Nella letteratura spirituale si afferma che il ritorno a noi stessi può avvenire solo se nasce da un impulso interiore che è simile a quello del musicista che, messo davanti ad uno strumento, sente l’impulso irrefrenabile di suonare una melodia superba. Solo coloro che possono concepirsi come persone amabili, e perciò degne d’amore, riescono a concedersi la possibilità di far crescere quella Luce interiore che sentiamo risplendere in noi.
Se non sappiamo rispettare le sembianze che la vita ci ha dato in questa esistenza, e se non sappiamo rispettare il posto che ci è stato assegnato per trascorrere la nostra vita, dovremmo almeno imparare a rispettare la Forza che esprimiamo attraverso tutto il nostro essere. Il rispetto della nostra forza interiore, e delle nostre potenzialità attive, è la parte di noi che va onorata perché essa non dipende dalle maschere di cui l’individuo deve ammantarsi per vivere nella società umana.
Se questa Essenza di Luce e di Forza qualcuno la vuole chiamare Dio è libero di farlo, se lo reputa giusto per le concezioni che egli vuole onorare, però ognuno può provare a concentrarsi sul Presente e sul potere del Soffio che, malgrado tutte le incredulità, comunque anima l’uomo. Nella nostra Riconciliazione interiore è necessario accettare tutto, e sul tutto è implicato anche il valore di ciò che ci sembra impossibile o incredibile ad essere creduto.
Nella Riconciliazione a noi stessi, e per accoglierci veramente in modo integrale, è necessario abbattere le barriere mentali del limitato o dell’impossibile, ma poi dobbiamo continuare a lavorare facendo un’opera di astrazione costituita dal rifiuto di identificarsi con coloro che vengono sballottati dalla vita come vascelli in preda alla tempesta.
Per fare tutto ciò si deve accettare di fare un’analisi e una esplorazione delle nostre fondamenta e delle nostre radici, cioè dobbiamo saper ripiantare le radici delle nostre terre interiori, che sono la Terra che alberga in noi stessi. Siamo diventati tanto pesanti perché abbiamo dimenticato il valore della Terra che è in noi, e che non è una Terra concepita come pianeta materiale, ma come un Principio di Forza e Materia.
Certamente noi abbiamo la terra sotto i nostri piedi, e la stessa terra con i suoi frutti materiali ci offre nutrimento riempiendoci lo stomaco e l’intestino, di noi che siamo esseri originariamente plasmati con argilla: conoscere il significato dell’elemento terrestre significa anche capire che essa non è un’elemento ignobile, seppure coloro che ricercano l’elevazione la considerino come un fastidioso fardello da cui distaccarsi per poter saltare in alto.
Respingendo la Terra manifestiamo la nostra paura di crescere e di affrontare l’esistenza materiale, e dimostriamo di concepire l'esistenza solo come un’esperienza di punizione. Accettare la possibilità di dialogare con le forze dell’elemento terrestre che racchiudiamo in noi, e accettando tutto ciò che reputiamo basso e pesante, diventa così un lavoro da estendere a tutto l’intero corpo e alla nostra esistenza. Questo dialogo è indispensabile se vogliamo scoprire ciò che si nasconde in noi: l’elemento terrestre, che è la base stessa del nostro essere, viene associato all’aspetto materno ed è il simbolo della matrice, cioè del ventre in cui siamo nati tutti.
Ciò che sperimentiamo dell’esistenza è principalmente ciò che calpestiamo con i nostri piedi, sebbene possiamo concepire anche l’immensità del cielo stellato o lo splendore dell’universo, per cui tutto questo dovrebbe consentirci di costruire delle concezioni migliori di quelle che proclamano un’esistenza penosa ristretta nel cavo di un corpo di carne, come foriera di angoscie e di mortificazioni.
Nell’impegno di Riconciliazione dobbiamo operare cercando di riconoscere la presenza del sacro in ogni piccola cosa, perché il mancato riconoscimento della Terra divina e viva che è esistente in noi, è la causa del senso di separazione e dell’incessante alimentazione del dualismo mentale che crea tutte le angoscie esistenziali che travagliano la nostra vita.
Il nostro sguardo illusorio ci fa vedere il sacro solo nelle cose più elevate, perciò lo ricerchiamo solo nella solitudine del deserto o nell’alto di un rifugio segreto in cima ad una montagna, ma lo sguardo nuovo della Rigenerazione saprà capire che il sacro si nasconde anche nel buio più assoluto e nelle tenebre più profonde della notte dell’anima: il sacro vero, quello che offre la piena Rigenerazione, deve essere riconosciuto in ogni momento e in ogni istante della vita.
E' su questo punto che si apre l’osservazione della maniera e della partecipazione che noi sappiamo dare ai nostri atti quotidiani. Osserviamo allora se le nostre azioni sono affrontate con coscienza e con partecipazione amorosa o se, piuttosto, le incombenze quotidiane siano per noi fonte di animosità, di noia, d’invidia e di rancore. Alle nostre azioni dovremmo invece attendere con più gioia, cioè con un'energia armoniosa, con un’energia dolce e rigeneratrice che nasce dal cuore, e che ci permette di assaporare e assimilare ogni singolo momento che viviamo sulla terra.
Molte forme di dolore umano provengono dalla banalizzazione e dal disprezzo del nostro soggiorno nell’involucro terrestre, senza ricordare che è proprio questo soggiorno in un corpo di carne che offre significato e valore alla vita dell’uomo. Forse dovremmo maggiormente valorizzare il suolo che calpestiamo e che ci offre i frutti che nutrono il nostro corpo, e che così ci permette di continuare la vita per sperimentare la conoscenza e l’amore, restando ad abitare nel veicolo terrestre materiale.
La Terra ha avuto molti abiti diversi e molti tipi di civilizzazioni che poi sono scomparse, perciò ci offre l’esempio delle varie qualità che si possono sviluppare nell’elemento denso: se la terra argillosa viene plasmata in vasi che possono avere forme e dimensioni diverse, quale tipo di sperimentazione personale può offrire l’argilla della natura umana?
La sfida del soggiorno terrestre e dell’elemento umano è quella di sperimentare questi tipi di trasformazioni, perchè noi abbiamo l’incarico di scoprire il modo migliore di vivere nella nostra terra esteriore ed interiore. Riflettiamo perciò che, ad uno stesso lavoro e ad un medesimo strumento, possono corrispondere mille diverse possibilità di apertura, ma queste sono verificabili solo a seconda della natura e delle necessità di colui che le sperimenta.
Perciò ogni mattina dovremmo alzarci al nuovo giorno con il proposito di usare uno sguardo nuovo per vedere il mondo, le persone e le cose. Su questo impegno non ci sarà dimenticanza laddove il nostro livello di asfissìa alla condizione umana sia veramente arrivato al livello di colmo: soltanto colui che è stato sul punto di soffocare per asfissìa conosce il vero valore dell’aria pura, e di essa riesce ad apprezzare la fragranza e la preziosità.
Se noi fossimo amabili verso noi stessi non arriveremmo alla sofferenza e al soffocamento prima di rendercene conto: tutte le sapienze affermano che la sofferenza non è una tappa obbligata e non c’è nessun tributo penoso ed obbligato da offrire alla nostra vita. Mettere uno sguardo profondo sulle cose che la vita ci offre, ed accettare di lavorare con il Principio energetico terrestre usando uno spirito di fusione, è la via suggerita dalla volontà dell’Amore e dell’Armonia: per adeguarsi è necessario far tacere lo spirito di orgoglio e di egocentrismo con cui troppo spesso guardiamo la nostra vita e la nostra condizione personale.
Questi sentimenti armoniosi vanno tributati primariamente a noi stessi, ma poi vanno anche saputi offrire agli altri, ma facciamolo con rispetto ed affetto, e senza presunzioni di conoscenze, usando solo la spontaneità e la semplicità del cuore. La terra che è nostra madre e anche nostra matrice deve essere un'occasione di elevazione, ma lo scopriremo se sapremo coscientemente lavorare con i suoi veri valori.
Spesso vediamo la realtà come una scacchiera di quadrati bianchi e neri, perchè usiamo uno sguardo ottuso che non sa concepire come la vera realtà sia quella che l'Amore contempla come armoniosa fusione di opposti, in cui il vero valore è nell’armonia del centro dove ogni differenza e ogni contraddizione scompaiono: come nel centro del ciclone in cui regna l’assoluta quiete.
Nella vita è necessario sapere che la sperimentazione della nostra terra interiore può rivelare cose che non amiamo, o cose che riusciamo ad amare solo malamente, oppure vediamo territori di cui abbiamo timore di esplorare i confini, forse perché in loro vi sono abitanti che ci disturbano e che destano il nostro timore. La vita non ci chiede di abbattere ciò che non comprendiamo o ciò che ci sbarra la strada, ma ci chiede di risolvere e/o di comprendere quello che ci disturba o che rende troppo amaro il nostro vivere.
La vita ci chiede di scoprire quali siano le qualità che dobbiamo coltivare ed i fattori di disturbo che dobbiamo armonizzare, ed è questa la ragione per cui siamo sulla terra: laddove fatichiamo a comprendere questo messaggio è perché le circostanze e le persone che ce lo potevano suggerire non le abbiamo sapute accogliere e conoscere veramente con il cuore. Fino ad oggi forse ignoravamo il messaggio di vita del quale noi siamo i portatori.
La terra ci offre di vestire molteplici abiti con cui abbigliarsi per avere la risoluzione al quesito. Allora vedremo che non sono la vita e l’esperienza nel veicolo corporeo a tracciare solchi nel corpo e nell’anima, ma siamo noi stessi che abbiamo rivolto a noi lo sguardo e la prospettiva sbagliate. Tutto è importante ma nulla è mai troppo serio, perciò meditiamo su come aprire nuovi orizzonti e ricordiamoci che un essere che soffre è un insulto alla forza della vita ed è una piaga insanabile nel ventre della Terra.
Buona erranza
Sharatan
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