giovedì 8 agosto 2013

Angeli decaduti



"Ma, figlio credimi: tutto il nostro magistero
consiste soltanto nel regime del fuoco
e nella attenta laboriosità. Noi, infatti,
non facciamo nulla: è la virtù del fuoco
ben governato che genera la nostra Pietra
con poca fatica e modica spesa."
(Tommaso d'Aquino - L'alchimia)

Tertulliano scrive che le opere "maledette e inutili" cioè i segreti dei metalli, le virtù delle piante, il potere degli scongiuri magici e la scienza degli astri furono rivelati agli uomini dagli Angeli caduti. La tradizione che riporta ha origine nel "Libro di Enoch" in cui si narra che i "figli degli Dei" ossia i Beney Elohim, in origine scesero sulla terra.

Il Libro di Enoch è un apocrifo dell'Antico Testamento ossia un testo del guidaismo pre-cristiano che fu escluso dalla versione delle Scritture sacre accettate nel Canone accreditato dai Settanta. Il Libro di Enoch è considerato un testo sacro dai cristiani copti di Etiopia. Enoch era considerato un testo sacro molto importante anche per la Comunità di Qumran, presso il Mar Morto, e per la comunità degli Esseni.

Innanzitutto va chiarito che Enoch è il settimo discendente di Adamo. Probabilmente fu chiamato così, perché il suo nome deriva da Chanokh, cioé il "dedicato", perché gli fu permesso fare l'ascensione fino ai Cieli ancora in vita e con il suo corpo fisico. Gli fu possibile intercedere presso Dio stesso, infine è uno dei due profeti di cui si narra che non morirono.

Conosciamo solo due uomini che furono assunti in Cielo senza morire, e l'altro con la stessa sorte fu Elia che non morì, ma fu rapito in cielo con un carro di fuoco trainato da cavalli di fuoco. La Genesi dice che: "Enoch visse in tutto 365 anni, e camminò con Dio, poi non fu più veduto, perché Iddio lo prese." Di lui sappiamo che venne istruito dagli Arcangeli e dagli Angeli di Dio riguardo i misteri dei Cieli e della terra.

Nel Libro di Enoch si narra che gli Angeli vigilanti nei cieli si innamorarono delle figlie degli uomini, perciò scesero sulla terra per averle. Così scesero, sulla vetta del monte Armon, un gruppo di 200 Angeli ribelli guidati dal loro capo Semeyaza, che si vincolarono con un patto di fedeltà alla comune volontà di ribellarsi a Dio per avere quelle donne figlie dei mortali.

Così i ribelli presero in spose le donne mortali e insegnarono alle spose gli incantesimi e le magie mostrando il taglio di piante e di radici. Ogni Angelo decaduto insegnò l'arte che conosceva, perciò gli uomini furono addestrati dai Vigilanti a forgiare le armi, a creare gli ornamenti, a tingersi e abbellire il loro corpo, e impararono da loro anche il cambiamento del mondo.

In questo modo furono addestrati gli incantatori e gli astrologi che vedono i segni del cielo. Poi quelle donne fecero figli che furono i Giganti oppressi da fame insaziabile che si mangiarono tutto ciò che gli uomini avevano preso dalla terra. Quando il cibo fu finto essi vollero mangiarsi tutti gli animale e gli uomini. La terra fu corrotta dal sangue versato e la voce di quei morti chiese vendetta al cielo. Perciò l'Altissimo, il Grande e il Santo ordinò la distruzione della terra con un grande diluvio.

In Enoch si narra che Azazel sedusse Eva e insegnò agli uomini l'uso delle armi che uccidono, perciò metaforicamente si dice che essi infusero negli uomini lo spirito guerriero. Gli Angeli caduti non riuscirono a dominare il desiderio, perciò decaddero dalla condizione divina.

L'unione tra gli Angeli caduti e la stirpe dei mortali generò i Titani che sono descritti anche come i Giganti che non hanno bisogno di cibo. Essi non soffrono la sete e sfuggono alla percezione materiale, secondo quello che è scritto nel secondo libro di Enoch. Questi angeli decaduti sono i Nephelim, che equivalgono ai Titani presuntuosi che vollero sfidare il cielo, secondo il mito greco, e parimenti sono gli angeli che vegliano i cieli, i Vigilanti, descritti anche nel Libro di Baruch. Questa stirpe gloriosa e guerriera infuse nell'animo umano lo spirito degli eroi e delle arti metallurgico-minerarie trasmettendogli anche tutte le arti magiche.

Conoscendo l'origine dell'arte alchemica vediamo perché Mircea Eliade diceva che l'arte del fabbro era identificata con la figura degli eroi e dei guerrieri che sapevano interpretare la natura leggendone i segni, che sapevano vedere le influenze degli astri e che sapevano piegare le forze della natura al loro dominio. Tutte le arti "tecnologiche" che riuscivano a plasmare e manipolare la natura e i "cambiamenti del mondo" come dice Enoch, divennero tecniche circondate da un alone misterioso e misterico.

Queste tradizioni sono presenti sia in Africa che in Asia, così come pure nel mondo finnico e nelle mitologie dell'età della pietra. Queste concezioni furono integrate dai miti collegati alle arti dei metalli, infatti il dio greco Efesto è dio del fuoco, della tecnologia, dell'ingegneria, della scultura. Efesto fu il fabbro degli dei dall'orribile carattere di cui si narra avesse la sua fucina nell’Etna, e come tutti i fabbri divini forgiava delle armi divine fatte di lampo e saetta.

Le tradizioni artigiane dei metalli sono presenti anche negli Accadi, negli Assiri e nei Babilonesi. Infatti abbiamo testi accadici molto antichi che descrivono dei metodi per colorare le pietre ed i metalli cuocendoli con delle soluzioni o inserendoli dentro sostanze chimiche. Con questi metodi si voleva truffare gli ingenui spacciando come preziose delle gemme false o di pregio minore.

Nell'antichità l'uso delle tinte e dei colori era molto apprezzato per la bellezza dei colori, ma il colore aveva anche un significato magico. Gli effetti magici dei colori erano dedotti in base al principio della simpatia. Anche il metodo per fare i profumi e gli aromi profumati era essenzialmente un metodo di distillazione.

Filone di Alessandria considerava l'universo ed i suoi processi come un aroma composto dalle più raffinate fragranze. Nell'Esodo, capitolo XXX,34, si afferma che l'Universo è come un aroma composto con la più raffinata arte cosmetica che "si dedica interamente come pia offerta al Dio che l'ha creata." Anche il Talmud dice che il mondo non potrebbe esistere senza un profumiere e un conciatore. Paracelso diceva che l'alchimia era legata alle tecniche artigiane di trasformazione, perché ogni cosa che viene trasformata dall'ingegno dell'uomo per renderla utile all'uso dell'uomo, è l'opera di un alchimista.

Nei Brahamana induisti dei Veda viene raffigurata la costituzione dell'individuo mediante dei rituali in cui i sacerdoti raccolgono e modellano l'Atman per produrre un organismo perfetto. Nel mito di Prajapati si narra che egli venne disarticolato e poi rimesso insieme, e la sua ricostruzione avviene con l'aiuto del Fuoco dell'altare. I 3 stadi dell'operazione sono i medesimi dell'opera alchemica, in cui il 1° e lo stadio embrionale in cui si ritorna nel Caos primitivo della materia, che è la fase più pericolosa.

Poi avviene la rinascita del nuovo corpo della 2° fase, e la rinascita a cui segue la stabilità e l'equilibrio nella fase finale. Nell'antichità greca, fino al 4° sec. a.C. si credeva che gli astri fossero in rapporto con tutto l'universo, perciò l'astrologia metteva in rapporto il macrocosmo con il microcosmo cioè l'uomo, perché tutto ciò che accadeva era connesso con il moto degli astri.

Si credeva che anche l'anima entrasse nel corpo tramite una sua stella specifica. Anche le stelle possiedono la loro peculiarità, perciò anche in loro vi sono le caratteristiche dei 4 elementi seppure nella composizione più nobile e incorruttibile. Quando l'anima scendeva dalla sua stella cercava il suo luogo di origine, perciò anche i 12 segni astrologici assumevano una connotazione magica. Per questo invalse l'uso di fare oroscopi per trarre dalle stelle le sorti umane.

Conoscere le condizioni dell'individuo e il momento propizio per compiere determinate azioni era molto utile, perciò la stessa pratica fu usata anche per trovare il momento più adatto per compiere determinate azioni alchemiche. Non è casuale neppure la suggestione dell'uso delle fasi lunari per propiziare l'agricoltura. Anche l'arte erboristica possiede un suo calendario con cui sono scandite le stagioni e e momenti migliori per tagliare le piante e per estrarne i principi curativi.

All'astrologia fu associata la pratica di compilare degli elenchi di numeri mistici come nei quadrati magici che sono collegati alla complessa numerologia che Pitagora elaborò nel 5° secolo a. C. Tutte queste concezioni vennero importate dalla Mesopotamia, dalla Persia, dall'India, dall'Asia centrale e dalla Cina, perché le conquiste di Alessandro Magno permisero la contaminazione. Anche nelle concezioni egizie furono inserite le idee che venivano dall'Oriente, e tutto questo ambiente divenne l'ambiente più adatto per favorire la nascita dei concetti e delle teorie dell'alchimia.

Buona erranza
Sharatan

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