venerdì 1 aprile 2011

L’elemento essenziale


“Perché l’alimento essenziale
non gli viene dalle cose,
ma dal legame che unisce le cose”

(Antoine de Saint-Exupéry - Citadelle)


In natura esistono dei materiali di cui è necessario usare una grande quantità per poter sfruttare la loro qualità peculiare, infatti esistono dei semi e dei fiori di cui è necessario scartare molti detriti per ottenere degli oli e delle essenze profumate che sono raffinate e rare. Questa capacità di saper estrarre delle sostanze preziose e concentrate assomiglia alla capacità di saper lavorare con il pensiero per estrarre la quintessenza cioè il succo delle cose, così come avviene nella scoperta del nostro significato essenziale che è anche il senso della nostra vita.

E’ evidente che il pensiero può essere applicato in modo errato quando l’attività mentale viene impiegata nel vaglio della enorme massa di materiali con cui la vita ci avviluppa e ci anestetizza, infatti la realtà materiale è assai variegata perciò offre molta “ganga”mentale. L’uomo ha il compito di imparare a pensare correttamente, poiché il nostro lavoro consiste nello sforzo di trovare l’elemento essenziale e raffinato che consiste nel significato profondo e denso del nostro vivere sapendolo selezionare dal superfluo che è quello che lo nasconde.

Finché l’uomo non lavora in modo corretto a livello mentale, tutte le nostre energie sono attratte verso il basso, perciò viviamo nell’accumulo di materie che non ci offrono la pienezza e la quiete mentale, infatti il pensiero è sopraffatto dal chiasso dei fatti. Il godimento di tanti possessi materiali lascia l’uomo sempre più desideroso di avere un maggiore accumulo, infatti l’essere umano è avido di materialità e vuole consumare sempre più, ma la sua bramosia gli impedisce di apprezzare con gusto la vita.

La quantità acceca perché l’eccesso di cose non ci fa discriminare la qualità delle cose, perciò non sappiamo scartare la ganga trattenendo l’elemento essenziale, quindi non sappiamo cogliere l’essenza. Nella spiritualità dicono che la quantità rappresenta il mondo fisico e la terra che è fatta di pietra, mentre la qualità è l’attributo dello spirito che è il cielo, infatti per il mondo divino l’elemento essenziale è la qualità della nostra anima. Nessun bene materiale può fornire senso alla vita, perché l’unico modo per attribuire un significato spirituale alle cose materiali è raffinarle scartandone il detrito per estrarne la quintessenza che è il suo raffinato elisir.

E’ il mondo superiore che fornisce la nostra più pura essenza, mentre il mondo interiore fornisce la forma, ma esiste anche la forma che è rivestita del significato più denso, poiché è il sentimento umano che sa infondere anche alla forma un elevato valore spirituale quando la arricchisce con il suo sentimento, perciò la percezione è ingannata dal sentimento che adombra la chiarezza percettiva. Questa spiritualità che emana dalla materia nasce quando l’amore che noi nutriamo per le persone, le cose, le idee e le attività viene riversato all‘esterno, finché esse vengono riempite dal nostro sentimento che ne sa trasfigurare il significato, perciò dona loro un senso di cui erano prive all’origine.

Ciò che l’uomo non comprende è che il sentimento umano è transitorio perciò fluisce, infatti l’incompletezza umana viene ridestata dalla perdita del supporto esteriore, e la corretta attività del pensiero è impossibile se noi travisiamo la realtà esteriore. Lo spiritualista deve essere un soggetto ben radicato nella sua realtà concreta, infatti deve sviluppare una visione acuta e critica del mondo, anche se è creduto che la trasfigurazione della mente sia il requisito della spiritualità. Sembrerà strano sapere che è lo spiritualista che reputa anormale l’individuo che diffida del concetto di materia che diventa energia, infatti per lo spiritualista è illogico colui che non crede alla scienza fisica.

Se l’uomo sa giungere fino al contenuto che riveste la forma, ecco che giunge al senso offerto dalla loro essenza, che è la loro quintessenza, infatti percepiamo un senso di pienezza e di completa soddisfazione interiore che è l’ambrosia celeste perché è una pienezza che può riempirci e nutrirci a tutti i livelli, e questo anche se viviamo profondamente radicati nel mondo materiale concreto. L’uomo è abituato a lavorare con tanto materiale, ma fatica inutilmente perché non lavora sui piani più elevati della sua realtà, infatti non sa distillare dalla vita la parte densa che è la sua essenzialità.

L’uomo raffina male il materiale che gli fornisce il mondo usando in modo improprio la sua mente, infatti accumula troppi pensieri, troppi sentimenti e troppe emozioni che collega al dolore e agli errori e così fomenta l’idea della sua imperfezione: ma non è così che si impara dalle opportunità evolutive che ci vengono fornite dalle nostre esperienze. Comprendere le regole del mondo, comprendere come agiscono le leggi naturali, conoscere la nostra struttura e saperci accordare a questa totalità ci consente di progredire tramite l’arricchimento fornito dagli insegnamenti della vita. Giungere alla comprensione della quintessenza è una saggezza perfetta che è fornita dalla consapevolezza interna, perciò essa si diffonde in tutta la nostra vita e non si limita alla nostra persona, ma si propaga anche nello spazio intorno.

Scrivono che trovare la nostra quintessenza equivalga a raggiungere l’obiettivo vivendo nella manifestazione di ciò che siamo profondamente, perciò questa è la cosa più preziosa che possiamo trovare. Il nutrimento che otteniamo equivale alla sazietà appagante prodotta dalla pacificazione di tutti gli appetiti, perché il contatto con le più alte verità sa vivificare più di tutto, infatti lo spirito umano viene sempre elevato dalle essenze sublimi. Chiaramente è necessario continuare a vivere nel mondo materiale, condurre una vita ordinaria, compiere gli obblighi a cui siamo tenuti, perché non siamo mai esentati dalle incombenze materiali e dall’assolvimento dei nostri doveri: malgrado questo, la quotidianità non deve farci rinunciare al lavoro più elevato che possiamo fare.

Il nostro pensiero deve essere esercitato nelle dimensioni superiori che non sono estranee o disinteressate all’esistenza delle forme materiali, perché lo spirito è la trama occulta ed il substrato di fondo del mondo come pure lo è dei livelli superiori in cui dimora e da cui governa. Non credere agli intrecci e alle correlazioni è come negare che la materialità abbia un aspetto duale, perciò equivale a sopprimere una parte essenziale per la nostra perfetta felicità. Credere di dover rinunciare al corpo o allo spirito equivale a combattere contro i nostri stessi interessi, infatti così rinunciamo alla completa padronanza del nostro destino.

Saper trarre la quintessenza superiore è la ricchezza di cui non vi è la diminuzione, perché ha l’abbondanza del tesoro che abbiamo accumulato nei mondi superiori che sono sempre esenti dai malanni del tempo e dello spazio, perciò durano per sempre e ci accompagnano ovunque. Il lavoro sui materiali preziosi o rari deve essere lento e accurato, perciò viene compiuto da colui che ha il possesso della maestria superiore e della conoscenza che non è limitata ai requisiti intellettuali, ma che è concretamente praticata nella materialità, infatti i maestri sono il prodotto della lunga pratica, ed è l’atteggiamento modesto di chi che vuole apprendere che produce la volontà del perfezionamento, e perciò si trova la quintessenza.

Il pensiero è lo strumento più potente che possediamo, perché l’intelletto umano è il riflesso dell’Intelligenza Divina, per questo dobbiamo usarlo accuratamente e saperlo direzionare con saggezza, anche se l’uomo crede di saper pensare mentre si occupa della ganga mentale rivoltando le zolle delle sue paludi mentali in cui si lascia sprofondare come fossero sabbie mobili. Il pensiero è usato male, e se un pensiero è malato inquina e avvelena anche i territori vicini ma se, dalla Terra ci volgiamo ai livelli superiori con lo sforzo costante di voler raggiungere l’obiettivo e si persiste nell’intento, dal cielo giunge una goccia di luce e miele che ci impregna e che addolcisce tutto il nostro essere, perché il Cielo ci dona l’amrita che è la quintessenza suprema.

Buona erranza
Sharatan

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