venerdì 24 aprile 2009

Economy for dummies



L’altro giorno leggevo sulla crisi economica e mi veniva da ridere perché io mi reputo una perfetta ignorante in campo economico ma, i principi basilari dell’economia, li avevo capiti in modo diverso. Per esempio, io a scuola avevo imparato che il PIL (Prodotto interno lordo) cioè la ricchezza prodotta dall’economia di un paese, dovesse essere rapportata al relativo tasso di diffusione, cioè al rapporto con la ridistribuzione della ricchezza sulla percentuale degli abitanti. Come dire che un PIL di 1.000 euro, ha un valore se viene ridistribuito tra 10 persone su 100, piuttosto che se la stessa cifra suddivisa tra tutti. Tale verità non è affatto una ovvietà alla professor Catalano perché, se è vero che su 100 persone i famosi 1.000 euro fanno ben poco mentre i 10 di cui sopra li percepiscono meglio, è ben diverso il valore socio-economico della ricchezza diffusa, rispetto al corrispettivo concetto di ricchezza concentrata in fasce sociali privilegiate. Comunemente si tende a trascurare questa valutazione del tasso di diffusione della ricchezza del paese, ma la dimenticanza non è casuale.

Un altro concetto che non avevo capito, con l’accezione che gli viene comunemente data, è la garanzia della copertura dei titoli di stato. Io, tanto per dire, avevo capito che uno stato aumentava le sue riserve auree, dopo di che emetteva dei titoli di stato, oppure emetteva dei certificati di credito con lo stesso meccanismo. Adesso scopro, ma certamente capisco male, che i titoli di stato sono emessi con la copertura di crediti non sostenuti da liquidità o riserve auree corrispondenti. Insomma diventano non certezze, ma sono promesse, per cui si invitano dei risparmiatori ad investire sui debiti. La cosa mi sembra incredibile perché, è vero che io sono tanto dummies, ma proprio dummies dummies in materia economica però, perbacco mi dico, ma vuoi che quelli più istruiti di me, e tanti esperti mondiali, tutta gente che ha studiato la materia, non se ne sarebbe accorta?

Scopro che mi hanno illuso che io fossi molto più ricco di quanto realmente ero, mi hanno spinto a consumare con la fagocitazione con cui il mandrillo impazzito ricerca l’accoppiamento sessuale, in una frenetica corsa all’aumento dei consumi, indebitato e poi spolpato come un ossobuco: questa è la ragione della crisi planetaria. Spero che nessuno che si intende seriamente di economia mi possa mai leggere, perché sono troppo blasfema nelle mie spiegazioni, ma la cosa mi sembra che sia andata proprio così, e gli esperti lo possono spiegare meglio, ma il concetto resta lo stesso. Nessuno dirà mai apertamente che i “suprimes” hanno il meccanismo, che ho pedestremente spiegato sopra, cioè che sono dei crediti sui debiti, piuttosto lo dirà elegantemente, in modo che capisca il minor numero di persone. Ma se lo spiegassero come ho fatto io - economy for dummies - allora anche un orso marsicano si rifiuterebbe di investire sui debiti!

Finito di sforzare il mio cervellino limitato con l’incomprensibile economia odierna, allora mi sono sperimentata con un’economia anomala, più adatta alla mia poca comprensione. Mi sono ricordata di un tipo strano, Nicholas Georgescu-Roegen (1906-1994), un tipo che ha fatto affermazioni economiche eretiche, che ha fondato una economia meticcia, cioè il padre della bioeconomia, una teoria economica che attinge all’economia, alla fisica e all’ecologia: ho avuto una simpatia di primo acchitto con le sue idee.
Georgescu-Roegen nasce a Costanza, in Romania, da una famiglia borghese, con un padre ufficiale dell’esercito e la madre insegnante. Nicholas è un appassionato di matematica, dottrina che amò e usò sempre, rendendo il suo ecclettico e geniale pensiero, molto ostico per il profano. A soli 20 anni, quando è all’università, scrive uno dei più importanti trattati economici sull’analisi delle equazioni differenziali in macroeconomia “Teoria pura del comportamento del consumatore” (1926)

Studia statistica alla Sorbona, perché l’economia non si può studiare solo con metodi matematici e nel 1934 vince una borsa di studio della Fondazione Rockefeller per l’università di Harvard. A causa della chiusura del corso in cui era borsista, si ritrova nell’entourage dell’economista Joseph Schumpeter e di Wassily Leontief e pubblica numerosi saggi economici. Ottiene la cattedra di Economia Politica presso l’Università di Bucarest, lavorando contemporaneamente anche a Nashville, Ginevra e Strasburgo, oltre a divenire uno dei maggiori consulenti economici del suo paese, la Romania. Muore nel 1994 a 88 anni.

Il tipetto balzano afferma che ogni scienza che si occupa dell’uomo, quindi anche l’economia, deve tenere conto delle leggi che governano il mondo fisico, per l’analisi dei suoi comportamenti. La realtà economica, secondo Georgescu-Roegen, segue il 2° principio della termodinamica, secondo cui l’energia risultante da un processo dinamico è sempre di qualità inferiore a quella iniziale, perchè subisce un processo di degradazione. Qualsiasi processo economico che produce merci materiali diminuisce la disponibilità di energia nel futuro e quindi la possibilità futura di produrre altre merci e altre cose materiali.

Nel processo economico anche la materia si degrada, cioè diminuisce la sua possibilità di essere usata in future attività economiche, perché una volta disperse nell'ambiente, le materie prime precedentemente concentrate in giacimenti nel sottosuolo, possono essere reimpiegate nel ciclo economico solo in misura molto minore e al costo di un alto dispendio energitico. Materia ed energia, entrano nel processo economico con un grado di entropia relativamente bassa e ne escono con un’entropia più alta. Da ciò deriva la necessità di ripensare radicalmente la scienza economica, rendendola capace di incorporare il principio dell'entropia e in generale i vincoli ecologici; tutto ciò per il bene del pianeta.

Tutto il lavoro di Georgescu-Roegen manifesta la volontà di restituire alla scienza economica il ruolo di scienza dell’uomo e non di sterile disciplina meccanica. Egli si oppone alla teoria economica classica, che prevede la possibilità di ordinabilità dei valori umani, infatti afferma: ”la specie umana si sarebbe estinta già da tempo se i nostri bisogni fossero rigidi come un numero.” Comunque, conclude, i bisogni individuali dell’uomo sono sempre collegati al sistema dei valori sociali in cui esso si trova a vivere. Negarlo sarebbe ridicolo!

Così la scienza economica, non solo deve tenere conto delle variabili umane e sociali, ma deve curare particolarmente le leggi biologiche ed energetiche della natura, che stanno a fondamento della termodinamica. Le risorse naturali non sono inesauribili, ma l’ammontare totale delle risorse naturali, è sempre costante, in onore alla 1° legge della termodinamica, infatti nulla si crea e nulla si distrugge, come affermava Parmenide.

Ma allora, se gli input delle risorse produttive sono costituite da un serbatoio di valore esauribile, anche gli output, che sono i prodotti di scarto delle attività produttive, sono di pari entità e richiedono l'impiego di risorse energetiche per poter essere gestite.
La riduzione dell’inquinamento richiede anch’essa un prezzo in termini di energia. Secondo Georgescu-Roegen, non vi sono altre vie alternative, nel processo economico e produttivo moderno, considerato che abbiamo:

• Risorse naturali esauribili
• Limiti imposti dalle leggi naturali
• Tecnologia che trova dei limiti invalicabili

Di conseguenza, nel tempo, non avrà alcun senso pensare all’infinito riciclaggio dei prodotti di scarto della produzione economica e nel contempo, in futuro, arriveremo anche alla fine delle risorse naturali, anche se usate in maniera oculata. Georgescu-Roegen afferma che l’unica soluzione sia una nuova etica che educhi l’umanità a provare simpatia per le generazioni che dovranno abitare la terra in futuro, a favore delle quali, dovremmo pensare di attuare un risparmio puntuale delle risorse energetiche del pianeta.
Oppure, ipotizza provocariamente, è forse destino dell’uomo consumare e divertirsi, consumando il più possibile le risorse della terra, pensando che la vita è breve, ma anche “affascinante, eccitante e stravagante.” Quindi conclude, saranno forse “le amebe, per esempio, che non hanno ambizioni spirituali, a ereditare una terra ancora immersa in un oceano di luce solare.”
Saranno forse queste affermazioni, che gli costarono il Nobel che avrebbe infinitamente meritato, o sarà perché tutta la sua dottrina ha un valore eretico?

Buona erranza
Sharatan


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