto anche io, un presidente meticcio. Lo voglio anche io il presidente negro bastardo. Perché loro si e noi no? Perché a noi è toccata solo la mela con il bruco? Perché, ancor meglio, a loro è andata la mela e a noi solo il bruco? Perché per noi non esiste un candidato meticcio, un aspirante bastardo o anche un abbronzato visionario, che inizia a parlarci con le parole che abbiamo sempre creduto e che vogliamo, un uomo che ci inebria di favolette sullo giustizia sociale, e che ci prometta la speranza di un mondo diverso e migliore? Perché a noi è toccata Paola Perego e non abbiamo invece Oprah Winfrey, conduttrice televisive, opinion-maker, ideatrice e conduttrice dal 1986 di uno dei più popolari talk-show americani, il "The Oprah Winfrey Show" dove si discute solo di violenza sessuale, droga, problemi familiari? Perché invece, nei nostri più popolari talk-show, devono discutere di botulino, di diete o di temi essenziali come: “Le corna fanno male o c’è modo di prendersela sportivamente? L’altezza è ancora importante per essere belli? E’ meglio rifarsi o restare con la tua vera faccia? E giusto che tua figlia si rifaccia il seno se è minorenne?
Sarà perché c’è questa gente, che un black president, non è possibile? Invece sarà che non è possibile, perché c’è questa gente? Non ne vengo a capo e mi si frullano i neuroni. Se prendessi una laurea da Supercoglione, lo potrei capire meglio?
Io penso che, questa vittoria ricorda all’America che lei stessa è una nazione meticcia, che la sua forza è di essere una mescolanza e che nella grande varietà di essere e di pensare, si creano gli spazi affinchè anche i sogni si possano realizzare. Qualcuno ha detto che Obama ha venduto agli americani un sogno visionario ed irrealizzabile. Intanto è successo di vedere il Reverendo Jesse Jackson, grande sostenitore di Obama, che piange di gioia davanti alla proiezione della Cnn, che incorona Obama 44° Presidente degli Stati Uniti d'America e primo presidente nero. Beh! io non lo avrei mai creduto possibile, ma è successo.
Allora, mi metto a fare il confronto con la mia condizione infelice, perché io non lo voglio un Presidente come quello che abbiamo noi, voglio un presidente come quello loro, anzi forse mi ruberei proprio il loro. Il mio non mi piace, non lo voglio, non mi rappresenta, mi fa vergognare e mi mette in imbarazzo. Non mi piace perché mi sono ammutolita, di fronte a Lothar, un mio amico tedesco, che mi ha ricordato come da loro, nei paesi nordici, si usa che un politico si dimetta, anche solo se accetta in regalo una penna stilografica. Da noi si usa che, all’approvazione del Lodo Alfano, il Cavaliere dica:”Sono felice perchè da ieri, finalmente, i magistrati non potranno più perseguitarmi. Da quando sono sceso in politica ho dovuto far fronte a 2.502 udienze”.
Perciò da noi, certe cose non sono possibili, da noi, certe cose non c’è il pericolo che accadono, non è concepibile, non è ipotizzabile. Forse, dico forse, si poteva una volta, ma con le riforme sopraggiunte, ora.. non più. Facciamocene una ragione, ma se non ce ne potessimo fare persuasi, allora il perché, ce lo spiega il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, che intervistato da Affaritaliani.it, afferma: “Obama non riesco a capire che cos'è. È un po' ambiguo”. In che senso? “Dice di essere un afro-americano. Ma mi chiedo: che cosa vuol dire essere afro-americano? Dovrebbe dire di essere americano. Afro-americano sembra una di quelle cose ambigue degli Stati Uniti. Meglio andare sul sicuro, restare su ciò che è certo. Come McCain.”
E allora, proprio dal reazionario McCain, Bossi dovrebbe prendere esempio sul rispetto per gli avversari, dal modo con cui McCain ha reagito alla sconfitta: “Ho avuto l'onore di congratularmi con il senatore Obama, che questa notte è diventato il nuovo presidente degli Stati Uniti … Abbiamo lottato duramente e non ce l’abbiamo fatta, il fallimento è mio, non vostro.” McCain ha lodato “l'uomo che era il mio avversario e che ora sarà il mio presidente”, chiedendo in più occasioni ai suoi sostenitori di non fischiarlo con un semplice “per piacere”. Poi ha sottolineato che Obama “ha raggiunto un grandioso risultato” ma che ora è necessario ”mettere da parte le divergenze e a lavorare insieme per rimettere in carreggiata il Paese”.
Invece da noi, il 28 giugno 2008, Umberto Bossi rispondeva sul “Lodo Garfagna”:«Meglio uno di destra che va con le donne, di quelli di sinistra che vanno coi culattoni» poi, a chi gli chiedeva delle intercettazioni di Berlusconi e altri politici. “Sono cose private.” All’accusa di Antonio Di Pietro sui “magnaccia al governo” replicava netto: “Vada a quel paese!” appalesando che la classe non è acqua ed il reale motivo perchè certe cose, qui da noi, non avvengono e non potranno mai avvenire. Noi siamo diversi dagli ambigui, non siamo meticci.
Confesso che l’America che ha partecipato, che ha votato, che ha fatto vedere la forte partecipazione civile, la marcia delle persone di buona volontà, che ha mostrato quanta gente crede nel cambiamento, lo confesso, di fronte a queste cose belle a cui non ero più abituata, sono stata colpita dalla Sindrome di Stendhal, ma a favore loro.
A favore nostro, abbiamo un settentenne che si comporta come un ventenne scemo, un anziano con gergo giovanilista che parla di persone "appecoronate" e di presidenti "abbronzati," allargando le licenze poetiche della politica, oltre ogni limite di educazione e di buon gusto. Uno che tra le carinerie elargite con liberalità, annovera uno scambio di lettere a Montecitorio durante la seduta alla Camera. Il testo del messaggio mandato da Berlusconi: ”Nunzia, state molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, vi autorizzo (sottolineato) ad andarvene!”. Il testo prosegue sul retro: “Molti baci a tutte e due !!! Il “Vostro” presidente”. Una delle due mittenti è senza dubbio Nunzia De Girolamo. L’altra dovrebbe essere l’ex giornalista del Tg4 Gabriella Giammanco. Chi lo conosce dice:” Berlusconi ama fare battute galanti e spesso atteggiamenti che sembrano sopra le righe sono frutto della sua ingenuità». Così il ministro Mara Carfagna commenta, a Matrix, l’ormai celebre gossip estivo con il presidente del Consiglio. Per cui l’affermazione di Berlusconi dell’anno scorso, che “l’avrebbe sposata immediatamente” fosse stato single, riferito alla Garfagna, che ha provocato una lettera di pubblica protesta dalla moglie Veronica Lario, sarebbe una reazione del tutto spropositata ed immotivata.
Incontrando l’8 agosto 2008, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, tra un abbraccio, una foto per l'occasione, e un reciproco “buone vacanze”, il premier apostrofava il ministro con un “Ma guarda un po', dai banchi di scuola alle piazze.” Poi, notando il look inusuale del ministro, aggiungeva: «Guarda come sei bella, sembri una bambina». Prima di salutarsi, i due si prestavano ad un parterre de roi in favore di fotografi.
“In questo paese tutto è possibile” ha dichiarato Obama il vincitore “La risposta è ciò che ha spinto a farsi avanti coloro ai quali per così tanto tempo è stato detto da così tante persone di essere cinici, impauriti, dubbiosi di quello che potevano ottenere mettendo di persona mano alla Storia, per piegarla verso la speranza di un giorno migliore. Ci sono madri e padri che resteranno svegli dopo che i loro figli si saranno addormentati e si arrovelleranno chiedendosi se ce la faranno a pagare il mutuo o il conto del medico o a mettere da parte abbastanza soldi per pagare il college. Occorre trovare nuova energia, creare nuovi posti di lavoro, costruire nuove scuole. Occorre far fronte a nuove sfide e rimettere insieme le alleanze. La strada che ci si apre di fronte sarà lunga. La salita sarà erta. Forse non ci riusciremo in un anno e nemmeno in un solo mandato, ma America! Io non ho mai nutrito maggiore speranza di quanta ne nutro questa notte qui insieme a voi. Io vi prometto che noi come popolo ci riusciremo!”
Ma intanto il mio caffè è pronto e io mi sento depressa, come dopo una cena insieme a Giacomo Leopardi, Sergio Endrico e Cesare Pavese, con sottofondo musicale di Claudio Lolli. Anche nel mio di paese, stanno succedendo cose che non si credevano possibili, ma allora perché, per la prima volta nella mia vita, vorrei tanto essere americana?
Buona erranza
Sharatan ain al Rami
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Grazie della visita, un abbraccio!
Mi ha fatto piacere. Scrivi cose molto vere e piene di poesia.
Un abbraccio
Posta un commento